A Tu per Tu con Biagio Privitera, manager giramondo

Biagio Privitera
Biagio Privitera, in rosso

Che fantastica avventura è la vita!

Se penso con quanta ritrosia mi sono avvicinata a Facebook, a tutte le volte che…allergica a qualsiasi tipo di stregoneria informatica e tecnologica…ho esclamato stizzita “NO! Non mi convincereTe mai ad iscrivermi, preferisco i rapporti umani veri a…quelli virtuali!” Se penso a questo…mi sembra una vita fa. Oggi, sono qui a raccontarVi di quanto sia felice di essermi arresa, di aver aperto la porta della cocciutaggine e di aver fatto entrare nella mia vita un personaggio unico qual è il protagonista dell’odierna intervista. Lui è Biagio Privitera, catanese di nascita ma cittadino del mondo per scelta, esempio di come la vita possa essere meravigliosa… un’avventura esaltante… se solo la si affronta con lo spirito giusto. Con passione ed ottimismo. Quando me l’ha “consigliato” il comune amico Daniele Lo Porto, la prima cosa che mi ha colpito è stato il sorriso bonario, aperto…lo stesso della foto che ho fortemente voluto riproporre su questa pagina. Biagio è tutto lì. Sguardo vivace, attento e sorriso avvolgente. Una fisiognomica che traduce fedelmente la Sua interiorità…un perfetto mix di intelligenza, creatività, entusiasmo ed ottimismo. Va da sé che, ogni battuta scambiata nei ritagli di tempo concessi dai nostri rispettivi lavori, è stata ed è per me fonte inesauribile di arricchimento sia culturale che umano. L’empatia creatasi si è tradotta in un abbraccio affettuoso, quasi fraterno, suggello dell’incontro avuto in una caldissima mattinata estiva al mitico Nini Bar di Letojanni, luogo prescelto per l’intervista che segue. Dopo un’ottima granita siciliana, premo rec e….

Ecco, pennellata dopo pennellata, quest’oggi cercheremo di tratteggiare il ritratto del manager Biagio Privitera, privilegiando l’aspetto privato a quello pubblico.

Ingegnere Privitera, manager di una multinazionale americana: la Procter & Gamble….grazie per il tempo che vorrai dedicarci.

R. Grazie a Te. E’ un piacere per me essere qui con Te.

Allora Biagio. Tu sei un catanese doc, classe 1958, ma a Catania hai trascorso solo pochissimi anni a causa del lavoro di Tuo padre. Tu hai cambiato, leggo tra le Tue note biografiche, addirittura 11 scuole in 13 anni. Quanto ha inciso questo sulla formazione del Tuo carattere?

R. Penso sia stato uno degli elementi fondamentali e determinanti nella formazione del mio carattere. Come dicevi, su 13 anni di scuola fino all’Università, ho cambiato 11 classi e questo mi ha abituato moltissimo al cambiamento e al doversi adattare, ogni volta, a ricominciare da zero. Tu, quando sei stato 5 anni nella stessa classe al liceo, spesso puoi vivere di allori. Vai bene al primo anno…i professori Ti conoscono, conosci gli amici…Quando devi cambiare ed ogni anno presentarTi davanti a ragazzi che non conosci, professori che non sanno chi sei…devi sempre stare pronto a far vedere chi sei, a conoscere gli altri…

Quindi, diciamo che, quest’ esperienza ha rafforzato sicuramente alcune componenti, no?…del Tuo carattere, però ha anche rappresentato, sicuramente, degli strappi dolorosi nella vita di un bambino…di un adolescente!

R. Si. Questo è l’aspetto negativo, sicuramente. Quello delle relazioni umane. Soprattutto quando diventi adolescente. Quando diventi tredicenne, quattordicenne, quindicenne…ed hai gli amici, le amichette….dover cambiare…di colpo lasciare tutti quanti…è uno degli aspetti piu’ difficili anche se si cerca di mantenere i rapporti. Ma adesso è molto piu’ facile di quanto non fosse una volta. Una volta non c’era internet, non c’erano i telefonini…quindi era sicuramente piu’ difficile. Magari adesso, grazie a strumenti come Facebook o altri, sto cercando di recuperare alcune di quelle amicizie che erano andate perse nel tempo.

Quindi, diciamo che, queste esperienze hanno sicuramente perfezionato la fortissima adattabilità del Tuo carattere e Ti hanno preparato anche ad essere il top manager che sei adesso. Ma Tu hai mai pensato, quando eri ragazzo, che vivessi una situazione ingiusta per la Tua età?

