A Tu per Tu con Santi Palazzolo, il pasticcere che ha fatto arrestare il Presidente della Camera di Commercio di Palermo

 

Santi Palazzolo
Santi Palazzolo (Fonte www.terrasinioggi.it)

 

Pasticcini al gusto di…legalità!

I fatti sono notori e li ripropongo solo per contestualizzare l’intervista che segue.

Roberto Helg, Presidente della Camera di Commercio di Palermo nonché Vice presidente della GESAP, azienda che gestisce i servizi aeroportuali del “Falcone e Borsellino”, viene arrestato in flagranza di reato immediatamente dopo aver ricevuto ben 30.000, 00 euro a titolo di anticipo sulla ben più cospicua somma di 100.000,00 euro… frutto di un tentativo di estorsione. Nulla di nuovo sotto il sole, direte voi ma… così non è. Ciò che ha avuto l’effetto deflagrante di una bomba è stata la notorietà di Helg che, negli anni, si è ritagliato il ruolo di referente per la legalità nella lotta a Cosa Nostra.

Detto ciò, il vero protagonista di questa triste…tristissima…vicenda di malcostume non è, però, il suddetto Helg ma colui che ha detto “Non ci sto!” e cioè quel Santi Palazzolo che, titolare di un prestigioso show room di prelibatezze dolciarie siciliane, è dai piu’ riconosciuto come uno degli ambasciatori del made in Italy nel mondo, nel settore della pasticceria e della gelateria artigianale. La speranza è che, con questa sua presa di posizione, lo diventi ancora di più…perchè Palazzolo, non volendo, è diventato paladino di quella parte dei siciliani, la maggior parte, che non capisce e non si adegua ad un andazzo che rappresenta il vero male della nostra isola. Lui dimostra che ci sono siciliani che non vogliono un cambiamento che sia solo di facciata…è questa l’immagine che la sua vicenda, ripresa da tabloid e giornali internazionali, sta veicolando nel mondo. Non possiamo che essergli grati, per questo.

Il contatto avviene sulla scorta di una comune e qualificata amicizia: Santi è allievo e grande ammiratore del Maestro Luca Caviezel, un guru per chi opera nel loro stesso campo e, pertanto, ne uso il nome come pass partout per poterlo intervistare. Proprio lui, che ha dimostrato di essere contrario a qualsiasi tipo di intervista e refrattario alla notorietà a cui lo hanno esposto i fatti raccontati.

Non capisco e non m’interessa. Ho fatto quello che andava fatto…nient’altro. Sono i fatti che parlano e devono parlare per me! Nessuna passerella mediatica. Devo lavorare, io! questo quello che mi dice al primo contatto e, nonostante ciò, accetta con slancio di incontrarmi. Troppo importante per lui, il mio mentore…come potrebbe non accontentarlo!

Roberto Helg (Fonte www.grandangoloagrigento.it)
Roberto Helg (Fonte www.grandangoloagrigento.it)

 

E’ una domenica mattina solare e calda, dopo tanto freddo e pioggia. Condizioni atmosferiche simboliche di un certo andazzo che comincia a prendere piede? Chissà…questa la speranza! L’appuntamento è per le ore 12.00 in quella pasticceria…diciamo “casa madre”, e cuore pulsante dell’attività di Palazzolo…in quel di Cinisi, paese di 10.000 anime della provincia di Palermo indissolubilmente legato alle figure di Peppino Impastato e di Tano Badalamenti, facce entrambe della stessa medaglia, attestanti la schizofrenia tipica della Sicilia. Legalità ed illegalità. Antimafia e mafia, per usare un binomio spesso abusato.

A chi avesse memoria corta, vorrei ricordare chi sono stati e quali le vicende che li videro protagonisti: Impastato, giornalista ed attivista antimafia, passerà alla Storia per le sue denunce contro le attività illecite di Cosa Nostra, a seguito delle quali venne assassinato a soli trent’anni.

Nato in una famiglia mafiosa suo malgrado, nel 1976, Peppino fondò Radio Aut, radio libera autofinanziata, che usò da grancassa per veicolare le sue invettive contro la mafia…in primis contro Tano Badalamenti, padre padrone di Cinisi da lui, con scherno, soprannominato “Tano seduto”. E fu proprio, quest’ultimo, che ne decretò la condanna a morte cercando di farla passare per le conseguenze di un atto terroristico.

Ricordo, a titolo di cronaca, che Il corpo straziato del giovane attivista venne rinvenuto lo stesso giorno del ritrovamento del cadavere dello statista dc Aldo Moro, esattamente il 9 maggio del 1978.

Tanti, tantissimi gli anni di depistaggio atti ad occultare mandanti e movente dell’efferato delitto e, per il quale, Badalamenti è stato riconosciuto colpevole solo nel recente 2004.

A Peppino Impastato, il regista Marco Tullio Giordana ha dedicato il bellissimo “I cento passi”, esattamente la distanza che separava casa sua da quella del boss mafioso, suo carnefice: casa che, confiscata, venne affidata al fratello di Peppino, Giovanni, che ne ha fatto “Casa della memoria”, luogo di memoria, per l’appunto, e di divulgazione delle sue idee antimafia.

Ma, tornando a noi ed alla pasticceria di Santi …si diceva “casa madre” perchè la famiglia Palazzolo , che vanta svariati franchising su tutto il territorio nazionale, oltre allo show room in aeroporto e alla pasticceria di Cinisi, per l’appunto, è presente – oltre che online – anche in Spagna ed in Normandia dove ha esportato, con grande soddisfazione, la cultura gastronomica siciliana, in particolare dell’arte pasticcera e gelatiera. Un’azienda che, partita con una decina di operai, dà lavoro oggi ad oltre 40 dipendenti che, per una realtà come quella siciliana…asfittica, è un risultato di grande interesse.

