A tu per tu con la Principessa Signoretta Alliata Licata di Baucina

Signoretta Alliata Licata di Baucina - Foto Alessandro Belgiojoso
Signoretta Alliata Licata di Baucina – Foto Alessandro Belgiojoso

 

Attraversare la Storia… a Palazzo Alliata di Pietratagliata, dove il passato incontra il presente.

Va da sé che lo spirito con il quale mi avvio all’incontro con la Principessa Signoretta Alliata di Pietratagliata è un misto di curiosità e di timore reverenziale per questa donna, di cui le notizie attinte da internet, restituiscono il quadro di una tigre al passo con i tempi, lontana…lontanissima da quell’atteggiamento rinunciatario e fatalista dei Gattopardi siciliani. Saprò, nel corso del nostro incontro, che proprio questa è l’immagine che ama dare di sé perchè così…è!

Trovare il palazzo Alliata di Pietratagliata, in Via Bandiera a Palermo, è semplicissimo. La suddetta via è una traversa della centralissima Via Roma, in pieno centro città, ed il palazzo in questione si trova proprio ad inizio della stessa. Lo si nota immediatamente incastonato, come fosse un gioiello di rara fattezza, tra altre due costruzioni, anch’esse nobiliari ma di minore bellezza…non me ne vorranno i proprietari ma così è, e dove s’impone per la facciata, in stile medievale, caratterizzata da un grande portone sovrastato da una bellissima torre. Unica concessione alla modernità, un citofono al passo con i tempi ma i cui nomi richiamano epoche lontane…Alliata di Pietragliata, Licata di Baucina, Agnello…

Intorno bancarelle ed un’umanità varia, intenta ad ogni forma di commercio. Mi faccio coraggio e suono. Uno scatto, mi dice che è il momento di entrare. Chiudo dietro di me il portone e con esso lascio fuori una città vociante ed indaffarata.

Prospetto esterno Palazzo Alliata di Pietratagliata
Prospetto esterno Palazzo Alliata di Pietratagliata (Foto Alberto Forte)

All’interno, l’aria appare rarefatta, il silenzio la fa da padrone…o forse è solo il rispetto che impongono quelle scale che faccio lentamente, perdendomi nella magnificenza dell’insieme.
Dopo 3 rampe di questo scalone, che conduce al piano nobile, vengo accolta dalla Principessa. Una splendida signora che di nome fa Signoretta e di cognome Alliata di Pietragliata, principessa di nascita e, come se ciò non bastasse, sposata al principe Biagio Licata di Baucina. Due volte principessa, insomma, come due volte donna…manager ed anche custode di quella casa tanto amata da ventisette generazioni, che si sono susseguite nei secoli, e che hanno messo del loro, ognuna, per conservare e tutelare un luogo che racconta non solo la storia di una famiglia ma quella di un’intera città e, in definitiva, la storia della Sicilia. Di quella migliore!

Da subito, mi appare evidente che, nella Principessa, vivano valori antichi ma interpretati in chiave moderna. Lo si intuisce dal glamour…dall’allure e dal piglio diretto che, in lei, coabitano in perfetta armonia. La simpatia per la persona è immediata.

La stretta di mano forte e schietta…così come, forte e schietta, mi appare da subito… lei.

Di un’eleganza sobria e raffinata come compete ad una nobildonna di nascita…si presta, immediatamente e con gioiosa partecipazione, a farmi da guida nelle sale di rappresentanza del Palazzo.

Nel raccontarmi quegli ambienti, la Principessa è un fiume in piena. E comincia a dirmi che, ad onor del vero, sia più corretto nel nominare il Palazzo, aggiungere il cognome Termine a quello degli Alliata in quanto fu proprio un Termine, antenato di suo marito, a farlo edificare nel 1473 e sottolinea… Fu un Termine che lo edificò , venduto poi nel 1748 ai Marassi – duchi di Pietratagliata – dai quali, tramite il matrimonio tra l’ultima Marassi…Cirilla e Luigi Alliata, passò nella mia famiglia. Vede, la particolarità sta nel fatto che in questa casa si possano contare sei secoli di continuità abitativa grazie al mio matrimonio con Biagio, diretto discendente dei Termine, primi committenti del Palazzo.

Particolare prospetto Palazzo Alliata di Pietratagliata
Particolare prospetto Palazzo Alliata di Pietratagliata (Foto Alberto Forte)

Ventisette generazioni di proprietari di cui l’ultima, quella che fa capo a mio figlio Antonio, vive a Londra in attesa di “tornare”. Al riguardo, tiene a specificare come quello del figlio, sia un “tornare”…non un “venire” perchè… il centro della vita dell’ultimo Licata di Baucina resta, effettivamente, tutto racchiuso in questo Palazzo, a Palermo.

Costruito nel 1473 da Antonio Termine e venduto ai Marassi, ricchi mercanti genovesi d’origine vicentina, che …in virtù dei loro tanti successi…erano stati insigniti del titolo di Duchi di Pietratagliata . All’inizio dell’Ottocento, l’ultima Marassi, Maria Cirilla sposa un figlio cadetto del Principe di Villafranca, Luigi Alliata, che ottenne, tramite la legge di successione borbonica siciliana, il titolo di duca di Pietratagliata.

