Perchè…con Loro…è sempre un “Miracolo di Natale”!

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Il piccolo Alfio

Per dirla come Seneca “L’affetto per un cane dona all’uomo grande forza e lo èleva”

Se penso a come “celebrare” degnamente il Natale, penso al racconto di una storia che sappia di affetto, calore umano, amore incondizionato capace di trasformare la vita dei protagonisti…questo è proprio un sunto del miracolo d’amore di cui siamo protagoniste io e la mia dolce Bice. Un cane, si dirà frettolosamente…molto di più, rettifico io. Certa, se pur – attraverso una libera ed estensiva interpretazione – di non andare fuori tema!

Una lunga storia d’amore, la nostra…iniziata nel 2003 ed ancora lontana dal voler mettere la parola “fine”. Questa verrà, purtroppo, ed avrà i miei occhi pieni di lacrime…quella mia parte fanciullina mortificata da un dolore profondo e sordo ma che, per miracolo, troverà soluzione in un altro amore che verrà vissuto senza rimorsi, senza ombre. In ricordo, e con rispetto, a chi non ci sarà più. Così è e così è sempre stato da quando, piccolina, decisi che non avrei potuto fare a meno dei miei adorati compagni di giochi, dei miei “salvavita” come ritengo essere stati tutti gli animali…i cani in particolare… che hanno popolato la mia vita. Una vita, come tante… piena di alti e bassi, ma con una colonna sonora di primissimo ordine, al pari della musica del grande Frank Sinatra…quell’abbaiare festoso di chi c’è, chiede di esserci, pretende di esserci. In palio…una persona migliore, io…noi!

Ogni incontro non è mai frutto del caso…al momento che noi decidiamo di adottare, o meglio farci adottare da un amico peloso…perchè questo avviene in definitiva…esso rientra certamente in un disegno deciso nelle “alte sfere” – come dico io, convinta – laddove, per citare un meraviglioso mito greco, di grande atmosfera… “Sirio, la stella del Cane, può essere vista mentre insegue il suo padrone Orione nel cielo notturno invernale. Gli dei li hanno banditi dalla terra, ma hanno riconosciuto la loro esigenza di stare insieme anche nell’esilio”. Insomma, un incontro scritto il nostro…

Ma tornando a Bice.

Era il 2003, dicevo.

Ricordo che la madre era uguale a Lei. Una comunissima meticcia nera, con una macchia bianca sul petto…a forma di cuore. Sarà una casualità? Che so…

Un giorno, recuperata con i suoi cuccioli – la mamma, intendo…dal parcheggio di un nuovo ipermercato…venne ad abitare nella casa accanto la mia. Tra me e la truppa cammellata un semplice muro divisorio e neppure… tanto alto. Ricordo il loro allegro abbaiare, una musica per le mie orecchie.

Quella sarebbe stata la casa, per qualche tempo, di una coppia che stava per sposarsi da lì a qualche giorno. Sapevo che ciò sarebbe avvenuto in una tale data. Mi meravigliai, pertanto, di sentire la sposa ad un’ora dall’inizio della cerimonia sgridare i cuccioli e, armata di ramazza, pulire il terrazzo. Sollevatami sulle punte, così da guadagnare la visibilità dall’altra parte del muro, Le chiesi se non avesse, per caso, cambiato idea… Mi rispose, sorridente ed indaffarata, che sì…si sarebbe sposata quel giorno anzi “…tra pochissimo, accidenti!” ma che non poteva lasciare casa in quello stato. La invitai a sbrigarsi, e a lasciare il cancello senza chiuderlo a chiave. Avrei pensato io a tutto. Lo considerasse il mio regalo per quelle nozze dove rischiava di non arrivare in tempo!

Le aggiunsi, anzi, che non si facesse problemi ad allontanarsi per qualche giorno, per un abbozzo di “Luna di miele”…La rassicurai che avrei pensato a tutte le necessità di cuccioli e mamma. Non si fidò e non partì ma da lì ebbe inizio un affettuoso e sincero rapporto di buon vicinato che, ancora oggi a distanza di anni, si traduce in grande felicità di ritrovarsi e di perdersi nel ricordo di quei giorni. Vero Arianna?

E fu così che andò a sposarsi, fresca e giovane….quel giorno, la mia amica… perchè tali ci rese una passione comune e totalizzante, quella per i nostri amici cani.

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Carmelina

Ricordo ancora il rumore del cancello…a riprova che certe sensazioni sono un campanello d’allarme e che Ti dicono che niente avviene per caso.

