Museo Guttuso: dentro Villa Cattolica il cuore pulsante di Bagheria
A Bagheria, in una scenografica villa settecentesca affacciata sul mare, vive un museo che è molto più di una galleria d’arte: il Museo Guttuso. Ospitato a Villa Cattolica, il museo prende il nome dal celebre pittore Renato Guttuso, che proprio qui nacque nel 1911 e volle lasciare un segno tangibile della sua arte e del suo impegno. Il percorso espositivo abbraccia oltre due secoli di arte figurativa e comprende opere di Guttuso, ma anche lavori di artisti a lui vicini, come Carla Accardi, Fausto Pirandello, Piero Guccione. Una sezione è dedicata ai carretti siciliani, che tanto affascinarono l’artista da bambino, un’altra alla storia del cinema, grazie alla collezione Lo Medico. Tra installazioni contemporanee e testimonianze del passato, il museo è un viaggio nell’identità siciliana, nella sua forza narrativa, nei suoi contrasti. Visitare il Museo Guttuso significa immergersi in un luogo che racconta l’arte ma anche la vita, il territorio, la memoria collettiva.
A pochi chilometri da Palermo, sorge un’imponente villa settecentesca che sembra vegliare sul tempo e sulla bellezza: è Villa Cattolica, cuore monumentale di Bagheria e sede, dal 1973, del Museo Guttuso. Costruita nel 1736 dal principe di Cattolica Eraclea, Francesco Bonanno, come residenza estiva, Villa Cattolica è una delle testimonianze più affascinanti dell’architettura barocca siciliana. L’impianto scenografico, con le torri angolari, la corte interna e la cappella gentilizia, richiama la grandeur aristocratica di una Bagheria che fu, nel Settecento, meta prediletta della nobiltà palermitana.

Ma la villa non fu solo dimora di villeggiatura: nel tempo ha cambiato pelle e funzione, diventando masseria fortificata, rifugio durante le epidemie, opificio per conserve, stabilimento di cosmetici, fino a essere caserma e magazzino agricolo. È solo nel 1973 che questo luogo sospeso nel tempo trova una nuova vita grazie all’intuizione del Comune di Bagheria e alla generosità di Renato Guttuso, che decide di donare alla città natale un nucleo significativo delle sue opere per dar vita alla Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Oggi, il Museo Guttuso è uno dei più interessanti poli culturali della Sicilia, con una collezione che abbraccia oltre due secoli di arte figurativa e un’identità profondamente intrecciata alla memoria collettiva.
Renato Guttuso e il ritorno a casa
Guttuso non fu solo uno dei pittori italiani più importanti del Novecento. Fu anche un intellettuale impegnato, un uomo che attraversò i grandi conflitti del secolo scorso portandone le contraddizioni sulla tela. Nato a Bagheria nel 1911, mantenne sempre un legame fortissimo con la sua terra. Quel legame, a tratti doloroso, segnò profondamente la sua opera: nei suoi dipinti si rincorrono l’odore acre degli agrumeti, il calore del Mediterraneo, la forza dei volti popolari, la sensualità della luce siciliana. E proprio a Bagheria volle tornare, non solo simbolicamente, ma fisicamente. Le sue spoglie riposano nel giardino della villa, in un monumento funebre all’aperto progettato dall’amico scultore Giacomo Manzù. L’arca, realizzata in un unico blocco di marmo Azul Macaubas, è sollevata da colonnine d’acciaio e accompagnata da quattro colombe bronzee dorate: un’opera toccante, che sfugge alla retorica della sepoltura per diventare gesto poetico, presenza viva nella città che lo vide nascere.

Museo Guttuso: un museo che racconta l’arte e gli artisti
Il Museo Guttuso non è una semplice galleria monografica: è un racconto corale, uno spazio di memoria, dialogo e sperimentazione. Le opere di Guttuso sono naturalmente il cuore pulsante dell’allestimento. Tra i pezzi più noti spiccano Fichidindia (1959), Ritratto del padre (1930), Autoritratto con Mimise (1966), oltre a disegni, studi, bozzetti e documenti fotografici che restituiscono l’evoluzione di un artista in perenne tensione tra realismo e visione. Ma il museo è anche, e soprattutto, un luogo che custodisce relazioni.