Arriviamo e Santi è lì ad attenderci (me e Salvo Zappalà, patron di Sicilian Secrets), tranquillamente seduto alla cassa…come fosse una domenica qualsiasi ma così… non è. Si avverte dal pellegrinaggio di persone che entrano anche solo per stringergli la mano e dargli una pacca sulle spalle, felici di poter esprimere il proprio grazie a quest’uomo che non ha pensato neppure per un minuto di cedere al ricatto. Eh si, saprò nel corso dell’intervista, che la sopravvivenza dello show room, oggetto del contendere, è al centro dei suoi interessi, indispensabile alla tenuta dell’intera azienda a conduzione familiare. Insomma, un passo falso ed anni ed anni di lavoro di 3 generazioni…potevano andare perduti irrimediabilmente.

Lascia la sua postazione di lavoro e, preceduto da un’ottima rappresentanza di dolci alla ricotta, ci fa accomodare in una saletta privata. Lì, al riparo dalla confusione, potremo scambiare quattro parole.

E’ la prima intervista, eh? esordisce. Quelle per il Tg Uno e per Sky 24 non fanno testo. La prima mi venne fatta, senza preavviso, quando si seppe dell’arresto di Helg e fui sorpreso dalla troupe all’uscita da casa. L’altra…beh…dopo aver notato la presenza continua e costante del giornalista, appostato davanti casa per tre giorni interi, non ebbi il coraggio di sottrarmi. Ma solo di qualche battuta si è trattato. Qui, mi pare…in base a quelle che sono le caratteristiche delle tue interviste…si tratti di qualcosa di diverso. Dimmi, allora…iniziamo.

Entusiasta come se fossi stata invitata ad un convegno amoroso, posiziono il mio registratore e premo rec.

Santi, tu porti il nome di quel nonno che, nel 1920, ha dato l’avvio alla vostra attività avendo bene in mente quale impronta imprimere…quella della qualità!

Si, la nostra storia imprenditoriale comincia da lì…da mio nonno Santi. Ma l’anno esatto è il 1919…nel ’20 abbiamo avuto la concessione alla vendita, come dire. Appena rientrato dal fronte, aveva combattuto sul Carso, durante la Prima guerra mondiale…mio nonno, tornato a Cinisi – dicevo – cominciò a pensare al suo futuro. Anzi, ti racconto un episodio, relativo alla guerra, che ti fa capire come niente succeda a caso. Ascoltami e dimmi se non c’è stata la mano divina rispetto a ciò che ti racconterò…

Per parecchio tempo, la mia bisnonna non ebbe notizie del proprio figlio in trincea ed allora incaricò un altro figlio, che era ufficiale dell’esercito, di cercare il fratello e di darle notizie.

Così fu. Il fratello di mio nonno lo trovò e diede notizie alla loro madre e, prima di andar via, gli lasciò una bottiglia di rosolio.

Perchè ti racconto questo particolare…mi dirai!

Vengo e mi spiego…

Dato che la guerra stava volgendo a nostro svantaggio, mio nonno pensò, fatalisticamente, che forse sarebbe stato meglio dare fondo a quella bottiglia. E, così, insieme ad un commilitone amico (con il quale rimase in contatto tutta la vita e noi con i suoi discendenti!) decise di prendersi una piccola pausa e di lasciare il proprio posto in trincea.. Come dire, una botta di vita prima di morire.

Una sera, pertanto, i due amici chiesero ad altri due commilitoni di sostituirli per un breve lasso di tempo Quella trincea, poco dopo, saltò in aria e con essa tutti i militari che vi si trovavano.

Era destino che né mio nonno né il suo amico dovessero morire. Sono diventati, come dicevo, amici e per la pelle, per giunta. Uniti, indissolubilmente, da quell’episodio.

Comunque sia…tornando alla nascita della nostra attività. Forse perchè aveva avuto modo, in guerra, di conoscere chi già faceva ‘sto mestiere o semplicemente perchè gli piaceva, pensò di imparare a farlo. Pensò di voler fare il dolciere…insomma. Dico dolciere perchè il termine pasticcere ancora non esisteva…e, poi, lui voleva fare, insomma cose “duci”.

Qui da noi, però, non esisteva alcuna scuola e, pertanto, fu costretto per un anno intero, ogni giorno, ad andare a piedi a Palermo. Pensa, anche solo per il passaggio in carretto occorrevano soldi e mio nonno non ne aveva. Andava per imparare il mestiere in qualche bottega. La passione era forte… tanto grande da fargli affrontare sacrifici immani.

Poi, dovendosi sposare con mia nonna…pensò di aprire una pasticceria così da poter mantenere la propria moglie e gli eventuali, futuri, figli. Lo presero per pazzo in famiglia…consigliandogli che, forse, era il caso di fare il maniscalco…lo “scarparo”…il muratore ma un dolciere…in famiglia… non si era mai visto.

Ti ricordo che siamo intorno a metà degli anni ’20, eh?

Il mio bisnonno, comunque, pur non essendo d’accordo…volle dargli fiducia ed assecondarlo nella sua passione, così…al momento del matrimonio, come dote, lo fornì di…un chilo di zucchero, un chilo di farina, 10 uova ed una bilancia. E, così, mio nonno iniziò ‘sta avventura che ci porta qui ed oggi.

