Emmanuele Aita: l’arte attoriale è Made in Sicily

Emmanuele AitaLa Sicilia è sempre stata terra di artisti, teatro e cinema. I suoi luoghi sono stati fonte di ispirazione e tanti talenti hanno raggiunto fama internazionale partendo proprio dalla loro isola. Quanto influisce l’essere siciliano nella carriera di un attore? Ce lo racconta Emmanuele Aita.

Palermitano di nascita, classe 1983, si trasferisce a Genova dove frequenta la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile. Si diploma nel 2012 e nello stesso anno vince il Premio Hystrio alla Vocazione per attori Under 30. La carriera di Emmanuele Aita lo porta sui palcoscenici dei teatri italiani, sul piccolo schermo e anche al cinema. Ma cosa c’è a monte di tutto questo?

Emmanuele Aita
Emmanuele Aita

Incontro Emmanuele e la prima domanda è quasi ovvia.

D: Cosa ti ha spinto a diventare un attore? Quando hai capito che nella vita volevi fare questo mestiere?

R: Ho sempre amato il teatro ma in generale tutto quello che è spettacolo. Ho cominciato senza nessuna scuola con una compagnia amatoriale, ma non facevo solo l’attore: facevo lo scenografo, l’attrezzista, il tecnico luci, etc. La passione viene dal mio nonno paterno e naturalmente anche dai miei genitori, sono stati loro a spingermi a provare.

Emmanuele mi racconta della sua infanzia, di come fin da bambino sia cresciuto guardando in TV le commedie di Eduardo. «Per me era un mondo favoloso», dice. «Non c’è stato un momento preciso in cui ho capito di voler fare questo mestiere, diciamo pure che l’ho sempre voluto fare e ho avuto la fortuna e il grande onore di esserci riuscito».

Emmanuele Aita
Emmanuele Aita
D: Da Palermo al Teatro Stabile di Genova. Quanto ha influito la tua sicilianità durante la formazione e poi durante la tua carriera?

R: Credo che le proprie origini, siciliane o trentine non ha importanza, siano fondamentali per il lavoro dell’attore.

A questo punto, da palermitana a palermitano, non posso che spingere Emmanuele Aita a menzionare la Sicilia e il legame che ha con essa. Iniziamo così a parlare del rapporto con la sua terra.

«È un rapporto combattuto», spiega. «Amo la mia terra e ogni volta che vado in Sicilia la mia anima e il mio cuore si abbandonano alla bellezza. Purtroppo però, viaggiando molto, mi rendo conto che la Sicilia, pur non avendo nulla da invidiare ad altri posti nel mondo, non riesce a sfruttare al meglio ciò che ha. E questo mi fa molta rabbia».

Il suo attaccamento alla propria ‘casa’ emerge anche quando gli chiedo quanto del suo essere siciliano porti in scena e/o sul set.

R: Praticamente tutto. È un bagaglio troppo grosso da abbandonare. Puoi recitare con accenti o con abiti diversi ma il vissuto dal quale attingere è sempre quello.

Emmanuele Aita
Emmanuele e Dario Aita
D: Qual è stata l’esperienza che ad oggi ti ha dato di più a livello formativo ed emozionale?

R: Una delle cose belle di questo lavoro è che ogni esperienza, lavorativa o formativa che sia, ti regala un tassello indispensabile per la tua crescita umana e artistica. Quindi ogni persona che ho incontrato, ogni luogo visitato, ogni personaggio che ho interpretato sono stati molto importanti e mi hanno lasciato qualcosa che mi porterò dietro per sempre.

D: Palcoscenico VS set. Cosa preferisci e perché.

R: Sono due cose molto differenti e che amo entrambe alla follia. Ma in questo momento della mia vita non saprei esprimere una preferenza. Il teatro dà sicuramente più adrenalina, sentire il respiro del pubblico, percepire le sue emozioni, dare tutto te stesso perché…buona la prima! Al cinema o in TV i tempi sono molto più lunghi e anche lì, comunque, la concentrazione è fondamentale…non puoi mentire alla macchina da presa.

Emmanuele Aita
Emmanuele Aita e Martina Stella

Incuriosita da questo dualismo attoriale, chiedo a Emmanuele Aita quale sia, a oggi, il personaggio più difficile che abbia interpretato e perché. Lui ci pensa un attimo e precisa che, come già detto prima, ogni personaggio gli ha chiaramente lasciato qualcosa. «Ognuno di loro», dice, «ha avuto, naturalmente una difficoltà. Se proprio devo sceglierne uno, ti dico che è uno dei primi che ho interpretato in teatro, ovvero il garzone nello spettacolo “Il Macello di Giobbe” di Fausto Paravidino. Era un personaggio molto complesso e per me che ero alle prime armi è stata una vera sfida che però mi ha dato modo di crescere tantissimo».

D: Ti piacerebbe poter interpretare un personaggio fortemente legato alla Sicilia? Chi?

R: Certo che sì! Sarebbe un grandissimo onore. Per questo ti dico che non vorrei scegliere. Se mi proponessero di interpretare un personaggio fortemente legato alla Sicilia probabilmente non ci penserei due volte, accetterei a occhi chiusi qualsiasi sia il ruolo. Sarebbe una bella occasione sia per lavorare nella mia terra sia per esprimere in pieno quella sicilianità di cui parlavamo prima.

Emmanuele Aita e Alessandra Mastronardi

Prima di concludere la nostra intervista, mi sembra doveroso chiedere a Emmanuele qualcosa sul suo futuro visto che, ultimamente l’abbiamo visto in TV, nella serie “Suburra” targata Netflix e anche al cinema.

«Tra pochissimo inizierò le riprese della seconda serie de “L’Allieva”», risponde. «A breve, inoltre, mi vedrete anche nella seconda serie di “Solo”. In aggiunta, a maggio riprenderemo lo spettacolo teatrale “La cucina” con la regia di Valerio Binasco. In cantiere ci sono anche altre serie TV di cui ancora non posso parlare…e aggiungo, anche un bellissimo progetto in teatro! Lo scoprirete presto!».

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