Da allora, il Palazzo prese l’attuale nome. La proprietaria, oggi è proprio Signoretta Alliata di Pietratagliata con la quale mi sto piacevolmente intrattenendo. Ne è diventata proprietaria circa 30 anni fa avendolo avuto in eredità dal padre, Pierluigi. Il matrimonio, poi, con il principe Biagio Licata di Baucina, discendente da quel Termine che aveva edificato il Palazzo, chiude una sorta di cerchio come se, quelle pareti, volessero custodire ed imprigionare lo spirito della famiglia, una in definitiva…che lo ha abitato. Fin qui il passaggio da una generazione all’altra accompagnato da un sovrapporsi continuo anche di stili, corrispondenti tutti alle inclinazioni dei tempi ma apportati nel pieno rispetto dell’armonicità dell’insieme.

Un concetto, questo, più volte ripreso dalla Principessa.

Interrompo il suo racconto… e la invito a parlarmi dei bambini ritratti in magnifiche foto, appoggiate ad un altrettanto magnifico ed antico pianoforte a coda…

Sono i miei nipoti. Due, figli di mio figlio Antonio… vivono a Londra, come dicevo. Quando vengono, corrono subito a salutare i putti e le figure degli affreschi con gioiosi “Hello…siamo qui!” L’altro è figlio di mia figlia Maria Amalia e vive a Messina. Sa come li chiamo? Uno dei due che vive a Londra e che porta il nome del nonno…Biagio d’Inghilterra! L’altro che vive a Messina…Francesco da Messina!

Con orgoglio, mi parla anche di Francesca Signoretta che porta il suo nome…in una trasmissione che, nei secoli, non ha conosciuto soluzione di continuità.
La Principessa si illumina in viso a parlare dei tanto amati nipoti che fanno sì che il passato del Palazzo incontri il presente ed il futuro della loro illustre casata.
Ed aggiunge…
Spesso, le mie amiche mi prendono per pazza quando racconto loro di trasformare – in occasione del Natale – il “Salone delle Feste”, che tra poco le farò vedere, in “Salone dei Giochi”. Temono che possano rompere qualcosa…ma loro sono bravissimi, non hanno mai rotto nulla e, nel contempo, con la loro allegria fanno “rivivere” il Palazzo! E, poi…che gioia quando chiedono di salire sulla Torre per cercare Raperonzolo…realtà e fantasia che convivono. Come il passato ed il futuro!

Lampadario di Murano Ca' Rezzonico ed affresco Vito D'anna
Lampadario di Murano Ca’ Rezzonico ed affresco Vito D’anna (Foto Alberto Forte)

Archiviata la dimensione intima, continua a parlare del Palazzo… amatissimo da lei ma, anche – saprò dopo – da tutte quelle figure femminili che tanta importanza hanno rivestito nella tutela e nella conservazione dello stesso. Donne, il cui contributo, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, zia e madrina della piccola Francesca Signoretta, evidenzia in un racconto realizzato per far parte di una pubblicazione che vedrà la luce ad Expo’ 2015. Me ne farà omaggio, a fine incontro, con la preghiera di non darne divulgazione prima della presentazione ufficiale e così farò!

Al riguardo, la Principessa mi spiega il legame di parentela che esiste con la nota scrittrice anglo palermitana…

Mia nuora si chiama Alessandra Agnello ed è figlia di quel barone Francesco Agnello, cugino della Hornby, che è stato un intellettuale di spicco, musicologo e, tra le molte attività, Presidente della prestigiosa “Associazione Amici della Musica”. Uno dei grandi protagonisti della cultura siciliana del Novecento.

La Principessa torna a raccontare del “suo” Palazzo…

Lei si chiederà come abbiamo fatto a ricostruire, nei minimi particolari, la sua storia. La risposta è semplice. Essa è stata custodita grazie a due archivi. Quello della famiglia di mio marito (Archivio Termine-Licata di Baucina), attualmente affidato al Comune di Isnello, e quello della mia famiglia (Archivio Marassi- Alliata di Pietratagliata) che viene custodito qui. Archivi ricchissimi che comprendono documenti sin dall’atto di acquisto del terreno fino agli ultimi interventi operati da mio padre e poi da mio marito Biagio e da me.

Questi archivi, ignorati per secoli, rimasti come la “bella addormentata” ricoperti di polvere, sono stati oggetto di un accurato e meticoloso studio da parte del prof. Massimiliano Marafon Pecoraro, autore assieme ad altri due docenti dell’Università di Palermo (proff. Pierfrancesco Palazzotto e Maurizio Vesco), di due volumi monografici sul Palazzo dal titolo “Palazzo Alliata di Pietratagliata 1476-1947. Cinque secoli d’architettura, pittura e decorazione in Sicilia”, edito nel 2011, dalla casa editrice Mazzotta e “Palazzo Termine Pietratagliata tra Tardogotico ai Neostili. Archivi, cantieri, protagonisti a Palermo” presentato, nel 2013, durante le “Giornate Europee del Patrimonio”. In quella occasione il Ministero dei Beni culturali ha organizzato una mostra documentaria sul Palazzo, nella splendida sede dell’Archivio di Stato di Palermo nell’ex monastero della Catena.

Mentre procede nel racconto, iniziamo la visita… entrando nel grande salone delle armi, detto del Quattrocento.

Questo è l’unico palazzo privato palermitano ad avere al centro della volta un motivo arabo. Anticamente, qui c’era un grande stipo contenente le ricchezze della famiglia che consistevano, per la maggior parte, in vasellami e peltro. Peltro, eh? L’argento, nel ‘500 in casa Termine, che pure era composta da pretori e tanto altro, non ce n’era…e, cosa particolarissima è che, tra i beni mobili della casa, sono elencati gli schiavi con tanto di valore pecuniario accanto. Schiavi che non venivano soltanto dall’Africa…eh?, ma dalla Liguria…da Genova, in particolare. Ad esempio, in alcuni documenti ritrovati, viene citata una “Giovanna, la genovese… zoppa” con accanto un valore che, in conseguenza dell’handicap fisico, era di minore entità rispetto agli altri. Schiavi, tra l’altro, che venivano alloggiati nei mezzanini del Palazzo stesso.

