Stefano Piazza: dalla strada al palcoscenico, la comicità siciliana che ha anticipato i content creator

Stefano PiazzaStefano Piazza è un comico palermitano, noto per la sua trasmissione “Piazza Grande”, nata nel 2011, con le sue interviste in giro per Palermo che l’hanno fatto diventare virale sui social e hanno creato tormentoni come “Hey bambola ti pozzu offriri un cottel?”, dall’umorismo involontario di uno degli intervistati, che ha anche ispirato il nome di uno spettacolo del 2018. L’ultimo in scena si intitola “Quattro cianchi in padella” ed è dedicato al cibo. È stato costruito dopo un laboratorio di anni di interviste di strada e ai ristoratori di street food. Virale in tutta Italia anche la risposta che Piazza diede al pastry chef Iginio Massari quando criticò la cassata. Ha collaborato con lo chef Francesco Aquila, vincitore di Masterchef e Andrea Lo Cicero de La Prova del cuoco e Gambero Rosso. Sicilian Secrets l’ha intervistato.

Stefano Piazza

D: Partiamo dal principio: come è nata la tua carriera da comico? C’è stato un momento preciso in cui hai capito che far ridere era la tua strada, o è stata una crescita naturale partendo magari da “Piazza Grande”?

R: Avevo provato a fare dei corsi di teatro, erano stage intensi e molto formativi, ma con un serio grosso problema, gli insegnanti puntualmente mi chiamavano a parte e mi dicevano che la mia presenza rischiava di essere fonte di distrazione per gli altri allievi, perché quando facevo qualcosa io loro ridevano. Non avevo percezione di questa cosa, ero giovane e non avevo consapevolezza delle tecniche della risata. Un giorno un’insegnante mi disse,“Il teatro non è la tua strada, perché non provi con la comicità?”. Era uno Stefano Piazza ragazzo, di base non sapevo nulla della comicità espressa attraverso tecniche che avrei appreso nel tempo, ma avevo da sempre grande passione e conoscevo molto bene Gaber, Guzzanti, Bisio, Iannacci etc. Cosí cominciai a scrivere i primi monologhi. Poi nel 2011, un po’ per gioco, un po’ per intuizione, decisi di andare in giro a chiedere alla gente cosa avrebbe voluto dal nuovo sindaco che sarebbe stato eletto nel 2012. Quelle risposte erano cariche di ironia, erano surreali e spesso nel dramma delle risposte si evidenziava un divertimento tipico delle contraddizioni pirandelliane. Fu così che decisi di fare partire Piazza Grande.

D: “Piazza Grande” è diventato un fenomeno virale ben prima che il termine “content creator” diventasse di moda. Come è nata l’idea di girare per Palermo microfono alla mano? E quanto c’è di improvvisazione e quanto di costruzione dietro quei momenti?

R: Mi fa non poco piacere negli ultimi tempi sentirmi riconoscere che dieci/quindici anni fa io anticipai i tempi. Oggi i “content creator” fanno tante belle cose, io però in questi anni le ho fatte quasi tutte: gli scherzi per strada, le supercazzole, la valorizzazione della lingua siciliana, i contenuti sullo street food, le bufale… Nel 2013 comprai una bandiera della Lega Nord, insieme ai 4 Gusti (allora poco conosciuti) andammo in giro chiedendo alla gente, con accento lombardo, di riconoscerci un obolo, perché se il Sud vive è grazie alle fabbriche del Nord. Rischiammo di prenderle e fu un ottimo esperimento sociale, venne fuori un orgoglio terrone oggi purtroppo un po’ sopito nei confronti di quella compagine politica, ma mai del tutto sconfitto.
Stefano Piazza
Stefano Piazza

D: La Sicilia è centrale nel tuo lavoro: è sfondo, soggetto e a volte anche coprotagonista. Come scegli di raccontarla con la comicità firmata Stefano Piazza?

R: C’è la smania di voler dimostrare che una comicità nazionale sia qualcosa con maggiore livrea, ma la verità è che la comicità non ha alcuna forza se non rappresentata dall’identità regionale. Ecco che Proietti non faceva a meno del suo accento e istinto romano, così come Troisi ha raccontato il tutto in lingua napoletana e cosi via. Del siciliano invece ci si vergogna. Io no, non mi vergogno, abbiamo la storia dalla nostra parte, riconoscimenti e documenti che attestano che la Sicilia fu al centro della politica del mediterraneo per secoli, regno dal 1130, fu il primo parlamento con poteri deliberativi al mondo e dalla scuola poetica di Federico II nasce l’idea di una lingua comune che i toscani recuperano e definiscono. Ecco, per questo e altri mille motivi la mia Sicilia sta al centro del mio racconto e chi guarda da fuori la ama più di quanto la amiamo noi stessi.

D: E cosa pensi piaccia così tanto al pubblico italiano del tuo sguardo su Palermo e i suoi personaggi?