Perchè ricordare esattamente un tal rumore…proprio quello? Un tal calpestio di passi in una stradina isolata ed immersa nel silenzio…e proprio quello…? C’è qualcosa che Ti spinge ad attenzionare particolari, forse insignificanti, ma che poi…ritornano in mente come flashback e Ti portano, ora e qui, a ricordare. Qualcosa dentro di Te riconosce i giorni che, poi, si ricorderanno…che avrà un senso ricordare. Chiamatelo “sesto senso” o come meglio credete ma così è…

Fu quella mattina, in quella tale ora, in quel tale posto, che ebbi il mio primo incontro ravvicinato con…la mia Bice. Ci fu quello che Conrad Lorenz chiama imprinting…Tutti i cuccioli, mamma compresa… credo fossero in totale una decina… mi vennero incontro festanti e supplici. tranne una. Una restò, timorosa, sotto una sedia. Le avvicinai la pappa e mi accorsi che, solo allontanandomi, mangiava di cuore affamata e guardinga. Seppi dopo che il Suo nome era Camilla. Io sognavo un giorno di poter chiamare- a voce alta – Biceeeeeeeeeee….in onore di Bice del Balzo, il grande amore di Marco Visconti che tanta “compagnia” mi aveva fatto da ragazza e che tuttora rimane il mio libro preferito e fu così che le cambiai…in seguito… nome e destino.

Così come lei fece con me. Ma quel giorno, di quell’inizio d’estate del 2003, non potevo saperlo…

Della cucciolata… ebbi modo di accorgermi con il tempo….era l’anello debole, quella contro cui, forse per la ristrettezza dello spazio, gli altri riversavano tutto il proprio stress. Anche la madre non le riservava particolari attenzioni…al contrario. Un giorno, poi, quest’ultima riuscì a fuggire e a tornare al suo vecchio riparo, al parcheggio. Non volle piu’ saperne di tornare indietro. Né in quella casa né dai suoi cuccioli. Animata da quella libertà ed indipendenza che, nonostante sia diventata la mia ombra…un passo io, un passo lei… riscontro nella mia Bice. Fine della storia.

Più di una volta, durante la nostra felice vicinanza, sentì il veterinario sentenziare – dopo l’ennesima aggressione – che bisognava aspettare “Se riesce a passare la notte…è fatta, almeno in questa occasione!”. Tra l’altro, in assenza temporanea dei padroni, dovetti intervenire – più di una volta- a scongiurare l’ennesimo accanirsi contro di lei, scavalcando maldestramente il muro divisorio. Fu così che Bice prese l’abitudine di fidarsi di me. Mi aspettava con il musino appoggiato al muro di cinta in attesa del solito biscottino che, di nascosto agli altri, le passavo furtivamente con suo e mio sommo piacere. Era diventato il nostro segreto…prova della nostra complicità, conquistata a piccoli passi.

Un giorno venni a sapere che la fresca coppia di sposi, ultimati i lavori della Loro casa coniugale, sarebbe andata via da lì a qualche mese e che c’era la necessità di trovare sistemazione ad alcuni cuccioli essendo la nuova casa non idonea ad ospitarli tutti. Va da sé che il problema piu’ grosso riguardava Bice. Troppo timorosa, spaventata e tutta piena di cicatrici…sarebbe stato difficile trovarle casa. E, così, come fu o come non fu…nonostante la presenza in casa mia di Carmelina e del piccolo Alfio (che oggi saranno in quel Paradiso dove vorrei andare, a patto di trovarceli davvero!), decisi che sarebbe rimasta con me. I problemi di convivenza tra i tre li avrei affrontati di volta in volta. Di loro due, che non ci sono più e riposano, sotto un arancio, una e sotto un limone, l’altro, in quel di Viscalori a Viagrande, mio luogo dell’anima…vi rimetto le immagini. Di Bice, per scaramanzia no…pare porti male. E siccome, come si dice, non ci credo ma…evito!

