Intervista al “Trionfo della Morte” di Palermo – 2^ parte
Un affresco anonimo di epoca tardo medievale
Uno dei molteplici “Sicilian Secrets” che la Sicilia custodisce gelosamente
Riprendiamo l’intervista virtuale al Trionfo della Morte e proseguiamo ad aggiungere tasselli a quanto sappiamo di Lei. Conosciamo come è nata e dove è stata per quasi cinque secoli e mezzo….
– Hai subito le conseguenze della guerra, sei stata strappata dalla parete originaria, ne hai passate un bel po’ considerando anche la tua età… e subito in un museo?
AFFRESCO: Infatti il mio stato di conservazione non era dei migliori, stavo messa malino e dovevano far qualcosa prima di collocarmi lì. Insomma in un Museo non potevo mica andarci in quelle condizioni!!! Quindi un pezzo alla volta mi mandarono a Roma all’Istituto Centrale del Restauro; a dirigere i lavori fu Cesare Brandi.
Una serie di indagini chimico fisiche, nuovo supporto, pulitura, reintegrazione pittorica, protettivo finale.
Mi misero a nuovo!!
Peccato però che la sala di Palazzo Abatellis dove fui collocata non aveva idonee condizioni ambientali: troppa umidità mi fece spuntare efflorescenze, rigonfiamenti e iniziò a cadere il colore reintegrato, fortunatamente non quello originale.
Insomma tra il 1971 e il 1981 mi riportarono a Roma e a differenza dell’intervento del 1953 in cui furono integrate il più possibile le mie numerose ed estese lacune, in quest’ultimo restauro, smontante le vecchie integrazioni che completavano alcuni figure fra le quali, ad esempio, la Morte, la scelta è stata quella di limitare al massimo l’estensione della reintegrazione pittorica con interventi solo dove strettamente necessari.
E finalmente basta. Almeno per adesso… ma so già che in futuro mi faranno qualcos’altro!!
Lo so che la volontà di tutti è preservarmi e custodirmi preziosamente per garantire il più possibile la fruizione e il godimento alle future generazioni. A tutti piace guardarmi, rimangono tutti estasiati, mi osservano da vicino, da lontano, dall’alto e dal basso.
– Tocchiamo adesso un argomento spinoso, ma… a proposito del tuo autore?
AFFRESCO: Questo argomento mi annoia un po’. Ne hanno dette tantissime e mi è piaciuto ascoltare le varie teorie e ipotesi, osservare in silenzio chi scrupolosamente guardava ogni mio piccolissimo dettaglio per capirci qualcosa confrontandomi con altre opere e analizzando le mie linee, le mie forme, i miei colori; analogie e similarità a volte troppo sottili, spesso azzardate, altre volte quasi arbitrarie.
Anticamente dicevano che a dipingermi fu un anonimo fiammingo malato e curato nell’Ospedale che mi avrebbe fatto per riconoscenza.Poi la letteratura su di me per un po’ tace; si ricomincia a parlare di me nel 1800.
E’ da questo secolo che incominciai ad essere al centro degli interessi di critici e storici. L’ipotesi di un autore siciliano viene considerata un tentativo di patriottismo locale, ad ogni modo se siciliano fosse stato avrebbe dovuto avere larghe vedute, conoscere la cultura catalana e franco borgognona, quella del Nord Italia e quella napoletana. Sono ricca di elementi come in un arazzo o come un libro miniato e per quanto bella sono anche “sbagliata” prospetticamente.
Hanno avanzato talmente tanti nomi, ma nessuna certezza.
Vi faccio qualche nome: Crescenzio, lo stesso che dipinse quel Giudizio Universale che era con me nel cortile, era siciliano e per molto tempo si è pensato a lui; poi Leonardo da Besozzo, Jaquerio, il Maestro della Leggenda di San Giorgio, Pisanello, Spicre e pure Antonello da Messina. Sono stata messa a confronto con tantissime altre opere… analisi stilistiche e formali, comparazioni cronologiche, dettagli indagati così minuziosamente da uscir pazzi.
Ma non sono arrivati da nessuna parte e mai ci arriveranno!!
– Sei così grande e diversa che hanno pure detto che a farti sono stati in due?
AFFRESCO : Si. Un maestro e il suo allievo. Dicono che c’è molta differenza tra la parte di destra e quella di sinistra. Questa però in realtà non è così marcata come sembrerebbe a prima vista e a dimostrazione di ciò consideriamo ad esempio alcuni particolari formali dei volti dei personaggi: quelli dei morenti, caratterizzati da un colorito più terreo e da linee più incisive, e quelli, invece, rosei e più lindi delle donne e dei giovani gaudenti. Entrambi sono caratterizzati dalle stesse palpebre, con una forma trapezoidale.
Hanno analizzato il volto di ogni personaggio. Quasi tutti sembrano possedere questa peculiarità, a parte quelli con gli occhi chiusi o rivolti verso l’alto e i due considerati gli autoritratti dei pittori.
Le differenze tra le due parti ci sono, ma queste potrebbero semplicemente essere la conseguenza della volontà di esprimere un diverso contenuto: da un lato la miseria, la morte, i derelitti e l’alta società: qui predominano oscurità e durezza; dall’altro, la vita, il fascino giovanile e la bellezza, trasmessi con grazia, luce ed eleganza. Con l’espediente di un uso diverso di forme, linee e colori vengono ottenuti due effetti che potrebbero essere voluti da un’unica mente, la stessa che, con un bagaglio di conoscenze molto ampio, mi ideò e che avrebbe potuto avere al suo fianco un aiuto da lui guidato.
Continua …
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