Una coraggiosa vergine, uno squisito dolce, un travolgente romanzo…il legame? Scopritelo…
Non facendosi coinvolgere dalle lusinghe di un preconsole, invaghitosi di lei, e non non lasciandosi condizionare dalla pressione psicologica e dalla sottile malvagità di una sacerdotessa dedita alla prostituzione sacra, Agata fu martirizzata in uno dei modi più atroci che potessero esistere per una donna. Fustigata violentemente, poi, con delle tenaglie, espropriata dei propri seni, infine, sottoposta al supplizio dei carboni ardenti.
Agata divenne Santa, venerata dalla religione cattolica e protettrice della città di Catania; quei seni divennero l’emblema di una donna coraggiosa, oltre ad essere simbolo profondo di femminilità.
E quelle deliziose cassatine, dalla particolare forma semisferica, che ricordano palesemente il seno di una donna, vengono chiamate per questo motivo “minne o minnuzze” di Sant’Agata”.
Sono composte da una friabile pasta frolla, all’interno un morbido ripieno di ricotta è arricchito di canditi e cioccolato, infine vengono ricoperte da una candida glassa bianca sulla quale soavemente si poggia una rossa ciliegia candita.
La ricetta di questo tipico dolce catanese viene raccontata alla nipote da una sapiente nonna nel libro il Conto delle minne della siciliana Giuseppina Torregrossa.
Un romanzo che ci fa entrare nella storia di un paese siciliano. Leggendo, è come se sentissimo i profumi e i sapori, ma avvertiamo anche le contraddizioni di questa terra, la Sicilia, lasciandoci confortare da quel necessario bisogno di affetti, a cominciare proprio da quelli dei nonni, che ci svelano i più nascosti segreti della cucina e delle sue tradizioni, ma anche della vita con quelle tante sfumature del meraviglioso universo femminile.