R. No. Non l’ho mai pensato perchè era il lavoro di mio padre quindi…mio padre lavorava, mia mamma era casalinga…gli spostamenti legati al lavoro di mio padre. Il lavoro era quello che permetteva alla famiglia di andare avanti e di fare le cose che facevamo e quindi lo ritenevo “normale” anche se, talvolta, doloroso, nei casi che dicevi, perchè costringeva ad interrompere amicizie o a spostarsi. La cosa che mi ha aiutato molto in questo è il carattere che ognuno ha…in maniera naturale. Io sono molto ottimista… come dicevamo anche prima. Sono estremamente ottimista. Cerco di vedere il lato positivo di ogni esperienza e lo stesso è stato negli anni…negli anni d’infanzia. E questo mi ha formato, aiutato nei cambiamenti che poi ho dovuto vivere durante gli anni successivi.

Ed allora…di scuola in scuola…tantissime le scuole cambiate, abbiamo detto, ed anche tantissime città…Tu arrivi all’Università ed approdi a Napoli alla Facoltà di Ingegneria elettrotecnica. Va da sé, caro Biagio, che sei stato il primo del Tuo corso sia come voto di laurea che come tempistica, no? Ma, alla laurea… il Tuo sogno era quello di fare ciò che fai adesso o avevi altre idee per il Tuo futuro?

R. Questa è una bella domanda! Non è facile dare una risposta perchè, in effetti, non era ben chiaro…allora. Ingegneria mi è sempre piaciuta. Quindi, quando ho finito il Liceo scientifico, dovendo scegliere…ero bravo in Matematica, nella materie scientifiche…Ingegneria mi attraeva ma non avevo ben chiaro quale sarebbe stato poi il lavoro che avrei fatto successivamente. Mi era sempre piaciuto organizzare gli altri ragazzi, organizzare eventi. Quando andavamo in vacanza d’estate organizzavo “Le Olimpiadi di Via Polveriera” a Mascalucia di cui ho fatto 5/6 edizioni a 16/17 anni. Mi è sempre piaciuto molto… questo. Poi ho vissuto un’esperienza per me estremamente formativa che è quella dello scoutismo, diventando capo scout…quindi l’aspetto organizzativo era sempre una cosa molto viva in me. Però, poi, il lavoro specifico, quello che sono andato a fare, è stato abbastanza casuale nel senso che, mentre mi stavo laureando e cominciavo a scrivere curricula a 50 aziende come si fa normalmente…venni chiamato da un’azienda, che neanche conoscevo, che era appunto la Procter & Gamble che prese il mio nome dalle liste universitarie. Mi chiamarono per un’intervista e da lì nacque poi un amore a prima vista reciproco che è continuato per 25 anni.

Biagio Privitera
Il manager Privitera

Ecco, ma l’approccio con il mondo del lavoro per Te è iniziato ai tempi del servizio militare perchè Tu, finendo l’Università, sei entrato in Marina come Ufficiale ed hai fatto la Tua prima esperienza lavorativa tenendo i contatti con la Selenia che praticamente forniva i radar alla Marina Militare. Poi, subito dopo… appunto… questo colpo di fulmine con la Procter & Gamble della quale, leggevo nelle Tue note biografiche, Tu hai apprezzato…Loro sicuramente le Tue indubbie qualità professionali…e Tu invece i principi sui quali si fondava e si fonda e cioè integrità, rispetto della persona e meritocrazia. Valori, purtroppo Biagio, che ahinoi..ai piu’ sono sconosciuti. Ma questo, secondo Te, perchè? Perchè non esiste in ogni azienda l’etica del lavoro e della persona?

R. Questa è una domanda difficile a cui rispondere! Ti posso confermare che questi sono gli elementi che mi hanno fatto scegliere, quando mi è stata fatta la proposta di lavorare alla Procter & Gamble… me l’hanno fatta accettare. Perchè, nei vari colloqui, ero rimasto molto attirato da questi elementi. E poi, vivendoci 25 anni, ho verificato che è assolutamente vero. L’ho verificato in tante circostanze. Le piu’ diverse che ho vissuto sia in Italia che all’estero. E’ facile per aziende avere principi scritti su un muro o su una brochure ed un’altra è viverli giorno per giorno. Ed è quello che ho avuto modo di constatare. Perchè questo non sia in tutte le aziende è davvero difficile dirlo. Purtroppo concordo con Te che la realtà…ho tanti amici che lavorano in aziende italiane o anche in altre aziende straniere e quando confrontiamo le esperienze di lavoro noto realtà profondamente diverse e l’abbiamo visto anche in Italia. Abbiamo avuto il caso Parmalat o simili. Come c’è del resto in America il caso Aaron. Quindi, casi in cui la mancanza di integrità o di etica ha fatto parte della vita di aziende è purtroppo sotto gli occhi di tutti. In questo mi reputo fortunato.