Da principio cominciò con i semilavorati…marmellata, mandorle, frutta candita… da proporre ai pasticceri palermitani. Insomma, si specializzò nella fornitura di materie prime di ottima qualità.

Particolare Pasticceria Palazzolo di Cinisi
Particolare Pasticceria Palazzolo di Cinisi

 

Ecco, in seguito… il successo della vostra attività, si è basato proprio sulla qualità delle materie prime, giusto?

Soprattutto!!!!Per dirti come lavorava mio nonno…gli serviva la zucca da candire? Non si accontentava di prenderla dappertutto, no. Lui andava direttamente a Messina dove c’erano le migliori, ad esempio. Pensa che… quando, nel mese di novembre, si preparava il famoso “buccellato”, mio nonno faceva arrivare casse da dodici chili di uve passe direttamente da Pantelleria e coinvolgeva, a casa, tutta la famiglia per lavare e liberare ogni singolo acino di uva da semini ed impurità e per usare solo la polpa. Era una grande festa laddove erano coinvolti tutti, adulti e bambini. Ci si riuniva…si lavorava e si raccontavano storie. Era il tempo in cui gli adulti parlavano ed i bambini ascoltavano…gli adulti “insegnavano” ed i bambini “imparavano”. Erano momenti di trasmissione di valori assoluti ed universali. Altri tempi…

Ricordando il nonno tanto amato, chiedo a Santi se è vera la storia secondo cui Peppino Impastato… dalle frequenze di Radio Aut…soleva chiamarlo, Don Profitterolo

E’ vero! Anche se, ad onor di cronaca ed in riferimento ai profitteroles, fu mio padre che, di ritorno da Verona in visita alla famiglia del vecchio compagno d’armi di mio nonno, “portò” ‘sto dolce che aveva visto lì e che, originariamente, aveva una forma rettangolare, pensa.

Lo portò e lo fece realizzare a mio nonno perchè lui non ha mai fatto il pasticcere. Lui ha gestito il negozio: prima, la nostra era un’attività vissuta nel chiuso di un laboratorio…è stato con mio padre che ha avuto uno scatto in termini di apertura verso l’esterno. Mio padre era maestro nelle pubblic relations ed è questa sua grande facilità di instaurare rapporti sociali, utilissimi tra l’altro, che ha messo a disposizione dell’ azienda familiare.

Di generazione in generazione, sono arrivato io che ho cercato di abbinare l’una e l’altra capacità, aggiornando quello che era il trend. Ai miei figli il compito, adesso, di metterci del loro e far si che l’azienda regga in una situazione generale. contrassegnata da incertezza e grosse difficoltà.

Spero che facciano tesoro dell’esperienza di tre generazioni di Palazzolo così come ho fatto io.

Ricordo il tempo passato in laboratorio con mio nonno…. mi piaceva guardare quello che faceva, la passione che metteva nel creare dolci e cominciai ad appassionarmi alla creazione delle decorazioni. Questo il mio primo approccio al nostro mestiere…mi piaceva il lato artistico, da principio. Poi, ho perfezionato anche il lato relativo alla preparazione dei dolci.

Quali gli insegnamenti avuti da tuo nonno di cui hai fatto tesoro, Santi?

Guarda… ricordo che, quando cominciò a capire che mi stavo appassionando a ‘sto lavoro, mi disse “Santo, ricordati…questo è un lavoro che si fa anche quando gli altri si divertono. Anzi, a maggior ragione si fa in quei giorni…quindi, se davvero vuoi fare ‘sto lavoro, comincia a ragionare su ‘sta cosa. E, poi, ricordalo sempre…a noi, in Sicilia, come terra non manca nulla. Ti servono le mandorle? Perchè andarle a prendere da un’altra parte? Ti servono agrumi? Perchè vedere di procurarseli in un’altra zona? Noi abbiamo tutto e, per di più, i nostri prodotti sono i migliori…non lo dimenticare mai!”

A questo punto, forte di svariati mesi di vicinanza al maestro Caviezel, con cui stiamo aggiornando un libro scritto dallo stesso circa 30 anni fà, intavolo con Santi una discussione sul primato del gelato artigianale siciliano sinonimo di eccellenza nel mondo, prodotto che, per sua stessa natura, non può rivolgersi all’industria dei semilavorati in cui non sono indicate le percentuali esatte di presenza di questo o di quell’ingrediente. Secondo la teoria del “bilanciamento degli ingredienti”, che ha fatto di Caviezel un guru a livello internazionale, il gelatiere artigiano ha necessità di conoscere, alla perfezione, componenti e percentuali e pertanto…

Palazzolo, che saprò essere classe 1962…di gennaio di quell’anno…capricorno caparbio e tutto d’un pezzo così come il suo mentore svizzero, si lancia in una giusta filippica a difesa del gelato artigianale in contrapposizione allo strapotere dell’industria dell’Ice Cream.

Una lotta tra Davide e Golia sembrerebbe ma la passione e l’attenzione al proprio lavoro, che anche i maestri gelatieri stanno portando avanti, lascia ben sperare ad un ritorno all’antico che, in definitiva, diventa presente di eccellenza.

