“Palermo è veramente cambiata” parola del sindaco Leoluca Orlando!
Leoluca Orlando prosegue a raccontare a Sicilian Secrets inediti episodi della sua vita e afferma con orgoglio che la sua Palermo è veramente cambiata: seguitemi!
Riprendo qui l’interessantissima e approfondita intervista con il sindaco Orlando già pubblicata nei giorni scorsi in un precedente articolo… se vi siete persi la prima parte niente paura… cliccate qui!
La visione politica nei confronti del populismo e della mafia.
Sindaco stava affermando che la sua città grazie al confronto e al dialogo non è più quella di prima… “Sì – mi dice Orlando con convinzione – Palermo è veramente cambiata ma l’ha fatto come alternativa al populismo. Populista è colui che pensa si possa cambiare tutto e subito senza contrasti. Populista è chi non ha rispetto del tempo, chi pensa di poter cambiare tutto e subito. Se 40 anni fa avessimo detto davanti al corpo inerme di Piersanti che in 40 giorni avremmo sconfitto la mafia, avremmo mentito e saremmo stati populisti. Un cambiamento culturale vero abbisogna di tempo: chi dice il contrario, mente sapendo di mentire. Non c’è città in Europa che non sia cambiata in maniera così radicale come Palermo. Noi siamo cambiati nella testa, proprio…e senza cambiare la Costituzione…lentamente. Palermo non si accontenta più di vergognarsi del suo passato ma rilancia e pretende il rispetto dei diritti. Di tutti!”
Parlare di populismo, leggendolo come la narrazione del momento attuale di ricerca di un facile consenso che si ottiene parlando “alla pancia” delle persone proprio all’indomani della sconfitta dei cosiddetti populisti e sovranisti nelle elezioni dell’Emilia Romagna, accende il dire del Sindaco che soddisfatto legge a voce alta il testo del messaggio inviato nella notte ai sindaci appartenenti all’ANCI di cui è Presidente regionale. “Al nord come al sud i cittadini hanno detto no alla richiesta salviniana dei pieni poteri. In Emilia Romagna viene premiata con forza una politica rispettosa dei diritti di tutti…una politica contro il populismo che pretende di risolvere i problemi senza rispetto del tempo. Subito, senza confronti né contrasti. La politica non ha bisogno di tweet e di slogan! Certo, il Presidente Bonaccini non è per così dire un personaggio affascinante ma è colui che manda un messaggio chiaro contro la deriva del populismo. Il cambiamento richiede impegno…mettiamocelo in testa! Per dirle quanto sia cambiato negli anni, potrei raccontarle oltre all’episodio del 6 gennaio, il fatto che il primo dicembre del 2018 ho ricevuto il più prestigioso premio letterario tedesco, una sorta di Premio Strega e Campiello messi insieme che da sempre ogni due anni è andato ad autori tedeschi. Io ho venduto 300 mila copie del mio libro, mai tradotto in italiano…un premio importantissimo dato in passato a personaggi come Simone Weil, per dire. Bene, nel 2018 l’ho ricevuto io, con laudatio del regista Wim Wenders che, come un mantra, quel giorno non ha fatto altro che ripetere “Palermo è cambiata, Palermo è cambiata”. Ed ancora a riprova voglio raccontarle una curiosità. Un tempo quando andavo in Germania nei terribili anni 80 e fino al 2000, in aeroporto mi aspettavano tre auto blindate, un’ambulanza ed un elicottero. Si rende conto? Viaggiavo sotto falso nome per ragioni di sicurezza e negli alberghi dove alloggiavo la Polizia era costretta a svuotare il piano di sopra ed il piano di sotto rispetto a quello dove si trovava la mia camera. Sa sotto quale falso nome viaggiavo, all’inizio? Brusca! Così nessuno si sarebbe chiesto il perchè di quello spiegamento di forze di almeno 30 poliziotti. Chiesi per ragioni etiche di poter cambiare nome e mi accontentarono. Da allora, in Germania viaggiai con il cognome Angioni”. Ricordo a me stessa che trattasi del generale Franco Angioni che tra l’82 e l’84 ha guidato il contingente italiano della Forza Multinazionale in Libano, “inventore” di un modello cui si riferirono anche le successive missioni italiane all’estero. Angioni addestrò i propri soldati spingendoli ad imparare, a conoscere la cultura locale per far sì che comprendessero le ragioni delle parti e si proponessero come forza d’interposizione piuttosto che come l’ennesimo contingente straniero in terra libanese.”Sa con quale nome – prosegue – viaggio oggi, in Germania? Con il mio, Leoluca Orlando. Ha ragione Wenders: Palermo è cambiata!”.
