Enzo Maiorca e la Sua lunga storia d’amore con il Mare!

Enzo Maiorca
Enzo Maiorca

Scomparso a 85 anni il “re degli abissi”

Era il 1990 e a Riposto, cittadina ionico etnea a vocazione marinara, quell’anno il Premio internazionale “Capitani Coraggiosi” venne dato a Rossana Maiorca, prima donna al mondo a battere il record di profondità.

Non si presentò da sola la sfortunata campionessa, morta qualche anno dopo per un terribile male che non le lascerà scampo. No, venne con una composita tribù composta non solo da familiari ma da quella cerchia di amici e di sostenitori che sempre hanno accompagnato le imprese di questa splendida famiglia siracusana.

A capo di tutti, il grande Enzo.

Ricordo esattamente il momento in cui incrociai il blu dei suoi occhi e mi persi in quel sorriso aperto accentuato dal bianco dei denti in netto contrasto con il color bronzo della pelle.

Il suo viso era come un libro aperto…ogni ruga, tante, parlava di abbraccio continuo e costante con il mare, con il sole, con la salsedine.

La sua fisicità tradiva una padronanza con lo spazio circostante che non mi meravigliò più di tanto considerando quale fermezza occorresse per affrontare la sfida che, quotidianamente, lo metteva a tu per tu con quel meraviglioso universo che, se non affronti con umiltà e salvifica paura, ti uccide. Troppo più grande di te.

Enzo Maiorca riempiva lo spazio attorno a sè senza se e senza ma.

“E’ tutto uguale, qui!” esordì.

Lui che “Capitano coraggioso” lo era stato nel 1977, tredici anni prima, mi sorprese con la conoscenza della storia del premio che, quell’anno, era giunto alla XX edizione e mi disse che il “Galeone d’argento”, simbolo da sempre del premio, faceva bella mostra nel suo studio tra altri mille premi.

“E’ uno dei più cari, sa?”…disse.

Non saprò mai se la sua fosse solo gentilezza o se lo pensasse sul serio ma poco importa….sentì di volermi gratificare con quell’osservazione e lo fece, da gran signore qual era.

L’impressione fu che, essere inserito nell’albo d’oro insieme a leggende come Sir Francis Chichester, primo navigatore a compiere la circumnavigazione del globo in solitaria…Giorgio Telmon, protagonista di un eroico e riuscito salvataggio di vite umane in mare…Ambrogio Fogar…Jacques Cousteau…Cino Ricci…Folco Quilici…Mayol e Pipin per citarne alcuni, personaggi premiati per la loro maniera di interpretare la vita in e per il mare, lo facesse gioire come fosse un ragazzino.

Come se non si rendesse conto che il più grande in assoluto, tra tutti, fosse lui!

Nel breve scambio di battute che avemmo, dimostrò grande orgoglio per quel premio riconosciuto anche alla figlia più piccola, Rossana che, sulla scia del suo esempio, era riuscita…qualche settimana prima… a battere il record di immersione in assetto stabile.

Seguendo le orme paterne, infatti, le due sorelle Maiorca…l’altra è Patrizia, si sono alternate nella sfida agli abissi, migliorando, impresa dopo impresa, le proprie prestazioni.

Nell’orgoglio per quei risultati volle inserire anche la moglie Maria che, pur lontana da certe dinamiche e preoccupata come una qualsiasi moglie e madre per i pericoli che imprese del genere comportano “E’ stata lei ad insegnare alle nostre figlie a nuotare…poi io ho insegnato loro le tecniche e tutto ciò che è necessario sapere per scendere giù in apnea. Insomma, il nostro è sempre stato un successo di squadra!”

Ecco, quello che ricordo di quell’incontro fu l’approccio umile dell’uomo…quella stessa umiltà che, unita al coraggio, hanno fatto di lui il re degli abissi.

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Nato a Siracusa nel giugno del 1931 se n’è andato in una solare giornata di questo bellissimo novembre all’età di 85 anni, dimostrandone molti meno… sia nel fisico temprato da un costante e continuo allenamento… sia nell’approccio alla vita, sempre pronto alle sfide.

E in questo momento di saluti, ricordo a me stessa che il suo nome aveva guadagnato gli onori della cronaca nel 1960 quando aveva toccato quota meno 45 in apnea.

Da allora, era stato un continuo e costante superare se stesso fino ad arrivare a quota meno 101.

Una passione, la sua, si narra nata nell’agosto del 1943, in piena occupazione alleata quando in un campo, vicino casa, aveva trovato una maschera antigas e che riattò per poter scendere in acqua.

Da quel giorno, e per ogni giorno della sua vita, aveva coltivato l’amore viscerale, “fisico” come amava dire, con quella distesa azzurra che, anche grazie alla sua attività politica, intrapresa in età adulta, ha cercato di difendere da continui attacchi, non riuscendoci il più delle volte schiaccato da un sistema indirizzato ad uno sviluppo falso e senza senso.

Mancato medico secondo i desideri paterni, Maiorca sposò quella passione viscerale per il mare e cominciò ad allenarsi per superare i suoi limiti e battere, nel 1960, il record di meno 41. E, record dopo record, all’età di 58 anni strappò l’ultima fascetta con su scritto meno 101 in assetto variabile. Fu il suo ultimo tentativo di record.

In ricordo di quella sera del settembre del 1990, nella certezza di avere incontrato un vero Sovrano, m’inchino in segno di deferenza e di gratitudine per le emozioni che qull’incontro mi suscitò e per l’orgoglio che suscitarono in me quelle imprese epiche prova che nulla è impossibile all’uomo e che, step dopo step, può superare se stesso e le leggi della fisica.

Lo hanno definito un “eroe neoclassico” e questo anche in virtù della sua splendida terra di nascita e così mi piace pensare che, nel momento del trapasso, abbia vissuto la sua morte così come l’aveva sognata…con una mano sul timone ed una sulla vela dispiegata diretta verso l’infinito del blu del cielo, stavolta. Come un eroe neoclassico, per l’appunto.

Buon viaggio, grande Uomo!

Silvia Ventimiglia

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