A questo punto, mi sovviene in mente quell’Associazione “Duciezio”, di cui fa parte Palazzolo e che unisce nel nome stesso la caparbietà del condottiero e primo re siculo, Ducezio, con l’attività degli iscritti che si occupano, proprio, della salvaguardia di cose “duci”…dolci, per l’appunto. Associazione che, nata sulla scia del successo ottenuto dai dolcieri siciliani, in occasione di un SIGEP (Salone nazionale di settore), di qualche anno fa, riunisce il meglio di quanto espresso dalla Sicilia in questo campo e che è dedicata alla valorizzazione del vastissimo patrimonio storico e culturale espresso dalla dolceria, pasticceria e gelateria siciliana, espressione – ripeto – di eccellenza nel mondo.

Creazione Palazzolo
Creazione Palazzolo

 

Mai sazio di parlare dell’amato nonno, Santi torna sull’argomento

“Ti raccumannu, non scendere mai a compromessi…mai” questo mi ripeteva mio nonno.

Quando, poi, mio padre stesso trovò spazio nell’azienda di famiglia, era il periodo del boom economico…tante le novità che permisero di sdoganare l’idea che fino allora avevamo impresso alla nostra attività. A Palermo, nell’ambiente dei dolcieri, eravamo conosciuti….insomma eravamo i maggiori fornitori di materie prime. Poi, erano gli anni 60/70, arrivarono i primi frigoriferi…venne introdotta la panna…l’espansione verso questa zona, anche solo per la villeggiatura e da qui… la fila per poter acquistare i nostri prodotti.

Sono stato fortunato…mi sono trovato tra due titani. Tra mio nonno che mi ha insegnato il gusto dell’avventura e mio padre quello di rimanere a passo con i tempi, mai fermo ma in continua evoluzione. Passato e presente che si amalgamano perfettamente e gettano le basi per un futuro di continue affermazioni.

Santi non smetterebbe di raccontare di un’avventura professionale che non ha mai avuto battute d’arresto ma che, al contrario, ha visto confluire ogni apporto che le varie generazioni sono riuscite ad inserire, senza soluzioni di continuità.

Negli anni 80, poi, sono entrato in scena io. Appena diplomatomi al liceo scientifico e dopo una materia data a Giurisprudenza, giusto con l’attuale Presidente della Repubblica…prof.Sergio Mattarella, docente di Diritto parlamentare presso l’Ateneo palermitano, decisi che era un’altra la mia passione. Abbandonai gli studi universitari e cominciai il tirocinio con mio padre…mio nonno, nel frattempo, era morto.

Santi, grande l’attaccamento a tuo nonno…ci regali un flash di lui?

Mio nonno era una persona di un’allegria ed ironia senza uguali. Ti racconto questa. Accanto alla sua pasticceria c’era la bottega di un carnezziere…’u macellaio, va…erano amici di vecchia data e si facevano continui scherzi così come anch’io, poi, ho fatto con un altro macellaio di cui ero amico d’infanzia e che aveva la bottega proprio accanto alla mia. Ma questo avveniva intorno a metà degli anni 80, eh? Per dire…un tratto di goliardia che si è trasmesso da mio nonno a me e che ritrovo in qualcuno dei miei 5 figli.

Santi, la realtà isolana di oggi, quella di Helg per intenderci…quanto è diversa da quella di Tano Badalamenti dei tempi di tuo nonno ed anche di tuo padre? Solo differenze esteriori…colletti bianchi ora, coppola e lupara allora?

Sono due cose completamente diverse…anche se di attività delinquenziale si tratta, in entrambi i casi.

Quella di allora, spesso, si sostituiva ad uno Stato assente. Non voglio mitizzarla, no di certo ma, negli anni ’40 e ’50, dopo la guerra… Badalamenti era certamente il padre padrone di Cinisi però è anche vero che se c’era una discussione…una lite…faceva da paciere.

Questa era la vecchia mafia. Poi c’è stato un salto di qualità con l’ingresso di interessi derivanti da droga e quant’altro…

Ora, forse per il fatto che ci si conoscesse tutti in paese, non sono a conoscenza di richieste odiose di pizzo o quant’altro…fatte a mio nonno o a mio padre.

Di Badalamenti si sapeva che era mafioso ma mai si è palesato in questo senso, con noi o con altri del suo stesso paese, che io sappia. La questione con Impastato fu un’altra, purtroppo. Ed ebbe conseguenze tragiche!

Santi, qualora fossero arrivate queste richieste, credi che i tuoi si sarebbero comportati con la stessa fermezza e lo stesso candore con cui tu hai affrontato la tua recente esperienza?

Non ho dubbi, guarda. La verità? Ancora mi sorprendo del clamore suscitato dalla mia vicenda. Figurati che, per una decina di giorni dopo i fatti, non sono venuto in pasticceria. Sono rimasto a casa…troppo clamore e non ne capivo e non ne capisco il motivo. Cosa dovevo fare? La cosa assurda, degna di clamore, sarebbe stata per me il caso in cui avessi deciso di pagare. No com’è andata!…

Eh si…mi sorprendo a pensare che il discorso di Santi non faccia una piega ma… quando mai è così? Troppi i fatti di cronaca e le notizie che ci parlano di un trend inverso.

Ma torniamo all’iter della vostra attività che, grazie a te, ha varcato anche i confini della Sicilia e che ti ha consacrato ambasciatore del gusto italiano, siciliano in particolare, nel mondo!

Allora, diciamo che ho continuato ad aggiornarmi seguendo la normale evoluzione del mio lavoro, con un occhio rivolto al passato e, quindi, alla salvaguardia del vasto patrimonio ma, al contempo, ho cercato di ottimizzare la mia innata facilità nell’instaurare rapporti sociali unendo, come ti dicevo, le caratteristiche del nonno e di mio padre.

