La “mission” di Marco Antonio Molino: salvare la Foresta Amazzonica!

Marco Antonio Molino
Marco Antonio Molino tra i bambini di Iquitos

E’ catanese il paladino che difende il Polmone del mondo

C’entrerà una sorta di campanilismo? Forse si…anche. Sapere, però, che nel cuore della Foresta amazzonica ci sia un luogo su cui sventola la bandiera rossazzurra, con tanto di effigie del nostro amato “Liotru”, non può che aggiungere stupore alla bellezza della vicenda che sto per raccontarvi.

Attraverso quella splendida piattaforma che è Fb, sempre che venga usata nella giusta maniera, arriva a me…facendo giri immensi…la foto di una bella faccia sorridente, nel giorno del suo compleanno. Foto caratterizzata da uno di quei sorrisi che parlano di soddisfazione, coscienti di fare qualcosa di straordinario o di straordinariamente ordinario, dipende dai punti di vista. Dietro quel viso c’è un nome, una storia.

Lui è Marco Antonio Molino, siciliano di Catania, classe 1969 ma che tiene a sottolineare che, dall’età di 15 anni, ha vissuto nella sua amata Aci Sant’Antonio.

In un giorno qualsiasi, trovandosi nel cuore della Foresta amazzonica per vacanza, rimane folgorato dalla bellezza dei luoghi, una magnificenza tale da togliere il respiro e, nel contempo, non può non lasciarsi travolgere da umana pietas per le popolazioni che insistono su quel territorio, tra le più povere ed arretrate del mondo.

Insomma, troppo stridente il contrasto tra la bellezza di quei luoghi e l’estrema bruttura delle condizioni in cui sono costretti a vivere donne, uomini e bambini…troppo, per poter pensare di tornare a casa come se niente fosse.

E’ un fiume in piena, Marco Antonio. Lo stoppo…

Andiamo per tappe. Prima di andare in Amazzonia e, poi, decidere di tornarci definitivamente, com’era la Tua vita? Raccontami.

R. La mia vita è stata quella di un bambino e di un ragazzo qualsiasi ma con un amore viscerale per animali e piante. Il giardino di casa mia era una sorta di zoo ed ogni angolo della mia casa era pieno di acquari, bonsai e piante grasse. In questo sono stato agevolato dai miei che mai mi hanno ostacolato, anzi…e, poi, come non ricordare mio nonno paterno? E’ stato Lui il mio maestro di vita ed ora, che non c’è più, penso si sia trasformato nel mio Angelo custode. Sono convinto sia davvero Lui a guidare le mie scelte e a proteggermi.

Ma, quando ti ritrovi immerso, la notte, nel silenzio della foresta…quali pensieri ti percorrono?

R. Quando chiudo gli occhi, vedo il mio mare, il suo colore, la bellezza dei suoi fondali…ne risento il rumore e riesco a sentirne l’odore. Stare in acqua per me è stato sempre qualcosa di molto intimo, come nuotare nel liquido amniotico…un ritorno alle origini, insomma. Quest’estate sicuramente tornerò, per un breve periodo, in Sicilia ed il mare sarà una tappa obbligata. Certo, poi, se chiudo gli occhi, mi scorrono davanti anche i visi dei miei amici (i miei familiari più stretti ormai vivono qui con me), rivedo il Liotru, mi ritrovo a perdermi tra gelati e granite…niente, fammi riaprire gli occhi. Sono ben 3 anni che non torno e… la nostalgia è forte!

Ma continua a raccontarmi le tappe della tua vita che ti hanno portato fino in Amazzonia…

R. A 24 anni, sono andato in Romania ad aprire una ditta di famiglia e Vi sono rimasto per ben 7 anni. Rientrato in Italia, prima di rituffarmi nel mondo del lavoro, decido di realizzare quel sogno coltivato da bambino: visitare la Foresta Amazzonica. Ricordo ancora lo stupore provato, la gioia di poter abbracciare le scimmie e vedere animali che, giusto e solo, nei documentari avevo visto. Insomma, mi resi conto che era in quell’angolo di mondo il trionfo di quel regno animale e vegetale che ho sempre amato moltissimo.

Molino, rientrato in Italia, non riesce a staccarsi mentalmente da quei luoghi e così decide di tornarci anche perchè gli capita di poter acquistare un terreno vicino Iquitos. E’ lì che costruisce un piccolo ristorante con annessa gelateria italiana ed è lì che prova a sopravvivere, per due anni, con il ricavato dell’attività.

