Bere meno ma bere bene…parola di Camillo Privitera, Presidente AIS (Associazione Italiana Sommelier) Sicilia
Da mancato postino ad esperto di vino ed ambasciatore dell’eccellenza italiana.
Prima di conoscere Camillo Privitera, il mio primissimo contatto l’ebbi – qualche anno fa – con Tiziana Gandolfo Suo insostituibile braccio destro sul lavoro, Sua moglie nella vita. Si preparava, ricordo, una delle prime edizioni di Enopolis in un noto albergo cittadino. Lui, dicevo, non lo conoscevo ed essendo distante, anni luce (allora!), dal mondo del vino non mi era mai capitato di sentirlo nominare. “COM’E’ POSSIBILE ?” mi aveva chiesto esterrefatta Tiziana e, per colmare quella che Lei considerava una lacuna gravissima, aveva cominciato a parlarmene…non ha ancora smesso! Quel giorno mi sorpresi a pensare che sarebbe bello che tutte le mogli parlassero così dei propri compagni e viceversa…con affetto, ammirazione, stima, complicità e senza falsi pudori ma… quando mai succede! Una squadra affiatata la Loro dove ognuno ha il proprio ruolo, le proprie competenze. Ove non c’è traccia di prevaricazione. Lei lascia a Lui le luci della ribalta e, da dietro le quinte, fa in modo che la macchina organizzativa delle Loro tante avventure professionali e della loro vita privata fili liscia come l’olio. Fanno sistema, insomma! Da quell’incontro è passato qualche anno. E’ cresciuto il vino siciliano, è cresciuto il mio interesse per Bacco, ho imparato a conoscere ed apprezzare Camillo per la competenza e la passione che mette nel proprio lavoro e per i tratti gentili e pacati del Suo modo di essere, è cresciuta la fama e l’autorevolezza della Premiata Ditta Privitera-Gandolfo e…. Avvicinandosi la VII edizione di Enopolis, penso sia arrivato il momento di intervistarLo, Camillo, ed allora “Che faccio ? Lo chiamo ?…No!. Chiamo Tiziana… tanto è uguale!”. Fissiamo un appuntamento e….
Protagonista di questa mia nuova intervista… Camillo Privitera, Presidente regionale dell’Associazione Italiana Sommelier. Innanzitutto, grazie per aver accettato il mio invito anche se il periodo è per Te particolarmente impegnativo.
R. Grazie a Te. Si! E’ un periodo impegnativo perchè abbiamo in programma il Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier e a seguire Enopolis, VII edizione.
Ecco, pero’, prima di addentrarci nel Tuo attuale mondo che è proprio quello del vino, raccontiamo brevemente da dove parte questa Tua esperienza professionale. Tu sei classe 1960 e nasci ad Acireale cittadina che, ben presto pur essendo splendida, Ti risulta – come dire – stretta ed allora cosa fai allora ?
R. Mah! Faccio quello che, probabilmente, in quegli anni sicuramente, hanno fatto altri in tanti, per una necessità proprio di prendere aria…una boccata d’aria… decido di cambiare città. Vado. Mi iscrivo all’Università di Bologna e..faccio una scelta..una scelta di vita che ha poi contraddistinto il mio modo di fare: quella di essere autosufficiente anche dal punto di vista economico. Ed è lì, poi, che c’è l’incontro con il vino perchè, lavorando, facendo le stagioni estive nella riviera adriatica…lavorando nei locali… negli alberghi…nei ristoranti… mi appassiono al mondo dell’enogastronomia, del vino in modo particolare.
Perchè..ricordiamolo… Tu parti, insomma parlando di ospitalità, dal gradino piu’ basso come cameriere di sala per poi diventare direttore di sala e…
R. Si. Io dico..e lo ripeto spesso che, per fortuna, sono un insegnante fallito , almeno dal punto di vista della filosofia. Di storia e filosofia. Ed invece, come cameriere e poi, comunque come maitre e sommelier… di essere riuscito un po’ meglio. Una gavetta importante perchè dal punto di vista, proprio personale, il contatto con le persone, il contatto con la gente mi ha aiutato anche per quello che riguarda la formazione del carattere. Ed anche professionalmente perchè in quelli anni fortunatamente…erano ancora anni in cui in Italia esisteva una scuola di formazione veramente all’avanguardia nel mondo…
Con grandi maestri, ricordiamo…
R.Assolutamente si…
Ecco, Camillo, questi inizi, dal gradino piu’ basso…cosa Ti hanno insegnato umanamente ?
