Il turismo al tempo del Covid-19: come in guerra!
Marzo 2020: siamo in guerra contro un nemico invisibile che ci toglie il fiato e lo spazio… e non sappiamo quando tutto questo finirà.
Il mondo si ritrova in guerra col Covid-19 e anche il turismo.
Il turismo al tempo del Covid-19: come in guerra! Anche l’umore dei collaboratori e di coloro che lavorano nel comparto del turismo riflette quanto sento. Oltre la propensione all’ottimismo traspare inevitabilmente il cupo presagio che questa crisi cambierà l’aspetto del mondo così come lo abbiamo finora conosciuto. Di colpo le confortanti statistiche che di anno in anno registravano una costante crescita del settore turistico appaiono stravolte, annientate. D’emblée direbbero i francesi. No, non riusciamo a farcene una ragione. Quel meraviglioso movimento di persone da un luogo ad un altro del pianeta si è fermato. La realtà è sotto gli occhi di tutti: l’economia mondiale e non soltanto il turismo è ostaggio di un microrganismo venuto da chissà dove. Il settore in cui molti imprenditori hanno investito ingenti somme è ora al collasso.
Chissà come reagirà il mondo della finanza a questo evento che nessuno mai avrebbe immaginato potesse colpire su scala planetaria. Già… le banche che al settore turistico hanno sempre prestato generosa attenzione. Le stesse che spesso hanno ricevuto le più sonore fregature in termini di prestiti mai rimborsati. Il turismo è cosa da esperti… i banchieri hanno voluto credere alla stima della costante crescita mondiale del + 5 % annuo avvenuta dagli anni ’80 ad oggi secondo i dati OMT. Eppure questa iattura del virus chi mai se la sarebbe aspettata? Si modificherà forse l’idea dell’invulnerabilità delle imprese turistiche e in particolare del settore alberghiero… quello che io denomino “mattone + emozioni”. Quelle forti emozioni durature nel tempo che solo un viaggio sa riservare: un binomio perfetto per rendere infallibile un’impresa alberghiera! Almeno così fino a ieri.
Il coronavirus ha bloccato l’intera economia… siamo in crisi.
Non sembra vero eppure è realtà. Siamo nella crisi più nera che si potesse mai immaginare. Da fine febbraio 2020 in meno di un mese gli hotel qui in Sicilia hanno subito un colpo terribile. L’indice più importante, l’occupazione camere, è calato dall’80% al 3%… e ovviamente per le strutture che sono rimaste aperte! Un hotel non chiude mai nelle grandi città… come Palermo. Nella storia le strutture alberghiere, perlomeno le più gloriose, non hanno mai spento le luci, i climatizzatori, gli impianti. Ma restare aperti è spesso anche una necessità. Un albergatore che chiude le porte difatti oltre a una perdita di immagine ed ai costi fissi deve comunque mettere in conto le spese di guardiania. Nella mia esperienza di tour operator e albergatore ho visto diverse volte che fine fanno gli hotel quando chiudono.
Credetemi: una volta in pieno centro a Palermo stavo visitando con il proprietario uno dei suoi due hotel. Quindi siamo andati nell’altro distante solo 100 metri e ci siamo accorti che era stato letteralmente spogliato di tutto. Per racimolare qualche chilo di metallo dai rubinetti gli sciacalli nottetempo intrufolatisi avevano spaccato i lavabi e i bidet! Rubati perfino i collettori di bronzo dei climatizzatori tranciandoli così in profondità nei muri, insieme a pochi centimetri di tubo di rame, da richiedere un nuovo impianto. Che dire dei quadri elettrici saccheggiati di ogni elemento e dei cavi, così da non lasciare un solo centimetro del prezioso rame? In definitiva danni alla struttura per centinaia di migliaia di euro e tutto per ottenere quattro soldi dal rigattiere. Di certo un riciclatore non meno esecrabile degli stessi ladruncoli di turno.
Chiudere un hotel, credeteci, significa mettere fine a una storia, un percorso fatto anche di emozioni e sentimenti ! Esperienze professionali di chi in quell’albergo ci ha lavorato si mischiano a riunioni di famiglia, vacanze tra amici, meeting, congressi e altro dei tanti clienti. Un hotel in verità è un concentrato di mondo, con i tanti volti di ogni nazionalità ed etnia che quotidianamente entrano ed escono senza sosta in un coacervo di lingue e di culture. Un luogo di storie più o meno belle ma quasi sempre interessanti che si intrecciano. Una sorta di palcoscenico dove ogni giorno vanno in scena le vicende di mille diversi personaggi che recitano come noi tutti una commedia chiamata vita.