R. L’idea era quella di mettere da parte i soldi per realizzare il sogno di un “ecolodge”(una struttura ricettiva, insomma) ma purtroppo ciò che guadagnavo mi permetteva appena di sopravvivere e così… la decisione obbligata di tornare in Italia. Dovevo rimettermi a lavorare, provare a mettere da parte soldi a sufficienza e rientrare in Amazzonia. Il periodo, però…a causa dell’inizio della crisi, si rivelò sbagliato e mi ritrovai a non saper più cosa fare. A 40 anni, costretto a chiudere la ditta di famiglia, mi ritrovai senza lavoro.

E’ in questo periodo che Marco Antonio conosce persone “speciali”, persone che gli insegnano a guardare “oltre”. Una in particolare,Tommaso Ferraro.

R. Tommaso mi ha insegnato a vedere la vita, non con gli occhi, ma con il cuore e certamente è stato lui la colonna portante del mio cambiamento.

Con l’entusiasmo di un ragazzino, mi racconta di questo suo amico che è il detentore del record mondiale di immersione per non vedenti. Insomma, l’insegnamento che gli si marchia a fuoco è che nulla, nella vita, sia impossibile. Ed è lì che al nostro Molino si aprono le porte del cuore…tutte. Ed allora, decide di ritornare in Amazzonia. Stavolta per sempre. Nel cuore un sogno, realizzare la mia “mission” laggiu’ ma mantenendo collegamenti in Italia.

Foresta Amazzonica

R. Risolvere la questione ambientale in Amazzonia è prioritaria per la sopravvivenza del nostro Pianeta. Pensa che quando ero piccolo io si diceva che, quei luoghi, erano stati deforestati e contaminati per il 25%. Oggi, a distanza di 30 anni, questa percentuale è arrivata al 45%. Se dovessimo arrivare al tanto temuto 67% sarebbe la fine del mondo. Ai bambini, con i quali mi rapporto, faccio fare sempre un esercizio. Faccio chiudere loro il naso e li invito a non respirare…alcuni resistono di più, altri di meno ma l’esempio serve loro a capire come ci si senta in mancanza di ossigeno. Senza Foresta Amazzonica è proprio l’ossigeno quello che ci verrà a mancare.

Rientra in Amazzonia, dicevo. Mi pare di immaginarne la determinazione unita, però, a quei dubbi legittimi che presumo accompagnino scelte del genere. Scelte radicali che non possono che cambiarti dentro. E’ come fischiare la fine del primo tempo e poi rientrare in campo. Insomma, c’è un prima e un dopo con cui fare i conti.

Molino, ripeto, decide di tornare nel cuore della Foresta amazzonica per dedicarsi anima e corpo alla sua sopravvivenza, difendendola dall’avidità di coloro che vorrebbero spogliarla di petrolio, legname e di tutte quelle risorse che vi si trovano in abbondanza e che, soprattutto, vorrebbero mettere in crisi l’identità delle tante tribù che, in quell’ambiente, insistono.

E così quello sguardo che,durante la vacanza, aveva spaziato e si era perso dietro la bellezza di quel posto remoto si focalizza su altro. E’ la tutela della biosfera che interessa Marco ed in lui diventa priorità di vita quella di cercare di fare qualcosa per contrastare quel meccanismo perverso che porta verso la distruzione del polmone verde del Pianeta.

E così cosa fa? Mette in campo tutta la sua verve e riunisce un gruppo di persone e fonda Nuestro Horizonte verde che si prefigge lo scopo di tutelare l’ambiente, fissandone la sede ad Iquitos, città peruviana proprio al centro della foresta.

Sente che non può fare da solo…i governi dei popoli, cosiddetti civili, devono garantire il loro aiuto, con politiche mirate. Una strada lunga da percorrere quella che si prefigge. Inizia con l’idea di rendere consapevoli del problema bambini, ed adolescenti da sollecitare attraverso attività didattiche di sensibilizzazione. In Italia, nel 2008, fonda una sorta di succursale della stessa Associazione e ciò al fine di sensibilizzare scuole ed istituzioni sui pericoli che si corrono. Si comincia a parlare di equilibrio climatico mondiale, di promozione e sostegno a progetti in ambito sociale.

Oggi, la vita di Molino si svolge a Calipso, a 15 km da Iquitos. Un villaggio formato da circa 400 casette prefabbricate che ospitano altrettante famiglie, costrette a convivere in assenza di fognature, di acqua potabile e in condizioni di estrema povertà. Ed è a loro che Molino dedica tutte le proprie energie attraverso vari progetti, tutti di grande interesse e fattibilità.

Quello a cui tiene particolarmente è l’“Adozione scolastica” che prevede il sostegno di un bambino, da parte di un padrino. Il supporto alle spese occorrenti all’istruzione è di soli 35,00 euro…non al mese né all’anno, eh? Appena 35,00 euro in tutto, da donare in un’unica soluzione e cambiare così la vita di un bambino dell’Amazzonia.