R.Innanzitutto mi hanno insegnato…puo’ sembrare strano…ad apprezzare il contatto con le persone, pur con tutte le implicazioni perchè i soggetti sono vari, sono diversi…Ognuno ha il Suo carattere ecc…Pero’ mi ha fatto apprezzare il fatto di stare con la gente, di stare ad ascoltare, il capire e…mi ha fatto apprezzare il lavoro. La dignità del lavoro. L’importanza del lavoro. Lavoro fatto, svolto non solo per mantenersi ma lavoro che fa parte dell’uomo. L’uomo ha bisogno di lavorare non solo per guadagnarsi da vivere, per guadagnare ma perchè – attraverso il lavoro – ogni persona si realizza.
Il lavoro nobilita l’uomo, si dice…
R. Quando è possibile sì perchè, chiaramente poi uno si rende conto che molti, tanta gente, purtroppo non ha la possibilità di scegliersi un lavoro e di conseguenza…spesso non lo nobilita, insomma.
Quali pensi siano state le Tue qualità che sono venute fuori e che Ti hanno fatto fare il salto di…qualità, per l’appunto ?
R. Mah! Innanzitutto la curiosità. La voglia sempre di organizzare, di fare. Dico…oggi, ad esempio, quello che stiamo mettendo in cantiere in questi giorni è un po’ la dimostrazione. Cioe’, aspettare che le cose arrivino dall’alto, caschino in qualche maniera…no…cercare di essere sempre un passo avanti per cui…fare un lavoro, anche il piu’ umile, ma farlo con serietà, con onestà. Perchè uno puo’ rimanere cameriere tutta una vita però puo’ anche fare, come dire… diciamo così, carriera. Puo’ diventare direttore di sala come è successo a me. Puo’ diventare, anche, titolare di un’impresa, piccola o grande che sia, esattamente com’è successo a me.
Ecco. A questo volevo arrivare in un secondo tempo perchè veramente la Tua vita sembra proprio una favola. Ad un certo punto, hai notizia di aver vinto un concorso alle Poste che avevi fatto anni prima e che avevi quasi dimenticato . Hai notizia che l’hai vinto quindi.. hai necessità di scegliere e scegli di passare alla Posta
R. Scelgo forzatamente perchè…l’ultima cosa a cui pensavo era quella. Pero’, dopo una vita fatta a veder poca luce di giorno e molta, molta notte…Anche sollecitato da una compagna…decido che, insomma forse, quello poteva essere un momento per rimettere un po’ d’ordine nella mia vita, diciamo così. Anche perchè le serate, le nottate emiliano-romagnole, insomma, erano abbastanza vivaci.
C’è qualche aneddoto di quel periodo che Ti piace ricordare e raccontare ?
R.Mah..aneddoti no…!
Ricordi ?
R.Ricordo, in modo particolare, sempre questo panorama umano straordinario cioè…molti vedono questo lavoro con sofferenza perchè…hanno a che fare proprio con la gente. Io credo, invece, che nel contatto con la gente… mi sono arricchito. Ricordo tantissime facce, alcune estremamente positive altre estremamente negative anche perchè per una certa generazione come la mia è stato…sono stati anni di grande trapasso. Si cercava un’identità. Si veniva fuori da quelli che erano i valori, i cosiddetti ideali del ’68 e poi del ’77. Ci si è trovati subito catapultati nella generazione degli yuppies ed allora… insomma, c’è stato un momento di sbandamento. A cui tanta gente ha dato sfogo, per esempio, attraverso la droga. Ed allora, ricordo questa straordinaria carica umana che mi nutriva, con cui mi rapportavo e di cui oggi conservo ancora rapporti straordinari e, pero’ dall’altro canto, questa ricerca di identità di tanti giovani che, poi magari qualcuno s’è anche perso…per cui ricordo piu’ che un aneddoto, ricordo una fase. Una fase che, comunque, come dire mi ha insegnato e che mi porto molto dietro.