Il pianeta è al cospetto di un nemico nuovo dal nome Covid-19.
Poi arriva un virus e tutto improvvisamente cambia. All’inizio si sentiva dire quasi con disinteresse che il fatto riguardasse soltanto i soliti cinesi con i loro strani mercati dove si mescolano e moltiplicano batteri e virus. Beh i cinesi sono anche tipi laboriosi ed efficienti tanto da conquistare il mondo con i loro prodotti e le merci sempre più affidabili. E infatti ci hanno dato una lezione di efficienza: hanno arginato nella loro terra la diffusione di un virus dagli effetti spaventosi. Ed adesso sono perfino venuti a portarci il loro aiuto materiale e morale tanto che appaiono come i potenziali salvatori della patria Italia. Come cambia il mondo! Li abbiamo sempre derisi per il loro forsennato uso della fotocamera insinuando spiassero ogni cosa per copiarla, e adesso ci mostrano come e cosa fare e siamo noi italiani che copiamo da loro.
Ormai è certo: il pianeta è al cospetto di un nemico nuovo invisibile e imprevedibile che è stato chiamato Covid-19. Si tratta di un microrganismo per la precisione un nuovo coronavirus. Come un cavallo di Troia si introduce furbescamente nelle nostre cellule e moltiplicandosi può provocare una grave forma di polmonite. Questa pandemia ha già contagiato ad oggi oltre 300.000 persone nel mondo e chissà quanti lo sono senza saperlo. In più ne ha portato alla morte secondo i dati circa 13.000 e chissà quanti ancora. Ma è anche la causa di un nuovo, importante fenomeno: la solidarietà planetaria!
Avevamo già iniziato alcuni decenni fa a sentirci accomunati dalla stessa sorte a causa di un altro nemico invisibile. I cambiamenti climatici dovuti al buco dell’ozono avevano dato effetti disastrosi all’ambiente ma tuttavia così dilatati nel tempo da oscurarne la reale pericolosità. Adesso però c’è questo virus che tocca da vicino e minaccia in modo incombente la nostra salute e la nostra esistenza. Adesso e ora e riguarda tutta la razza umana! Per questo a mio avviso si sta sviluppando una nuova consapevolezza. Credo che noi europei daremo finalmente senso e corpo all’idea di una comunità omogenea e compatta di paesi: una sorta di Stati Uniti d’Europa. Basta ad un’Europa finora composta da entità nazionali accomunate più nel male che nel bene e in pratica solo sul piano finanziario. Voglio pensare che alla fine di questa crisi ci sentiremo più europei di quanto non sia stato fino ad ora.
Occorre un serio intervento da parte della politica nazionale e internazionale.
Di certo comunque è venuto il momento che al consesso europeo i nostri parlamentari agiscano con maggiore consapevolezza e decisione. L’asse franco-tedesco sinora ha curato gli interessi delle loro due nazioni e non ci ha risparmiato nulla. Il Presidente della BCE nei giorni scorsi non ha certo tirato fuori le sue affermazioni per una semplice gaffe. La Christine Lagarde ha deliberatamente comunicato in pratica la volontà europea di far pagare agli italiani, intesi come singoli individui, i costi finanziari derivanti dal coronavirus.
Ma è di queste ore la decisione della sospensione del patto di stabilità annunciato con un fare inconsueto rispetto al passato recente per voce di Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea. Un grande segnale di coraggio e di svolta ma soprattutto di speranza che questa donna in un discorso di poche ma pesanti parole ha trasmesso a tutta Europa. Importante soprattutto per quei paesi che con la loro intransigenza hanno portato l’Europa ad una crisi peggiore del male che avrebbero voluto sconfiggere, quello dell’inflazione. In qualche modo leggo ciò che sta accadendo come il conto che ci sta presentando la globalizzazione ed è veramente ora che si pensi a un governo mondiale che detti le nuove leggi a tutti noi uomini del terzo millennio.
La guerra che dobbiamo combattere contro un piccolo quanto terrificante virus, ci costringerà probabilmente anche a sviluppare una nuova concezione di authority mondiale. L’ONU da sempre incide ben poco in termini di governance e c’è necessità di una nuova forza. E’ possibile quindi che l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, assuma una maggiore autorevolezza e di conseguenza una legittima funzione di coordinamento dell’attività di contrasto al virus nei diversi paesi del mondo.
L’impatto drammatico del virus è anche sull’aspetto emotivo di ognuno.