Ma la cosa più importante, che ha carattere di unicità nella Palermo dei primi del Cinquecento, era la presenza di una ricchissima biblioteca con i primi testi a stampa esistenti, ospitata nell’attuale appartamento di mio figlio Antonio.

Soffitto Palazzo Alliata di Pietragliata
Soffitto Palazzo Alliata di Pietratagliata (Foto Alberto Forte)

A questo punto, l’attenzione è rivolta ai quadri che, appesi alle pareti, restituiscono le immagini degli antenati Marassi.

I Marassi erano mercanti e venivano da Genova. Ancora oggi, nella città ligure, chiaro il riferimento al nome di famiglia…basti pensare allo stadio e alle carceri. Si sa, in quel periodo ci fu un grande esodo di genovesi qui a Palermo, venuti per fare business e, poi, data l’ottima qualità di vita… unita al grande successo negli affari… la decisione di rimanere in Sicilia, cuore del Mediterraneo.

Questa, d’altra parte, è la storia di gran parte dell’aristocrazia siciliana. Anche noi Alliata siamo venuti da Pisa nel Medioevo e anche noi siamo arrivati con una flotta mercantile. Palermo fu il centro del nostro business. Nei secoli, poi, diversificammo gli interessi e diventammo imprenditori agricoli. Stesso iter Marassi ed Alliata, quindi…come può vedere.

Altra vicenda quella dei Termine, da cui discende mio marito. Loro venivano dalla Spagna…potere forte borbonico…altra impostazione, altra storia.

La Principessa, su mia precisa domanda, sottolinea come pochi siano i palazzi palermitani in mano all’aristocrazia che, però, vengono custoditi esattamente come lei e la sua famiglia fanno con il loro: a costo di grandi sacrifici. E qui, la Principessa non smetterebbe mai di raccontare gli enormi guasti apportati dal rigore imposto dalla legge Monti e relativa alle Dimore storiche.

Prima del governo Monti, per un periodo di un quindicina di anni, le dimore storiche vincolate ai sensi della Legge 1089 del 1939 hanno attraversato un periodo di grande rinascita in quanto le norme fiscali dell’epoca ci favorivano nel regime di IRPEF e IMU e ciò ha permesso ai proprietari di investire su questi immobili, restaurandoli e riportandoli all’antico splendore.

Vorrei specificare che in realtà, come disse Leoluca Orlando, le dimore storiche vincolate sono Beni pubblici a gestione privata, per intenderci un po’ come le università Bocconi o Cattolica. Pubbliche perchè in verità sono fruibili da tutti con eventi, visite ecc… seppur mantenute privatamente.

Le agevolazioni fiscali per queste dimore sono oltre che indispensabili per la loro sopravvivenza, un diritto, in quanto il vincolo costituisce una pesante limitazione alla proprietà e inoltre tali beni contribuiscono, in maniere rilevante, a far bello il nostro Paese essendo parte integrante del patrimonio artistico e monumentale della Nazione. Le modifiche introdotte dal governo Monti hanno fortemente limitato la “compensazione al vincolo” con il risultato che oggi i proprietari di questi beni non possono più sostenere le spese necessarie al loro mantenimento limitandosi a quelle indispensabili, con il risultato che tale patrimonio artistico e culturale è destinato a un lento e inesorabile degrado.

Tale situazione, inoltre, ha causato la diminuzione di lavoro a tutto quell’indotto di restauratori, tappezzieri, indoratori, intagliatori e altra manodopera, altamente specializzata, che aveva creato una florida microeconomia.

Se da un lato oggi lo Stato ha aumentato i prelievi fiscali sulle dimore storiche dall’altro ha perso gli introiti IVA sui mancati lavori e sulle imposte degli artigiani, causando l’aumento della disoccupazione .

Soggiorno Palazzo Alliata di Pietratagliata
Soggiorno Palazzo Alliata di Pietratagliata (Foto Alberto Forte)

Esaurito un discorso che si avverte, a pelle, amareggia la Principessa… passiamo alla parte barocca degli ambienti perchè, è bene ripetere che, nel Palazzo Alliata di Pietratagliata convivono vari stili, tutti apporto delle generazioni che si sono succedute, tutti coesistenti in piena armonia d’insieme. Affreschi di rara bellezza…quelli originali di Vito D’Anna, la cui autenticità è attestata da ricevute di pagamento.

Siamo nel 1760…una Sicilia, al Sud del mondo, ma con un piglio illuminista di sicuro appeal!
afferma orgogliosa la padrona di casa e a me, che mi sto perdendo nella magnificenza di ciò che i miei occhi riescono a catturare, una domanda sorge spontanea…
Principessa ma ci si abitua mai a tanta bellezza?
Cosa significa? Passarci accanto e non accorgersene? No…guardi, tante volte…mi fermo a guardare questo splendore e mi dico che, certo è un onere, ma che…allo stesso tempo… ho una grandissima fortuna!

