Francesco Alliata di Villafranca, il Principe che sussurrava ai tonni!

Francesco Alliata
Principe Francesco Alliata di Villafranca
Fonte livesicilia.it

 

Resoconto di un’intervista mancata…

L’insistenza di Luca Caviezel, grande ambasciatore del gelato artigianale siciliano e suo amico da sempre…certo, anzi certissimo, che avrei avuto piacere di raccontare la storia straordinaria di un principe dei nostri tempi e… voilà, mi ritrovo a divorare tutto ciò che internet mi regala di quest’uomo straordinario nato a Palermo, classe 1919, ed all’anagrafe una sfilza di nomi e di titoli tali da riempire una pagina intera : Francesco Giuseppe Felice Immacolata Melchiorre Baldassare Gaspare Dazio Signoretto Alliata, XIV Principe di Villafranca e del Sacro Romano Impero, Altezza Serenissima, Grande di Spagna di prima classe, Duca di Salaparuta, Principe di Valguarnera e di Montereale, di Ucria, Trecastagni, Buccheri, Castrorao e Saponara, Primo corriere maggiore ereditario del Regno di Sicilia e Cavaliere di Malta.

In definitiva e semplicemente… Francesco Alliata.

In previsione un’intervista che, prima o poi, riuscirò a perfezionare de visu.

Un passato, il suo, da produttore cinematografico…regista ed imprenditore, un presente da convinto difensore di quel patrimonio di memorie che è Villa Valguarnera a Bagheria, da anni oggetto di saccheggio ed abbandonata da una politica, cieca ed ignorante, all’incuria piu’ devastante.

Lui che potrebbe vivere in qualsiasi altra parte del mondo, dopo la morte dell’amata compagna di una vita Teresa Correale di Santacroce, decide di trasferirsi da Catania – dove abitava un proprio appartamento a Palazzo Biscari – a Bagheria nella casa avita per richiamare l’attenzione sullo scempio che si sta perpetrando, paladino e custode del tempo che fu.

Non solo del suo, e di quello del suo nobilissimo lignaggio, ma dell’intera Sicilia.

Mi documento e mi convinco sempre più che abbia ragione Caviezel: una storia straordinaria quella del Principe Alliata che merita di essere raccontata.

L’idea è quella di recarmi a Bagheria ma le ormai precarie condizioni di salute del novantacinquenne principe, sconsigliano occasioni in cui potrebbe affaticarsi. Un’intervista, purtroppo, è una di quelle occasioni da evitare. Almeno per il momento…

E, così nel frattempo, non mi rimane che attingere da tutto il materiale presente in rete e che ne restituisce il ritratto di un personaggio senza tempo.

Principe guerriero che, solo da qualche tempo, preferisce non lasciare la roccaforte della dimora avita per raggiungere Catania, sua seconda patria e dove ha trascorso la maggior parte della sua vita soprattutto di quella imprenditoriale.

E’ il tempo dei ricordi e la dimora che fu della sua famiglia, è il luogo adatto dove trascorrere serenamente quanto gli resta da vivere.

L’immagine, che trasmettono le tante foto, è quella di un Principe Alliata che riempie lo spazio circostante con una presenza fisica che parla di glamour ma anche di forza e di piglio gagliardo. Alla mano e confidenziale, nelle interviste intercala termini siciliani, come solo una persona egocentrata può fare, ad un italiano perfetto che gli proviene da un’educazione rigida imparato, non ci sono dubbi, nei migliori collegi.

Quella che mi racconta Caviezel è un’amicizia antica basata su valori che sanno di comune sentire, di culto del lavoro, di vicinanza affettiva.

Una vita che racconta di giornate vissute cercando sempre di riempire l’inesorabile minuto di 60 secondi di opere compiute, per dirla alla Kilpling e a bilanci, la sera, che portano sempre ad un esame di coscienza in attivo

Mi chiedo, ogni sera, prima di prendere sonno, se ho vissuto la giornata secondo le leggi dell’educazione, della religione, delle tradizioni familiari. La risposta è sempre affermativa e questo mi permette di prendere sonno con la coscienza pulita. Non c’è niente di meglio per dormire beatamente!”, questa una delle affermazioni del principe, contenuta in una delle poche interviste concesse.

Seguendo l’esempio dei suoi avi, il Principe Alliata ha sempre cercato di trarre il meglio da ogni situazione gli sia capitata, da ogni persona che abbia incontrato.