dependance

Ma, ritornando a noi, ricordo il pomeriggio che andai a prenderla. Solo pochi passi ma di seguirmi… non ne voleva sapere. Credo soffrisse di una sorta di “Sindrome di Stoccolma”, quella che lega i rapiti ai propri carcerieri o ai luoghi di detenzione. Era legata a quella casa ed ai suoi “aguzzini” pelosi…non c’erano discussioni. Fui costretta a prenderla in braccio e, con fatica, la portai a casa. D’altra parte del muro, in definitiva. Provai a farle prendere confidenza con l’ambiente ma, dopo qualche ora, mi accorsi che non era piu’ nel giardinetto. Agile come poche, aveva scavalcano il muro che dava sulla strada e la trovai accovacciata davanti al cancello della vecchia casa. La ripresi e la riportai indietro. E questo, per più di una volta. Dopo un tiro e molla estenuante,la chiusi in casa con me. Anzi, mi presi alcuni giorni di ferie e ci chiudemmo in casa io e Lei…. Mi piangeva il cuore vederla, impazzita dal panico, fare sali e scendi dalle scale in cerca di una via di fuga. Da casa mia…da me. Le distanze che poneva tra me e lei a poco a poco, però, si accorciarono finchè una sera, assopitami sul divano, sentì un alito caldo vicino a me. Era lei. Era salita e si era accovacciata con il musino vicino al mio. Piansi di nascosto, di commozione…naturalmente! Il contatto era stabilito, finalmente….il processo di avvicinamento aveva sortito l’effetto sperato! L’espressione della Sua bocca abbozzava una sorta di sorriso beato e nel suo mugugnare si leggeva tanta gratitudine, affetto, soddisfazione e, soprattutto, fiducia. Era fatta.

Oggi, a distanza di quasi 12 anni (una cosa come circa 80 anni, tanti nell’economia della vita di un cane, eh? Una vita intera, si direbbe…), la guardo. Il suo pelo non è piu’ nero pece. Sotto la bocca, anzi, è tutto un trionfo di tracce bianche che le conferiscono un aspetto vissuto. E’ diventata mamma già tre volte, ed in età adulta dopo anni di serena e felice singletudine e, ad ogni parto, mi ha insegnato l’amore, l’abnegazione, lo spirito protettivo e materno. La prima volta, anzi…in prossimità dell’evento, che tanto mi aveva messo in ambasce…a me che, non essendo madre, temevo di non saper dove “mettere le mani”…ricordo queste nostre lunghe passeggiate per la campagna etnea così da agevolarla e prepararla al meglio in quella fase della vita. Le nostre erano lunghe chiacchierate mute sul senso della vita…vero, vecchia mia?

Ora, se provo a fare una riflessione… quella che considero una grande vittoria, mia… è che nonostante abbia conservato la docilità che le è innata, dai tempi in cui nessuno avrebbe scommesso sulla sua possibilità di sopravvivenza, è sempre stata capobranco con autorevolezza ma senza autorità. Da allora non si è mai piu’ fatta sottomettere né ha avuto bisogno di sottomettere alcuno. E’ serena, sicura di sé. Insieme alle cicatrici che le sfiguravano viso e testa, scomparse miracolosamente, anche le cicatrici interne sono sparite. E’ stato il miracolo dell’amore, ne sono certa. Quello che io provo per Lei? Non solo…anche quello che Lei prova per me in uno scambio reciproco che mantiene un’intensità che non tende a scemare né a modificarsi. Certo, adesso a quasi 12 anni…i suoi denti si sono macchiati, il suo alito non profuma più di latte, russa sonoramente durante la notte e mi sveglia negli orari più improbabili per la Sua passeggiatina…appena in tempo. Ma così è…

Ora, mentre metto a punto queste mie riflessioni, mi guarda complice. Gli occhioni dolci, oggi appannati da un velo che parla di vita che ha fatto il suo corso e che, anzi, sta per completarlo… mi chiedono di raccontare anche di lei, un po’ come fece Tomasi di Lampedusa con il suo amatissimo alano, Bendicò, ed io…, nel mio piccolo, ho provato ad accontentarla. Qui ed ora…con questo mio piccolo ed insignificante racconto! Quando sarà il momento di lasciarci non ci sarà una “danza aerea” che terminerà su un mucchio di spazzatura, quale paradigma di una società in disfacimento, ma certamente, come anche in quel caso, verrà messa la parola “fine” ad un capitolo di vita ed il silenzio, misto, ad una sensazione di freddo calerà sulla mia Anima a suggello della fine terrena, solo quella…però, di un amore che ha visto due essere umani, uniti in un sentimento vissuto sempre al massimo della propria espressività. E come farebbe Tornatore: ciak…azione…si gira…dissolvenza…Al bel faccione di Bice, si sovrapporrà quello di un altro cane in un fluire che parla di vita che continua. Ed io lo amerò così come lei mi ha insegnato ad amare. Senza riserve…come dovrebbe essere vissuto l’Amore e come ci insegnano Loro! E poi li chiamano solo cani…

Grazie, Bì!

Silvia Ventimiglia – 23 dicembre 2014

 

P. S.Auguri a tutti di Buon Natale e felice 2015 e ricordaTe…come cita Roger Caras “Se non aveTe un cane, almeno uno, non significa che ci sia qualcosa che non vada in Voi ma… potrebbe esserci qualcosa che non và nella Vostra vita!” Pensateci!

 

 

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