Il racconto di alcuni aspetti inediti della sua vita e delle sue idee di uomo e di politico.
Sindaco, qual è il Suo rapporto con la morte…quello stesso sentimento con cui ha dovuto fare i conti dopo la morte di Piersanti Mattarella? “Guardi – risponde – io sono abituato a fare i conti con la morte sin da piccolo. E questo perchè sono nato con la sindrome di Katagener…”. E qui il sindaco Orlando si dilunga con dovizie di particolari e competenza medica su questa strana sindrome che l’accompagna dalla nascita, tanto rara che se ne contano una decina di casi in tutto il mondo e che, oltre all’inversione di tutti gli organi, cuore compreso, presenta nel suo caso tutta una serie di patologie che presupponevano, alla sua nascita, un’aspettativa di vita di non oltre 40 anni. Ora che di anni ne ha 73, essendo classe 1947, Orlando vive più rilassato da questo punto di vista ma ricordando il passato mi racconta di aver superato tre bruttissime polmoniti, una mediamente ogni 20 anni, e di essere stato spesso ricoverato, anche all’estero, per curarle.
Sindaco, ma l’esser nato con questa rarissima patologia, l’ha predisposta a mordere la vita e a cercare di viverla in maniera più intensa o cosa? “Guardi – mi dice Orlando – da una parte mi ha predisposto ad assaporare la vita ma, al contempo, a convivere con l’idea della morte. Pensi che sono cresciuto in una famiglia di otto figli e ricordo che il leit motiv era “Luchetto muore…Luchetto muore!” ed invece eccomi qui! “. Sindaco, ma Luchetto che bambino era? Cosa sognava di fare nella vita…l’esploratore, l’aviatore come tutti i bambini o altri erano i suoi sogni? “Ma no! Sin da piccolo ho pensato di voler fare quello che avevano fatto mio nonno e mio padre cioè il professore universitario, così semplicemente. E mi sono impegnato per riuscirci…sa che sono stata la migliore Maturità classica del mio anno? Anzi sappia che in 400 anni di storia dei Gesuiti in Italia sono considerato il migliore allievo in assoluto”.
Il rapporto con Papa Francesco, il problema delle migrazioni, l’immagine della Sicilia.
“Ed è stato questo il motivo per cui ho conosciuto Bergoglio proprio in occasione della grande reunion di tutti i migliori ex alunni dei Gesuiti in italia!”. Tante le polemiche su Papa Francesco, contestato ed amato alla stessa maniera – io azzardo. “Guardi, Papa Francesco è il primo Papa riformista dopo Lutero. Anzi lo considero proprio il Martin Lutero cattolico, colui che sta facendo una vera e propria Riforma. Noi per 500 anni abbiamo avuto Papi che hanno cercato di adeguare il Concilio di Trento ai tempi che cambiavano. Insomma sono stati degli adattatori, semplicemente. Papa Francesco invece non si pone il problema di adattare ai tempi il Concilio di Trento ma di adattare proprio il Vangelo ai tempi che viviamo. E’ differente! Ci pensi…chi ha rotto gli schemi? Lui! Ed infatti, non a caso, ha utilizzato il nome di un santo pre-riforma”. Sindaco, ma noi cattolici siamo pronti a tanta modernità? “Io penso che il Vaticano sia un nemico nel cammino della Fede. Cosa c’entra? E’ un ostacolo. Perchè possiamo parlar male di un qualsiasi Ministro francese o tedesco e non di un Cardinale? Perchè non posso esprimere un giudizio negativo su un Ruini o un Bertone? Certo in questo mio sentire ha inciso la mia famiglia. Io non ho conosciuto mio nonno che era un cattolico praticante ma mio padre che mi diceva sempre “Caro figlio mio, la tua fede…il tuo amore per Dio…si misura dalla distanza dai suoi sacerdoti!”.