Continua, poi, a spiegarmi il significato dei vari affreschi ognuno dei quali racconta qualcosa della famiglia che si è avvicendata nei secoli e che lanciano messaggi, ancora attuali.
Mi mostra un antenato, il suo preferito, giovane e bello E’ il Conte di Sarego…imparentato con Dante, pensi un po’! Ancora oggi, a Verona, abbiamo dei parenti Alighieri Sarego che gestiscono un prestigioso relais

Passiamo alla stanza da pranzo…

Quando presi in mano il Palazzo, negli anni ’90, consideri che era stato chiuso, per ragioni familiari, per ben 50 anni durante i quali non vi erano stati interventi di manutenzione. Quando mio marito ed io lo prendemmo in mano…era in condizioni pietose. Quando pioveva, ricordo che andavamo, per casa, muniti di bacinelle con le quali raccogliere l’acqua piovana.
Abbiamo messo 30 anni di vita e tutto quello che avevamo, in termini di soldi.
Allora io lavoravo in banca…mio marito stesso era direttore di un altro istituto bancario. Le entrate finanziarie erano quelle. Io ebbi solo un piccolo contributo per il rifacimento dei tetti e mai più una lira…domande senza risposta ed alla fine abbiamo fatto tutto noi, da soli. Erano i tempi in cui non pagavamo l’IRPEF e, pertanto, potevamo reinvestire i proventi del Palazzo stesso.

A proposito di vincoli, quale il rapporto con la Sovrintendenza, Principessa?

In questo momento, ottimo ma… dipende dai soggetti. Il nostro attuale riferimento è l’architetto Lina Bellanca, donna di grandissima sensibilità artistica e pertanto…ci intendiamo. E’ la persona giusta nel posto giusto. Le nostre forze, tutte tendenti alla tutela di questo Bene, che è patrimonio di tutti…operano nella stessa direzione. Ci sono stati anni, invece, in cui i rapporti sono stati più farraginosi.
La Principessa mi porta nel magnifico “Salone delle Feste” laddove si staglia, in tutto il suo splendore, il lampadario di Murano più grande d’Europa. Per alcuni, trattasi addirittura del più grande al mondo, risalente al ‘700: lo si evince dalla mancanza di un’asta centrale. Un lampadario “Cà Rezzonico” , con un diametro di 2 metri e 75 centimetri, composto da 99 bracci e da ben 2500 piccoli pezzi di vetro. Pezzi di vetro che, un’estate di tanti anni fa…nel 1996, in attesa di ricevere la visita della Regina Beatrice D’Olanda, l’intera famiglia Licata di Baucina decise di pulire, pezzo per pezzo. Un lavoro che si svolse in circa tre mesi e che restituì, all’antico splendore, questa magnificenza. La prossima volta, sottolinea la padrona di casa, ad affrontare questo lavoro titanico sarà certamente la futura generazione…. e chiude con il ricordo della visita di alcuni esperti, provenienti direttamente da Versailles, e che dovettero ammettere che neppure i re avevano avuto, nelle loro dimore, un lampadario così grande e bello…che soddisfazione!
Il salone presenta, inoltre, un magnifico affresco sulla volta laddove si vede il Principe che riceve non già una corona d’oro qualsiasi, bensì quella d’alloro simbolo di tutte le virtù. Tu, principe, sei ricco… osannato…privilegiato? Bene, ma devi andare avanti con le tue sole doti, non per le tue ricchezze. Concetto di grande avanguardia.

Lei si riconosce in questo?

Mi ci riconosco in pieno, sono sempre andata avanti con le mie forze e i risultati, che ho ottenuto, sono il prodotto di un grande e tenace lavoro.
Io mi sento ormai una Licata di Baucina: sono sposata da ben 40 anni. Certo è che i caratteri delle due famiglie sono diversi tra loro. Gli Alliata sono sempre stati degli avanguardisti, con una vena intellettuale spiccatissima. Se penso a Dacia Maraini, figlia di Topazia Alliata..che dire? Un grande contributo, il suo, al mondo intellettuale.

La famiglia di mio marito, invece, è sempre stata composta da pretori, giuristi, uomini di legge…un pragmatismo che si riflette anche oggi.

Queste virtù…come si sono trasferite ai suoi figli?

Secondo me, si sono ben amalgamate. Mio figlio Antonio ha fondato a Londra, insieme ai cugini Lanza, una società che organizza eventi di grande prestigio e successo, in tutto il mondo. Nel suo lavoro ha trasferito quella grazia nell’arte del ricevere e dell’accoglienza che è patrimonio di noi siciliani.

Dalla famiglia di mio marito ha preso il senso della giustizia e della correttezza.
La chiara distinzione tra Bene e Male, senza mai scendere a compromessi, è sempre stata presente nei Licata di Baucina.

E Sua figlia?

La mia figliola vive a Messina. Grande soddisfazione la sua laurea in Giurisprudenza, con il massimo dei voti e tanto di esame di abilitazione, alla professione forense, superato brillantemente. Lei, però, ha deciso di fare la mamma a tempo pieno…niente carriera a favore della famiglia. 

E’ sposata a Diego Stracuzzi, industriale messinese, di quarta generazione, nel campo delle trasformazioni agrumarie. Una scelta consapevole, la sua…senza rimpianti ma vissuta con grande gioia. La scelta di una donna soddisfatta! Forse, chissà, dopo che il figlio sarà cresciuto…forse tornerà ad esercitare. Intanto, si dedica alla famiglia e va bene così…

Una donna determinata, Maria Amalia così come molte figure femminili della nostra famiglia.

Principessa, Palazzo Alliata di Pietratagliata, insiste in un quartiere ad alta densità di popolazione…fatto di vie, viuzze e vicoli…che rapporto ha con esso?