Insomma, Camillo, quanti anni Ti sei fermato in Posta ?
R. Mi sono fermato 6 anni di cui gli ultimi 2 ballavo sui tavoli e non per dire…Ballavo proprio sui tavoli perchè ero completamente andato fuori di testa nel senso che, pur con il classico lavoro sicuro…pur con la tranquillità o…come si dice ancora…il fatto di lavorare, un lavoro poco impegnativo…però un lavoro che non mi dava alcun tipo di gratificazione. Tant’è vero che ho continuato a lavorare nei locali. Ho aperto anche un locale per conto mio. E quando poi è scoccata la scintilla…come dire abbiamo fatto un ulteriore passaggio. Per qualcuno è stata una follia. Io, oggi dico, che non tornerei mai indietro. Cioè, rifarei la scelta di licenziarmi dal cosiddetto lavoro sicuro e di ritornare a fare quello che avevo iniziato a fare.
Ecco, mentre Tu lavoravi in Posta nel frattempo scendevi in Sicilia per dei soggiorni di vacanza. E durante uno di questi soggiorni…ecco, siccome la Tua vita è una favola…ad un certo punto irrompe una fata. Questa fata ha un nome ed un cognome, diciamolo, ed è Tiziana Gandolfo che è attuale responsabile delle relazioni esterne della sezione regionale dell’AIS, Associazione Italiana Sommelier..
R.Si…Irrompe…mia moglie
… compagna di vita ma compagna anche nell’avventura professionale.
R.Esatto. Una sera, invitandoLa a cena, ho dovuto chiaramente alcolizzare per poterLa, come dire, circuire…e da allora un po’ mi tocca tenere elevato il tasso alcolico.. Suo… perchè ho paura che , prima o poi, rinsavisca e si accorga del tremendo errore che ha fatto.
Parlavamo di questo incontro, benedetto dal Cielo, con Tiziana Gandolfo. E’ Lei che Ti da l’imput, la spinta per dire no ad un lavoro sicuro alle Poste, a tornare definitivamente in Sicilia e ad aprire un locale tutto Vostro…che è “Il tocco di vino”.
R.Esatto…è….
E’ romanzata ?
R.No, sostanzialmente è così. In realtà Lei è venuta in mio soccorso perchè il locale, all’inizio, lo dovevamo aprire con degli amici con cui si era prospettato questo luogo che noi immaginavamo non solo come un’attività commerciale ma anche, proprio, come un momento d’incontro, un luogo d’incontro dove si potessero svolgere anche attività culturali, mostre fotografiche ecc…Poi, chiaramente, abbiamo dovuto fare i conti con la realtà! Insomma..progetto ideale però… la realtà ha spesso bisogno, come dire… le necessità sono altre. Gli amici, per un motivo o per un altro, mi hanno lasciato per strada…a quel punto lì arriva Tiziana…
In soccorso…
R….con cui già avevamo, come dire, un approccio sentimentale e decide di sposare me e la causa…
Questa volta…lucidamente…
R.Si, lucidamente…Fino ad oggi, così almeno ufficialmente, non se n’è pentita anche perchè io, chiaramente, mi sforzo di distribuire buone dosi di…alcool.
Ecco, Camillo, da sommelier. Se dovessi paragonare Tua moglie Tiziana ad un vino… per le Sue caratteristiche, con quale vino la identificheresti ?