“Anzi, ricordo che a tavola spessissimo parlavamo male dei sacerdoti, del parroco, dell’arcivescovo. Cosa c’entrano i sacerdoti con Dio? Veda, l’idea che chi rappresenta Dio debba essere perfetto…porta al radicalismo! Io avevo pensato addirittura di diventare protestante valdese ma questo Papa mi ha fermato. Io sono convinto che Dio esiste ma, la prego, non me ne chieda il nome. In una Moschea prego Allah, in una Sinagoga Iaveh, in una Chiesa Gesù Cristo e non per avere un contratto di assicurazione sulla vita ultraterrena, no…lo faccio perchè in nome di questo Dio non ci siano fratture su questa terra. Oggi in questa città è così! Se mi chiede quanti migranti ci siano a Palermo, io rispondo “Nessuno”…chi viene a Palermo diventa palermitano”.
La mobilità, Sindaco, come diritto inalienabile? “Si! Bisogna essere gruppo per sconfiggere l’individualismo”. Con grande partecipazione Orlando affronta un tema che evidentemente è nelle sue corde e mi parla di cittadinanza di residenza, di abolizione del permesso di soggiorno, di diritto all’asilo, alla protezione e all’accoglienza per poi passare al diritto alla dignità ed al lavoro, alla partecipazione politica ed alla contaminazione culturale…ed ancora di diritto all’iscrizione all’anagrafe, il diritto al futuro ed alla salute. La mobilità, insomma, come diritto della persona umana e su questo non transige il Sindaco! “La nostra diversità non è genetica – continua Orlando – lo siamo per scelta, per cultura! Pertanto tutte le città del mondo devono affrontare la sfida ed incrociare il proprio progetto di futuro sotto i nomi di Google e di Ahmed, per dire. La prima esprime la connessione virtuale, il secondo è un nome di un migrante a caso che potrebbe essere Alì o altro, la connessione umana. Due realtà che devono convivere e che singolarmente non potrebbero accettare la sfida. Pensi, oggi Palermo ha scelto la sintesi: è una delle città meglio cablate nel Mediterraneo ed al contempo è la città in cui mi piace affermare che non esistono migranti…chi vive a Palermo è palermitano al di là della provenienza e dell’etnia. Nessuna distinzione tra gli esseri umani in base alle razze!”.
Sempre per approfondire l’argomento che tanto gli interessa, il Sindaco mi omaggia alcune pubblicazioni che parlano dell’argomento, augurandosi che si possa passare dalla migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto inalienabile. Sindaco, – proseguo a domandare – di noi siciliani si dice di tutto e di più e si cerca sempre di incasellarci in categorie diverse ma ben precise. Lei che tipo di siciliano pensa di rappresentare? “Guardi, – risponde pronto – io sono siciliano non perchè siciliani erano mio padre e mio nonno, no…sono siciliano perchè ho scelto di rimanere e di esserlo. Che tipo di siciliano sono? Secondo me non esiste un siciliano uguale ad un altro. Il siciliano tipo è un mosaico. La sua vera caratteristica è di non averne…caratteristiche comuni, intendo”. Sindaco – continuo – quali i rapporti con la consorella Catania? “Guardi, Catania è una città importante che vive però una profonda crisi perchè non ha avuto lo scatto di orgoglio di Palermo, la sua civile reazione. La mafia a Catania è presente e prudente. Qui a Palermo ha esagerato…ha decapitato le istituzioni. Qui ripeto ha costretto i ciechi a vedere, i muti a parlare, i sordi a sentire! Palermo è diventata un punto di riferimento dei diritti di tutti, Catania no!”.

