Benedetto Poma: colori, mito e identità siciliana su tela
Benedetto Poma, classe 1968, nasce a Catania e inizia a dipingere da giovanissimo spinto dal suo precoce amore per la pittura. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Catania e si laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Reggio Calabria nel 1999. Dal 1981 partecipa a importanti mostre nazionali ed internazionali. Nel 1999 viene ricevuto in Vaticano per consegnare a Papa Giovanni Paolo II l’Icona Sacra della Madonna dell’Aiuto. Sicilian Secrets l’ha intervistato.
D: Ha iniziato a dipingere in giovane età, spinto da un precoce amore per la pittura. La sua formazione artistica, come ha influenzato poi il suo percorso creativo?
R: Da piccolo, come spesso accade ai bambini, ho ricevuto in regalo dei colori a tempera e alcuni pennelli e passavo tantissimo tempo a colorare, disegnare e sentivo che era il mio passatempo preferito. Una delle cose che preferivo fare era questo gioco (meno divertente era invece per mia madre!): ero solito, già a 5 o 6 anni, riempire dei bicchieri d’acqua mettendo dentro del colore a tempera. Poi andavo sul balcone, e mi divertiva lanciarli su dei cartoncini bianchi che avevo precedentemente posto al piano di sotto. Per me era affascinante osservare come il colore si sfumava e si distribuiva su di essi.

D: Qual è stato il momento della sua carriera in cui ha sentito di aver trovato la sua voce artistica?
R: Uno dei primi ricordi connesso all’amore per la pittura è legato a un preciso momento: è impresso nella mia mente come se fosse ieri! I miei genitori, un giorno, mi lasciarono a casa da solo quando improvvisamente, mentre stavo dipingendo, andò via la luce. Ero insieme alle tempere e ai pennelli, tutto fu buio e chiesi ai miei genitori, ritornati subito a casa, di darmi una candela per continuare a dipingere. Rimasi lì e continuai a lume di candela. Quello fu ‘il momento’ di forte ispirazione dove ero avvolto solo dal buio e dalla luce che illuminava la mia grande passione: la pittura. Io sento di dipingere ed è un continuo divenire di pensieri, forme, sogni e attimi della mia vita, della storia presente e passata che traduco nelle mie opere.
D: Quali artisti, movimenti o correnti culturali hanno influenzato maggiormente il suo lavoro?
R: Durante il mio percorso universitario ho indagato la pittura di Morandi, le sue nature morte, sono rimasto affascinato dalle sue forme e dal modo in cui la luce le accarezza; successivamente ho avuto modo di osservare e studiare le luci e i colori dei macchiaioli, poi di Egon Schiele, Kandinsky e il suo ‘cavaliere azzurro’. Infine, nell’età più adulta, Chagall ha certamente colpito la mia creatività donandomi spunti e riflessioni cromatiche.

D: La Sicilia è spesso presente nelle opere di Benedetto Poma, sia attraverso riferimenti storici sia iconografici. In che modo la sua terra natale ispira e influenza la sua produzione artistica?
R: La Sicilia è presente in ogni maniera nelle mie opere: dall’oggetto che può essere riconducibile all’artigianato artistico – per esempio le giare, le sedie, gli oggetti della vita quotidiana – agli elementi architettonici, che firmano e sono la cifra stilistica delle mie opere. La natura siciliana ha certamente un posto privilegiato nella mia pittura, la flora e la fauna sono spesso presenti. La Sicilia del mito e della Magna Grecia si ritrova nella collezione ‘Le Sirene di Ulisse’ e ‘Incanto mediterraneo’, il periodo Ruggeriano e Federiciano è fortemente espresso nelle opere della collezione di ‘Un Regno nel sole’. E nella più recente collezione del 2024 ‘La felicità della Luce’, vi è rappresentata la Sicilia con le sue ricchezze, meraviglie e contraddizioni. Il comune denominatore delle mie opere è qualcosa che non è materiale, ma ‘illumina’ forme e colori: è la luce della mia terra!
D: C’è un luogo dell’isola che per lei come artista ha un significato unico e speciale?
R: Il luogo che sento ‘mio’ e che a cui sono fortemente e ancestralmente legato è l’Etna, dove vivo e che osservo ogni giorno. Esso per me rappresenta una forza ambivalente, all’interno un luogo accogliente ma che conserva il fuoco, la carica vitale. All’esterno, terra fertile e feconda dove gli uomini, anche nelle avversità della sua precaria stabilità, resistono. Etna è resilienza come lo siamo noi siciliani.

D: Nel 1999, ha avuto l’onore di consegnare a Papa Giovanni Paolo II l’icona sacra della Madonna dell’Aiuto. Come ha vissuto questa esperienza e in che modo ha influenzato la sua visione artistica?
R: L’incontro con Giovanni Paolo II è stato un momento che ancora oggi ricordo con fervida emozione, il suo sguardo grato e accogliente resta indimenticabile.
D: Qual è l’opinione di Benedetto Poma relativamente all’evoluzione dell’arte contemporanea in Sicilia. E quale ruolo pensa di avere in questo panorama artistico?
R: L’arte contemporanea, proprio perché di contemporaneità si tratta, necessita del tempo. Oggi si rincorre spesso la visibilità social. La creazione artistica per me resta libera e legata a un percorso mio personale di ricerca; di temi da affrontare e tradurre. Ciò che il mito o la storia ci raccontano ritengo debba essere indagato, dunque, il mio lavoro sta proprio, mediante i miei dipinti, nel contribuire alla comunicazione del sapere, di valori universali che ieri come oggi vanno conservati e trasmessi. Sarà il tempo a svelarci chi ha davvero contribuito alla crescita e alla formazione mediante l’arte, e alla valorizzazione della nostra Sicilia.

D: E infine, guardando al futuro, quali progetti ha in programma?
R: Presto aprirò a Cefalù un nuovo Art Studio che mi vedrà impegnato e attivo anche sul territorio della Sicilia Occidentale, mentre la prossima estate sarò presente con una mia installazione artistica ad Agrigento Capitale della Cultura 2025. È in cantiere anche un progetto a Palermo che non posso ancora svelare per ragioni organizzative.