R. Beh! Con uno dei vini che a me piace. Piace particolarmente. Perchè sono quei vini con una grandissimo bourgogne. Un grande bourgogne, un grande pinot nero. Sono vini dal carattere straordinario ma sanno…Sono anche setosi. Sono anche sensuali. Sono anche affascinanti. Vini che sono sempre presenti, costantemente presenti. Però sanno anche ritrarsi quell’attimo prima perchè non sono mai assolutamente invasivi. Presenti, persistenti. Ti ricordano che ci sono sempre. Però…lasciandoTi… una libertà straordinaria. E soprattutto, il pinot nero o il pinot noir di Borgogna… è un vino dal grandissimo azzardo. Lei è la persona con cui io sono riuscito a realizzare tante cose che prima non mi era mai capitato di fare. Per cui il grande azzardo del pinot noir che è Lei, che io ho sposato anche come carattere, come convinzione, come idee…
Bellissimo. Dopo questa dichiarazione d’amore… Camillo, a Te viene riconosciuto il merito di aver contribuito ad attirare l’attenzione nazionale sul nostro territorio con eventi di grande caratura con protagonista assoluto il vino. Proprio ieri si è aperto il 42°…vuoi raccontare ?
R….il 42° Congresso nazionale dell’Associazione . Ricordo che l’Associazione Italiana Sommelier è un’Associazione che oggi conta 40.000 iscritti, sedi in tutti…in parecchi stati a livello europeo ed internazionale: dal Giappone agli Stati Uniti al Sud America, Francia, Germania…Questo per dire com’è capillare quest’Associazione ed importante il messaggio che noi vogliamo portare avanti che è il messaggio della cultura del vino. Il messaggio dei prodotti tipici. Il messaggio dell’eccellenza italiana perchè… queste sono presenze italiane nel mondo e, credo che noi lo stiamo facendo ai massimi livelli e, comunque, ci stiamo impegnando per poterlo fare ai massimi livelli.
Quindi, apertura del 42° Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier ma anche nuova edizione di Enopolis che è questo Salone del vino che, ad ogni edizione, richiama tantissima gente e che, anche quest’anno, si svolge presso i locali del ritrovato ex Monastero dei Benedettini di Catania. Ecco, quali le novità di quest’anno, Camillo ?
R. Mah! Novità di quest’anno…Noi abbiamo alcuni classici che, ormai, seguono il mondo del vino… che sono l’abbinamento con i sigari, l’abbinamento con la gastronomia…comunque con l’enogastronomia in generale. I classici appuntamenti con la degustazione…abbiamo una grande verticale di barolo, una grande verticale di amarone. Un incontro sull’Etna che faremo con un grande enologo, Salvo Foti; sul Nero d’Avola con Giacosa. Questo il classico. Oltre, la possibilità di degustare i vini di oltre 60 aziende che espongono. Quello che è importante, che noi facciamo da anni e che il Monastero un po’ simboleggia, è questo. Il fatto che il vino, per la sua storia, per la sua cultura, per le sue radici si lega un po’ a tutto. Si lega alla filosofia, si lega all’eros, si lega alla letteratura. Bene, quest’anno, un ambito come dire, un riconoscimento, un momento di grande visibilità glielo abbiamo voluto dare con la moda. Organizzeremo, nell’ambito delle tante manifestazioni di Enopolis, per esempio, un incontro degustazione del vino…in moda. In cui il vino sfila in passerella esattamente come avviene con gli abiti. Tutti questi vini, che sfileranno e saranno circa 30, saranno poi vini in degustazione, subito dopo la passerella. Perchè, quando si parla di vino, appunto, si parla – se vogliamo – anche di moda. Ci è sembrato assolutamente appropriato proporre questo connubio.
Si… C’è chi dice, Camillo, che Voi sommelier siaTe i migliori ambasciatori nel mondo della Vostra terra in quanto, in una bottiglia di vino, al di là del valore strettamente economico, c’è l’essenza stessa di un territorio e tanto piu’ i vini siciliani rispetto al territorio siciliano e, in particolare, i vini etnei.