Ricorda, a tal proposito, come fondamentale sia stato per Lui l’imprinting dato dalla madre alla felice esperienza dei primi documentari “Mia madre, sin da piccoli, ci ha spinto ad avere come compagni di giochi i figli dei nostri dipendenti, a comunicare con Loro attraverso il dialetto. Eravamo bambini allo stesso modo e come tali siamo cresciuti nella massima familiarità e confidenza. Tutto ciò mi è tornato utile, come dicevo, al momento di girare i documentari. I protagonisti, tutti del luogo, sono riusciti ad essere se stessi, senza finzioni contribuendo…in tal modo… al successo del lavoro. Nella finzione si sono comportati come nella realtà, lavorando sodo e dedicandosi religiosamente a che la loro tonnara fosse la migliore. Il dialetto, imparato da piccolo, è stato fondamentale per capire e farmi capire”.

Il Principe parlerebbe per ore della sua esperienza cinematografica, con l’entusiasmo che – c’è da giuraci – è lo stesso che lo animò studente universitario a dare vita ai primi documentari subacquei nelle isole Eolie, primi nel loro genere, realizzati con attrezzature provenienti dagli Stati Uniti. L’esperienza di quei giovani, del Principe e degli amici Giovanni Mazza, Pietro Moncada, Renzino Avanzo e Fosco Mariani, padre di Dacia, rappresenta una delle pagine piu’ belle del cinema italiano e diede vita alla Panaria Film. Grazie anche, è felice di ricordarlo Alliata, all’interessamento di Roberto Rossellini.

E’ cronaca che, ai tempi, scoppiò la cosiddetta “guerra dei vulcani” che contrappose VULCANO, prodotto dalla Panaria ed avendo come protagonista Anna Magnani, a STROMBOLI che ebbe come protagonista Ingrid Bergman, rea di aver “rubato” l’uomo alla grande attrice italiana.

Altro importante lavoro che si ascrisse la Panaria fu “La carrozza d’oro” di Jean Renoir, figlio del grande pittore. “Di quell’esperienza, ricorda il Principe, mi resta l’orgoglio di aver “scoperto” Folco Quilici, promettente allievo del Centro sperimentale di Cinematografia e di aver attenzionato un giovane cantante cui affidai un piccolo programma radiofonico. Quel cantante conquistò notorietà mondiale con il brano VOLARE. Era il grande Mimmo Modugno.

Ma, come ogni esperienza umana, la Panaria nacque…si sviluppò e poi ebbe termine”, chiosa il Principe.

Fonte La voce di Bagheria.it
Fonte La voce di Bagheria.it

 

Mai sazio, Alliata… uomo dalle mille risorse…si inventò imprenditore nel campo dei gelati e dei sorbetti producendone di ottimi con il marchio di famiglia “XIV Duca di Salaparuta”.

Con voli pirandici, il Principe racconta del periodo della guerra: quattro anni di bombe continue in cui si meraviglia, però, di ricordare di non aver mai avuto paura di morire. Una convinzione di immortalità che oggi, a 95 anni, c’è da giurarlo…lo fa sorridere.

Sempre aperto alle novità, racconta di apporti futuristici applicati all’agricoltura d’avanguardia e di quando, terminata l’esperienza cinematografia, ritornò alla passione infantile per i gelati.

Ricorda di quando, piccolissimo, scappava dalla sorveglianza familiare, e raggiungeva Via Pannieri a Palermo dove c’era la concentrazione delle migliori gelaterie cittadine. Lui che, come titolo, ha anche quello di “Signore delle terre delle nevi dell’Etna”, ritorna al vecchio amore per la neve indispensabile per raffreddare e che, in tempi antichi, aveva anche valore terapeutico. “Un giorno – racconta in una delle ultime interviste– lavorando con l’Algida, che avevo contribuito a far spandere in Sicilia, mi posi una sorta di caso di coscienza. Avevo contribuito all’espansione del gelato industriale contro la strenua resistenza del gelato artigianale, vanto della nostra terra. Pensai di tornare alle origini…i nostri gelati non presentavano grassi ed erano costituiti solo da zuccheri e frutta. Dopo 25 anni di duro lavoro con l’Algida, pensai bene di immettere sul mercato granite e sorbetti preparati secondo tradizione e nel ’91 ebbi un successo clamoroso con il marchio di famiglia”.