Lo interrompo…

La famiglia che ti sei costruito ti segue e ti appoggia, incondizionatamente…5 figli, tutti impegnati in azienda tranne il piccolo, di appena 10 anni. Complice e sodale, tua moglie Nunzia… ma è vera questa storia che, prima di ogni decisione, tu sei solito riunione la famiglia per condividere ogni singola scelta?

Si, verissimo. Lo faccio nel caso si tratti di affrontare una nuova sfida professionale o di prendere una qualsiasi decisione e l’ho fatto anche in questa occasione. Li ho tenuti al corrente di ogni minima mossa.

Quando Helg, mi convocò in prossimità dello scadere della concessione dello show room in aeroporto, mi fece un discorso non chiaro ma che mi mise “sul chi vive”… di questa sensazione, dopo aver riunito tutta la famiglia, feci partecipe ogni singolo componente dicendo loro quale sarebbe stata la mia posizione in merito, qualora si fosse confermata la mia sensazione. Ero deciso a non pagare!

Toccato sul vivo e, con orgoglio paterno, Santi mi racconta di questi suoi bravi “carusi” tutti, tranne il piccolo Giacomo, in virtù della giovane età, impegnati nell’azienda di famiglia. Caterina, in qualità di Responsabile Marketing e Comunicazione; Vincenzo, tecnologo alimentare, in veste di Responsabile del Settore Sviluppo e Ricerca; ed ancora, Maria Laura, Responsabile delle Risorse umane e Sistema di qualità… Vito, Responsabile della Produzione.

Santi, andiamo per gradi…torniamo a parlare della tua passione per la qualità in un periodo storico che, probabilmente, suggerirebbe di puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità

Ma no…quale quantità? Sempre e solo qualità. La quantità, semmai, viene dopo. Questa è l’eredità che ha trasferito alle generazioni successive mio nonno. Questo ciò che sto trasmettendo alla mia famiglia ed è questa la chiave del successo della nostra attività. Materie prime di altissima qualità unite al rispetto della tradizione che, in Sicilia, riporta a tempi antichissimi. Must la semplicità. La nostra pasticceria, la nostra gelateria si basa sulla semplicità, per l’appunto. Sfruttiamo tutto quanto ci viene offerto dalla natura. I nostri gelati, ad esempio, sono espressione di quanto di meglio riesce ad offrirci la natura…il gusto rotondo del pistacchio o delle nocciole, quello intenso del caffè. Il tutto poi amalgamato solo al latte, nei gelati alla crema…all’acqua, in quelli alla frutta. Nient’altro. A ciò, ho aggiunto un piglio di tipo manageriale, come dire. Tutto qui.

In azienda dal 1985, dopo un solo esame all’Università come ti dicevo, decisi che quella era la passione che volevo perseguire…unendo la pratica del laboratorio a studi che parlassero delle novità nel campo della tecnologia alimentare. Insomma, ho cercato di supportare la mia passione con l’impegno e la serietà negli studi. Tornai sui miei passi…sì… per fare ciò che avevo sempre saputo di voler fare. Ho unito la passione per il laboratorio al continuo aggiornamento professionale, specializzandomi in decorazione, in “bilanciamento degli ingredienti”, di cui è maestro e primo applicatore, a livello mondiale, il comune amico Caviezel e quant’altro facesse sì che la nostra azienda potesse esprimere quell’eccellenza che ne fa una bella e solida realtà, tutta made in Sicily.

Guarda, è un’attività appassionante ma anche totalizzante. Il mio orario di lavoro, qui, in pasticceria va dalle 4.00 alle 14.00 ininterrottamente ma, oggi che posso passare il testimone ai miei figli, da quell’orario in poi mi dedico allo studio, all’aggiornamento ma anche ai miei hobby…primo tra tutti la campagna dove abito, tra l’altro. E, poi, come un buon padre di famiglia, mi dedico a mio figlio piccolo…lo accompagno alla scuola di calcio…gli faccio fare i compiti…

Simposio Accademia Pasticceri Italiani Teatro Massimo Palermo
Simposio Accademia Pasticceri Italiani  – Teatro Massimo, Palermo

 

Santi, con la vicenda che ti ha visto tuo malgrado protagonista, tu hai avuto il merito di alzare il velo su quella zona grigia in cui sta chi ricopre cariche pubbliche…usa il potere per accrescere le proprie ricchezze…utilizza il concetto di antimafia come mezzo per veicolare un’immagine di legalità che, di contro, nasconde la volgarità del proprio profilo…

Guarda, ti racconto esattamente la storia.

Io ho questo negozio in aeroporto dal 2000…dal luglio del 2000, esattamente.

Helg, prima di questa vicenda, lo conoscevi naturalmente…

Certo, lo conosco da circa 14 anni anni…e’ sempre stato colui che, da quando ho aperto il mio negozio in aeroporto, ha ricoperto la carica di vicepresidente della GESAP…non potevo non conoscerlo. Mai avuto alcun problema, mai ricevute pressioni o richieste e, con questo, rispondo a chi…pochi, per la verità… pensa e dice che la faccenda nasca dal fatto che io ed Helg potremmo non esserci messi d’accordo sulla cifra. Insomma, qualche persona malevola, dice che prima pagavo una tal cifra e che, in seguito, essendo aumentata di importo, io abbia deciso di fare quello che ho fatto. Si sa, in Sicilia…si viene spesso criticati ed accusati per quello che non si riesce a fare, in prima persona. Vabbè, andiamo avanti…

Nel 2008 è scaduto, per la prima volta, il contratto di concessione ed è stato rinnovato senza alcun tipo di problema.

