Tony Lo Coco, la Sicilia stellata che stuzzica il palato
Una cena a ridosso di Villa Palagonia, a Bagheria, immersi nell’atmosfera della misteriosa Villa dei Mostri. È la ‘casa’ dello chef siciliano Tony Lo Coco che con il suo ristorante I Pupi porta alto il nome della Sicilia, anima delle sue ricette. Da autodidatta a stellato, si è raccontato a Sicilian Secrets.
D: Tony Lo Coco e una carriera stellata, ma come ha avuto inizio il suo percorso da chef?
R: Sono un autodidatta, è stata la passione a spingermi verso questo mestiere. Non ho frequentato la scuola alberghiera! Inizialmente mi sono avvicinato alla pasticceria, poi nel 2000 ho avuto l’opportunità di aprire il mio primo ristorante poco fuori Bagheria, incentrato essenzialmente sulla banchettistica. Dopo un paio d’anni abbiamo raggiunto un tale successo da dover gestire quasi 370 eventi da gennaio a dicembre, numeri enormi. Poi però qualcosa dentro di me è cambiato.
D: Cosa è accaduto?
R: Dopo un decennio ho iniziato a sentire il desiderio di avvicinarmi di più ai miei clienti. Con gli eventi entri in contatto con chi commissiona il tutto ma poi non hai alcun rapporto con gli invitati. Allora ho aperto anche un ristorante da soli 20 coperti, I Pupi. Un pianeta opposto che per un po’ di tempo ho gestito contemporaneamente all’altra attività, ma alla fine la voglia di cambiare rotta e mettersi in gioco mi hanno portato a chiudere la banchettistica e continuare la mia carriera lì dove c’era davvero il cuore. Era indispensabile concentrarsi per accrescere il livello della cucina. Dopo 2 anni da questa decisione, è arrivata la stella Michelin!
D: L’essere siciliano e la Sicilia influenzano il suo lavoro?
R: Tantissimo, direi al 100%. Ogni piatto che penso è legato alla storia della mia terra, alle sue ricette e alle sue materie prime. Credo che le mie origini siano in parte responsabili del successo che abbiamo, è il merito di essere dei siciliani che hanno viaggiato in giro per il mondo e hanno capito cosa vuole trovare la gente che viene in Sicilia.
D: Qual è la creazione culinaria che considera il suo cavallo di battaglia?
R: Sono legato a ogni mio piatto ma la stigghiola di pesce credo sia un pezzo forte. L’ispirazione deriva dallo street food palermitano rivisitato in chiave moderna. Per questa ricetta che ho presentato anche all’estero, uso tonno e seppia, cipollotto e prezzemolo così da ricreare visivamente la stigghiola tradizionale. Mi piace far conoscere il cibo siciliano agli stranieri, i sapori della nostra regione e ancora di più quelli di Palermo. Il turista che arriva nel nostro ristorante può assaporare la tradizione e la memoria della Sicilia occidentale, ma a rimanerne conquistati sono anche i nostri clienti locali che apprezzano questi piatti vicini a un gusto che riconoscono ma con qualcosa di innovativo.
D: Ci può raccontare del progetto con la Caritas portato avanti durante la pandemia?
R: In realtà, collaboro con la Caritas già da prima della pandemia cucinando insieme a loro per le festività. Quando nei mesi scorsi siamo stati costretti all’ennesima chiusura, non abbiamo certo buttato le materie prime già preparate, al contrario le abbiamo sfruttate per organizzare un servizio di asporto a vantaggio delle famiglie bisognose proprio con la Caritas di Bagheria e il supporto dei servizi sociali che ci hanno aiutato, per esempio, in occasione dei pranzi natalizi.
D: Tony Lo Coco e i suoi traguardi, a oggi qual è quello più significativo?
R: Avere il ristorante pieno ogni giorno. È chiaro che per uno chef i riconoscimenti siano ben graditi, ma la maggiore soddisfazione è avere i clienti seduti ai tavoli. Nel mio caso è motivo di orgoglio vedere i turisti che arrivano a Bagheria, una destinazione considerata meno cool di altre che in qualche modo si vendono da sé.
D: Sogni e progetti per il domani?
R: Per il futuro vi sono numerosi progetti. Al momento, anche a fronte del periodo, il sogno è portare il nostro ristorante e il nostro nome sul tetto del mondo. Inoltre, stiamo lavorando per un’apertura adiacente a I Pupi per inserire una chef table che ci consentirebbe un rapporto con la clientela ancora più stretto. E poi, vorremmo mettere in piedi una piccola struttura ricettiva sul territorio cosicché chi vi soggiorna possa vivere un’esperienza completa partendo già con una colazione ricercata e particolare. Guardando al presente, sono già felice di sapere che anche grazie ai colleghi e a molti giovani imprenditori della ristorazione, la Sicilia stia crescendo e che tutti insieme possiamo contribuire alla fama d’eccellenza della nostra isola.