Alice Valenti, dai colori del carretto a una Sicilia moderna
Cresciuta artisticamente nella bottega di Domenico Di Mauro, grande pittore di carretti siciliani del catanese, Alice Valenti racconta la Sicilia attraverso le sue opere. Dalla tradizione alla modernità, una storia di artigianato che incontra grandi marchi internazionali come Averna e Dolce & Gabbana. Sicilian Secrets l’ha intervistata.
D: Come si è avvicinata al mondo dell’artigianato?
R: Ho avuto la grande fortuna di frequentare la bottega di uno dei più grandi pittori di carretto siciliano, Domenico Di Mauro. Egli sorridendo mi diceva sempre “Tu ti laureasti cca”, in via Tito 8 ad Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania. Ed è vero perché lì ho avuto la possibilità di formarmi come artista, di imparare un codice figurativo prezioso e antico come quello del carro siciliano, tassello fondamentale del nostro folklore.

D: Qual è il tratto distintivo dei lavori firmati Alice Valenti?
R: In una fase iniziale il mio stile era molto legato a ciò che avevo imparato in bottega e quindi al bagaglio di immagini derivante dal carro, a un modo di dipingere connesso all’arte popolare. Via via questo tratto si è evoluto verso una direzione più originale e vicina alle mie corde. Ho infatti ampliato le tematiche da dipingere anche attraverso nuove sperimentazioni.
D: Alice Valenti e la Sicilia: in che modo racconta l’isola attraverso le sue opere?
R: La Sicilia rimane sempre un punto di partenza. Io vivo qui e credo che ci sia tutto ciò che possa stimolare la sensibilità di un artista. La Sicilia traspare sempre dalle mie opere in modo più o meno velato. Sia quando mi approccio a un tema come ‘u pisci a mari’, una pantomima che si verifica ogni anno a giugno ad Aci Trezza e che ho dipinto in un quadro, sia – in modo più sottile – dall’immagine di una persiana chiusa col sole che crea una magia di colori.

D: Secondo lei, quanto è importante trasmettere la cultura per il mondo artigiano alle nuove generazioni? Cosa bisognerebbe fare?
R: Penso sia importante e imprescindibile. L’artigianato è una grande opportunità di lavoro troppo poco considerata dalle nostre amministrazioni. Occorre trovare soluzioni per agganciare il mondo delle scuole con quello dell’artigianato che è un mestiere nobilitante, un filo che attraversa la cultura siciliana nei secoli fin dai tempi antichi e che è necessario non spezzare.
D: Ci racconta qualcosa dell’esperienza con Averna?
R: Quella con Averna è stata la mia prima esperienza importante con un’azienda internazionale. Mi hanno contattata nel 2016 perché apprezzavano il mio modo di veicolare la tradizione siciliana in maniera contemporanea. Per loro ho creato tre etichette per la bottiglia Magnum nel 2016, 2017 e 2018. Averna, inoltre, mi ha aperto la strada verso altre collaborazioni, per esempio quella con Dolce & Gabbana.

D: Social e pandemia: quanto il web ha contribuito alla sua attività in un periodo di distanziamento come quello che stiamo vivendo?
R: Per un artista il raccoglimento è parte fondamentale del proprio operato. Pertanto, questo momento non è stato del tutto negativo. Il web ci ha permesso di collegarci e rimanere in contatto con ciò che succedeva nel mondo, di attivare nuove sinergie, di fornirci nuovi spunti e suggerimenti per conoscere altre realtà.
D: C’è un luogo della Sicilia che la ispira particolarmente per le sue creazioni?
R: Mi sento molto legata ad Aci Trezza dove esiste uno storico cantiere navale, quello della famiglia Rodolico, Maestri d’Ascia da cinque generazioni. Insieme abbiamo portato avanti un progetto che si chiama ‘Spiranza’ il quale consiste in un gozzo che ho restaurato e dipinto nel loro cantiere. È un omaggio non soltanto alla storica tradizione dei Maestri d’Ascia e al borgo marinaro di Aci Trezza, ma è anche un collegamento con il presente, con ciò che la barca significa ai giorni nostri.

Sulla pavimentazione della barca ho voluto riprodurre una serie di estratti dai Malavoglia di Verga, dall’Odissea di Omero e dalle lettere dei migranti recuperate a Lampedusa. Questi testi apparentemente lontani tra loro, sono accomunati da ciò che il mare rappresenta, ovvero l’incognita. La fatica e le speranze di chi si mette in viaggio: portare del pesce a casa o trovare un futuro migliore. Con le preoccupazioni di chi rimane a terra pregando che i propri cari possano riapprodare sani e salvi.
D: Quali sono i suoi progetti per il futuro?
R: Sono innumerevoli! Mi piace quando il mio lavoro si collega a realtà che ritengo di valore, come per esempio le scuole, i giovani. Desidero portare avanti dei progetti che coinvolgono i bambini e poi, guardando al futuro imminente, sto collaborando con una sartoria catanese. Quest’estate produrremo una collezione con i miei tessuti stampati.