Il contratto prevedeva il rinnovo per altri 7 anni (cioè fino al 2015) e poi la proroga per altri 3 anni, da richiedere sei mesi prima.
Così, noi ad agosto, abbiamo scritto ‘sta lettera alla Gesap chiedendo la suddetta proroga, prevista nel contratto di concessione…ripeto.
Bene, da agosto a febbraio nessuna comunicazione.
A ‘sto punto, allarmato, chiedo un incontro con il direttore generale dell’aeroporto, Carmelo Scelta, che mi comunica che ci sono problemi non già sull’affitto ma sulle royalties: il contratto prevedeva delle percentuali diverse rispetto all’altro unico gestore. Helg si lamentò di questo fatto, sostenendo che se le nostre percentuali fossero state più alte, la Gesap avrebbe guadagnato di più. Ora, però, le nostre percentuali si riferivano ad un contratto già in essere e, quindi, sarebbe stato inutile fare dei conteggi su cose del passato…

Dato che il mio con Helg era sempre stato un rapporto di cordialità, decido di parlare direttamente con lui per cercare di capire dove stava l’inghippo e cercare di arrivare ad un accordo. Troppo importante, come ti dicevo, la sopravvivenza di quel punto vendita per me…sul quale ho fatto grossi investimenti e dal quale dipende la tenuta dell’intera attività familiare.

Bene, fisso un appuntamento ed incontro Helg, una prima volta. Capisco che c’è qualche problema ma lui non dice nulla di che.
A questo, seguì un secondo incontro.
Al riguardo, non scendo nei dettagli in quanto ci sono indagini in corso e pertanto…
Ricordo, però, che uscito da quell’ufficio, mi fermai per un tempo indefinito in auto a riordinare le idee. Non potevo sbagliare alcuna mossa, ne andava della vita della mia azienda e del futuro della mia famiglia. Informati, al solito, i miei andai direttamente dai Carabinieri e sporsi denuncia. E, siccome si sa una registrazione non ha valore probante ma occorre la prova regina…la flagranza, allora fu attivata tutta una serie di iniziative che mi avrebbe portato, ancora una volta, davanti ad Helg e stavolta con la busta contenente i soldi. Il mio compito, solo quello di consegnarla e di far parlare più possibile il mio interlocutore.. Al resto avrebbero pensato i Carabinieri.

Quali i tuoi pensieri, in quei momenti…Santi?

Sai cosa mi rimarrà di quel giorno? Mentre consegnavo i soldi e parlavo con Helg mi ritrovai a provare pietà per quest’uomo…per ciò che stava per capitargli…pensai a sua moglie, ai suoi figli…avrei voluto dirgli “Fermati…non continuare. Ritorna sulle tue intenzioni…dì che stai scherzando!”. Niente, non disse nulla di tutto ciò. Non si fermò e, al contrario, prese la busta contenente il denaro. Io uscì dalla stanza di Helg, con il cuore in tumulto, ed in contemporanea entrarono i carabinieri che lo arrestano in flagranza di reato. Fine della storia.

Il fatto, poi, che il tutto venisse da chi aveva fatto della legalità una bandiera da esibire..credo che abbia aggiunto rabbia allo sbigottimento di quanto ti capitava, no?

Si, è vero…è questo che fa rabbia e fa sorridere amaramente. Se pensi che firmai un atto, stilato dallo stesso Helg, in cui entrambi ci impegnavamo a denunciare alla Magistratura ed alla stessa Gesap, eventuali richieste estorsive. E’ paradossale, se ci pensi…altro che Pirandello! Helg mi ha fatto firmare, ed ha firmato, la premessa che ha condotto al suo arresto! Ma sai qual è la cosa che più mi ha infastidito di ‘sta storia? Il fatto che Helg ritenesse me e lui alla stessa stregua…insomma che la potessimo pensare alla medesima maniera! Questo, proprio, non riesco a perdonarglielo!

La prova del cuoco
La prova del cuoco

 

Ci raggiunge la moglie, giusto in tempo per pregarlo di incontrare un tale che vuole solo salutarlo e complimentarsi con lui. Carinamente si scusa con noi ed io ne approfitto per estorcerle (qui di un’estorsione a fin di bene si tratta…per completare il ritratto di una persona che, per la normalità del suo comportamento, viene consegnato alla storia recente come una sorta di eroe…ma tant’è!) una battuta che si traduce in una sentita ed appassionata dichiarazione d’amore per questo uomo con cui ha messo su una bella e numerosa famiglia…
E’ straordinario. Lo è sempre stato. Poi, in questa occasione ha dimostrato una grande forza d’animo…una pace interiore davvero ammirevole e, questo, anche in famiglia. Non ci ha mai trasferito l’ansia che, in quei, giorni lo ha attanagliato. Certo, ci ha tenuto al corrente ma giusto perchè siamo abituati a condividere tutto e perchè facessimo tesoro di quell’esperienza…Un grande uomo…un grande padre…un grande marito ed un grande imprenditore. In definitiva, una grande persona!”

Riguadagnata la postazione accanto a me e Salvo che, nel frattempo, ci siamo fiondati su tutto quel ben di Dio a base di ricotta che un solerte collaboratore ci ha portato ad inizio chiacchierata (un trionfo di “cassatelle”, sfoglie e fagottini…), riprende il discorso da dove l’aveva lasciato..

