Nicasio Catanese, l’emozione del palcoscenico
Teatro, TV e cinema. Nicasio Catanese si diploma all’Accademia d’Arte del Dramma Antico dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa nel 2015 ma già prima calca palchi importanti come quello del Teatro Greco di Siracusa lavorando con diversi registi di fama nazionale e internazionale. È stato tra i protagonisti della serie Rai ‘Il Cacciatore’ premiata al Festival di Cannes nel 2018, al cinema ultimamente con ‘Il Delitto Mattarella’ di Aurelio Grimaldi, nei panni di Bernardo Mattarella. Sicilian Secrets l’ha intervistato.

D: Come ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo e dunque al mestiere di attore?
R: È stato un percorso naturale. Fin da bambino giocavo a inventare storie per poi inscenarle davanti alla mia famiglia. Al liceo i primi laboratori teatrali hanno aperto la via, da lì non mi sono mai fermato. Quelli dell’Accademia poi, sono stati anni intensi di formazione e di felicità. La passione si è trasformata in mestiere, la vocazione iniziale ha trovato la sua conferma e la sua alimentazione.
D: Nicasio Catanese, sul palco e davanti la macchina da presa per la prima volta. Cosa ricordi delle emozioni di quel momento?
R: La mia prima volta in teatro risale a quando ero bambino. Ma se parliamo di esperienze professionali, ho avuto il battesimo al Teatro Greco di Siracusa, luogo in cui mi sono formato. Ricordo il mio primo spettacolo lì: avevo un’entrata a testa bassa dal fondoscena fino al proscenio, avrei dovuto alzare la testa e guardare il pubblico. C’erano sei mila persone. Ebbi un capogiro, mi ripresi subito. In quel momento capii quanto fosse fondamentale avere coraggio in questo mestiere, avere cuore.

D: Hai recitato nel film di Aurelio Grimaldi ‘Il delitto Mattarella’, cosa ci puoi raccontare di quest’avventura cinematografica vissuta al fianco di notissimi attori?
R: Prendere parte a questo progetto così importante è stata per me una grandissima occasione. È un film militante, un tributo alla figura di un uomo onesto che è stato lasciato solo e poi assassinato. La storia che si ripete e che va necessariamente conosciuta, soprattutto da noi giovani che non abbiamo vissuto quei tempi così amari. Stare su quel set è stato illuminante, ho imparato tanto. È un mestiere, il nostro, che si fa anche e soprattutto sul campo, e devi sempre prendere e rubare tutto quello che c’è di buono nei tuoi colleghi. Aurelio Grimaldi poi, con il suo entusiasmo contagioso e la sua intelligenza, ha saputo dare a noi attori gli strumenti giusti per affrontare al meglio il set, di questo gliene sono grato.
D: Secondo te, essere siciliano, rischia di bloccare un attore dentro ruoli cliché?
R: Il dialetto di per sé lo reputo un valore aggiunto, una musica che ci portiamo dentro e che non può che tornarci utile. Ad esempio, io spessissimo penso le battute in siciliano, anche quando queste vanno necessariamente dette in dizione. È un modo per accostarsi alla sceneggiatura in maniera naturale e immediata. Un attore può rischiare di rimanere intrappolato nei cliché del suo regionalismo, ma se ha studiato avrà anche tutti gli strumenti per affrontare qualsiasi altro ruolo.

D: C’è un luogo in cui ti piacerebbe girare un film o un teatro in cui vorresti esibirti?
R: Girerei film ovunque. Ho avuto la fortuna di lavorare in posti meravigliosi della nostra Sicilia ma anche nel Lazio e in Toscana. L’Italia è tutta bella, appena ti giri riesci a vedere possibili set cinematografici. In teatro invece tornerei volentieri al Teatro Greco di Siracusa, dove sono nato artisticamente, ma anche al Piccolo di Milano.
D: Nicasio Catanese nel ruolo di… C’è un personaggio storico, di fantasia o magari ancora vivente che ti piacerebbe interpretare?
R: Ce ne sono eccome, tanti. Penso che sarebbe bello raccontare la storia dei Florio, una famiglia ambiziosa che in Sicilia è diventata leggenda. Sogno di poter interpretare in teatro la figura del messaggero, personaggio fondamentale in molte tragedie che restituisce con la parola e con il corpo immagini potentissime. Al cinema punto a un ruolo dove la compromissione emotiva sia altissima. In TV rifarei invece una serie di alto livello, come è stata ‘Il Cacciatore’.

D: Hai qualche aneddoto dal set da rivelarci?
R: Nei set si lavora moltissimo ma ci si diverte. I ritmi sono allucinanti, il tempo per alcuni pare non scorrere mai per altri passa troppo velocemente. Durante le riprese della prima stagione de ‘Il Cacciatore’ ricordo che avevo una posa in notturna in mezzo a un bosco sperduto del Lazio dove a farci compagnia c’erano anche dei lupi. La scena prevedeva che io stessi a penzoloni su di un ramo a sei metri di altezza. Mi portarono su con l’elevatore ed ero pieno di imbracature. Avrei dovuto girare un ciak veloce. Rimasi appeso circa due ore, per colpa di alcuni aerei che disturbavano l’audio. Quando mi portarono giù non sentivo più le gambe. Quando toccai terra nessun aereo all’orizzonte, silenzio tombale, un classico.
D: Hai dei progetti imminenti e un sogno professionale nel cassetto?
R: Guai a non avere sogni. Ne ho i cassetti pieni. Proprio nel cassetto da qualche tempo ho un testo che ho scritto per il teatro con molta cura ed entusiasmo e chissà se mai avrà la sua realizzazione. Io credo di sì, ma bisogna attendere ancora un po’. Poi desidero un bel ruolo in un film d’autore, uno di quelli che segnano in bene il percorso di un giovane attore. Ecco quelli! Sono sogni, e citando Calderon: ‘i sogni, sogni sono’.