Castello Ursino, storia ed enigmi di Catania
C’era una volta a Catania…e c’è ancora…il Castello Ursino. Si tratta di uno dei monumenti più rappresentativi di questa città siciliana, oggi sede del Museo Civico, racconta secoli di storia. Pronti a un nuovo viaggio con Sicilian Secrets? Destinazione: all’ombra dell’Etna!
I castelli hanno un fascino unico, quello degli antichi manieri che tra le loro mura custodiscono storie, leggende, talvolta perfino ‘fantasmi’. Il Castello Ursino si trova a Catania e la prima curiosità da svelare è che già prima che il castello stesso esistesse, questo luogo era il cuore dell’antico abitato della polis greca di Katane. A costruire questa fortezza fu Federico II di Svevia nel XIII secolo, divenne sede del Parlamento durante i Vespri Siciliani per poi trasformarsi nella residenza dei sovrani aragonesi. Lo scopo con cui venne edificato era quanto mai simbolico, sebbene avesse una chiara funzione difensiva, allo stesso tempo doveva rappresentare l’autorità del potere imperiale svevo in città. La progettazione venne affidata all’architetto Riccardo da Lentini e secondo quanto si racconta, la sua posizione vista mare venne chiesta espressamente da Federico II anche se forse la verità è altrove.
Anche il nome ‘Ursino’ ha origini contrastanti: da una parte si pensa derivi da ‘Castrum Sinus’, il ‘castello del golfo’; dall’altra dall’omonima famiglia che vi avrebbe abitato nel corso del XIII secolo.
Ah se le mura del Castello Ursino potessero parlare…
Sfogliando velocemente il calendario, arriviamo al 1934 quando dopo una serie di restauri da parte del comune, l’edificio ha vestito l’abito del Museo che, dopo altre opere di rinnovamento, custodisce oltre 8000 pezzi tra cui la collezione Biscari e dei Benedettini.
Curiosità…da brividi!
Il Castello Ursino non è stato soltanto uno stendardo del dominio federiciano, dal XVI secolo fino al 1838 venne adibito a prigione. Fu modificato strutturalmente al fine di adattarlo al suo nuovo ruolo, al piano terra vennero creati degli ambienti angusti noti come ‘dammusi’, le celle per le anime dannate. Tra topi e ragni, i carcerati trascorrevano le loro giornate e oggi noi possiamo ancora vederne le tracce: sono centinaia i graffiti che riempiono muri, porte e finestre, e che rappresentano volti, simboli religiosi, stemmi ma anche date e iscrizioni in siciliano, talvolta in latino e in spagnolo. A colpire l’osservatore è in particolare una scritta che suona come un monito, un perché sulla vita: Mundus rota est, ‘oggi a me, domani a te’.
Si dice, inoltre, che durante le ore notturne nel castello si verifichino strani fenomeni probabilmente connessi al passato tetro di questo maniero. Alcuni custodi parlano di rumori, urla, figure indefinite che si palesano nell’ombra, porte che si chiudono da sole…da brividi! Suggestione? Fantasia? Chissà…siamo davanti a un vero e proprio mistero razionalmente inspiegabile! Fatto sta che alcuni visitatori sostengono di avere ritrovato nelle foto scattate all’interno, alcune presenze occulte materializzatesi a loro insaputa, come se vi fosse un contatto con un ‘altrove’ in cui persone di epoche lontane provano ancora a farsi sentire. ‘Che non si offendano le anime che vagano per il Castello Ursino’, dicono coloro che lavorano lì. Anche loro sono parte di questa storia, tutt’oggi cosparsa di una polvere enigmatica e a tratti oscura.