Una notizia apparentemente avulsa da questi argomenti è apparsa sui giornali proprio in questi giorni ed ha attirato la mia attenzione. Distante 390 anni luce dalla Terra è stato scoperto il pianeta Wasp-76b la cui temperatura in superficie è di 2400 gradi e dove la pioggia pare sia di ferro fuso. Questo alieno e assurdo mondo mi ha fatto riflettere su quanto siano di poco conto le nostre vicende se guardate da una prospettiva più ampia. Quanto siamo piccoli noi e il nostro pianeta, un granello di un universo immenso.
Ma che perfetto equilibrio permette alla Terra di esistere da miliardi di anni protetta da una semplice bolla di atmosfera e schivando la miriade di asteroidi che da un tempo infinito ci sfrecciano accanto seguendo il loro viaggio. Il nuovo coronavirus lo comparo a uno di quegli asteroidi che periodicamente si avvicinano al nostro pianeta senza che noi ci facciamo caso. Uno dei tanti potenziali nemici che normalmente schiviamo. La sua traiettoria purtroppo non si è rivelata stabile e lui ci ha colpito sconvolgendo la vita sociale ed economica di tutta l’umanità.
E allora dovremo abbandonare tutte le nostre certezze? Pensando a me stesso, la mia natura creativa che mi ha condotto a essere CEO del Dimsi Group e che dava senso al mio mondo di imprenditore troverà ancora modo di esprimersi? Questo virus sembra voler interrompere i miei progetti ed i miei sogni che sono poi la mia stessa ragione di vita. I miei tanti collaboratori cercano di capire dai miei sguardi quale sarà il nostro e il loro futuro. Il turismo ai tempi del Covid-19: come in guerra! Questo avvertono chiaramente anche loro. A volte mi sento come Socrate, concedetemelo, attorniato dai suoi discepoli pieni di quesiti sul senso della vita… mi chiedono: adesso chi siamo e dove andiamo?
Utilizzare la crisi per riflettere e quindi ripartire!
Guardano a noi, cioè a me, a mia moglie Maria e a mio figlio Julian, che ha già cominciato a esercitare la sua imprenditorialità, per sapere quale sarà la nuova destinazione. Ed io stesso mi domando… sono ancora un imprenditore? Potrò assicurare gli stipendi e un buon lavoro a tanti che hanno studiato e si sono formati per entrare nel settore del turismo scegliendo il campo linguistico o specializzandosi nelle discipline amministrative e finanziarie?
Certo siamo tutti consapevoli che il Covid-19 si è insinuato nelle nostre vite e ne modificherà in qualche modo per sempre le regole. Penso anche alle profetiche parole che Bill Gates pronunciò durante un congresso di qualche anno fa “I nuovi nemici dell’umanità non saranno guerre o missili ma microbi”. Avevamo dei punti fermi a cui ancorarci ed ora a distanza di poche settimane la terribile crisi…
NO! NO! Ripeto con forza… il fare e il creare vinceranno il virus! Allora dobbiamo ricostruire approfittando proprio della crisi! Riflettendo sull’etimologia della parola crisi dal greco krino cioè separare, giudicare, valutare possiamo coglierne anche i lati positivi. Un momento di riflessione, un presupposto per sperimentare nuove capacità personali, per sviluppare nuovi prodotti e modalità di commercializzazione.
In conclusione sconfiggeremo il Covid-19 e #celafaremo!
La crisi dunque va pensata come una fase durante la quale mettere in essere le strategie per una rinascita, per una nuova vita, superando i nostri obsoleti paradigmi. Proprio questo dovranno fare anche i governanti che si ritrovano a guidare questa difficile fase di transizione. Riflettere, valutare, sperimentare: è essenziale conciliare le aspettative dei cittadini sulla ripresa economica del paese col fondamentale diritto alla salute costituzionalmente sancito nella nostra Carta. La classe politica in particolare avrà l’onere di gestire le esigue risorse del paese, già fortemente indebitato, sapendo che potrebbero non bastare per tutti.
In conclusione piangeremo le vittime di questa guerra ma sconfiggeremo il Covid-19: lo sappiamo! E ci ritroveremo idealmente tutti al nastro di partenza… proprio nel silenzio che precede lo starter del colpo di pistola… pronti per riprendere la nostra maratona. Ai nostri clienti, ai partner siano essi clienti, fornitori, professionisti, agli amici, ai collaboratori… dico che #andràtuttobene e noi ci saremo. E saremo forti del know how acquisito in tanti anni di turismo e certamente ancor più forti per le energie che la rinascita dopo la crisi farà sprigionare… sono certo: vinceremo la guerra e insieme #celafaremo.
Pubblicazione a cura di Saverio Garufi