Scicli e Vinicio Capossela…. la Sicilia, come la musica, si porta nel sangue!

“Barcolla, traballa, sul dorso della folla…. è pazzo di Gioia!” 

Era il 2006 quando il cantautore, polistrumentista e scrittore Vinicio Capossela visitò la Sicilia. A quei tempi si occupava di riti e proprio in Sicilia non manca un pullulare di eventi e tradizioni dove il sacro e il profano si mescolano in perfetta armonia tanto da stimolare lo stravagante e schivo artista, amante del vino e della vita.

Dopo aver visto Modica e la festa della “Madonna Vasa Vasa”, la tappa successiva fu la vicina Scicli da lui stesso definita “una clessidra che capovolge il senso delle cose”.

Come non innamorarsi di quella splendida cittadina barocca dove ogni angolo è uno scorcio bellissimo, dove le pietre, e illuminate da luce naturale e da quella calda dei lampioni, sembrano esser vive e raccontare qualcosa; passeggiare tra le quelle stradine e sbirciare gli interni delle case impreziositi finemente da volte e archi e, immancabilmente, trovarsi a chiacchierare con qualcuno del luogo, estremamente gentile e cortese. Il cuore si apre a tutto ciò e chi scrive canzoni o poesie, o semplicemente scrive, sa benissimo che succede qualcosa dentro di sè….

Un’esperienza unica in tutto ciò è partecipare alla Festa del Gioia, la domenica di Pasqua. Capossela rimase folgorato da quella festa: “Un rito di passione, fede, paganesimo e gallismo, tutto insieme”.

Apparentemente una Pasqua normalissima, ma ad un certo punto un boato fortissimo, ed ecco, tutto si anima quando il Cristo Risorto, la statua settecentesca del Civiletti, viene fatta uscire dalla Chiesa di Santa Maria La Nova.

Chi non partecipa dal vivo a questa festa sicuramente non può capirne lo stupore, la meraviglia e le emozioni che suscita, e descrivere tutto ciò è difficile e appare riduttivo.

Per tutto il giorno una folla di giovani fa ondeggiare avanti e indietro, ballare, girare, saltare la statua dell’Uomo Vivo, chiamato dagli sciclesi “U gioia”. Per le vie della città al suon dell’Inno di Basacca, si anima un tripudio di folla, fra le grida di “Evviva” e “Gioia” e una pioggia di petali che scende dai balconi al passaggio della statua.

Vinicio Capossela a tutto ciò dedicò una bellissima canzone, l’Uomo Vivo, che fa parte dell’album Ovunque proteggi.

 

Conosciuto e amato a Scicli, spesso ci ritorna….

E’ innamorato di questa terra:

«Lo spettacolo dei monti iblei ci regala un paesaggio di frontiera…. Sembra un western alla Sergio Leone, dalle profondità ancestrali che sarebbero sicuramente piaciute a Pasolini. Sembrano luoghi da Vangelo, da calvario: tutte quelle grotte e insediamenti rupestri.

La bellezza di questa isola è data dal fatto che convivono insieme tante Sicilie: da quella dell’entroterra diversa dalla Sicilia orientale, alla Sicilia bagnata dal Tirreno. La Sicilia si porta nel cuore, perché si porta nel sangue. Nel sangue abbiamo la Sicilia, la Magna Grecia, il mediterraneo ancestrale… Da sempre il mio motto è “il massimo del risultato col massimo dello sforzo”, dunque non posso non amare il barocco e la cassata, che è come mangiarsi una cattedrale» (V.C.)

 

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