Buonissimo, un rapporto strettissimo, sa? Non c’è cosa che accada nel Palazzo che non si sappia giu’ tra i vicoli e le viuzze di questo quartiere e nel mercato sottostante, che altro non è che una prosecuzione dell’antico mercato di Sant’Agostino. Quando mi allontano anche per un breve periodo dal quartiere, ne sento subito la mancanza.

Principessa, Angelo Rizzoli senior soleva dire che i soldi, lui, aveva dovuto farseli perdonare. Ecco, cosa pensa, lei, di doversi fare perdonare per i suoi tanti privilegi?

No, niente…onestamente niente. Per quanto riguarda i soldi che sono confluiti, nei secoli nelle nostre famiglie, consideri che provengono tutti da un’imprenditoria sana, che non ha mai conosciuto la mafia. Questa cosa la dico con grande…grandissimo orgoglio. Pensi, anzi, che uno dei motivi per cui l’aristocrazia siciliana spesso si è impoverita nasce proprio da questo non volere avere contiguità di nessun tipo e di non voler fare affari, se non legittimi. Nulla a che vedere con la malavita né con una classe politica, spesso, collusa. Insomma, abbiamo sempre cercato di mantenere questa netta distinzione tra Bene e Male.
Io sono più contenta, oggi, di avere qualche problema di manutenzione…di avere problemi di liquidità…di avere un figlio emigrante…però di potermi guardare nello specchio…serena. Mi creda, una cosa impagabile!

Organizzazione eventi
Organizzazione eventi

A questo punto, raggiungiamo la biblioteca, ci accomodiamo su un elegante e moderno divano, in una stanza dove la principessa passa…lo si intuisce dall’allegro e funzionale disordine, le sue giornate di donna manager.
Quello che colpisce, tra l’altro, è il felice convivere di libri antichi, saprò trattarsi di alcuni dei volumi dell’Archivio Marassi Alliata di Pietragliata, con foto di bambini sorridenti, i nipoti tanto amati…questa convivenza di antico e moderno è, come già evidenziato, la caratteristica di questo Palazzo e di chi ci abita.
Mi accorgo, di aver quasi esaurito le tante domande preparate per l’intervista…la Principessa ha già autonomamente risposto a tante delle mie curiosità. Ma approfitto del fatto che non si è assolutamente accorta di aver esaurito l’ora preventivata per il nostro incontro e, prima che decida di rituffarsi nelle sue mille incombenze giornaliere, riparto con una raffica di domande…

Da piccole, spesso, sogniamo di essere Principesse. Cosa sogna una bambina che già principessa lo è?

Una bambina non si pone tante domande ma dà tutto per scontato. L’unico mio rimpianto è di non aver mai potuto indossare un costume per carnevale da “principessa delle fiabe”, pieno di lustrini.

Continuo…

Lei è figlia unica?

No, avevo una sorella che morì a 28 anni, purtroppo, e che era la primogenita…Siccome mio padre non era riuscito ad avere il figlio maschio, io fui cresciuta come se lo fossi. Pensi che mi regalava completini da cow boy…e io sono proprio cresciuta con la mentalità da maschio…mi sono messa a lavorare in banca a 18 anni quando nessuna delle mie coetanee si sognava di farlo. Sono stata spinta dalla mia famiglia ad avere una mentalità più pratica e più maschile…ai tempi non si usava. Pensi che io ho 60 anni!
Ora è la norma…allora era diverso

Ma se chiude gli occhi, Principessa, e ritorna bambina…che odori, che sapori e che atmosfere si trova a rivivere?

Guardi, io ho avuto un’infanzia bellissima perchè ho avuto una madre straordinaria, dotata di grande fantasia…ed è per questo che cerco di fare la stessa cosa con i miei nipoti. Grazie a mamma, non ricordo un solo giorno di noia. Noi bambini ridevamo sempre…per le cose che ci diceva, per quello che ci faceva intuire sul Palazzo… sulle persone…sul mondo! Ci raccontava storie piene di fantasia…avrebbe potuto scrivere libri per l’infanzia, mia madre! Ricordo quando, ad esempio, si andava per la trebbiatura…si stava, in campagna per tre…quattro settimane, non qualche giorno…eh?. Noi avevamo una proprietà dove non c’era acqua corrente… la mattina arrivavano botti con l’acqua, occorrente per l’intera giornata… e non c’era neppure energia elettrica eppure… non ci pesava. Di quel periodo, ho un ricordo romantico…tra l’altro, perchè non essendoci la televisione…era un intrattenersi tra noi, bellissimo. Giocavamo a carte, a dama, a domino…cose diversissime rispetto a quelle che si facevano in città. Poi un giorno, arrivò una cosa all’avanguardia…pensi, un frigorifero Fiat a gas. Erano i primi anni ’60. Lumi a petrolio…….Altri tempi, ripeto…magari in condizioni di disagio eppure ci sembravano bellissimi. Poi quando arrivò l’energia elettrica ,ricordo che ci guardammo tra noi come a dire… “L’incanto è finito!” Fine della partita. Se ci penso…il progresso ci ha fatto archiviare un momento magico della nostra vita.

Oltre a quelli cui abbiamo accennato, quali i valori ricevuti dai suoi genitori?

I miei avevano due caratteri completamenti diversi…mio padre era un irruento, se uno gli stava simpatico bene…diventava una sorta di fratello altrimenti…se uno gli stava antipatico…neppure lo guardava in faccia! Mia madre, no…non era così. Era la dolcezza e la diplomazia personificate. Da qualunque persona, anche dalla più lontana, come educazione e formazione, mi ha insegnato che ci può essere un punto di contatto, un momento di comunione. E questo è stato un grande insegnamento!