Vedi, questa terra merita di più di quello che ha. Tanta la gente che, giornalmente, viene qui in pasticceria anche solo per manifestarmi solidarietà, apprezzamento. Ma, onestamente, io sento solo di aver applicato i valori su cui si fonda il lavoro di tutti i giorni. Niente di eroico o di straordinario. Ho seguito quella che è la linea guida della mia intera esistenza. Qui la cosa che ha fatto la differenza, onestamente, è stata la risposta tempestiva dello Stato. Pensa, oggi è il 15 marzo…ed il tutto è cominciato il 19 febbraio..l’arresto di Helg è stato eseguito il 2 marzo. Quel giorno è scolpito nella mia memoria.

Helg mi fa pena e non nel senso della comprensione, eh? Mi fa pena proprio. Il dettato trasmessomi da mio nonno, e poi, da mio padre è stato che due sono le cose fondamentali nel lavoro…primo pagare i dipendenti, secondo pagare i fornitori. Fatto questo, puoi dare libero sfogo alla tua passione sul lavoro. Senza il rispetto di queste due regole… fondamentali… non fai niente. Onestà, innanzitutto. Mi spiego?

Helg mi fa pena perchè a 79 anni si è giocato una vita di lavoro, la dignità sua e della sua famiglia. Ma come si fa? Di contro, io…quel giorno…mi sono sentito libero…libero di essere quello che mi hanno insegnato ad essere i miei…libero di scegliere da che parte stare. Libero di fare quello che sentivo e sento di fare, in definitiva. Ma come si fa a fare ciò che ha scelto di fare Helg?

Già, Santi come si fa?

Mah…forse è colpa di quel sentimento di onnipotenza che ti trasferisce il potere, che so! Pensi che tutto ti sia dovuto…ti senti al di sopra delle parti, puoi fare tutto quello che vuoi. Non saprei…Ciò che mi ha sconvolto non è stata tanto la richiesta no…la maniera…la naturalezza con cui l’ha fatta…la normalità.

Santi, ma questa tua determinazione, non è mai andata a braccetto con un sentimento di paura?

No, mai.

Ma pensavi che avrebbe avuto un tale clamore il tuo gesto?

Guarda, pensavo che se ne sarebbe parlato, quello sì… ma che avrebbe avuto tutto ‘sto clamore… onestamente, no. Devo stare molto attento. Molto.

Se da un lato mi piace ‘sta cosa… che la mia denuncia possa servire a dare coraggio ad altri e a far vedere che lo Stato è presente e tempestivo, d’altro l’essere presente mediaticamente mi ha sempre inquietato…non volevo che si spettacolarizzasse una cosa che, alla fine, mi affibbierebbe etichette tipo “antimafia”…ecc… Insomma, io distinguo l’antimafia vera da quella falsa…e questa storia mi dice che non sbaglio. Non voglio alcun tipo di etichette! Una cosa voglio dirti, però…il sacrificio di Falcone e Borsellino, le cui immagini sono esposte un po’ dovunque…in azienda come in casa…ha rappresentato una chiave di volta nella lotta alla mafia. Il loro sacrificio ha fatto svegliare le coscienze di tanti…episodi come il mio, in altri tempi, magari avrebbero avuto un corso diverso. Non avrei avuto tante attestazioni di incoraggiamento, di stima e di plauso. La gente, ora, è più sensibile ed attenta e riesce a schierarsi e a dichiarare da che parte vuole stare. Impensabile prima di quel maledetto maggio del 1992. Onore a loro!

Cosa ti ha insegnato questa storia, Santi…

Guarda, mi viene in mente uno spettacolo teatrale cui ho assistito…da ridere eh? Ma che, alla fine, dà un messaggio ben preciso… “Cosa manca alla Sicilia? Niente…ci mancano solo i siciliani!” Noi siamo bravi a sottovalutare quello che abbiamo…se l’apprezzassimo davvero troveremmo le soluzioni per i mille problemi che ci affliggono..spazzatura…acqua…per dirne qualcuno.

Quello che manca alla Sicilia, ai siciliani, è un’assunzione di responsabilità che necessita e non già per fare grandi cose, no. Noi abbiamo la creatività…siamo ospitali con gli altri ma non con noi stessi. Non facciamo nulla per migliorare la nostra condizione. Passiamo da un eccesso all’altro. Cosa ci manca? Pensa quanti talenti abbiamo saputo esprimere nel mio campo, in letteratura… quali grandi industrie di elettronica si trovano nei dintorni di Catania, ad esempio…insomma, cosa ci manca?

Quello che manca, secondo me, è quella solidarietà che dovrebbe esserci tra di noi. Siamo isole…ognuno per i fatti propri. A riprova, non posso non ricordare quando aprì ai colleghi il mio laboratorio…erano tempi in cui i laboratori erano tabù, ogni pasticcere ne era gelosissimo…ebbene venni preso per pazzo quando, invece, nella collaborazione e nel confronto non si può che crescere.

In una battuta, Santi…e tornando all’argomento che più ti interessa…la figura del gelatiere artigiano è destinata a scomparire?

No, secondo me… no. Noi abbiamo, dalla nostra, la freschezza del prodotto che nessuna industria dell’Ice Cream può strapparci. L’industria, certamente, può fare un gelato igienicamente perfetto, bilanciato alla grande, con ingente dispendio di denaro in comunicazione e marketing mirato ma rimane e si tratta, pur sempre, di un prodotto… non fresco. Questo è ciò che distingue il gelato artigianale da quello industriale e non è una bazzecola! Il gelato industriale, ripeto, non è e non potrà mai essere fresco. E ciò nonostante, noi siamo talmente bravi che, rivolgendoci alle aziende che producono semilavorati, stiamo sempre più regalando una cospicua fetta di mercato all’industria del gelato. E’ una cosa assurda, secondo me. E’ per questo che plaudo alla nascita di associazioni culturali come Duciezio, di cui si parlava prima, perchè il gelatiere artigiano ha il compito di educare, in primo luogo.

