Giovanni Falcone… Ei fu? No, Lui è!

Visita alla tomba del giudice antimafia Giovanni Falcone, dopo la traslazione alla Chiesa di San Domenico.

Una mattina a Palermo… la scoperta quasi per caso della chiesa dove giace il giudice.

L’altra mattina, trovandomi a Palermo e percorrendo a piedi la via Roma, nel tratto che separa l’albergo Cristal dalla stazione centrale, mi capita di intravedere il portone aperto di una chiesa ed è così che decido di entrare per qualche minuto di preghiera, sana abitudine che è da un po’ di tempo che non pratico. E così, dicevo, varco la soglia…tanto più che sono in anticipo rispetto all’orario del treno che mi riporterà a Catania. La chiesa mi appare bella, anzi bellissima ma stranamente non riesce a trasmettermi niente di quella misticità che in genere un luogo di culto mi trasmette. Non ho il tempo per visitarla e capire a chi siano dedicati i tanti altari laterali, la cui visione abbraccio dalla mia postazione defilata…mi riprometto di farlo in una prossimo soggiorno nella bellissima Palermo.

Prego, rimanendo seduta nell’ultima fila di banchi ed esco. Appena fuori avverto qualcosa che mi trattiene…non saprei come spiegare. Come se stessi perdendo un’occasione e la cosa mi crea inquietudine. Ma quale occasione stavo per perdermi? In mancanza di una qualsiasi indicazione circa l’intitolazione, chiedo ad un gruppo di giovanissime che transitano da lì, presumo dirette a scuola, di quale chiesa si tratti. La più sveglia mi risponde “Credo, si chiami San Domenico…ma non ne sono sicurissima, signora”. Segue una mia esclamazione a voce alta che rimbalza sullo sguardo delle ragazzine…sguardo che denuncia, chiaramente, che altre siano le loro priorità “Ma allora, è dov’è sepolto il giudice Falcone!”

La chiesa di San Domenico a Palermo dove è stato traslato il giudice Falcone.
La chiesa di San Domenico a Palermo dove è stato traslato il giudice Falcone.

Va da sè che si tratti proprio di San Domenico, seconda chiesa per importanza di Palermo dopo la cattedrale e conosciuta anche come il Pantheon siciliano. Infischiandomene di perdere il treno, ammesso che questo potesse succedere, riguadagno l’ingresso ed entro nuovamente. Dati i tempi ristretti l’idea è di dirigermi subito laddove voglio andare senza fare il doveroso giro di sepolcri, targhe ed epigrafi dei siciliani illustri di cui la chiesa è preziosa custode. Chiedo ad un tizio che sta scendendo dall’altare principale e che, a primo acchito, sembra essere il sacrestano dove si trovi la sepoltura del giudice Falcone. La sua risposta è sbrigativa e quasi scortese…”Lì” e mi indica, spazientito, un altare che si trova dalla parte opposta.

Falcone e Borsellino non “semplici eroi” ma “grandi uomini”.

Con il cuore in gola mi avvicino ma, stranamente, non riesco a “sentire” quelle emozioni vissute qualche mese addietro quando avendo come guida Giovanni Paparcuri, custode della “Memoria dei giudici Falcone e Borsellino”, visitai il bunkerino che si trova all’interno del palazzo di giustizia, laddove era il quartier generale lavorativo dei due. Lì in quell’occasione ebbi proprio l’impressione che i due assistessero a quanto avveniva, sorridenti e soddisfatti che qualcuno li raccontasse nella giusta maniera senza enfasi o teatralità, sottolineando la loro umiltà, umanità e grandezza. Qualcuno capace di trasferire a noi visitatori l’idea di uomini normali, capaci di sacrificare la vita alla loro missione…lontani da quell’idea di eroismo che, spesso, è l’alibi che viene trovato per chiudere una pagina storica, archiviare ed andare avanti.

Falcone e Borsellino: due grandi uomini che hanno sacrificato la loro vita per ciò in cui credevano.
Falcone e Borsellino: due grandi uomini che hanno sacrificato la loro vita per ciò in cui credevano.