Squilla il telefono, è qualcuno che chiede informazioni circa un ricevimento che dovrà avere luogo da lì a qualche giorno…la Principessa, dopo questo immergersi nel passato, ritorna ad essere la moderna donna manager dal piglio sicuro e dalle argomentazioni competenti.
Quello di organizzare riunioni, cene, ricevimenti…è ciò che le permette di mantenere il tanto amato Palazzo.

Vorrei, ancora una volta, sottolineare l’importanza dei nostri archivi, continua la Principessa. Archivi completi…dal Medioevo a oggi. Ho messo molto tempo per capirli, per decodificarli…anche solo per decifrare una grafia troppo sottile e dal sapore antico.Poi, a poco poco, con l’aiuto del prof. Massimiliano Marafon, ho scoperto anche quella che era la vita di tutti giorni dei miei predecessori, un patrimonio unico ed insostituibile. Grande la loro valenza storica per capire anche i cambiamenti di costume e comprendere le trasformazioni nel tempo. Così come i nostri antenati, attenti a conservare ogni genere di documento, anche noi facciamo lo stesso e ciò sarà utile a chi verrà dopo di noi.
Continuando a parlare degli archivi è stato interessante scoprire alcune curiosità: per esempio, da alcune ricevute di pagamento del 1854 si evince che i miei antenati acquistarono molti oggetti di lusso, argenti, porcellane ecc…Non ne capivo il motivo…..poi in fondo a un cassetto, ho trovato svariate ricevute di giocate al lotto ed ho finalmente compreso. Sa qual era la verità? La mia famiglia aveva giocato al lotto, aveva vinto e , come sempre,aveva cercato di abbellire il Palazzo.
Il vostro palazzo, quindi, custode della storia della vostra famiglia…
Si, la storia è fatta da tante microstorie. Il nostro Palazzo e tutte le Dimore storiche sono scrigni che racchiudono secoli di memorie.
Ho un sogno nel cassetto…Se si affaccia alla finestra, vedrà la torre con la sua rara scala elicoidale. All’interno ci sono due stanze enormi dove potrei unire i due archivi e realizzare un centro studi con tanto di approccio multimediale. Ho cercato finanziamenti europei, e non solo, ma niente…non sono riuscita né io posso permettermi di farlo. La Comunità europea pensa a dare soldi solo a quei progetti che prevedano una forma di produttività. Come al solito, però…la cultura non paga! Il mio sogno è che gli studiosi possano arrivare in questa torre, digitare un qualsiasi contenuto di loro interesse e vedere su schermo come la Storia sia qualcosa di tangibile.

In conclusione, ricordo alla Principessa ciò che scrisse di lei il “Corriere della sera” e che ho ricordato ad inizio…e cioè… che non vuol essere considerata uno degli ultimi Gattopardi di Sicilia.

Per carità! Ho adorato ed adoro il romanzo ma certo è che Tomasi di Lampedusa ha affibbiato questo clichè all’aristocrazia isolana e non riusciamo a scrollarcelo di dosso. Non tutta l’aristocrazia è calata nella realtà, ma non tutta è certamente come la descrive lui e, poi, onestamente… ci ha fissati in quell’immagine anacronistica ed è questa la percezione che, adesso e per colpa sua, gli altri hanno di noi.
Tante le famiglie che accolgono le novità, che si sono messe al passo con i tempi…si sono inventate attività imprenditoriali. Tante, tantissime. Pensi, ad esempio, quante ce ne sono nella provincia di Catania…fanno di tutto: vino, olio…si occupano di turismo. Di tutto e di più!
Mio marito stesso, in una bellissima proprietà che ha sulle Madonie, Fattoria Mongerrate (www.fattoriamongerrate.eu), ha realizzato delle case vacanza di grande suggestione. L’unico problema è che gli ospiti si trovano talmente bene, in quell’atmosfera da favola, che difficilmente la considerano come un punto d’appoggio per poi venire a Palermo o girare, comunque, nei dintorni…preferiscono passare lì le loro vacanze senza mai lasciarne i confini. Trascorrono il loro tempo, immersi nella magia di un querceto, tra cervi…anatre…germani reali… fagiani…Una zona bellissima, quella lì… vicino ad Isnello…caratterizzata da roseti con rose grandi quanto cavolfiori e ciò grazie al clima tipico degli 800 metri di altitudine… rose profumatissime, tra l’altro. Rose alla Rubens, per intenderci…una meraviglia. Cavalli, asini…c’è di tutto. Abbiamo trasformato quella che, un tempo, era un’azienda di produzione del vino…in un’oasi di pace, di indiscutibile bellezza.
La gente passa buona parte delle proprie vacanze, leggendo…rilassandosi…riappropriandosi, in definitiva, del proprio tempo.

Quale il rapporto della sua famiglia con il cibo, Principessa…cibo che oggi è sinonimo di cultura?

