Il giallo del quadro più ricercato al mondo

Natività con i santi Francesco e Lorenzo (1600 - 1609 ? , olio su tela, 268X197 cm)
Natività con i santi Francesco e Lorenzo
(1600 – 1609?, olio su tela, 268×197 cm)

 

L’FBI nel 2005 la inserisce nella top ten delle opere d’arte più ricercate al mondo…

E’ la Natività del Caravaggio! Che fine ha fatto?

Era il 1609 quando Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571 – 1610), conosciuto semplicemente come Caravaggio, di passaggio a Palermo, dipinse per l’Oratorio di San Lorenzo questa splendida tela. Molti sostengono che il pittore barocco non passò mai dal capoluogo siciliano ed è sempre più ferma l’ipotesi che sia stata dipinta, nel 1600, a Roma, per il commerciante Fabio Nuti che aveva relazioni con l’Oratorio. Da lì spedita, quindi, a Palermo.

Poca importanza ha per la nostra storia dove e quando fosse stata eseguita; è indubbio invece che l’opera sia del Caravaggio.

Una Natività insolita e particolare sia per l’originale composizione, sia perché tra i personaggi sono presenti due santi, che poco c’entrano con la classica iconografia cristiana. Sono San Lorenzo e San Francesco d’Assisi, due importantissimi Santi che vissero in periodi storici molto diversi. Un realismo autentico rende l’episodio “vero”, la dolcezza di quelle espressioni e un’atmosfera malinconica accoglie l’osservatore, rendendolo quasi partecipe a quel destino. Questa tela ispirò Giacomo Serpotta, che successivamente si occupò di decorare gli spazi dell’Oratorio con i suoi incantevoli stucchi. Quindi la nostra Natività per secoli fu immersa in quel bianco splendore.

Altare dell'Oratorio di San Lorenzo
Oratorio di San Lorenzo – oggi al posto della vera Natività si trova una riproduzione fotografica di Enzo Brai scattata nel 1967

 

Ma una notte imprecisata di metà ottobre del 1969, silenziosamente, quella tela fu tagliata, arrotolata, e portata via da lì.

Le indagini sono chiamate pratica 799. Una realtà che, unendo in maniera attorcigliata mafia, politica, narcotraffico, dicerie, è diventata leggenda!!!! Da 46 anni si cerca quel capolavoro, uno degli ultimi dipinti del Caravaggio, tesoro importantissimo dell’arte italiana che nel 1992 è stato valutato all’incirca sessanta miliardi di lire.

Ricostruire la storia di questo grande furto è un’operazione molto complicata, l’attendibilità delle fonti è precaria, intersecandosi informazioni che spaziano dalla cronaca alla fiction e che hanno fatto della pratica 799 un vero proprio giallo.

Negli anni ’70 l’opera si sa essere a Palermo; a vederla uno studioso romano, esperto di Caravaggio, che, chiamato da uomini sconosciuti, si reca a Palermo. Ad attenderlo una Mercedes nera, dentro gli “uomini d’onore” che bendano lo studioso e gli puntano una pistola alla schiena. “Sei uno studioso, un poveraccio, però te lo facciamo vedere, così non rompi la m~”. Quando gli viene tolta la benda, lo studioso si trova dentro un granaio: appesa in alto, la tela del Caravaggio, rovinata nella parte inferiore.

A quanto pare l’opera fu rubata e trasportata a bordo di una moto Ape da due ladruncoli, passata nelle mani della mafia due giorni dopo il furto.

Diversi i tentativi di vendita, ma nessuno portato a termine con successo. Uno di questi in Svizzera, ma fallisce e l’opera viene sotterrata insieme a due milioni di dollari e una quantità di eroina.

Nel ’79 il quadro è stato oggetto di una intricata vicenda di narcotraffico che coinvolse la malavita americana. Ma sembra che il dipinto non abbia mai lasciato l’Italia.

Negli anni ’80 Peter Watson, giornalista inglese, dedica un libro a questa vicenda: The Caravaggio conspiracy. Nelle vesti di John Black, mercante d’arte senza scrupoli, Watson, entra in contatto con chi gli avrebbe fornito preziose indicazioni sull’identità dei ladri. Una trattativa lo porta in Campania, esattamente a Laviano. Qui avrebbe dovuto vedere l’opera per esaminarne l’autenticità, ma il terribile terremoto del 1980 non permise l’incontro e l’opera si pensò distrutta.

Questa notizia arriva a Laviano e la storia del Caravaggio determina una profonda suggestione collettiva. Tutti si mobilitano, soprintendenza, carabinieri e abitanti alla ricerca della preziosa tela che ormai si crede sotto le macerie del terremoto… ma, senza risultati.

Qualche anno dopo, una soffiata fatta ai carabinieri segnala la presenza della Natività in Sud Africa nella residenza di un ricco possidente italo americano.

Corriere della Sera - 28 giugno 1992
Corriere della Sera – 28 giugno 1992

 

Negli anni ’90, nel pieno delle vicende giudiziarie che coinvolgono l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti, nell’aula bunker di Rebibbia tra le tante rivelazioni del pentito Marino Mannoia una è di nostro interesse: “anch’io ho rubato quadri di valore…. al giudice Falcone dissi che era inutile cercare una tela del Caravaggio che io stesso, con altri, avevo rubato. Nel piegarla per trasportarla meglio il dipinto venne irrimediabilmente rovinato”.

Ma forse Mannoia non si riferiva alla Natività

Le indagini si arrestano… e anche noi ci fermiamo qui, non avendo ricevuto nuove informazioni dal Nucleo operativo del Patrimonio Culturale, ma è bastato tutto ciò per far capire quarant’anni di certezze, dubbi, deposizioni di pentiti, falsi allarmi e speranze…

Chissà se la bellissima Natività è andata distrutta, se è in America, in Sud Africa o a Palermo, chissà se un giorno potrà essere ridata alla cultura e ai cittadini!

 

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