Un ideale di sviluppo in Sicilia… è possibile?

Francesco ColluraVolete farmi compagnia mentre mi ritrovo a farmi semplici domande per trovare magari insieme delle risposte sensate?

Le mie riflessioni partono da una notizia apparentemente positiva.

Nei giorni scorsi a tamburo battente da molti media è stata pubblicata la notizia che la chiusura del cantiere del raddoppio linea ferroviaria Palermo-Catania, sul solo tratto Catania-Bicocca-Catenanuova, è prevista per il 2025. La stessa tratta che alcuni anni fa mi portò a fare diverse considerazioni contenute in un altro articolo di questo blog! L’ opera permetterà, pensate un po’, di abbattere di almeno 11 minuti la durata di percorrenza ferroviaria tra le due più importanti città siciliane. Come dire, il poco è meglio… del niente!

un'ideale di sviluppo in sicilia... lavori sulle rotaie
Prevista nel 2025 la fine lavori per una piccola parte della linea ferroviaria Palermo Catania!

Leggere questa notizia mi ha messo nello stesso stato d’animo di chi si reca ad esempio a Lampedusa o a Pantelleria laddove il tempo scorre dilatato, quasi al rallentatore. In quei luoghi baciati dal sole che emergono nel bel mezzo del mare più blu, delle infrastrutture non sanno proprio cosa farsene… a parte quelle digitali. Di certo mete privilegiate scelte dal moderno turismo proprio per la loro connotazione. Luoghi dove trascorrere le proprie vacanze facendosi cullare dal dolce far niente seguendo il ritmo della Natura. Dove i frutti che dà l’albero di fico davanti casa hanno maggiore importanza e ricaduta immediata, rispetto a tutto ciò che avviene fuori o lontano da quel piccolo mondo. Dove il silenzio che scandisce le ore, i minuti, i secondi permette di entrare in piena sintonia con la parte più profonda della propria anima.

Bello non c’è che dire, ma deve esserci anche un altro modo di vivere il progresso rispetto al quale noi siciliani corriamo, si fa per dire, su binari paralleli che difficilmente si incontreranno.
Penso… in mete come quelle citate o in altri luoghi remoti della nostra bella isola, che importanza hanno il progresso tout court e le discussioni infinite sul Mes, il Pil, il Def e via discorrendo? Credo un’importanza molto relativa e quasi del tutto marginale. Poi provo ad immedesimarmi in chi nato nella penisola sopratutto al nord sia da cittadino sia da politico cerchi di entrare nei meandri del nostro pensiero… lo troverà davvero incomprensibile! Ed ecco che nascono altri quesiti: “Ma cosa vogliono questi siciliani? Cosa intendono per progresso e per crescita? Cosa lamentano?”.

Abbiamo veramente la volontà di stare al passo con i tempi?

Ancora senza risposte ripenso alla notizia che mi ha dato l’assist: il governo siciliano si concede SOLO 27 anni, 7 quelli futuri e 20 quelli già maturati fino ad oggi, per il raddoppio di un piccolo tratto della linea ferroviaria tra Catania e Palermo. Ma di cosa stiamo parlando? Forse per decenza dovremmo tacere o dare meno risalto a notizie che di mirabolante hanno ben poco. Se questo è il nostro concetto di progresso, la nostra volontà di stare al passo con i tempi forse non sarebbe il caso di restare dove siamo e dichiarare apertamente “Stiamo bene così?”. Magari in questa affermazione troverei una maggiore onestà intellettuale!

Il nostro desiderio di cambiamento tanto sbandierato è reale? Vogliamo effettivamente andare al passo con il resto d’Europa oppure preferiamo cullarci nella nostra tanto amata “Sicilitudo“? Il dubbio che ciò che vogliamo in verità è che non cambi nulla mi resta… onestamente. Il cambiamento dello status quo presuppone impegno: noi siciliani, vi e mi chiedo, siamo disposti ad impegnarci per cambiare il nostro destino? Oppure considerandoci “Il sale della Terra” preferiamo vivere la nostra condizione di stasi che ci portiamo addosso come un vestito cucito su misura e al limite addossare ad altri la colpa dei nostri fallimenti?

un ideale di sviluppo in sicilia... la distanza tra nord e sud
Un Italia che si vuole da sempre divisa e distante… una storia che si profila infinita.