Un rapporto molto stretto! Oggi, tutti parlano di cibo…non c’è trasmissione televisiva, non c’è talk show… in cui non si parli di cibo, nella direzione salutistica. In ogni grande famiglia, il cibo era un elemento di grandissima valenza. Mangiare era il momento in cui ci si riuniva attorno ad una tavola…mio padre diceva sempre “A tavola non si invecchia mai!”.
Alla parte conviviale si dava più importanza anche rispetto a ciò che si mangiava…mio padre pretendeva che noi ci riunissimo, tutti insieme, all’una e mezza precisa…e se qualcuno osava arrivare in ritardo, succedeva l’inferno. Reazioni a volte esagerate…per i miei genitori fondamentale era riunire la famiglia attorno al desco.
Ciò detto, consideri che la maggiore fonte di reddito per la nostra famiglia erano le campagne ed anche la nostra alimentazione era legata ai ritmi della terra. Noi, ad esempio, cominciavamo a mangiare carciofi, per dirne una, nel mese di novembre e finivamo nel mese di marzo. La stessa cosa succedeva con i broccoli…man mano che scorrevano le stagioni, la monotematicità la faceva da padrona e quindi con questi ingredienti si sperimentavano sempre nuove pietanze.
Quando penso che, oggi, i miei figli non danno da mangiare lo stesso cibo, per due giorni consecutivi, ai loro bambini…

Una cucina, Principessa, quella siciliana, che da cucina “povera” diventa cucina d’eccellenza…

Si, è vero…la base era certamente la verdura…la parte proteica era ridotta. Se penso agli involtini di carne e di pesce…ad esempio…l’apporto nutrizionale, in fondo, era dato dall’interno fatto di pangrattato. Mio padre, tra l’altro, era un cuoco di grande talento che ricordano in tanti…soprattutto esperto di quella selvaggina che catturava nelle battute di caccia, in cui compagno di avventure era il barone Bordonaro.
Ricordo che, quando andavano a caccia nella tenuta di Falconara, tornavano con grandi quantitativi di volatili di ogni genere e, forse, è proprio per la grande quantità di selvaggina mangiata da bambina…che oggi, ne faccio volentieri a meno.
La cucina di mio padre era molto saporita e ricca di tutti quei soffritti che ci facevano leccare le dita. Così come quella di mia mamma. Anche i miei bambini, oggi adulti, ricordano la salsa della nonna che, in definitiva, era una sorta di cipollata che, però, in virtù dell’ottima cottura, non faceva male.
Non c’è volta che non vada a Londra senza i miei bravi vasetti di conserve, le mie brave bottiglie di pomodoro e di estratto…il cibo è quella cosa che a mio figlio Antonio ricorda la sua famiglia d’origine e che vuole trasmettere ai suoi bambini, diventando quasi collante tra le generazioni.
L’importanza del cibo è anche legato agli odori…sia Antonio che Maria Amalia sono fissati con una certa torta di mele che faceva mia madre…è l’odore della loro infanzia. Era quella la “Tortaccia della nonna”, fatta e rifatta mille volte… al millesimo tentativo divenne un capolavoro di alta pasticceria.
Bene, ogni volta che vado a Londra, da mio figlio…o a Messina, da mia figlia, vogliono…pretendono che faccia loro quel dolce anche se il sapore non raggiunge quelle vette di perfezione. Certo è che l’odore è quello e loro, chiudendo gli occhi, tornano bambini.
Quell’odore è…casa!

Anche Simonetta Agnello Hornby, madrina della piccola Francesca Signoretta le augura di ricevere in eredità quel gusto per la tavola che unisce intere generazioni di Licata di Baucina/Alliata.
Tornando al cibo, anche quando vado a Messina…insomma resto nella stessa regione…mia figlia mi raccomanda “Mamma, portami le panelle. Non dimenticarle!” Non è che mi chiede di portarle un foulard o una borsa…no le panelle! “Portami la cassata!”…diversa nella parte occidentale della Sicilia da quella realizzata nella parte orientale. Insomma, cibo che travalica i confini e le dogane e che diventa un importante fatto culturale che coinvolge tutti i nostri sensi.
Il sapore di un certo tipo di pane, unito a quel companatico rappresentato da olive e formaggio, o certe insalatone di cipolle dai sapori forti…hanno il sapore della mia infanzia quando, questo, era il cibo che portavano con sé i contadini che ci aiutavano nella vendemmia o nella trebbiatura.

Una curiosità…Principessa. Tra tutte le donne che hanno fatto grandi le vostre famiglie…ce n’è una in particolare alla quale sente di assomigliare?

Si, ad una di casa Alliata. Parlo della mia bisnonna Carolina, madre di mio nonno Fabrizio e nata Notarbartolo di Sciara. Suo marito aveva svariati fratelli e scopo della sua vita fu quello di ricomprare le quote degli altri per riunificare il palazzo e fare lavori di consolidamento. Poco appariscente, il suo lavoro, ma certamente di grande utilità per tutti noi.
Quindi nessuna ristrutturazione, come dire…che potesse legare il suo nome a qualcosa di visibile ma un’opera di assoluto merito. Il mio lavoro è stato molto simile al suo…sotto traccia ma utilissimo alla vita del Palazzo stesso. Il tutto ispirato a questo suo dettame…di dare unità all’immobile così da lasciarlo alle generazioni successive in stato ottimale, come sinonimo di unità familiare.

Principessa, siamo quasi in conclusione…questo Palazzo ha ospitato spesso personaggi di caratura mondiale e di enorme prestigio…penso alla regina Beatrice d’Olanda, di cui abbiamo accennato poc’anzi, ma anche al Premio Nobel, Modigliani… non dimenticando il grande Riccardo Muti e svariati altri.