Dalla passione per la macchina da presa a quella dei gelati non passando per quella che da sempre era stato marchio di fabbrica della famiglia, il vino. “Quello con il vino è sempre stato un rapporto complicato – dice – sono astemio e ricordo che mal sopportavo, anche il solo odore delle cantine, quando mio padre da piccolo mi portava in azienda per farmi innamorare di uva e di mosto. Mi sarebbe piaciuto continuare ma proprio non era nelle mie corde tanto che ho preferito lasciare il compito di portare avanti, con grande successo, il marchio CORVO a chi, della famiglia, ha dimostrato di saperci fare. Parlo dello zio Enrico, fratello minore di mio padre ed alle sue figlie che fanno onore all’antica tradizione familiare”.

E storia più recente che, alla morte dell’amata Teresa, il Principe Alliata abbia pensato – come gesto simbolico – di riprendere possesso di Villa Valguarnera a Bagheria che divide insieme alla figlia Vittoria, ottima scrittrice e custode anch’Ella del passato che non ne vuol sapere di morire.

L’ha fatto per richiamare l’attenzione sul continuo saccheggio perpetrato da una politica rozza ed ignorante che non tiene conto di un passato glorioso e che, di contro, prova a cancellare.

Ricorda come, anche sua madre, si pose in una posizione di resistenza rispetto agli espropri arbitrari che nulla avevano a che vedere con ragioni di opportunità ma piuttosto di opportunismo.

E’ felice il Principe di aver continuato una Crociata a fianco di quella parte di popolazione, tanta sottolinea, che ha deciso di affiancarlo per la salvaguardia della propria identità culturale e storica.

Della villa dell’infanzia, tanto amata, parla spesso e ,sull’onda dei ricordi, evoca un pomeriggio del 1947 quando ai cancelli di Villa Valguarnera si presentò la famiglia della sorella Topazia dopo che, per ben due anni, era rimasta prigioniera in un campo di concentramento in Giappone…casa in cui, prima di furti, era a dimora il quadro della celebrata Marianna Ucria, antenata importantissima per il futuro letterario di Dacia Maraini, nipote per l’appunto del Principe Alliata.

Fonte Si24.it
Fonte Si24.it

 

Ed ancora, nelle poche interviste concesse, il Principe ricorda di una Certosa di Bagheria distrutta non si sa bene quando…è come se la bella cittadina siciliana abbia avuto sempre poco amore di sé e non abbia pensato a conservare neppure le sue memorie più preziose. “Tutto è iniziato – ricorda Alliata – con un esproprio datato 1950 ed il pretesto fu la costruzione di una scuola elementare. La vera mira degli speculatori…le terre attorno la Villa che facevano gola a chi voleva costruire in pieno centro. E così venne distrutto un impareggiabile polmone verde nato tre secoli prima. Fu poi la volta di una strada e di un’altra ancora”. Solo nel ’65, aggiungiamo noi, una commissione d’inchiesta cercò di intervenire ma ad oggi tutto continua: le famose ville di Bagheria sono state private dei loro terreni ed ora si stagliano, come cattedrali nel deserto, tra moderne costruzioni. Anche i Mostri di Villa Palagonia, ammirati in tutto il mondo, oggi si presentano imprigionati tra costruzioni moderne.

Splendida persona il Principe, competente ed appassionato. Da ogni intervista, appare lontano anni luce da quella idea di nobiltà dalla quale la Maraini dice di aver preso preso le distanze in quanto incapace di cambiare, avida, rapace e parte del male dell’isola…quella del Principe Alliata è la nobiltà di nascita sì ma anche del lavoro, della creatività, della difesa di un passato storico di grande valore.

Ad majora semper, principe Alliata!

Silvia Ventimiglia – Marzo 2015

P.S. Oggi, 2 luglio 2015 mi raggiunge la notizia della morte del Principe Francesco Alliata e con essa tramonta il sogno di “raccontarLo” attraverso uno dei miei ritratti certa che avrebbe saputo raccontare la Sicilia migliore, quella che spesso si tace a favore di stereotipi che non tengono conto della grande ed antichissima tradizione di una Terra bellissima di cui Alliata è stato, senza ombra di dubbio, splendido interprete.

Riposa in pace, Principe!

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