La storia infinita della distanza tra nord e sud.

Certo l’aver programmato la fine dei lavori della tratta ferroviaria per il 2025 è già qualcosa, ammesso che ciò avvenga. Però non credete che tra 7 anni saremo sempre indietro rispetto ai passi che verranno fatti altrove nel resto del mondo “civilizzato”? Insomma il gap verrà minimamente recuperato? Penso che a fronte dei nostri passi da lumaca il resto d’Italia e d’Europa ne avrà fatti altrettanti, ma da gigante! Così la storia infinita della “distanza” tra Sud e Nord e tra Sud e resto d’Europa continuerà e continuerà.

Come poter coniugare i nostri valori, la nostra filosofia di vita declamata magari all’ombra di un antico carrubo del “Vivi e lascia vivere” con la necessità ormai indifferibile di andare al passo con i tempi? Adagiati su secoli di filosofia e di cultura, pensate che in noi siciliani ci sia volontà di adeguarsi ad un modello di vita e di sviluppo diverso? Oppure il nostro isolamento non solo geografico è voluto e fermamente da noi difeso? Come scrisse Vitaliano Brancati “Noi siciliani siamo soggetti ad ammalarci di noi stessi: un male che consiste nell’essere contemporaneamente il febbricitante e la febbre, la cosa che soffre e quella che fa soffrire”… non è forse vero? Pensiamoci!

un ideale di svulippo in sicilia... il pensiero di vitaliano brancati
“Noi siciliani siamo soggetti ad ammalarci di noi stessi”.

Da siciliano e da imprenditore avverto la diffidenza che spesso nutriamo nei nostri stessi confronti… cosa abbiamo saputo fare con i Fondi Strutturali Europei? Soldi che potevano ridurre se non eliminare il divario tra Nord e Sud non spesi e restituiti come se non ci servissero. Decidiamoci: “Cosa vogliamo fare? Cambiare o restare al palo?”.

Quanta tristezza mi assale quando girando per le città siciliane noto saracinesche abbassate che difficilmente verranno rialzate, fabbriche dismesse che mai più riapriranno. Ed anche quando vedo tanti asset costruiti dai nostri padri abbandonati e resi improduttivi. Quindi mi chiedo: “Cosa abbiamo noi in meno rispetto agli emiliani? Perchè il loro Pil si è raddoppiato negli ultimi 5 anni mentre il nostro si è dimezzato? Perchè Rimini da sola fa registrare 70 milioni di presenze turistiche mentre in Sicilia arriviamo a non più di 15 milioni?”.

Siamo scarsi e inadeguati o scaltri e sfaticati?

Ho torto a chiedermi infine: “Siamo scarsi e inadeguati o scaltri e sfaticati? Se ci impegnassimo veramente potremmo riuscire a cambiare e costruire?”. Credo che questa sia la madre di tutte le domande che ci richiama inoltre alle nostre responsabilità in un momento storico in cui anche i nostri valori vengono messi in discussione.

E’ a causa di questo nostro modo di fare che ad esempio anche il nostro sinora vincente modello di nucleo familiare si sta disgregando. Oggi senza voglia e determinazione e tra mille oggettive difficoltà di intraprendere nella nostra terra, i nostri figli emigrano all’estero per costruirsi un futuro. Ed hanno anche difficoltà a rientrare a casa in Sicilia per le festività a causa della scellerata politica del caro voli! Se tutto in questa terra dovesse continuare così addio progresso, addio famiglia, addio futuro.

Nonostante tutte queste e forse proprio per tutte queste domande…  facendomi un serio esame di coscienza… la risposta naturale che mi riguarda è di certo quella di credere nel cambiamento di rotta. In effetti avendo scelto di restare ed intraprendere nella mia terra ed avendo ottenuto concreti risultati devo e voglio credere nel mutamento di passo… Per questo mi sono battuto per anni e tuttora mi adopero, verso me stesso e verso i tanti collaboratori. Sì la risposta a tutto è impegnarsi a perseguire quotidianamente un ideale di sviluppo in Sicilia.

Io la penso così… che sia possibile. Perché lo è, credetemi!

Pubblicazione a cura di Saverio Garufi.

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *