La Stranezza, la Sicilia al cinema tra Pirandello e comicità
È uscito solo da pochi giorni ma è già un successo. La Stranezza, il film diretto da Roberto Andò che vede protagonisti Toni Servillo insieme a Ficarra & Picone, trascina lo spettatore in una Sicilia quasi dimenticata. Siamo a Girgenti e il destino vuole che Luigi Pirandello incontri Onofrio Principato e Bastiano Vella, due ‘casciamurtari’ con la passione per il teatro. Una storia che mescola reale e immaginario, un percorso che porterà fino al debutto di ‘Sei personaggi in cerca d’autore’, uno dei capolavori dell’autore siciliano.
È il 1920, siamo a Girgenti e La Stranezza prende avvio. Luigi Pirandello torna in Sicilia per il compleanno del suo amico Giovanni Verga e una volta in città scopre che la sua balia (interpretata da Rori Quattrocchi) è appena passata a miglior vita. Avviene così l’incontro tra lo scrittore e i due impiegati delle pompe funebri che hanno i volti di Ficarra & Picone, due appassionati di teatro con una commedia (o forse un dramma!) amatoriale prossima al debutto. La narrazione si articola intorno alle vicende di questi tre personaggi, in qualche modo legati tra loro. Il teatro fa costantemente da sfondo.
Pirandello si trova in una fase in cui non riesce più a creare e a completare la sua opera, i suoi personaggi sono sospesi. Lui li immagina, li vede, nella sua mente addirittura li incontra e lo fa come se loro fossero vivi, tangibili.
La Stranezza si muove in un labirinto fatto di verità e finzione, l’animo tormentato di Pirandello si intreccia con i momenti di ilarità portati in scena dalla quanto mai sgangherata compagnia teatrale di Principato & Vella, frammenti che si riveleranno essenziali per terminare il suo ‘Sei personaggi in cerca d’autore’.
‘Sei personaggi in cerca d’autore’, dal flop al Nobel
Uno dei passaggi-chiave de La Stranezza è il debutto in teatro a Roma, il 9 maggio 1921, di ‘Sei personaggi in cerca d’autore’. Pirandello invita Onofrio e Bastiano, i quali un po’ sorpresi ma entusiasti si ritrovano seduti in platea per la prima dello spettacolo. Un esordio che per il siciliano fu un vero flop, forse perché ritenuto troppo concettuale, venne fischiato e disprezzato. Ma si sa, non tutte le cose belle vengono immediatamente comprese. Non è un caso che proprio quest’opera si rivelerà il più grande successo mondiale di Pirandello, consacrato da un Premio Nobel per la letteratura nel 1934.
Il film si interrompe però proprio a quel 1921, quando chiuso il sipario cala il silenzio e il teatro si svuota. Dentro, intrappolati, restano proprio i due becchini. Interdetti, frastornati. Ed è qua che avviene la magia: il finale si tinge di domande, un’interpretazione aperta che conduce lo spettatore a interrogarsi su questi due personaggi. Sono reali? Erano frutto della mente di Pirandello? Una taglio di scena quasi surreale che ricorda come vita e rappresentazione possano spesso sovrapporsi e confondersi.
La Stranezza, la leggerezza di un racconto
Roberto Andò dirige un cast d’eccezione, con tre attori superlativi come Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone, insieme a un parterre di tanti interpreti siciliani a impreziosire la pellicola. La narrazione de La Stranezza alterna momenti di leggerezza con tratti tipici della commedia degli equivoci, condendo il tutto con un pizzico di dramma…quanto basta. I dialoghi in dialetto danno enfasi, caratterizzano i personaggi di Ficarra & Picone e dei loro commedianti, contrapponendoli al colto Pirandello. La sceneggiatura porta la firma di Andò insieme a Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, un testo ben ritmato e piacevole che riesce a trascinare sul grande schermo il fascino e il mistero di maschere e velluto rosso, quell’incantesimo chiamato teatro.