Si, grande emozione! Certo, quella più grande fu ricevere la Regina d’Olanda forse perchè, come tutti, subisco il fascino delle regine…ricordo il protocollo rigidissimo che poco lasciava all’inventiva personale. Rimasi colpita dal suo italiano perfetto forse perchè la madre, Giuliana, aveva sempre posseduto una bellissima casa sull’Argentario e lì la famiglia reale trascorreva le vacanze estive…forse.
E, poi, mi colpì per la sua richiesta di vedere una Palermo diversa, non stereotipata.
Le organizzai, allora, una visita dalle suore di Santa Caterina, precisamente nel “Complesso di Santa Caterina delle monache di clausura”…quello a Piazza Pretoria che, oggi, è aperto al pubblico ma che, nel 1996, no…nessuno aveva il permesso di accedervi.

Forti dell’aiuto che la nostra famiglia dava a queste suore, il cui maggiore sostentamento comunque proveniva dalla produzione di ottimi dolci, ed in considerazione del prestigio dell’ospite…donna, tra l’altro (un re non avrebbe avuto il permesso di entrarvi), le suore fecero un’ eccezione ed aprirono i cancelli, la Chiesa ed anche la loro parte privata e diedero alla Regina un’accoglienza proprio da… regina, per l’appunto.
Lei rimase sbalordita e, quando poi lasciò Palermo, nel ringraziarmi mi disse che il luogo che l’aveva maggiormente colpita era stato proprio quello dove le era sembrato di entrare nel mondo e nell’atmosfera di 200 anni prima.
Vede, Palermo è una città difficile…per averne una giusta visione, bisogna averne le chiavi. Mi spiego meglio…non è come andare a Roma, Venezia, Firenze…lì si passeggia e si vede la città nella sua interezza. Qui…no, qui bisogna vedere anche quei luoghi nascosti che esistono e che dicono molto di più della città.
Ecco, quella volta, fu come se la regina avesse trovato la chiave di lettura di una città, Palermo, estremamente affascinante. Bella e decadente, allo stesso tempo.

Palermo possiede uno dei centri storici più grandi d’Europa. E, comunque, consideri che solo di recente ce ne siamo riappropriati. Ci furono decenni in cui venne abbandonato del tutto, a favore di un’espansione della città verso altri luoghi. Al suo recupero stiamo lavorando a poco a poco. Qualsiasi cambiamento abbisogna di tempo ed io sono convinta che, da qui a 20 anni, il centro storico di Palermo tornerà ai fasti del passato.

Mentre mi avvio alla conclusione, la Principessa sbircia tra i miei appunti e nota la mia scrittura tondeggiante…

Sinonimo di estroversione. Lei è una bella persona aperta…complimenti, davvero!

… registro, con molto orgoglio, l’affettuosa attenzione e mi preparo all’affondo finale.

Tobia
Tobia

Principessa, in ogni famiglia aristocratica che si rispetti c’è sempre la presenza di un cane…penso a Bendicò, amatissimo alano di Don Fabrizio Salina, protagonista de “Il Gattopardo” e penso al cimitero che, a Capo D’Orlando, hanno messo su i baroni Piccolo, cugini di Tomasi di Lampedusa e dove riposano tutti i cani che hanno attraversato la loro vita. Come mai, qui non ne vedo?

La Principessa, si alza con uno scatto felino ed apre una porta dietro la quale, sonnecchiante e comodamente sdraiato su una sorta di mini dormeuse…tanto per cambiare principesca…mi mostra un bassotto che indovino essere in età avanzata. Orgogliosa, mi dice …

Eccolo! Lui è Tobia, il nostro amatissimo Tobia! L’altro bassotto è a spasso con mio marito, in questo momento.

Felice di rivedere la padrona, il bassotto si avvicina scodinzolante anche se con passo lento…da vero principe gattopardesco, lui. La Principessa ammette che la passione per i cani appartenga più al ramo Licata di Baucina. Poi mi invita a fotografarlo…non può mancare a corredo dell’intervista. Assolutamente, no. Non soddisfatta dell’angolazione dalla quale lo riprendo…

Ma così me lo fa apparire ancora più basso…

Sorride e si abbassa, ad altezza di bassotto per l’appunto…fuori da ogni schema e gioiosa, ne sono certa, come i suoi amati nipotini. Qualche scatto e mi restituisce, soddisfatta, la macchina fotografica.

Le raccomando…Lui non può mancare!

E, non manca…Principessa….l’avrà notato mentre rilegge questa intervista, no?

E, poi, sappia…ritornando ai baroni Piccolo…che anche noi abbiamo il nostro personale cimitero per gli amici a 4 zampe, tutti molto longevi tra l’altro. Si trova a Villa Serradifalco, proprietà della famiglia di mio marito. L’ultimo, che abbiamo seppellito era uno splendido gatto di 18 anni, Poldo che ci manca ancora moltissimo.

Dopo i saluti, contrassegnati da una calda cordialità, rifaccio a ritroso la splendida scalinata e mi accorgo che ha ragione Signoretta Alliata quando dice che la Storia va vissuta.
Riguadagno il frastuono del mercato e la confusione di una città che, a quell’ora, è fatto di suoni di clacson…di qualche battutaccia, assai colorita, all’automobilista di turno…dal vociare dei ragazzi all’uscita di scuola. La mente, la mia…però è ancora immersa in quelle atmosfere che mi ha fatto rivivere la Principessa tanto è vero che arrivo in albergo, distante poco più di un chilometro, senza quasi accorgermene con un passo spedito…sentendomi di una leggerezza che non mi appartiene…in uno stato di sospensione, quasi non fossi ancora riuscita ad uscire da quelle atmosfere incantate.

Che fantastica avventura è la vita…grazie Principessa!!!!
Alla prossima!

Silvia Ventimiglia – 5 marzo 2015

http://www.palazzoalliata.it

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