Ecco! Tu che hai, diciamo, una visione internazionale no?… dei problemi…di come vadano le cose… pensi che questa mancanza di etica nel lavoro possa considerarsi alla base della crisi mondiale che stiamo attraversando?

R. Beh! Sicuramente lo è stato nel campo della finanza. La ricerca di profitti smisurati o la ricerca di profitti a breve termine nel campo della finanza, quindi la ricerca nei top manager di bonus e di grandi risultati nell’anno… con la propensione a prendere rischi enormi proprio per guadagnare bonus enormi, penso sia stata una delle cause che hanno generato la situazione attuale. E, quindi, se questa…essendo appunto ottimista e vedendo il lato positivo…se questa crisi servirà a far cambiare le cose per l’avvenire, alla fine… potrebbe essere stata positiva.

Biagio, dicevamo top manager della Procter & Gamble… multinazionale americana specializzata in beni di largo consumo…la Tua ascesa professionale, all’interno di questa multinazionale americana , inizia nel 1984 e da allora non conosce battute d’arresto. Tu, per 12 anni, sei stato a Pomezia con responsabilità sempre crescenti… poi è venuta, diciamo, l’avventura internazionale. Prima sei stato in Russia, dove hai assunto la guida dello stabilimento di una cittadina russa che Ti prego di pronunziare Tu perchè per me è assolutamente improponibile…

R. ….si chiamava Nuova Moskosky nella regione di Tula. Era a circa 4/5 ore di macchina a Sud di Mosca. Ed è stata una delle esperienze piu’ belle…piu’ difficili…ma anche piu’ belle della mia vita. Ci sono rimasto circa 3 anni e mezzo. Dal ’97 al 2000. La Procter & Gamble aveva acquisito la piu’ grande azienda nel campo della detergenza in Russia…la Nuova Moskosky Chim ed il mio compito è stato quello di trasformare questa azienda russa in un moderno stabilimento di produzione con gli standard occidentali. Difficile da spiegare il challenge, la sfida per chi non è stato lì. Però, sicuramente, la reputo l’esperienza piu’ difficile dal punto di vista climatico. Io sono siciliano, catanese. Amo il caldo, la temperatura media d’inverno, era – 20° con picchi di – 35°. Già questo fa capire la difficoltà. Nuova Moskosky è una piccola cittadina industriale di 100.000 abitanti in cui eravamo gli unici stranieri. Eravamo una decina di noi. Tutti gli altri russi. Con standard purtroppo, per gli abitanti soprattutto, abbastanza bassi. Quindi, da questo punto di vista, sono stati 3 anni e mezzo abbastanza difficili ma, dall’altra parte, mi ha permesso di maturare grande esperienza professionale per i risultati che abbiamo ottenuto ma soprattutto è stato bellissimo, dal punto di vista umano, per le persone che ho avuto modo di conoscere. Un’esperienza assolutamente affascinante soprattutto perchè…io sono dell’epoca della Guerra Fredda in cui i russi erano i nemici…i missili di Comiso…tutto quel periodo…mi ha dato la possibilità di andar al di là della barriera e vedere effettivamente come vivevano, come venivamo visti noi occidentali ed assistere alla transizione che c’era in quegli anni…reputo sia stata una grande esperienza. Io mi reputo fortunato per averla fatta.

Grande esperienza professionale ed umana però, ecco, quello che mi chiedo…un siciliano abituato a temperature ben diverse come è riuscito a sopportare temperature rigide come quelle che raccontavi Tu…Cosa ha giocato di piu’? Lo spirito d’avventura oppure proprio l’ambizione professionale di arrivare sempre piu’ in alto?