R: I personaggi sono un pezzo di Sicilia: ce li ha raccontati prima Pirandello, poi Sciascia, Camilleri, fino a Franco Maresco e Daniele Ciprí. Sono spontanei, istintivi, comici per necessità. Un popolo intelligente, più vive il dramma dell’esistenza e più lo esorcizza ridendoci sopra. I personaggi che racconto sono generosi, autoironici come pochi, capaci di adattarsi a qualunque situazione, poliedrici e simpatici a qualunque classe sociale. E anche senza preparazione didattica riescono a fare di necessità virtù ed esprimere una comicità travolgente.
Stefano Piazza
Stefano Piazza

D: “Hey bambola, ti pozzu offriri un cottel?” è diventato un tormentone. Cosa ti ricordi di quel momento? Ti aspettavi che quella frase diventasse virale al punto da ispirare uno spettacolo?

R: Ho prodotto centinaia di contenuti video, ma ancora oggi non so mai quanto il pubblico può decidere di fare suo uno slogan o una battuta. Per me quel momento è un momento di stupore, attorno a quel tormentone si creò un fenomeno in tutta Italia, in quel periodo andai a Milano e anche lí la gente me lo ripeteva per strada. Io non riuscivo a crederci. Non ho mai fatto merchandising, ma al posto mio qualcuno ne approfittò e fece t-shirt, cappellini, portachiavi, insegne di locali, drink card etc. Io feci uno spettacolo partendo da quel tormentone ma raccontando tutto quello che ci stava intorno.

D: Stefano Piazza VS Iginio Massari: la tua risposta sulla cassata è diventata leggendaria. Ce la racconti? Hai capito subito che quel momento sarebbe diventato iconico?

R: Sì, la risposta a Massari la considero un grande regalo del maestro che mi ha dato la possibilità di dire al mondo cose che suscitano attenzione se “in trend”.
Vi svelo un retroscena. In quei giorni il mio management era in contatto col management del maestro che gestisce altri importanti chef, con cui a giorni avremmo collaborato. Arriva inaspettata la dichiarazione di Massari e il mio management mi ammonisce: “Mi raccomando, non ti permettere a rispondere pubblicamente perché ci metti in difficoltà”. Risposi: “Certo state sereni”. Il resto è storia.
Stefano Piazza

D: Il tuo ultimo spettacolo, “Quattro cianchi in padella”, è un inno al cibo e alla sicilianità più verace. Com’è nato? E che tipo di ricerca c’è stata dietro, tra street food, ristoratori e comicità popolare?

R: “Quattro cianchi in padella” è una ricerca durata anni e non finisce mai. Devo ringraziare il prof. Gaetano Basile, cultore della cucina siciliana, mi ha trasmesso non solo importanti informazioni ma anche la chiave ironica da lui tanto amata e da me tanto condivisa. Il cibo per noi non è mai solo elemento nutriente per il corpo, ma frutto di condivisione, elaborazione, contaminazione storica. In Sicilia nascono gli spaghetti detti Itrya, a Trabia, secondo Al Idrisi geografo di re Ruggero, 150 anni prima che li raccontasse Marco Polo. Nel IV secolo AC Archèstrato di Gela scrive il primo libro di gastronomia, poemetti che raccontano ricette, Maria Carolina e Ferdinando di Borbone ci portano i monsú, sono tanti i motivi che fanno sí che la nostra cucina non sia mai solo un piatto da buttare giù, ma un momento conviviale e culturale.

D: Hai collaborato con chef come Francesco Aquila e Andrea Lo Cicero: cosa ti affascina del mondo della cucina? Ti vedremo prima o poi con un tuo format culinario comico tutto tuo?

R: Chef Aquila e Andrea Lo Cicero sono tra i professionisti da me più apprezzati, amo sempre guardarli lavorare mi coinvolge il modo in cui loro uniscono le mani alla materia prima, il concetto al gusto. Non so se farò prima o poi farò un mio format, ho un paio di idee, ma visto quanti ce ne sono in giro dovrei trovare qualcuno che crede in una produzione davvero matta per fare cosa ho in testa.
Stefano Piazza e il giornalista Gaetano Basile

D: Progetti futuri di Stefano Piazza: cosa bolle in pentola? Ci puoi anticipare qualcosa sulle novità in arrivo, tra spettacoli, social, tv… o magari una nuova “piazza” da conquistare?

R: Potrei dire tante fandonie, perché i progetti futuri non si annunciano mai, è scaramanzia, è prudenza. Quindi anziché dire fandonie ti dico che tra qualche mese potrebbero arrivare i due progetti più importanti della mia vita.

D: Hai fatto della strada un palcoscenico e della gente comune la tua ispirazione più grande. C’è un incontro, una frase o un momento che ti ha toccato davvero il cuore in questi anni di interviste? Qual è il ricordo che porterai sempre con te, lontano dai riflettori?

R: Ci sono tantissime cose e persone vissute dietro i riflettori, non riesco a dirne una o due, forse prima o poi le raccolgo in un libro.

Con la sua ironia pungente, l’amore viscerale per la Sicilia e la capacità di trasformare ogni angolo di strada in palcoscenico, Stefano Piazza continua a raccontare la realtà con uno sguardo unico e profondamente autentico. Un artista che non si limita a far ridere, ma che restituisce dignità, voce e bellezza alle sfumature più vere del quotidiano. Ma le nostre news non finiscono qua. Continuate a seguire Sicilian Secrets, dagli articoli sul blog alle interviste, senza dimenticare le novità sulla pagina Facebook e su Instagram. Stay tuned!
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