Quando, qualche tempo fa, si faceva il gelato al pistacchio aggiungendo un bel colore verde è chiaro che quello artigianale, fatto con pistacchi veri, aveva un colore nettamente più sbiadito e la gente lo guardava male…oggi, la tendenza, grazie al lavoro artigianale, va in altra direzione. Per fortuna.

Anche per i cornetti, che vanno fatti con il burro e non con la margarina come si usa spesso…sai cosa ho fatto io? Da principio, li ho prodotti entrambi differenziandoli per costo, 80 centesimi con la margarina…un euro con il burro. Un escamotage per abituare a far notare la differenza. La materia prima è fondamentale! Io faccio parte dell’Accademia italiana della pasticceria e so che ci sono materie prime che è obbligatorio usare e materie prime che è obbligatorio non usare.

La pasticceria, la gelateria possono essere considerate ambasciatrici del made in Italy nel mondo?

Certamente! Un patrimonio, il nostro, ricco e variegato. E, poi, siamo stati talmente soggetti a dominazioni che, spesso, all’estero trovano molto di noi ma anche qualcosa di loro. Succede, ad esempio, in Normandia, nel punto vendita che abbiamo aperto lì…nella terra dei normanni, per l’appunto!

In conclusione, Santi…Tra i tanti complimenti ricevuti, in questa occasione, uno che ti ha scaldato il cuore…

Certamente, quello della Scuola calcio frequentata da mio figlio Giacomo. Il senso di quell’attestazione di stima si basava sulla sottolineatura che quel mio gesto era importante per forgiare il carattere di quei bambini che magari, alla loro piccola età, non si rendono ancora conto del valore di un gesto ma che diventa un modo di vivere senza che se ne accorgano.

Sai, in definitiva… quello che ho fatto l’ho fatto innanzitutto per loro perchè, onestamente, stiamo loro consegnando un mondo distrutto. Ognuno, nel proprio piccolo, deve cercare di fare qualcosa.

Il giorno che hanno arrestato Helg, mio figlio ha pure segnato un goal…qualcosa vorrà pur dire, no?

A fine chiacchierata, Santi ci comunica…parlando di prossimo futuro, di aver siglato un accordo con “Eataly word” di Bologna, progetto di ampio respiro che lo vedrà impegnato in un’altra delle sue grandi avventure, quelle stesse che gli ha insegnato ad affrontare nonno Santi!

Rimaniamo a pranzare lì, io e Salvo…la pasticceria Palazzolo, a Cinisi, infatti non è solo il regno della dolcezza tourt court ma anche della migliore gastronomia siciliana. E, così, mentre ci troviamo a gustare…in beata solitudine…un ottimo piatto di pasta alla norma…ecco che la saletta in cui ci troviamo viene invasa da un allegro e chiassoso vociare. E’ un’orda di ragazzi che prendono possesso di ogni sedia o tavolino a disposizione. Tutti con in mano un enorme arancino al ragù, simbolo di sicilianità nel mondo e che, a vedere l’espressione estasiata dei loro visi, ci parla di un prodotto di altissima qualità. Il parlare scanzonato ed allegro di quei ragazzi denuncia una provenienza che non è autoctona e così, facendomi spazio tra le loro sonore chiacchiere, m’informo da dove vengano

Luca Caviezel e Santi Palazzolo
Luca Caviezel e Santi Palazzolo

 

Siamo di Milano, signora

Siete qui in gita?

Si, siamo di un liceo misto, metà classico e metà scientifico. Di Meda, esattamente.

E come mai siete qui?

Ma signora, forse non lo sa…questo locale appartiene a Santi Palazzolo!

Ah si?

Si, il tizio che ha fatto arrestare il Presidente della Camera di Commercio di Palermo…non ne ha mai sentito parlare?

Si, qualcosina ho sentito…

Ecco, brava…da questo momento…ripeta con noi “Iu sugnu Santi Palazzolo!”

La convinzione con cui i ragazzi ripetono lo slogan, mutuato da “Je suis Charlie” e coniato all’indomani dei fatti di Parigi, colpita al cuore dalla ferocia dell’Islam integralista, la forza del loro entusiasmo, il loro volto pulito…ha su me e Salvo l’effetto spiazzante di una rigenerante folata di vento…è l’ingresso del nuovo che scalza, con prepotenza, il vecchio… la società civile che irrompe a spazzare via schemi duri a morire. E’ l’antimafia vera contrapposta alla mafia dei colletti bianchi.

In definitiva, la vita contrapposta alla morte!

Benvenuti, carusisemu tutti Santi Palazzolo!

Alla prossima!

Silvia Ventimiglia – 3 aprile 2015

AGGIORNAMENTO 24/03/2016
Fino al 28 febbraio 2018 la pasticceria di Santi Palazzolo, che si trova all’interno          dell’aeroporto di Palermo, resterà aperta. Lo ha deciso il collegio arbitrale presieduto dal   Alfredo Laurino, riunito oggi a Palermo, che ha accolto la richiesta di proroga del contratto    d’affitto presentata da Palazzolo.
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