Enrico Lo Verso: uno, nessuno e centomila
Palermitano, classe 1964, fin da giovanissimo si avvicina al mondo del teatro. Arriva presto anche al cinema ed è nel 1992 che giunge la popolarità a livello nazionale, con il ruolo di Antonio nel film di Gianni Amelio Il ladro di bambini. Indimenticabile in altre pellicole come Farinelli – Voce regina di Gérard Corbiau. Negli ultimi mesi lo abbiamo visto in TV tra i protagonisti di Ballando con le stelle, Enrico Lo Verso si è raccontato su Sicilian Secrets.
Il tema del rapporto tra generazioni ha sempre avuto, nei miei film, uno sfondo sociale discreto ma importante. Il ladro di bambini non è solo la storia di un carabiniere che accompagna il ritratto in filigrana di un’Italia allo sbando.
Gianni Amelio
D: Enrico Lo Verso, palermitano. Com’è iniziata la sua carriera attoriale?
R: Sono nato a Palermo e cresciuto a Siracusa, da piccolo andavo a giocare al Teatro Greco, c’era un legame con quel luogo. Approdato all’Istituto Nazionale del Dramma Antico, a 16 anni ho fatto il mio primo spettacolo proprio al teatro di Siracusa nel cast dell’Agamennone.
D: A oggi qual è l’esperienza lavorativa che ricorda con più piacere o che le ha lasciato qualcosa di speciale?
R: Sono tutti momenti di uno stesso viaggio, ognuno di essi è importante, ognuno è legato al successivo. Non rimpiango nulla, forse oggi c’è soltanto qualche scelta sulla quale potrei avere dei ripensamenti.
D: Quanto del suo essere siciliano porta ogni volta davanti la macchina da presa?
R: Tantissimo. Per capire il significato dell’essere siciliano, basta guardare Nuovo Cinema Paradiso. Philippe Noiret sa muoversi da siciliano, come un uomo d’altri tempi. In lui ho rivisto i miei nonni. Da siciliani abbiamo una fortuna, essere parte di una storia millenaria.
D: In questo periodo è stato molto impegnato sia in teatro sia in TV a Ballando con le stelle. Come si concilia tutto ciò?
R: Sono in teatro con due spettacoli, uno è Metamorfosi di Ovidio, l’altro è Uno, nessuno, centomila di Pirandello. Il primo parla di cambiamento, quello che in fondo un attore vive quotidianamente. Il secondo affronta il tema delle maschere. Mi sento di dire che entrambi sono due spettacoli PER l’attore.
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Anche Ballando con le stelle è stato una metamorfosi. Mi è piaciuto moltissimo fronteggiare situazioni diverse che non avevo mai conosciuto prima. Mi piace ballare, nelle prove a sorpresa andavo bene perché fondamentalmente Enrico Lo Verso è uno spirito libero, soffrivo di più nelle coreografie. Di questa esperienza mi ha intrigato il dovermi relazionare con qualcosa lontano da me, sono arrivato in semifinale più per l’impegno e la forza di volontà che per la scioltezza.
D: TV, cinema e teatro: c’è qualcosa che preferisce?
R: Mi piace recitare e mi piace farlo nel modo più alto e più bello. La cosa più difficile è il cinema, hai la macchina da presa che ti guarda dentro e devi esserci al 100%. Il teatro ha altre caratteristiche ma si basa su una convenzione, è immediatamente compreso.
D: C’è un consiglio che Enrico Lo Verso, come professionista, vorrebbe dare ai giovani siciliani che vogliono intraprendere questo mestiere?
R: Quello che suggerisco è di lavorare sulle radici, che non vuol dire restare a terra ma ancorarsi per andare verso l’alto, cosicché tutti possano vedere la pianta che sale e cresce.
D: Tanti traguardi raggiunti, ma c’è un sogno ancora da realizzare?
R: Di sogni professionali ne ho tanti. Se ne avessi uno soltanto non varrebbe la pena continuare. Il mio è un lavoro non facile, è faticosissimo e bisogna ricercare sempre delle motivazioni, che in fondo si trovano all’altezza degli obiettivi che ti prefiggi.