Martina Ciaccio, le geometrie in marmo che parlano siciliano
Siciliana, appassionata di arte e creativa per vocazione. Martina Ciaccio, progettista e interior designer non smette di sperimentare e dà vita alle sue creature. Vere e proprie installazioni, pezzi d’arredamento ma anche gioielli. Una personalità eclettica che Sicilian Secrets non poteva proprio farsi scappare.
Nata a Sciacca, perennemente ispirata dalla sua terra, la Sicilia. Martina Ciaccio, interior designer, capisce che occuparsi del solo spazio abitativo sarebbe riduttivo. Una genialità ancora inespressa che l’artista è riuscita a tirare fuori attraverso le sue creazioni. Un mix di antico e moderno che guarda a un solo obiettivo: la bellezza.
D: Dall’idea al progetto, come inizia la tua storia di imprenditrice?
R: Sono una progettista, nella vita ho sempre fatto questo ed è un desiderio che avevo fin da bambina. Quasi 30 anni fa ho aperto uno studio di interior design ma nel frattempo, coltivavo già l’idea di scindere le due parti del mio lavoro: la progettazione di case e quella di oggetti di design. Ho continuato a studiare e ormai quasi tre anni fa ho ripreso in mano la mia vita per perseguire il mio obiettivo. Mi sono rimessa in gioco avviando una mia azienda e lanciandomi in questa avventura, da qui ho iniziato a pensare a una linea di complementi di arredo…l’origine di tutto.
D: Qual è l’elemento di distinzione delle tue collezioni?
R: I miei oggetti sono realizzati in marmo, una scelta audace. Storicamente questo materiale è usato per la scultura, ma per rendere un oggetto contemporaneo bisognava immaginare un’installazione che avesse un utilizzo nella vita di tutti i giorni. Da qui l’idea delle lampade. Si è aggiunta una ricerca dal punto di vista tecnologico, la grande novità delle mie collezioni è stata quella di realizzare in marmo anche i paralumi, una sfida dal punto di vista statico, fisico e un’incognita per la resa finale.
D: I nomi delle collezioni by Martina Ciaccio parlano siciliano. Ma qual è il tuo rapporto con la Sicilia?
R: Lo definirei un rapporto imprescindibile, soprattutto nell’arte. Abbiamo un territorio ricco di storia, cultura, folklore. Non lasciarsi contaminare è impossibile. Nel progetto ho messo tutta la mia sicilianità, lo indicano già l’aspetto grafico e stilistico. La mia attenzione si è rivolta a un periodo storico preciso, il barocco. Un esempio è la lampada Lambicca della collezione Tanticchia, che, rivisitata in chiave moderna, richiama alla mente i candelabri barocchi…e pesa 180 chilogrammi!
D: Eppure nella tua arte non c’è solo il marmo. Anche i gioielli sono frutto della tua creatività. Come sei arrivata a questo mix di prodotti?
R: È una storia curiosa! L’università di Palermo mi aveva contattata per presentare il mio lavoro agli studenti, mi serviva dunque qualcosa di facile da trasportare ma che avesse alla base lo stesso atto progettuale. Così mi si è accesa la lampadina e ho pensato ai gioielli. Dalla scultura Dindia parte della collezione Ficurinnia, è nata l’idea dei preziosi e dunque la collezione Duci. Purtroppo, la collaborazione con l’università non si è mai finalizzata ma mi ha comunque aperto nuovi orizzonti perché mai avrei pensato di creare dei bijoux! In quel momento ero già imprenditrice quasi senza rendermene conto, dovevo però capire come penetrare il mercato. Mi sono rivolta al consorzio Arca a Palermo, la mia startup è stata incubata per sei mesi e adesso si guarda al futuro.
D: A proposito di futuro, quali sono i prossimi step per Martina Ciaccio?
R: Non ci possiamo fermare! Punto all’estero, ad esempio Tanticchia mira a Emirati Arabi e Russia, Ficurinnia è più adatta a un target statunitense. La collezione Duci si presta invece a un mercato sia nazionale sia internazionale, mi piace l’idea di rendere il design italiano tangibile anche nel nostro Paese. È un progetto ambizioso ma non smetterò mai di crederci.
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