Muore FRANCA PRATI, la “Signora dell’Arte”

Franca Prati
Franca Prati

Riceviamo e pubblichiamo un dovuto e sentito ricordo della nota gallerista, a qualche giorno dalla Sua scomparsa

Nomen omen: franca di nome e di fatto, libera e sincera fino ad essere brutale, a volte.

Ci siamo conosciute 36 anni fa, quando sono venuta nella tua galleria , appena aperta, allora si chiamava Amerigrafic per la tua collaborazione con un mercante d’arte di Milano, e tu già con 14 anni di gavetta alle spalle a vendere arte in giro…ribelle e indomita.

Avevi 31 anni, io otto di meno e ti guardavo ammirata affrontare la tua “missione” di culturizzazione del gusto per la nuova pittura a Palermo, in quegli anni, con un piglio da piratessa e la curiosità tipica delle menti brillanti.

Caparbia , sei riuscita a portare la Pop Art in un mercato in quegli anni asfittico, indifferente, imbalsamato. Volevi che Palermo diventasse come Milano, Berlino, New York. E poi hai portato i quadri di Fontana, Schifano, Burri, Nespolo, Germanà e poi Fiume, Cascella e tanti altri ancora e tanti giovani artisti emergenti che tu incoraggiavi, spronavi, guidavi, da vera conoscitrice d’arte, oltre che da esteta.

Il tuo amore per l’arte non aveva confini né culturali né territoriali.

Era puro, cristallino, spartano.

Quante mostre d’avant garde hai allestito…quanti giovani hai sponsorizzato, con grande generosità e visione profetica.

Ricordo la sera che festeggiammo il cambio nome della tua galleria in “Galleria Franca Prati”, finalmente unica padrona del tuo spazio: eri così orgogliosa e felice e noi, i tuoi amici, con te.

I tuoi quadri di collezione, lo spumante, le patatine, gli amici, gli scherzi, quel nostro prenderci in giro…ridendo, io che fingevo di essere una tua impiegata e provavo a vendere dei quadri, un pittore che fingeva di essere il cameriere…

E poi tutti insieme a cena fuori, alla scoperta di nuovi locali o alla ricerca di una cena fuori orario dagli amici ristoratori: Il dottore del brodo, la casa del popolo, Gigi Mangia…e si tiravano le ore piccole in allegria…a parlare dei nostri sogni, desideri, progetti…a proposito di “andare a Parigi” una volta ti dissi “Parigi è in noi”. Restasti colpita a ripetere la mia frase che ti aveva rivelato che i luoghi magici sono anche dentro di noi, a volte.

Anche quando il dolore ti colpiva non ti piangevi addosso, andavi avanti con la tua corazza di donna indipendente, che non deve chiedere mai, rifulgente d’autonomia.

Ci accorgevamo che qualcosa non andava perché eri “particolarmente distratta”.

Hai sempre tirato dritta per la tua strada, consapevole dell’importanza dell’arte nella qualità di vita delle persone e della città, senza scendere a compromessi, senza scelte facili o commerciali, improntando uno stile unico, rigoroso, ricordi quando mi innamorai della pianta in vaso di Guido Baragli? Mi convincesti ad acquistarlo, ma sfondavi una porta aperta.

La tua Galleria non era solo una galleria d’arte. Era un cenacolo, un teatro magico dove ognuno poteva scegliere di essere un altro, per qualche ora, un labirinto incantato in cui, da un momento all’altro , da una porta o da una finestra poteva entrare un fauno o un elfo o un unicorno. E cominciava la magia.

Quanti tipi strani ho conosciuto da te e quanti amici …

A volte saettavi come un temporale tropicale e io allora , me la facevo “mura mura” e andavo via, dicendoti: vabbé, passo domani.

E l’indomani era tutto passato, da buon Ariete ti accendevi di botto, furibonda, e altrettanto rapidamente ti spegnevi.

Sempre solare, sorridente e vestita di quella sana ironia che Rende lieve il vivere.

A volte ti innervosivi anche per un malinteso o perchè, nella fretta di vivere, di compilare un catalogo, di allestire una mostra, a volte non ascoltavi.

Hai segnato un’epoca e hai arricchito una città di bellezza e gioia con la tua grande passione e l’indiscussa competenza e capacità.

Come farò a passare da via Quintino Sella senza salire da te?

Perchè te ne sei andata una notte in silenzio, all’improvviso, una folata di vento ti ha portata via e io mi sento squarciata, come una tela di Fontana.

Che la terra ti sia lieve, amica mia, è stato un privilegio conoscerti e condividere tratti di cammino.

Arrivederci.

Tiziana Iannotta Paternò Castello

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