Accanto alle opere di Guttuso trovano spazio quelle donate da artisti che con lui condivisero percorsi umani e intellettuali: una vera e propria costellazione artistica che racconta il Novecento attraverso le sue diramazioni. Da Carla Accardi a Fausto Pirandello, da Giuseppe Santomaso a Piero Guccione, fino alle donazioni più recenti di artisti contemporanei come Chiara Dynys, Pino Pinelli, Croce Taravella, Turi Simeti, Giacomo Rizzo e Filly Cusenza. Un esempio potente di questo intreccio tra biografia e omaggio è Che fare? I funerali di Guttuso di Paolo Baratella, opera donata nel 2018 che restituisce con forza espressiva la dimensione pubblica e politica della figura dell’artista.
Carretti siciliani: l’arte popolare che incantò Guttuso
Nella Sicilia dell’infanzia di Guttuso, le strade erano animate da un lento via vai di carretti siciliani: mezzi di trasporto ma anche veri e propri capolavori d’arte ambulante. I loro fianchi dipinti raccontavano storie epiche, religiose o cavalleresche; ogni asse di legno, ogni pezzo di ferro battuto era decorato con una cura minuziosa, trasformando il quotidiano in meraviglia. Lungo i bordi intagliati si alternavano motivi floreali, scene drammatiche e figure in miniatura, in una sinfonia visiva che celebrava la memoria collettiva del popolo. Renato Guttuso ricordava con emozione le ore trascorse da bambino davanti alla bottega del pittore di carretti Emilio Murdolo, proprio di fronte alla sua casa di Bagheria. Lì nacque la sua fascinazione per questa forma d’arte popolare che fondeva colore, tecnica e racconto. Più tardi conobbe Michele Ducato, erede di una tradizione artigiana che aveva trasformato la pittura di carretto in una forma espressiva d’autore.

Nel 1966, il Museo Guttuso acquisì l’intera bottega di Domenico Ducato con l’intento non solo di conservarne le opere, ma di tutelare un sapere artigiano strettamente legato alla storia visiva della Sicilia. Oggi questa sezione del museo custodisce un carretto da lavoro realizzato negli anni Cinquanta e dipinto nel 1985 da Domenico Ducato, oltre a una preziosa raccolta di disegni preparatori, veline e bozzetti eseguiti dai membri della famiglia: ben 24 repertori pittorici, tra cui ex voto, fiancate, decorazioni narrative. Completano la collezione documenti rari e testi illustrati da Tancredi Scarpelli e Fabio Fabbi, pubblicati a fine Ottocento dall’editore Nerbini, che costituirono la base visiva per molte delle scene rappresentate sui carretti. Una sezione che non è solo testimonianza storica, ma anche atto d’amore verso quell’arte ‘minore’ che ha saputo trasformare le strade di Sicilia in gallerie a cielo aperto.
La Collezione Lo Medico: il cinema come immaginario
Uno degli aspetti più sorprendenti del Museo Guttuso è la sua sezione dedicata al cinema, frutto della donazione della famiglia Lo Medico, noti collezionisti bagheresi. Si tratta di una delle raccolte più importanti in Italia per quanto riguarda l’illustrazione cinematografica: manifesti, locandine, fotobuste, bozzetti originali che raccontano oltre un secolo di storia del cinema italiano e internazionale. È un viaggio attraverso i sogni, i desideri e le estetiche del Novecento. Si va dalle locandine illustrate da maestri come Luigi Martinati, Anselmo Ballester, Silvano Campeggi, fino ai manifesti disegnati dallo stesso Guttuso, come quello per Riso Amaro (1949). La collezione è anche una finestra sulla vita culturale di Bagheria, che negli anni Cinquanta e Sessanta contava ben otto sale cinematografiche: un’epoca in cui il cinema era rito sociale, spazio collettivo, emozione condivisa.

Un percorso tra passato e presente al Museo Guttuso
Oltre alla pittura e al cinema, Villa Cattolica ospita installazioni e opere di arte contemporanea che creano cortocircuiti visivi e concettuali con la memoria storica del luogo. Una delle più intense è Il Grande Guerriero di Croce Taravella del 2024: una figura calcificata, lunga nove metri, distesa nella ‘fossa della neve’ della villa. Il corpo si apre mostrando le viscere, come in un’esplorazione archeologica del trauma. È una scultura che inquieta e affascina, che parla di violenza, resistenza, memoria. Il percorso museale è concepito come un flusso continuo: le opere non sono isolate ma si richiamano, si sfidano, dialogano tra loro. Non c’è rigida scansione cronologica ma un tessuto narrativo che accompagna il visitatore in un’esperienza immersiva. Gli spazi, recentemente restaurati, valorizzano l’architettura della villa senza snaturarne l’anima: ogni sala è un ponte tra epoche, tra linguaggi, tra sensibilità.
Bagheria e la Sicilia dell’anima
Visitare il Museo Guttuso è anche un modo per riscoprire Bagheria, città che fu laboratorio artistico e intellettuale, da Tommaso Natale a Ignazio Buttitta, da Giuseppe Tornatore a Dacia Maraini. Una città ‘grottesca e struggente’, come la definì lo stesso Guttuso, piena di contrasti e di verità. A pochi passi da Villa Cattolica si trovano altre meraviglie: Villa Palagonia con i suoi celebri mostri barocchi, il mare che lambisce la costa fino a Porticello. Ma è proprio il Museo Guttuso a racchiudere, forse meglio di ogni altro luogo, l’anima profonda della Sicilia: un intreccio di storia, lotta, arte e luce.
