Sebastiano Catania racconta la sua Sicilia tra geometrie perfette e inquietudine creativa

Sebastiano CataniaTra mito e rottami, linee euclidee e materie di ogni genere, Sebastiano Catania continua a trasformare la sua inquietudine in arte. Nato a Palermo nel 1949 e oggi operante a Cefalù, dopo una vita dedicata all’insegnamento e alla sperimentazione di metalli, pietra, legno e ferro, lo scultore siciliano non smette di interrogare il presente.

«L’arte deve mostrare il senso della vita, non può essere fine a sé stessa»

Dice così Sebastiano Catania spiegando come la pandemia, le tensioni globali e l’emergere della parte peggiore dell’umanità abbiano alimentato una ricerca che diventa insieme contemplazione e denuncia.

Nella recente mostra Corpi, geometrie e oggetti organizzata a Cefalù, il mito classico, la precisione matematica e i rottami metallici si fondono in un itinerario che invita lo spettatore a «metabolizzare dolori e positività», rivelando la forza di un linguaggio capace di dare forma al caos e di restituire armonia. Nel corso della sua carriera ha presentato le sue ricerche in numerose esposizioni personali e collettive, e realizzato sculture per collezionisti privati, istituzioni ecclesiastiche e luoghi pubblici. Sicilian Secrets l’ha intervistato.

D: Il suo percorso artistico degli ultimi anni nasce da una condizione interiore segnata prima dalla pandemia e poi dal contesto storico complesso che viviamo. Quanto la sofferenza e lo smarrimento possono trasformarsi in materia artistica?

R: L’arte, secondo me, ha il dovere di mostrare il senso della vita. Fine a se stessa serve a poco. Dunque, riveste un ruolo fondamentale nella mia esperienza umana e artistica. Io la utilizzo sia come mezzo estetico, sia come potente strumento di denuncia e provocazione. Oggi viviamo una situazione internazionale molto preoccupante, con dei Capi di Stato e di Governo che vogliono distruggere i diritti umani e usano toni inaccettabili, ma la mia anima, sempre assetata di sogni e di bellezza, si ribella a tutto questo odio e a questa brutalità; diventa quindi inevitabile che molte opere narrino fatti e avvenimenti di questi anni. Sarà poca cosa ma ritengo doveroso interpretare la mia parte perché non vivo su questa terra come un estraneo o un vagabondo sognatore.

Sebastiano Catania
Caino e Abele di Sebastiano Catania

D: La recente mostra “Corpi, geometrie e oggetti” a Cefalù rappresenta una sorta di itinerario emotivo e formale con firma di Sebastiano Catania. Quale messaggio ha voluto affidare a chi si trova a percorrere questo cammino visivo?

R: Le opere scultoree e i disegni esposti in questa mostra, esprimono emozioni, idee, inquietudini e sentimenti, attraverso una sintesi formale che è la fondamentale chiave di lettura, per stimolare la sensibilità del pubblico su tematiche sociali ed etiche, affinché diventino un valore che si allarga e si amplifica, che arricchisce sia me che lo spettatore. Il messaggio visivo, dunque, si snoda attraverso segni, simboli e forme che inducono a riflessioni che non sono puramente razionali, comprendendo aspetti nascosti che aiutano me a metabolizzare dolori e positività e l’osservatore a comprendere meglio sé stesso e il mondo.  Un fiume di impressioni, sensazioni e spunti, che si va accrescendo giorno dopo giorno. La scultura è una forma di contemplazione, uno spirito che penetra la materia e scopre che anch’essa ha un’anima. Questo è il motivo per cui utilizzo tanti materiali e non solo quelli canonici. Ciò stimola la mia fantasia e mi permette di dare forza e vigore alle tematiche che in quel momento sto affrontando. Inoltre, mi tocca risolvere problemi di natura pratica, oltre che compositiva, attraverso l’uso di tecniche sempre diverse che mi consentono di raggiungere risultati inaspettati.

D: I corpi della mitologia classica, le forme della geometria euclidea, i rottami metallici: tre linguaggi diversi che convivono. Perché ha scelto proprio queste tre strade espressive e cosa le lega tra loro?

R: Solo apparentemente possono sembrare percorsi divergenti, nel mio immaginario sono modalità espressive che si compenetrano, mostrando, formalmente, dei punti di vista differenti rispetto ad un fulcro centrale, che è la riflessione sulla contemporaneità. Il mito, ricontestualizzato, grazie ai suoi insegnamenti morali, fornisce chiavi di lettura sorprendentemente attuali, un viaggio di riscoperta che ci porta all’ oggi, dove parte dell’espressione delle nostre scelte, spesso errate, vengono rappresentate dai rottami. Il legante è il rigore della geometria che esalta l’armonia delle forme, dei corpi, e trasfigura i cosiddetti rottami trasformandoli in simbologia che ne trascende la semantica originaria.

Sebastiano Catania
Rivelazioni di Sebastiano Catania

D: Lei ha dichiarato di sentirsi attonito davanti all’emergere della “parte peggiore dell’umanità”. Qual è, allora, il ruolo dell’arte in questo tempo controverso? Deve testimoniare, denunciare, consolare, o qualcosa di più?