R. Si, io dico…il vino ha un valore, un valore dal punto di vista della piacevolezza, del ricordo appunto del richiamo di un territorio. Non dimentichiamo che ha anche un valore oggi per quello che riguarda l’economia. Fondamentale, eh! Il fatto che ha un valore per quello che riguarda l’ambiente…nel caso dell’Etna, ad esempio, si sono risanate intere vigne che prima andavano continuamente distrutte e devastate dagli incendi. Oggi sono portate a coltivazione…per cui ha un valore, veramente, a 360°. Degustare il vino, apprezzare un vino, cercare di capire quella che è la sua origine, le sue sensazioni, da dove arriva… significa rispettare quello che è, riconoscere quello che è il valore di un territorio. Con tutto quello che significa. Cioè..questo territorio popolato da uomini che lavorano, popolato da cultura, popolato da storia, popolato da tradizione. Era assurdo che una regione come la Sicilia ed un territorio come l’Etna, dove la viticultura è presente da migliaia d’anni, non avesse delle punte d’eccellenza. Bene. Ci stiamo arrivando. Non è neanche corretto dire che abbiamo già fatto tutto. Siamo agli inizi. Moltissimo ancora si puo’ fare pero’. E’ importante che ci sia stata questa, chiamiamola così, presa di coscienza. Del valore del vino ma espressione di quel territorio di cui dicevo prima.
Camillo…veramente, in vino veritas! Ma qual’è il Vostro rapporto – di Voi sommelier – con i produttori e con gli enologi ? Chi decreta realmente il successo di un vino ?
R. Mah…è una catena. Chiaramente, la comunicazione…forse…in questo elenco ci siamo dimenticati i comunicatori dal punto di vista del mondo della stampa, del giornalismo. Che anche Loro hanno la Loro importanza. Per esempio, ricordiamoci il ruolo che hanno avuto, e che hanno ancora adesso, le guide sui vini che sono quelle che hanno fatto conoscere…I sommeliers sono quelli che trovano le parole e, soprattutto, negli ambiti dei loro luoghi di lavoro sono quelli che fanno conoscere direttamente il prodotto. Lo spiegano. Lo raccontano. Lo narrano.
Quindi…si fa sistema, insomma?
R. Esatto. Bisogna fare sistema. Oggi sembra, come dire, la parola magica per tutto. Su cui, però, noi siciliani, come dire…ancora qualcosina…la dobbiamo dare perchè grande regione, grande tradizione, grande storia però, lì..alla parola “sistema”…ci fermiamo. Un po’ piu’ difficile è metterlo in pratica, bisogna superare abitudini antiche…
Camillo, siamo quasi alla fine del nostro incontro. Secondo la cultura greca, il vino era pietra di paragone dell’equilibrio, del dominio di sé e del rispetto degli altri…ecco in due parole, in una battuta anzi, un consiglio a chi si avvicina al mondo del vino.
R. Oggi si beve per piacere. Il vino non è piu’ un alimento come lo era una volta. Una volta si beveva per necessità perchè bisognava integrare calorie perchè le attività quotidiane erano attività di fatica. Il lavoro si svolgeva nei campi. Si svolgeva nelle botteghe. Si svolgeva nelle officine. Oggi, il vino è veramente…un momento…vuol essere un momento di serenità… per cui di assoluta piacevolezza. Manteniamoci su questo livello. Per cui bere meno pero’ bere..bene!
Bere meno ma bere bene, perfetto!
Stoppo la registrazione. Saluto Camillo che viene subito “rapito” per un’altra intervista. Mentre ripongo il registratore in borsa, mi sorprendo a ripensare alle parole dedicate alla moglie e mi ritrovo, cosa assai rara per me, a provare un pizzico di sana invidia. Ho sbagliato tutto nella vita! Per sentirmi dire frasi come quelle dedicate da Camillo alla Sua Tiziana avrei dovuto trovarmi un fidanzato sommelier ed invece la cosa piu’ carina, dettami alcuni anni fa ed attinente alla professione del mio Lui, che ricordo è “Vedi, Silvietta. Sei come il codice Rocco…ANTICA!” ed infatti come il vecchio codice di procedura penale…ben presto sostituita!
Ed allora ?….A.A.A. Sommelier…cercasi!
Alla prossima!
Silvia Ventimiglia – Ottobre 2009