La Sicilia e il “Nostro Sud “ di Fosco Maraini
Un amore per il Sud e per una donna siciliana, tra cambiamenti culturali e contrasti sociali, in un continuo samsara
Una storia, quella che sto per raccontare, che narra di una Sicilia dello scorso secolo, di una Palermo in pieno fervore artistico e culturale, di una terra che vale sempre la pena di conoscere o approfondire.
In motocicletta da Firenze a Bagheria, un viaggio durato tre giorni, per ricongiungersi alla sua amata, incontrata in Toscana un anno prima. L’ inizio di un’affascinante storia d’amore, non solo per lei, ma anche per il Sud Italia, per la Sicilia.
Lui…il toscano poliedrico Fosco Maraini, grande ricercatore, etnologo, orientalista, alpinista, fotografo e scrittore. Lei…la siciliana Topazia Alliata, pittrice, scrittrice e gallerista.
E’ il 1933 e quel viaggio, vibrante e avventuroso, fu solo l’inizio di un’ immersione nel Sud.
Topazia è figlia del Principe Enrico Alliata di Salaparuta, conosciuto come “Duca Enrico”, creatore dei vini “Corvo” e ultimo signore delle cantine di Casteldaccia; la madre è l’aristocratica Sonia Maria Amelia de Ortuzar Ovalle de Olivarez, da giovane promettente cantante lirica, allieva di Enrico Caruso. Un ambiente aristocratico e ricco di stimoli culturali quello nel quale cresce Topazia e dal quale tuttavia si allontana. Allieva di Pippo Rizzo, giovanissima, aderisce ad un movimento pittorico d’avanguardia ed espone quadri per diverse mostre. I suoi amici vengono dal popolo e si chiamano Nino Franchina e Renato Guttuso.
Fosco è figlio dello scultore Antonio Maraini e della scrittrice e modella ungaro-inglese Yoi Crosse. Cresce in un ambiente intellettualmente vivace della Firenze degli anni ’30. Grande la sua passione e curiosità nei confronti dell’Oriente, patito della natura e instancabile esploratore.
Fosco e Topazia si sposano nel 1935. E’ un’intrigante storia d’amore, ricca di forti esperienze, di passioni e tormenti, corredata da cambiamenti culturali e da contrasti sociali.
Nel 1938 si trasferiscono in Giappone. Il viaggio offrirà loro, antifascisti, l’occasione per sfuggire all’atmosfera opprimente del regime mussoliniano e nello stesso tempo scoprire e conoscere un mondo totalmente diverso e a cui rimarranno sempre legati. Poi, la guerra. Dopo l’8 settembre 1943, il rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò conduce la coppia, insieme alle tre figlie, in un campo di concentramento a Nogoya dove rimarranno per due lunghi anni.
Al termine della guerra tornano in Sicilia e si trasferiscono nella monumentale Villa Valguarnera a Bagheria.
Sono gli anni in cui Topazia, morto il padre, si occuperà delle cantine di Casteldaccia. Creerà il vino “Colomba platino“, un bianco raffinato ancora oggi prodotto con il marchio “Corvo”, un classico dell’enologia italiana.
In quegli anni la Sicilia è in mutamento, è il luogo esemplare di tumultuose vicende ideologiche; sono gli anni delle grandi lotte in campo politico e di rilevanti trasformazioni in campo economico e sociale, dove “i nobili si impoverivano, feudalesimo e modernità si scontravano, l’umanità faticava sognando nuovi riscatti e la Mafia dettava legge su ogni cosa”; ma sono anche gli anni in cui si avverte un grande fervore artistico e culturale.
Ed è in quel periodo che Fosco Maraini si getta a capofitto nell’impresa di captare e documentare la Sicilia postbellica all’interno di un progetto più ampio, “Nostro Sud” che comprende quasi tutto il meridione d’Italia, commissionatogli dall’editore Diego de Donato in collaborazione con Carlo Levi.
La Sicilia, quell’isola che nell’immediato dopoguerra era ancora radicalmente contadina, ma nella quale già si intravedevano i primi segni di profondi cambiamenti. Quella Sicilia di cui Fosco riesce ad immortalare paesaggi, genti, arti e tradizioni gettando le basi di quel linguaggio neorealistico la cui seduzione era provare a trasformare la realtà e portarla verso la modernità.
Una ricognizione fotografica che purtroppo rimane incompiuta e inedita per cinquant’anni. Le immagini riemergono dagli archivi e prendono luce in un catalogo pubblicato solo nel 2009 grazie ad una stretta intesa tra il Gabinetto di Vieusseux, il Centro per il Catalogo e la Documentazione della Regione Siciliana e l’edizione della società Alinari.
<<…quel Sud che si dispiegava con un compendio di arti, genti e culture, un caleidoscopio di paesaggi, un frastuono di emozioni cariche di nuovi insegnamenti… aveva incontrato Omero e il retaggio di una Magna Grecia dove l’Occidente s’è mescolato all’Oriente …un laboratorio in cui elaborò il primo vero incontro oltre il “vallo” auto-referenziale del Nord, nel cuore di un Mediterraneo con cui si misurò per fotografarne “la quintessenza”…>> – Toni Maraini
Si trova ancora oggi la biancheria sventolare tra i fili che uniscono un palazzo con l’altro dei vicoli, come troviamo il vecchietto con la coppola, sia esso un pescatore, un contadino o un signorotto; e quanta bellezza nell’osservare i pescatori mentre rappezzano con una maestrìa impressionante e con quelle mani vissute i buchi delle loro reti. Incontri che sono ancora possibili in Sicilia e donano a questa terra, un’isola che indubbiamente è cresciuta dagli anni del dopo guerra, un fascino unico che solo visitandola si può captare, lasciandosi emozionare da un armonioso mix di tradizione e innovazione!