Salvo Nero, quando ego, romanticismo ed emozioni diventano opere d’arte
Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Sicilian Secrets l’ha intervistato.
D: Come è iniziato il tuo percorso artistico?
R: Sono un pittore autodidatta con un percorso artistico iniziato in tenera età. A quattro anni già dipingevo mondi immaginari e personaggi dei miei cartoni animati preferiti. Nonostante la mia passione per il disegno e la pittura, i miei genitori mi hanno convinto a scegliere come indirizzo di scuola superiore grafica pubblicitaria, poiché c’era l’idea diffusa che l’artista avrebbe avuto difficoltà economiche. Anche se non mi piaceva, pur di continuare a disegnare, realizzavo i compiti di grafica fatti completamente a mano, cosa che è stata apprezzata dai miei insegnanti e che ho imparato nel tempo ad apprezzare e ad amare anche io. Durante l’adolescenza, ho scoperto nel writing, un modo di esprimermi più libero, dipingendo sui muri della mia città. Dopo il diploma, ho lavorato come grafico freelance in diverse agenzie, continuando a studiare disegno e pittura. A 27 anni mi sono trasferito a Roma, dove ho lavorato in un’agenzia di marketing.
D: Pur lavorando in un contesto creativo, effettivamente non stavi dipingendo. Cosa è scattato dentro di te?
R: Dopo sette mesi senza dipingere, ho sentito un forte bisogno di tornare alla pittura e ho deciso di lavorare come artista di strada. Questa esperienza mi ha fatto capire che volevo trasformare la mia passione in un lavoro e mi ha aiutato a superare la timidezza di dipingere davanti a un pubblico.
Tornato a Palermo, ho incontrato Skip, un personaggio noto della città, che è diventato un caro amico. Realizzando il suo ritratto, ho guadagnato credibilità e la possibilità di continuare a lavorare con l’arte nella mia città natale. Ogni avvenimento ha un suo significato e, come disse Steve Jobs, ‘possiamo comprendere il nostro presente solo guardando al passato’. Se non avessi studiato grafica pubblicitaria, probabilmente non sarei stato così efficace nel comunicare attraverso i miei dipinti.
D: Fino al 7 dicembre sarà possibile visitare la tua mostra Ti l’Eggo da Artètika a Palermo. Cosa racconti con queste opere?
R: Trovo bellezza in ogni cosa, soprattutto in quelle che spesso non notiamo, come un foglio di carta stropicciato o una tazzina di caffè rovesciata su un tavolo. Trovo bellezza nei difetti che può avere un volto o un corpo, perché credo che nell’imperfezione risieda la perfezione che ci rende unici. Semplicemente metto in risalto ciò che per me ha bellezza e anima. Le opere parlano di amore, di perdita, di gioia. Parlano di rabbia, di ironia e della fede nei propri sogni. In una sola parola, parlano della vita.
D: “Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti”, è così che parla di te, Salvo Nero, la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. Tu come ti descriveresti? Verso cosa orienti maggiormente il tuo lavoro?
R: Credo che l’arte debba essere accessibile e comprensibile a tutti, e non solo a pochi eletti. Deve unire persone di ogni tipo e ceto sociale, perché l’arte è calore che riscalda le anime e deve avvicinare, non allontanare. Nei miei dipinti cerco di esprimere concetti semplici, chiari e universali, affinché lo spettatore possa immedesimarsi e, al contempo, emozionarsi. Ci sono opere che possono strapparti un sorriso e altre che invece possono farti sentire la malinconia di un amore perduto. A questo punto posso dire che la grande Gigliola Beniamino Magistrelli, avendo una vasta esperienza nel settore, ha colto la mia essenza e mi abbia descritto alla perfezione.
D: Si parla di te come ‘Salvo Nero, colui che è capace di trasformare in arte il narcisismo’. Cosa significa?
R: Documentandomi in maniera approfondita, ho compreso che nel tempo sono stato a stretto contatto con persone dai tratti narcisistici, e in particolare l’ultima mi ha messo completamente a terra. Mi piace pensare di essere una persona molto forte e che, quando si cade, bisogna imparare a rialzarsi. Ho cominciato a sentire un bisogno viscerale di sfogarmi, scrivendo ogni mio pensiero su un quaderno a righe. Successivamente, mi è venuta l’idea di disegnare sopra gli scritti immagini coerenti con il testo. Così è nato il progetto artistico ‘Missive per l’Ego’. Ogni fine settimana uscivo da solo, sceglievo un pub, mi prendevo una birretta e cominciavo a disegnare sui miei scritti. Ogni volta accadeva la magia, perché a un certo punto qualcuno si avvicinava incuriosito e si instaurava una nuova amicizia. Grazie a questo progetto molto personale, ho conosciuto persone meravigliose e vissuto esperienze altrettanto straordinarie. Sempre grazie a questo progetto, di cui alcune opere sono attualmente esposte in galleria, è accaduta un’altro miracolo: a un certo punto mi sono completamente rialzato attraverso l’arte e ho capito di non essere io quello sbagliato, come vorrebbero farti credere le persone narcisiste, perché se provi ‘tutte’ le emozioni, in te funziona tutto bene, a differenza di loro.
D: Sei palermitano, e allora mi viene spontaneo chiederti se in qualche modo l’essere siciliano influenzi la tua creatività e, se sì, come.
R: Sono palermitano e ne sono fiero. La mia terra, la Sicilia, è un luogo che ispira profondamente, poiché anche nelle sue imperfezioni si cela un fascino straordinario. Le persone che la abitano sono fonte di ispirazione; hanno il potere di ironizzare su tutto, regalando risate genuine. La gentilezza e la compassione che il mio popolo dimostra verso chi vive in difficoltà, come quelli che non possono permettersi neanche un piatto di pasta, sono toccanti.
La mia terra è anche sinonimo di resilienza e ribellione. La sua essenza è un inno alla vita, un poema di luce che illumina la notte. Racconta la storia millenaria di un popolo che non si arrende, che resiste e si rialza, tenendo viva la speranza. Tutto questo per me è fonte inesauribile di ispirazione.