Rientrando da Palermo a Catania sul cosiddetto treno veloce 3812 delle 19.38

Attraversare la Sicilia in treno mi provoca ogni volta una intensa emozione. Per certi versi sono grato a quegli sciagurati che hanno omesso gli interventi di manutenzione straordinaria causando lo smottamento del viadotto sulla A19.

Ogni male non viene mai solo per nuocere. Infatti abbiamo guadagnato la riscoperta del treno, almeno noi catanesi, obbligati a recarci periodicamente nel nostro capoluogo regionale. Abbiamo saputo di quei funzionari pubblici che ci raccontavano, attraverso media complici, della leggenda delle sette ore di traversata con carrozze antiche per il tragitto CT/PA e vv. Ma soprattutto abbiamo guadagnato il tempo, 5 ore di guida al volante, fattore prezioso per riflettere e congiungerci con le proprie emozioni e sentimenti.

Sto scrivendo dal treno (3812) cosiddetto veloce partito oggi da Palermo alle 19.38 e che mi porterà a Catania in 2h45. La vista sui prospetti delle famose ville barocche di Bagheria è la prima immagine che colpisce lasciando Palermo. Sono tante e ben tenute, disegnano il paesaggio dei tempi che furono. Proprio oggi il Principe Francesco Alliata, all’età di 95 anni, è morto a Villa Valguarnera dove ancora viveva. Più avanti, i binari sulla costa delle spiagge di Trabia e Termini Imerese scorrono al livello del mare offrendo una splendida vista sul promontorio di Capo Zafferano, a quell’ora avvolto da un alone d’oro del sole un po prima del tramonto. Il profilo della montagna degradante sul mare lascia pensare ad una veleggiata nel tratto di mare tra Porticello e l’antica Solanto. Il buio improvviso delle gallerie si confronta con la ricomparsa dell’azzurro del mare e via così. Da trent’anni vado a Palermo in automobile e penso a ciò che, burocrazia e mala politica, hanno provocato ad intere generazioni di siciliani.
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Una grande curva segna il percorso verso Roccapalumba, pittoresca stazione di attesa dove treni si scambiano l’uso dell’unico binario. Ed ecco la Sicilia dei paesaggi cangianti ed infiniti dell’entroterra siculo: campi arati fino al cocuzzolo delle montagne, l’alternarsi di distese gialle con le balle di fieno del grano appena raccolto, macchie di ulivi…immagini che danno l’idea dei siciliani operosi e rispettosi della loro tradizione contadina…e il pensiero volge a questa terra ricca di autentiche testimonianze di cultura e di ciò che potrebbe essere ed in effetti è o sarà, in un futuro ormai prossimo…terra per troppo tempo vilipesa proprio dai siciliani e da chi ci ha strumentalmente raffigurato con “l’anello al naso”.
Il treno va, silenzioso e veloce, lo sguardo si perde sull’infinito e la mente volge al futuro…e penso che all’uso tendenzioso e strumentale delle tradizioni, la Sicilia e quella parte di siciliani che hanno a cuore la sua storia e la sua cultura sapranno opporre altri strumenti, come quelli resi disponibili da Internet: la grande rete diffonde la sua luce su ogni realtà, e tramite essa il vero volto della nostra terra verrà illuminato, facendo di essa uno dei posti più ambiti in cui vivere. Stiamo vivendo la terza delle grandi rivoluzioni storico-sociali: dopo quella dell’agricoltura e dell’industria, quella dell’informatica. Le informazioni di “prima mano” saranno sempre più disponibili in ogni angolo della terra, per miliardi di persone.

La Sicilia tornerà ad avere quel ruolo di centralità che schiere di suoi illustri cittadini le hanno tributato nel corso della storia dei popoli del Mediterraneo, facendo di essa la culla della civiltà.

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Gli immigrati, con il loro carico di energie ed il loro desiderio di affermazione, renderanno l’isola un vero e proprio centro di multiculturalismo; la diversità – la storia insegna – è un importante fattore di stimolo del progresso. Il processo di cambiamento non sfuggirà agli investitori ed i politici di oggi verranno travolti dalle nuove generazioni che, forti dell’esperienza vissuta, imprimeranno un nuovo corso alle leggi ed alle strategie, spazzando via quei parassiti ormai divenuti un vero e proprio freno del progresso e che definisco, con un neologismo a me caro, quasi uno scioglilingua, MASSOCASTECOSCHE: ovvero quel grumo composto da massonerie, caste politiche e cosche mafiose a cui va aggiunta un’altra categoria non meno pericolosa, i “professionisti dell’antimafia”.

Dunque, l’arte e la cultura avranno il sopravvento sull’industria e sulla logica delle contropartite. La ricerca della sostenibilità ambientale e paesaggistica renderanno il turismo la prima voce economica dell’isola. L’agricoltura tornerà ad essere un possente propulsore economico, grazie all’eccellenza dei nostri prodotti. La filosofia, come nell’antica Magna Grecia, sarà fonte di ispirazione per ogni cosa. Sto sognando? No, sto scrivendo ciò che davvero penso…siamo arrivati a Caltanissetta Xirbi, è già buio, la connessione con internet è tornata…prima della partenza del treno e successivo black-out di internet, posto queste mie riflessioni.

Arrivederci a Catania.

 

 

 

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