Ivan Scinardo, se cinema e giornalismo si incontrano in Sicilia
Giornalista, appassionato di cinema e scrittore. Ivan Scinardo, oggi direttore della sede siciliana del centro sperimentale di cinematografia – Scuola nazionale di cinema, racconta i traguardi della sua brillante carriera. Sicilian Secrets l’ha intervistato.
D: Cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla professione giornalistica?
R: Quella del giornalismo è una passione che mi porto fin dai tempi del liceo. Mi piacevano molto le materie letterarie, il mio professore di filosofia mi suggerì questa strada. Mio padre mi portava spesso con sé in una radio locale dove faceva l’opinionista, me ne stavo in regia, dietro il vetro della cabina speaker e mi deliziavo nel vedere il regista muovere cursori e tasti colorati. Mi insegnò a muovere i primi passi tecnici e feci il mio primo notiziario alla radio. Via via mi interessai sempre più, così dopo la radio passai alle tv locali e alla carta stampata: cronaca nera e giudiziaria, divenni corrispondente per la provincia di Enna del Giornale di Sicilia. Nel 1991 mi iscrissi all’Albo dei pubblicisti e nel 2004 sostenni gli esami da professionista.
D: Da cosa deriva la passione per il cinema e come sei riuscito a trasformarla in parte del tuo lavoro?
R: Non avrei mai immaginato di occuparmi di cinema. Fondai la prima tv satellitare, Oasi.tv, un canale dedicato al sociale di cui fui nominato direttore responsabile. La mia ultima diretta fu a Rimini, per la convocazione nazionale del Rinnovamento nello spirito, occasione in cui conobbi il sociologo Francesco Alberoni. Era il 2009 e mi parlò di un importante progetto di apertura di una sede distaccata a Palermo del Centro Sperimentale di Cinematografia, la scuola nazionale di cinema di cui lui era Presidente. Cercava un addetto stampa e io mi candidai; ritenevo conclusa l’esperienza all’Oasi e dopo un periodo da freelance nella gestione e organizzazione di uffici stampa, iniziai la collaborazione con la scuola di Cinema.

D: Dal 2010 sei direttore della sede siciliana del centro sperimentale di cinematografia – Scuola nazionale di cinema, come coniugate il legame tra cinema e territorio?
R: Nel 2010 il contratto di collaborazione da addetto stampa per la sede di Palermo si trasformò in assunzione a tempo indeterminato come direttore. Ricordo ancora il momento in cui mi venne comunicata la nomina dai componenti del consiglio d’amministrazione e accanto a miti come Giancarlo Giannini sentii Ivan Scinardo, fu uno dei giorni più emozionanti della mia vita.
Fino a oggi sono oltre 50 gli allievi che si sono diplomati al Centro Sperimentale in regia del documentario. Quasi la totalità di essi lavora per le piattaforme internazionali come Netflix e Prime Video. Molti sono rimasti in Sicilia e hanno creato dei collettivi mettendo insieme le professionalità e le esperienze acquisite.
D: A livello cinematografico, secondo te, qual è oggi il potenziale dell’isola?
R: Penso che la Sicilia sia da considerare una location naturale per girare ogni genere di film. La storia del cinema ce lo insegna. La realizzazione di film di successo necessita di un territorio e di un paesaggio in cui ambientare il plot, con evidenti ricadute sull’economia locale. In più, l’immagine cinematografica può fungere da volano per la promozione turistica. La Film Commission regionale sta facendo davvero tanto.

D: Cinema e giornalismo per Ivan Scinardo, le tue due anime hanno trovato la loro dimensione perfetta nel libro “Cinema#Giornalismo”. Cosa puoi raccontarci del tuo progetto letterario?
R: Rispondo con la mia introduzione al libro: “Cinema e giornalismo sono stati da sempre due strumenti fondamentali attraverso i quali, ancora oggi, si realizza il bisogno della narrazione. Entrambi raccontano storie, costruiscono, quello che viene chiamato, processo di immaginazione. La narrazione, quindi è l’essenza stessa di questi due mezzi, di questi due linguaggi, di queste due chiavi interpretative della realtà. […] Ho visto tanti film, alcuni più volte. Mi sono fermato ad analizzare dei frammenti, come in un tavolo di dissezione, ho isolato alcune scene, le ho lavorate con un software di montaggio, ripulite nel colore, nella luce e nel suono. Ne è uscito fuori un collage di cinema e giornalismo conflittuale e simbiotico nello stesso tempo”.
D: Nel tuo saggio citi oltre 250 titoli di film dedicati al giornalismo, tra questi qual è il tuo preferito?
R: Il film che coniuga in assoluto il rapporto tra cinema e giornalismo è ‘Il muro di gomma’ di Marco Risi del 1991. Penso che la storia ispirata al collega giornalista Rocco Ferrante del Corriere della sera che documentò la tragedia di Ustica e il processo sia una pietra miliare del giornalismo.

D: Cinema tradizionale VS piattaforme streaming: secondo te quale sarà il futuro del settore?
R: Penso e spero che la sala cinematografica non possa mai chiudere, anche se la pandemia ci ha fatto fare una sorta di prova generale costringendoci a stare in casa a guardare le piattaforme streaming. È grazie a esse che molte produzioni si sono salvate e molti giovani talenti hanno avuto e hanno tuttora una grande opportunità di portare avanti i loro progetti filmici. I colossi Netflix e Prime continuano a investire. Sono convinto che le sale e le piattaforme continueranno ad andare avanti su binari paralleli, e che il pubblico avrà più possibilità di scelta.
D: Hai già in programma qualche nuovo progetto?
R: Sto già pensando di continuare la ricerca sulla filmografia dedicata al giornalismo. L’ultimo film che ho recensito è ‘The French dispatch’ di Wes Anderson presentato a Cannes e che uscirà in sala il prossimo mese di Novembre. Vorrei pubblicare un secondo libro, nel frattempo ho già percorso 11 anni di esperienza nel ‘coltivare’ giovani talenti per il cinema. Sono loro il mio orgoglio e la soddisfazione di una ‘semina’ a lungo termine che sta dando frutti meravigliosi. Questo è il carburante dell’entusiasmo che mi spinge a volare sempre più in alto.