E di Goethe cosa mi dice? Non pensa come lui che qui in Sicilia c’è la spiegazione di tutto? “Fuori dai luoghi comuni, credo che bisognerebbe smettere di leggere Goethe in maniera enfatica come si fa e soprattutto smetterla di continuare a sentirci l’ombelico del mondo. Non lo siamo. Paradossalmente potrebbe essere che Goethe abbia esaltato così tanto la Sicilia perchè magari è qui che ha avuto la sua prima esperienza sessuale…cosa ne possiamo sapere! Apprezzo tantissimo Goethe però, per favore, non utilizziamolo come alibi per i nostri deliri di onnipotenza”. E Tomasi, Sindaco? Anche lui ha fatto guasti nella percezione che si ha del siciliano o che ha il siciliano di se stesso? “Anche qui…romanzo bellissimo, altrettanto bello il film. Così come “Il Padrino”. Entrambi dei capolavori ma una vera tragedia per noi siciliani. Come fai a dimenticare la scena in cui Don Vito Corleone gioca con il nipotino? Scena che ti fa dimenticare che fosse un feroce assassino o no? “Il gattopardo”, splendido romanzo, magnifico film che manda però un messaggio che riguarda al massimo solo dieci famiglie aristocratiche: ed infatti solo poche famiglie aristocratiche avrebbero potuto permettersi di dire che tanto non cambia niente! In definitiva, le due più grandi opere degli ultimi ottanta anni: due tragedie per il popolo siciliano. No, mi ascolti…io scelgo “I cento passi” di certo”. Va da sé che si riferisca al film di Marco Tullio Giordana incentrato sulla vita di Peppino Impastato, vittima di mafia. Un film che parla di ribellione e di riscatto…è questa la Sicilia della quale vuol sentire parlare il Sindaco!
L’arrivederci a Leoluca Orlando colui che giustamente può affermare “Palermo è cambiata!”
Atteso per un successivo impegno, Orlando si alza e mi accompagna alla porta…non posso e non voglio esimermi dal strappargli un ricordo del giudice Giovanni Falcone, da lui stesso sposato in quella stanza e poi oggetto di feroci critiche circa la gestione delle indagini sui politici. Memorabile a tal proposito la puntata di Samarcanda che è entrata nella storia recente. “Grande amico – afferma Orlando – quando l’ho sposato era seduto proprio dove era seduta lei. Era un sabato sera, non c’era nessuno e neppure un fotografo. Uno straordinario magistrato, straordinariamente attento alle regole del Diritto in un tempo in cui, se io fossi stato magistrato, mi sarei comportato come lui e sono convinto che, al mio posto, anche lui si sarebbe comportato come me perchè uno non può affidarsi solo alla Magistratura, deve denunciare anche quello che i magistrati non riescono a colpire. Io non delego ai magistrati il compito di selezionare la classe dirigente di un paese! No, io rivendico il diritto di parlar bene di un condannato e se posso parlar bene di un condannato, posso anche parlar male di un assolto!”.

Saluto il Sindaco e d’istinto prima di venir fuori dal stanza guardo in direzione di quella sedia…quella dove ero stata seduta io…quella dove era stato seduto Falcone la sera del suo matrimonio con Francesca Morvillo, anch’ella magistrato. Mi pare di vederne la sagoma ed il sorriso accattivante e mi ritrovo a fare un gesto di saluto con la mano. Ed ho l’impressione di riceverne risposta. Mentre una lacrima di turbamento si affaccia, subito ricacciata indietro, faccio il cammino a ritroso attraverso i bellissimi ambienti di Palazzo delle Aquile per poi immergermi nuovamente nel festoso frastuono di quel melting pot di cui Palermo, anche grazie al suo sindaco, è esempio pulsante. Una città da visitare, sfacciatamente bella, vivace, complessa, variopinta sotto tutti i punti di vista… tutti motivi per cui val la pena di essere vissuta, ammirata e amata. E ditemi se è poco!
Alla prossima! Silvia Ventimiglia
Pubblicazione a cura di Saverio Garufi.