R: L’espressione artistica è frutto di una mente libera e indipendente. L’artista possiede antenne più sensibili che gli consentono di intercettare e interpretare il mondo in cui vive. Oggi assistiamo a tragedie disumane per la cupidigia e la sete di potere di pochi. Catastrofi di proporzioni immani a cui prima o poi l’essere umano dovrà rispondere al tribunale della storia. Le menti più sensibili hanno il dovere di farsi portavoce denunciando i misfatti perpetrati. Anch’io, nel mio piccolo, desidero contribuire attraverso opere di denuncia. Certamente non potrò consolare le madri che hanno perso i figli, i figli che non rivedranno i genitori e tutte le identità negate. Ma certamente non posso stare con le mani in mano e fare finta di vivere in un paese libero e democratico avulso dal contesto mondiale. In sintesi, questo è uno dei messaggi che la mostra si propone. Sta al visitatore cogliere e metabolizzare secondo la propria sensibilità e farne buon uso.

D: La Sicilia non è solo un luogo fisico ma anche un orizzonte culturale, una stratificazione di storie e memorie. In che modo questa terra entra nelle sue opere e nella visione artistica di Sebastiano Catania? 

R: Sono stato attratto da sempre dall’arte arabo-normanna, per la straordinaria sintesi di stili, per l’armoniosa e sapiente disposizione degli spazi e per il loro complesso e fertilissimo substrato culturale. Il Duomo di Cefalù ed il quartiere della giudecca, hanno suggestionato il mio modo di plasmare la materia. Mi sono nutrito e sono cresciuto all’ombra dell’ingegnosa raffinatezza e dell’imponenza di questi luoghi, che inevitabilmente sviluppo nelle mie sculture, cercando attraverso i volumi, le armoniose connotazioni spirituali.

Ed è subito sera di Sebastiano Catania

D: La geometria euclidea è una scelta radicale e insolita per raccontare uno stato d’animo. Che cosa significano per lei quelle linee pure, quelle forme perfette, in un mondo che sembra frantumarsi?

R: L’occhio, a livello estetico, è rapito dall’armonia che solo il rigore delle forme riesce ad esplicitare, e che si traduce in armonia mentale, placando le ansie dovute ad un mondo caotico, sull’orlo dell’abisso.

D: Negli oggetti e nei rottami metallici c’è il segno del consumo, della distruzione, ma anche la possibilità di rinascita. Quando li trasforma in arte, che dialogo si instaura tra Sebastiano Catania e la materia?

R: Il rapporto artista – materia è fondamentale e indissolubile. Perché è attraverso la materia che si concretizzano le idee, le emozioni i concetti. L’artista, nel momento in cui manipola, assembla, esplora e amalgama stili e tecniche in un vortice compositivo, indaga la natura stessa della materia e della sua intangibilità. Uno sperimentatore che risponde ad irrefrenabili pulsioni della sua linfa creativa: un alchimista che l’assoggetta ai suoi voleri, trasformandola in una nuova versione della realtà, che diventa ricerca estetica e filosofica.

Il tempo l’attesa di Sebastiano Catania

D: Guardando oggi al suo percorso, qual è la sua più grande urgenza artistica: dare forma al dolore, creare bellezza, lasciare una testimonianza o semplicemente resistere attraverso l’arte?

R: Il dolore, la bellezza, la testimonianza fanno parte del mio bagaglio culturale. L’urgenza della creazione sta nel desiderio di attingere dalla storia, interrogando il proprio tempo, filtrando e trasformando in immagini le esperienze vissute. Un bisogno intrinseco che mi spinge a trovare qualsiasi mezzo, materiale o supporto e tradurlo in sculture e disegni.

D: Dopo “Corpi, geometrie e oggetti”, quali sono i progetti futuri in cui vedremo la firma di Sebastiano Catania? E che aspettative nutre, sia dal punto di vista artistico sia umano, per il dialogo che l’arte potrà continuare ad aprire con il pubblico?

R: L’artista, che sia scrittore o pittore o scultore, vive del rapporto con gli altri, si nutre dello scambio, guai a chiudersi in un isolamento sterile e presuntuoso. La mostra, appena conclusa, è stata una formidabile occasione di crescita oltre che un’opportunità di dialogo e di confronto con i visitatori. Mi auguro che col passare delle settimane questa esperienza fermenti, soprattutto a livello inconscio, come un lievito ricco e fruttuoso. Gli incontri, le sensazioni, le sorprese, contribuiscono alla mia crescita umana e artistica. Che siano come un bel vento di maestrale che dia una bella accelerazione alla mia vita. Ho troppo poco tempo per stare fermo!

Con la sua instancabile ricerca tra materiali e simboli, Sebastiano Catania conferma che l’arte può essere al tempo stesso rifugio e atto di resistenza. Le sue sculture, nate da mito, geometria e rottami, continuano a parlare al presente, invitando chi le osserva a non restare indifferente. Le nostre news, però, non finiscono qua. Continuate a seguire Sicilian Secrets, dagli articoli sul blog alle interviste, senza dimenticare le novità sulla pagina Facebook e su Instagram. Stay tuned!
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