Babush, la Sicilia dipinta di Giusy Maffei
Giusy Maffei nasce nel 1990 a Cefalù, in provincia di Palermo. Manifesta fin da piccola un interesse per le arti visive e intraprende gli studi artistici frequentando l’Istituto d’arte di Cefalù e in seguito l’Accademia di Belle arti di Palermo. Durante il biennio accademico compie delle sperimentazioni pittoriche basate sull’uso dei collage, che riescono a far combaciare il suo attaccamento alla realtà visiva e il suo bisogno di libertà artistica. Attualmente si dedica al progetto Babush, incentrato sulla Sicilia e lo racconta in particolare sul profilo Instagram @babush.artist. Il progetto parte dallo studio delle tradizioni, usi e costumi e della lingua siciliana e si focalizza sulle leggende, le storie, i colori e le emozioni per rappresentare e valorizzare la sua terra.

D: Qual è stato il tuo approccio al mondo dell’arte?
R: Ho sempre amato disegnare. Ero una bambina silenziosa alla quale bastavano i suoi colori per essere felice. Per questo motivo, crescendo, non ho avuto dubbi riguardo la strada da intraprendere. Così ho scoperto e mi sono innamorata perdutamente della pittura.
D: Le tue creazioni sono strettamente legate alla Sicilia, qual è il tuo rapporto con l’isola?
R: Adoro la mia isola ma il legame si è rafforzato moltissimo nel momento in cui, per qualche mese, mi sono allontana da essa. Penso che spesso ci sia bisogno di prendere le distanze da un luogo, di sentirne la mancanza per poi amarlo ancora di più. Quando sono tornata dall’Irlanda è nato Babush, che è il mio modo di valorizzare questa splendida terra e apprezzarla ogni giorno.

D: Da cosa prendi ispirazione per realizzare opere di Babush?
R: Penso che l’ispirazione sia una cosa complessa e ci voglia il giusto stato d’animo per accoglierla. La mia certe volte è una vera e propria esplorazione delle tradizioni e dei modi di dire della Sicilia. Altre volte l’ispirazione la si può cercare ma spesso è lei a trovare noi, anche nelle cose più semplici, come per esempio un colore o un suono.
D: Hai un aneddoto da raccontare connesso a una delle tue creazioni?
R: Tra le prime creazioni Babush figura un quadro nel quale un vecchietto pronuncia la frase ‘Attia! a cu apparteni?’. Quel vecchietto non è nessuno in particolare, mi sono ispirata a un volto che ha una sua identità. La cosa curiosa è che tutte le volte che faccio una mostra o che partecipo al Simposio d’arte di Cefalù c’è sempre qualcuno che mi dice di conoscere quella persona. Alcuni sono davvero convintissimi ma i nomi sono sempre diversi. È una cosa che mi fa sorridere, questo dipinto rappresenta un uomo simbolo eppure viene sempre riconosciuto!

D: Qual è il traguardo professionale di cui sei più orgogliosa?
R: È una domanda difficile, può essere complicato rendersi conto di aver raggiunto un traguardo anche quando così è. Penso che il risultato più importante sia l’essere costante e tenace rispetto a quello che desidero fare. Indubbiamente una delle cose che mi rende più felice e l’aver costruito una forte community su Instagram, nella quale c’è un continuo scambio reciproco di curiosità sulla nostra isola. L’arte per me è comunicazione e aver incontrato delle persone interessate a quanto dico mi riempie di gioia.
D: Progetti, novità…e qualche desiderio per il futuro?
R: Mi piacerebbe continuare a creare opere legate alle leggende sicule, al momento ne ho realizzato uno ispirandomi alla leggenda di Colapesce ma penso proseguirò con questa tematica. A oggi sto lavorando a un progetto di cui non posso ancora parlare, ma spero di annunciarlo presto. E per il futuro sicuramente quello che desidero è avere un mio spazio dove poter dare vita e vendere le mie opere nel centro storico di Cefalù. Questo borgo è un posto magico, abitare qui e fare ciò che amo è sicuramente il desiderio più grande.