Ed ancora, di grande appeal i progetti “Educazione ambientale per bambini”, “Aiuto ai bambini e ai disabili in povertà” ed ancora il CETRI TIRES, di cui è rappresentante per l’Amazzonia, il “TRI LED LANTERN”, nato per abbattere le grandi differenze energetiche esistenti in quel polmone verde, che è la foresta amazzonica, dando risposte ecostenibili.

Infine, ma non ultimo, il progetto che pone attenzione alla salvaguardia delle tradizioni e della cultura indigena e la realizzazione della Prima Comunità Botanica ecosostenibile in Perù.

Insomma, occhio agli aspetti pratici ed azione atta a contrastare la povertà e a migliorare le condizioni di vita ma, con lo sguardo gettato oltre,con una particolare attenzione all’aspetto meno pragmatico ma ugualmente importante…migliorare l’ambiente con quello che si ha.

molino

Marco, ma il Tuo è un approccio esclusivamente laico oppure c’è qualcosa che ha a che fare con il tuo credo religioso?

R. Guarda, io credo in Dio. Sono cristiano anche se non vado spesso in Chiesa…la mia, diciamo, è una “mission” laica portando, però, Dio nel cuore. Qui ho conosciuto varie religioni, che sconoscevo del tutto, ma credo che il Dio sia… unico. Noi, qui, siamo seguaci del detto “Aiutati che Dio t’aiuta”. Insomma, non aspettiamo l’ intervento divino…cerchiamo di essere artefici della nostra vita.

Continua raccontandomi delle enormi difficoltà di sopravvivenza. Quello in cui vive, prosegue, è un paese del Terzo mondo… ci vuole grande spirito di adattamento. Per quanto riguarda, poi, il rapporto con le popolazioni indigene, lo definisce “Ottimo” aggiungendo che coesistono due diverse popolazioni. Ci sono coloro che, provenienti dalle grandi città, sono arrivate – nei secoli- nella Foresta e si sono fuse con i Conquistatores europei e gli indigeni formando la cosiddetta popolazione amazzonica. Ma quelli che hanno pieno diritto a vivere in quei luoghi, sostiene Marco, sono le Etnie indigene, quelle che hanno conservato la loro cultura tribale ed il forte rapporto con la Natura. E’ con loro che lui si sente in rapporto di maggiore vicinanza.

In conclusione, Marco. Per cosa vorresti essere ricordato…quali i progetti a cui vorresti legare il tuo nome?

R. Guarda, mi piacerebbe realizzare una Rete ONG, a livello mondiale, necessaria a far conoscere i veri problemi della Foresta Amazzonica e che possa contribuire a salvare questo Polmone verde. Creare, anche, un Centro di Investigazioni che consentisse di utilizzare le risorse della Foresta per reinvestirle in attività tipo recupero degli animali in via di estinzione, attività relative all’istruzione dei minori, riforestazione e salvaguardia della foresta stessa. Ecco,mi piacerebbe essere ricordato per queste cose, fosse possibile. O anche solo come un pazzo che ama il mondo e la vita… perchè salvaguardare Mamma Natura significa, proprio, salvare la vita del Pianeta. Poi, intanto, non so se sai che a me verrà intestata una scuola nei prossimi giorni…”.

Il tono è chiaramente pieno di umano orgoglio: Il 17 gennaio prossimo, verranno inaugurate due scuole statali.

Una porterà proprio il nome del catanese Marco Antonio Molino e, in occasione della cerimonia di intitolazione, verranno piantati a Calipso i primi alberi della Prima Comunità Botanica  del Perù e ciò permetterà di inserire la zona in un circuito turistico, trasformando la comunità in un enorme giardino. Un’impresa non facile in quanto Calipso sorge su una vecchia cava di sabbia ma questo, pare, non scoraggiare di certo il nostro “eroe”.

Un siciliano, un catanese, guidato dall’amore per i bambini e la biosfera. Questo è Marco Antonio Molino.

Raggiunto, via internet, Marco ci dice di considerare questo primo risultato non un traguardo ma solo l’inizio di un lungo cammino che permetterà di far sventolare, in quella zona remota del mondo, una bandiera con i colori della città di Catania.

Dei suoi concittadini Marco ha conservato, oltre la generosità che mette in quella che intende come “mission”, quella spontaneità e freschezza che gli fa dire che il giorno dell’intitolazione della scuola, lui, lo dedicherà a quel nonno paterno che gli fu Maestro di scuola ma, soprattutto, di vita.

Mai avuto ripensamenti, Marco?

R.MAI, scherzi?

E non dà possibilità di replicare.

Ad majora sempre, Marco!

Silvia Ventimiglia 9 gennaio 2015

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