Intervista al “Trionfo della Morte” di Palermo – 4^ parte
Un affresco anonimo di epoca tardo medievale
Uno dei molteplici “Sicilian Secrets” che la Sicilia custodisce gelosamente
La nostra intervista si sta per concludere… contesto storico, autore/autori, committente, restauri, iconografia… crediamo di non aver dimenticato nulla…A voi la quarta e ultima parte della nostra intervista virtuale.
– Ma come fanno a dire che sei stata realizzata nella seconda metà del 1400?
AFFRESCO: Di grande interesse è stato, durante l’operazione dello stacco, il ritrovamento in un foro della pietra d’Aspra di due foglietti al di sotto dell’intonaco strappato. Erano zuppi e fradici, qualcuno li ha definiti una “poltiglia” nella quale si intravedeva una scrittura. Con estrema cautela sono riusciti ad aprirli e distenderli, dando un’interpretazione paleografica di quelle tracce di scrittura e arrivando alle conclusioni che essi furono scritti da un maestro e da un suo allievo. Nel primo dei foglietti risultava che una somma di denaro, esattamente undici tarì d’oro in contanti, vennero concessi dall’Ospedale a un Giovanni Russo, nel secondo questa stessa somma era stata trasmessa da Russo ad un Antonio D’Agostino…Nomi che non vengono citati in nessuna storia dell’arte siciliana risalente al periodo di nostra considerazione e vedremo infatti che tale ipotesi non avrà più seguito. Invece il nome di Giovanni Russo figura tra le maestranze impiegate nell’adattamento di Palazzo Sclafani.
Nei foglietti erano presenti molte parole dialettali siciliane e inoltre veniva suggerita anche una data grazie all’indicazione della “quarta indizione” presente nel primo foglio.
Considerando che le indizioni scattavano ogni 15 anni e facendo un calcolo, considerando anche che Palazzo Sclafani divenne sede dell’Ospedale dopo il 1431 e associando le vicende di riadattamento di questo e la sua documentazione, è indubitabile che io sia stata eseguita prima del 1441, diventando questa data un fondamentale termine post quem.
Nessun elemento invece è stato utile per definire un possibile termine ante quem, lasciando che sia la mia interpretazione stilistica a permettere di dedurne dei riferimenti cronologici.
Inconfutabile è che i foglietti trovati nel muro siano autentici e che siano stati inseriti nel foro della pietra del muro al tempo del suo rifacimento o consolidamento. Potrebbero essere stati sia anteriori che contemporanei alla stesura dell’intonaco, inoltre questo strato di intonaco potrebbe essere stato il primo, diciamo di rivestimento della muratura, e successivamente, quando venne presa la decisione di realizzarmi potrebbero essere stati stesi altri strati necessari per la mia ottima riuscita.
Quindi con tutti questi elementi in mano e anche grazie a disparate analisi stilistiche, nonché a degli studi sulla moda dei miei personaggi (che abiti ! li avete notati quelli delle donne sulla mia sinistra? e i loro gioielli?) si presuppone che io sia appartenente al gotico internazionale che in Sicilia arrivò un po’ più tardi e che quindi sia stata realizzata nella seconda metà del XV secolo.
Se devo essere sincera non mi ricordo mica quando sono stata realizzata, ormai è passato così tanto tempo. E purtroppo non mi ricordo neanche il mio amato artista, ricordo solo che mi ha fatto con tanta passione e dedizione, giorno e notte stava davanti a me e come mi guardava lui nessun altro lungo il corso dei secoli…
– Vuoi dire qualcos’altro?
AFFRESCO: Si, ne approfitto per dirvi un’altra cosa…. so che lascio spazio alla mente di chi mi guarda di viaggiare con l’immaginazione; ero in un ospedale, ma non volevo che la gente avesse paura della Morte, volevo suscitare una speranza. Adesso sono qui, in un Museo, i tempi sono indubbiamente cambiati, ogni secolo è diverso dall’altro, ma questo è un secolo dove tutto è così veloce, a volte così effimero…
Ciò che vorrei è sollecitare ad una nuova riflessione sul tempo che si ha a disposizione, sul modo di sfruttarlo nel migliore dei modi ricordandosi della limitatezza e fugacità della vita. Quindi non ricordarsi che si deve morire, ma che si deve vivere!
Viene da pensare…
E se quel manoscritto invece avessi potuto visionarlo?
Magari era proprio lì il segreto di questa storia…
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