Delitti di Sicilia: Cicciuzzu Amato, bruciato vivo senza un perchè!

 

Catania Ognina
Ognina, borgo catanese in cui avvenne il delitto Amato
Foto Myhermitageimage

La Sua morte si incrocia con la vicenda di Ettore Majorana?

 

Era da tantissimo tempo che non sfogliavo “Il bambino incendiato” di Salvatore Nicolosi.

E’ capitato di averlo tra le mani tutte le volte che mi sono deliziata a spolverare la mia libreria, composta da tanti libri…non tantissimi come vorrei, ma comunque…letti. E ditemi se è poco!

L’occasione me l’ha data il mio amico Nunzio, appassionato della vita della famiglia Majorana ed in particolare di quella di Ettore, il grande fisico catanese scomparso, in circostanze misteriose, nel 1938.

Vuol capire, attraverso questo libro ormai introvabile, quanto questa vicenda possa aver inciso sul fragile equilibrio emotivo di Ettore e quanto sulla Sua scelta, avvenuta qualche anno dopo la fine del processo a carico dei presunti responsabili, di scomparire per sempre entrando nella leggenda. Più per la Sua scomparsa che per il Suo indiscutibile genio, definito da Fermi al pari di quello di Galileo e di Netwon.

Mentre scrivo, però, mi rendo conto che dò per scontato che Voi sappiaTe di cosa io stia parlando. Cosa c’entra la storia del “bambino incendiato” con Ettore Majorana?

Mi rendo conto che vada fatta un po’ di chiarezza. Seguitemi…

Nell’estate del 1924, la cameriera di un ricco signore catanese, il cavaliere Ninì Amato, bruciò vivo nel proprio lettino il figlio primogenito di quest’ultimo, il piccolo Cicciuzzu di appena due anni.

Ciò avveniva nella cosiddetta “Casa rossa” che si trova nella zona di Ognina a Catania (secondo i dati forniti dal Nicolosi, al 776 di Via Messina ed abitata dal fratello piccolo dello sfortunato Ciccio, Pippo Amato*. Questo, almeno, fino alla data di pubblicazione del succitato libro, edito nel 1979).

Leggenda vuole che la finestra della stanza del piccolo Ciccio venisse murata, dopo l’orribile delitto, e c’è chi giura che lo sia ancora ma di questo non ho riscontro diretto essendo la casa, nel corso dei decenni, non più visibile dalla strada.

Interrogata, Carmela Gagliardi…questo il nome della rea confessa…disse di essere stata aiutata dalla propria madre, dal fratello e dal fidanzato della sorella. I tre, tra ritrattazioni, false testimonianze e bugie, furono arrestati.

Quello che si schiuse alla vista degli inquirenti, fu uno scenario abitato da pregiudicati, fattucchiere, carcerati, uomini politici, principi del Foro, poliziotti principianti…un caleidoscopio del genere umano davvero sorprendente.

Ma, la domanda che restava senza risposta e che spinse più di un inquirente a continuare le indagini, nonostante la confessione dell’assassina, fu quella relativa al movente.

Già…perchè la cameriera, insieme alla complicità dei parenti, avrebbe dovuto compiere un delitto e, per di più, di tale efferatezza?

A questo punto, intervenne il Cavaliere Amato, padre del piccolo Ciccio, che fornì una motivazione plausibile, a primo acchito verosimile dei fatti e diede il “la” a quanto fu il seguito della dolorosa vicenda.

Il mandante, secondo Lui, non poteva che essere il proprio cognato…il prof.Dante Majorana. Grande casata, professore universitario, deputato, figlio e fratello di Ministri, zio di Ettore, grande fisico…il movente? Una lite ereditaria che Lo aveva visto soccombere.

Fintanto che fu Deputato, quest’ultimo, non fu sottoposto ad alcuna indagine ma, allo scadere del Suo mandato istituzionale e, pertanto, non più protetto dal “sistema”, venne subito arrestato. E con Lui la moglie.

Dante Majorana
Dante Majorana
Foto Mimmo Rapisarda

I due conobbero le patrie galere per lunghi tre anni finchè, a processo conclusosi nel 1932, giunse la Loro piena assoluzione.

“Una storia vera” – sottolinea Nicolosi – ma, nel narrarla, c’è abbastanza materiale per 10 storie di fantasia”.

Questa, in sintesi, la vicenda che tenne banco sui principali giornali dell’epoca e che fece grande scalpore per la notorietà ed il prestigio dei protagonisti.

Oggi, quello che interessa il mio amico Nunzio è cercare di capire se questa storia abbia scosso in maniera particolare il grande fisico catanese, nipote dei presunti mandanti, così come paventato da Joao Maguijo ne “La particella mancante”, avendo un peso nella Sua successiva decisione di scomparire nel nulla. Sempre che quella Sua fu una libera scelta…

Riuscirà a trovare risposta a questa domanda? Chissà…

L’unica certezza che io ho trovato in questa faccenda è la magia che riesce a creare un libro.

Due persone, io e Nunzio…così diverse, per età…per esperienze di vita…per collocazione geografica…che si ritrovano sedute al tavolino di un bar e si scoprono appassionate alle stesse vicende salvate, dall’oblio del tempo, grazie ad un libro. Lo stesso che, qualche mattina fa, ha preso il volo verso la Sardegna e che abiterà, per qualche tempo, la casa di Nunzio a Quartu Sant’Elena dopo aver seguito me nelle mie mille peregrinazioni esistenziali.

Compagno silente e fedele. Lui, si!

Per il resto, l’unico dato incontrovertibile è che il piccolo Cicciuzzu Amato fu bruciato vivo…senza un perchè! Perchè, al di là di un ipotetico movente, nessun motivo può giustificare la mano assassina che si accanisce su un bambino!

Alla prossima!

Silvia Ventimiglia – 13 ottobre 2012

 

  • Pippo Amato, fratello del piccolo Ciccio, Lo ritroviamo protagonista di un altro fatto di cronaca che è diventato pagina di storia. Era il 17 giugno del 1945 e, in un agguato ancora avvolto dal mistero, persero la vita alcuni componenti dell’EVIS (Esercito Volontari Indipendenza della Sicilia). In contrada Murazzuruttu, alle porte di Randazzo (CT), morirono, infatti, Antonio Canepa, Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice. Il nostro Pippo Amato ed Antonio Velis riuscirono a sfuggire all’agguato e si salvarono, scappando. Un altro componente la squadra, Armando Romano, si salvò solo perchè il custode del Cimitero di Jonia (che allora identificava il territorio costituito da Giarre e Riposto fino alla definitiva divisione in due distinti comuni) si accorse che respirava ancora. I morti di quel giorno, che parla di tentativo di riscatto del popolo siciliano, riposano in pace nel Viale degli Illustri del Cimitero monumentale di Catania.
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