Raccontarli, e questo penso sia la mission di Paparcuri, come due esseri umani con le paure, il coraggio, le simpatiche manie, l’umorismo…fa sì che, riguadagnando l’uscita da quei luoghi, non si abbia l’impressione che ciò che hanno fatto sia qualcosa di eccezionale che mai e poi mai un qualsiasi altro uomo possa fare e vivere…no, nessun alibi alla nostra ignavia! In quel luogo magico, carico di suggestioni, non hai l’impressione di aver ascoltato la vita di due eroi come quelli di cui leggi nelle fredde pagine di storia ma il cui esempio difficilmente avrà una ricaduta nella tua vita. No, fai la strada a ritroso e rifletti che la loro grandezza sta proprio nel fatto che furono “uomini”…e ti senti piccolo, inadeguato e riprometti a te stesso che proverai ad essere diverso, migliore. Questa è l’eredità che lasciano…e ditemi se è poco.

La strage di Capaci del 23 maggio 1992 dove persero la vita Falcone e la moglie Morvillo.
La strage di Capaci del 23 maggio 1992 dove persero la vita Falcone e la moglie Morvillo.

Insomma senza divagare e tornando a noi…mi avvicino a quel mausoleo funebre indicatomi dall’improbabile sagrestano e ci trovo in bella mostra al centro il nome di Emerico Amari…penso che forse, anzi certamente, ho fatto confusione. Poi mentre sto per spostarmi all’altare successivo, abbasso lo sguardo e trovo su una pietra tombale di prezioso marmo bianco la scritta “GIOVANNI FALCONE MAGISTRATO – Eroe nella lotta alla mafia” con data di nascita e di morte. Ai lati del suddetto altare su lastre di marmo vengono elencati, doverosamente ed asetticamente, i nomi di tutte le vittime di Capaci e di Via D’Amelio mentre sulla cornice che circonda la pietra tombale si nota qualche bigliettino sparso lasciato da qualcuno che non ha dimenticato e non vuole dimenticare.

La pietra tombale recita: Giovanni Falcone magistrato eroe nella lotta alla mafia.
La pietra tombale recita: Giovanni Falcone magistrato eroe nella lotta alla mafia.

Giovanni Falcone vive e cammina sulle gambe di moltissimi siciliani!

Mi fermo in preghiera anche qui ma più come atto dovuto…non sento quelle vibrazioni che accompagnano da sempre omaggi del genere. Le stesse vibrazioni, intendo, che mi suscitarono le lacrime quando per ben due volte mi recai al cimitero di Sant’Orsola a rendere omaggio a Giovanni Falcone e a Francesca Morvillo sepolti entrambi nella cappella privata della famiglia…insieme, com’era giusto che continuasse ad essere. O quando mi sentii pronta ad andare sui luoghi delle stragi dove anche il vento e il silenzio raccontano molto di più di una preziosa lapide di marmo. Poi la decisione di traslare nel 2015 la sola salma del giudice Falcone separandola dalle spoglie mortali dell’amatissima moglie.

Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo: vogliamo ricordarli così!
Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo: vogliamo ricordarli così!

Che senso ha avuto separarli da morti? Loro che avevano deciso di vivere e morire insieme….non lo capirò mai, sarà un mio limite ma così è! Io non l’ho “sentito” stavolta il dottore Falcone…secondo me lui in quel luogo non c’è. Ha preferito rimanere, com’era giusto, con la sua amata Francesca…anche se, a ricordare il loro amore, all’interno dell’attuale tomba – ma questo pochi lo sanno e non è indicato da nessuna parte – c’è l’originale di una lettera d’amore che la Morvillo scrisse all’amato Giovanni e che quel campione di sensibilità del solito Paparcuri, al momento della traslazione della salma, ha voluto inserire all’interno della bara. Lettera che in copia è conservata tra le tracce di normalità che trovano spazio nella stanza del valoroso magistrato all’interno del Palazzo di Giustizia.

Che so…questo spazio tra gli illustri di Sicilia se da una parte mi pare un atto dovuto a chi “grande” lo è stato davvero, dall’altro lo consegna alla dimensione di “eroe” privandolo di quella “umanità” che è sempre stata la cifra del giudice e conferma, come dire, che è morto e che bisogna voltare pagina. No, l’esempio del giudice Falcone va custodito non già in un freddo sepolcro ma nelle coscienze di ognuno di noi e diventare, com’è giusto che sia, moltiplicatore di impegno e di valori. Quelli che ci ha insegnato lui! “Giovanni vive” e cammina sulle gambe di altra gente…o almeno questa è la speranza di tantissimi siciliani onesti! Esco dalla chiesa con l’amaro in bocca…quasi come non fossi arrivata in tempo ad un appuntamento importante e raggiungo la stazione appena in tempo stavolta per non perdere quantomeno il treno, direzione Catania.

Alla prossima! Silvia Ventimiglia

Pubblicazione a cura di Saverio Garufi.

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