Antonietta Mazzamuto, il ‘graffio’ di una urban sketcher palermitana
Nata a Palermo, Antonietta Mazzamuto si laurea in Storia dell’Arte con una tesi sullo scultore Mario Rutelli. Si specializza in restauro di quadri antichi su tela, su legno e lastra di metallo. Contemporaneamente si dedica alla pittura e comincia a dipingere tele astratte. Dal 2015, l’artista si lega al movimento degli Urban Sketcher, una rete globale di appassionati e cultori dello schizzo urbano consolidati attorno alla figura dell’illustratore e giornalista Gabriel Campanario, artista e blogger del Seattle Times. Sono coloro che dipingono e disegnano realisticamente gli scorci più belli del mondo, su dei taccuini di viaggio, che diventano essi stessi opere d’arte. Sicilian Secrets l’ha intervistata.
D: Come è iniziato il tuo percorso artistico?
R: Ho iniziato da perfetta dilettante, da ragazzina…poi, quando avevo 15 anni, i miei genitori mi fecero prendere lezioni private da una giovanissima professoressa del liceo artistico e per due anni ho studiato con lei soltanto disegno a matita. Intanto ho concluso i miei studi al liceo classico e sono entrata all’Accademia di Belle Arti di Palermo, ma solo per pochissimo tempo, perché ero anche iscritta alla facoltà di Lettere moderne, indirizzo storico artistico, e le due cose non potevano coesistere. Così mi sono laureata in Storia dell’Arte, col prof. Maurizio Calvesi, tesi su Mario Rutelli. Subito dopo ho frequentato la bottega di un noto restauratore palermitano, dove ho imparato tutto quello che c’era da sapere sul restauro di quadri su tela, legno e metallo. Ho iniziato tardi a dipingere sul serio, dopo aver lavorato per due anni nella galleria di Franca Prati.
D: Quando hai iniziato a fare le tue prime mostre aprendo al pubblico la tua arte?
R: La mia prima mostra si tenne all’Isola di Marè, un piccolo ristorante in centro. Poi il balzo: nel 2004 ho fatto una mostra molto importante all’Orto Botanico di Palermo, sugli alberi del mito. Nel 2008 un’altra bella mostra al Palazzo della Cultura di Modica, dedicata all’Odissea, in chiave surreale, dove Ulisse era rappresentato da una barchetta di carta. Altra mostra a Cave, vicino Roma, nel 2009. Poi basta personali, solo collettive, anche all’estero, fino alla personale da Artètika, ‘Non ti ho mai amato’, appena conclusa.
D: Antonietta Mazzamuto, tu sei una Urban Sketchers: cosa significa?
D: Da palermitana, quanto il territorio influenza la tua arte?
D: Cosa ti ispira nella realizzazione delle tue opere?
D: C’è un luogo della Sicilia che ritieni speciale? Dove magari ‘fuggi’ quando cerchi nuove ispirazioni creative…
R: I miei ricordi più belli sono legati alla grande casa del nonno materno, nel trapanese, che purtroppo è stata venduta l’anno scorso. Un dolore grande…
D: In occasione della tua mostra da Artètika, il critico Massimiliano Reggiani ha detto: “L’aspetto più affascinante della mostra di Antonietta Mazzamuto è l’uso volontario di un linguaggio tardo Romantico, adatto ai taccuini di viaggio dei tanti aristocratici e uomini di cultura che esploravano – partendo dalle grandi corti settecentesche – le vestigia di antiche civiltà e l’impeto della natura annotati con scrupolo nei mirabilia dei secoli passati”. Ce lo puoi spiegare?
R I taccuini settecenteschi, chiamati carnets de voyage cioè ‘taccuini di viaggio’, erano il mezzo per osservare, annotare con scritti a margine, conservare per l’autore tutti i posti che questi visitava. Tra i più famosi c’era Goethe, che secondo me non era eccezionale come disegnatore; Delacroix invece creò dei carnets splendidi, soprattutto quelli dedicati al Marocco. Oggi uno dei più famosi è Stefano Faravelli, con cui ho avuto l’onore e il piacere di fare un workshop all’Orto Botanico qui a Palermo, pochi anni fa.
D: Quali sono i soggetti principali delle tue opere e cosa vuoi comunicare con essi?
R: I miei soggetti preferiti sono i ruderi, da brava sketcher, ma anche i temi sociali come la violenza sulle donne, o la guerra in genere, ma questo argomento l’ho appena affrontato.
D: In tre parole, qual è il messaggio che vuoi lasciare con la tua arte?
R: Vorrei che la gente si ‘svegliasse’, soprattutto i giovani che sono ipnotizzati dai telefonini e dall’appariscenza sociale.
D: E infine, qual è a oggi il traguardo professionale di cui sei più orgogliosa e quali sono i progetti per il futuro (e perché no, qualche sogno nel cassetto)?
R: La mostra all’Orto Botanico è quella che mi ha dato più soddisfazione e anche visibilità. Al momento attuale non ho programmi di mostre, ma vorrei affrontare un argomento che mi sta molto a cuore, il passare del tempo e lo svanire dei ricordi antichi. Mi piacerebbe molto avere più notorietà, essere conosciuta all’estero…ma questo è davvero un sogno impossibile da realizzare!