R. No, non la chiamerei ambizione. La chiamerei amore per le sfide. Sicuramente ho un discreto spirito d’avventura sennò, probabilmente, non avrei accettato di andare lì ed in questo l’esperienza scout, di cui Ti accennavo prima, che ho vissuto per 25 anni, ha giocato un impatto…perchè amo l’avventura. Amo molto il senso delle sfide. Per me l’ambizione non vuol dire arrivare piu’ in alto nella società o guadagnare piu’ soldi…anche se questi qua sono chiaramente elementi importanti nella vita…ma l’aspetto che mi affascina di piu’ è porsi delle sfide, porsi dei traguardi da ottenere e riuscire a raggiungerli. E, nel caso di Nuova Moskosky, la vedevo come una grande sfida con me stesso. Quando sono dovuto andare lì mi chiedevo “Sarò capace?…Riuscirò a realizzare questa trasformazione?…Riuscirò ad essere accettato dai russi?” E tutto questo lo trovavo estremamente stimolante e l’esperienza scout dei rapporti umani, dell’attenzione alla persona è stata importantissima per avere successo lì.

Benissimo. C’è qualche aneddoto, qualche episodio legato alla permanenza in Russia che vuoi brevissimamente condividere con i nostri radioascoltatori?

R. Ci sarebbero tantissimi episodi…infatti qualche volta penso che scriverò un libro su quell’esperienza. Ti racconto un episodio legato alla prima volta che sono andato là e che Ti da il senso dell’importanza di sapersi adattare e non spaventarsi davanti alle difficoltà. La prima volta che vado lì…non ero mai stato…c’era un pullmann che partiva dall’aeroporto di Mosca e che andava a Nuova Moskovsky. Normalmente il viaggio durava intorno alle 4/4 ore e mezza. Salgo sul pullmann. Partiamo. Nevicata incredibile. Dopo circa 2 ore, 2 ore e mezza, il pullmann va fuori strada per…la neve…l’autista non aveva visto il dosso, a lato della strada e quindi il pullmann rimase per metà di traverso sulla carreggiata. Non si poteva uscire ed allora aiutammo l’autista ad uscire dal tetto del pullmann per andare a cercare soccorsi mentre noi restammo lì tutti con i cappotti, giacche a vento perchè… si moriva di freddo. Dopo circa un paio d’ore, l’autista torna con un camion…operazione complicatissima… alla fine riusciamo a rimetterci dritti e…per farla breve… il viaggio, che doveva durare intorno alle 4 ore, durò intorno alle 8/9 ore. Ed alla fine, nel cuore della notte, arrivai a Nuova Moskovsky dove andammo in un albergo che definire di una stella sarebbe …eccessivo per quell’albergo e quindi… Quello che spesso dico agli amici…”Se non mi sono spaventato al primo impatto poi nient’altro mi avrebbe fatto…mi avrebbe fatto paura”. E in questi casi, se lo vivi con lo spirito d’avventura, ridendoci sopra dici “Guarda un po’ cos’è capitato!” e tutto lo vivi in maniera positiva. Se invece sei un tipo “lamentoso” avresti detto “Mah! Ma chi me l’ha fatto fare! Ma dove sono arrivato” e cominciava male l’avventura. Ed i 3 anni e mezzo sono stati pieni di questi episodi. L’importante non è l’episodio in sé. E’ il modo come lo vivi… il mantenere la capacità di sorridere, di viverlo con ironia, di scherzare su Te stesso. Se fai in questo modo, vivi bene l’esperienza e ne trai il meglio.

Biagio Privitera
Biagio Privitera

Biagio, Tu dalla Russia, poi passi in Francia, poi ancora in Inghilterra ed oggi dividi la Tua vita tra Ginevra e Roma grazie alla condivisione di un progetto di vita sposato in pieno da Tua moglie, in primo luogo, ma anche da Tuo figlio Francesco che, leggevo nelle Tue note biografiche, Tu definisci la persona piu’ importante della Tua vita. Ecco, anche in famiglia, come in azienda, è un perfetto gioco di squadra. Ognuno ha il Suo ruolo e Tu riesci a coordinare in famiglia così come anche sul lavoro, la quotidianità. C’è una bellissima canzone di Morandi ed Amii Stewart che s’intitola “Grazie perchè” Ecco, se Tu dovessi ringraziare Tua moglie e Tuo figlio, diresti Loro grazie… perchè?

R. Ti ringrazio di questa domanda perchè, effettivamente, tutto quello che ho ottenuto di buono nella mia vita, nella mia carriera, assolutamente va condiviso e diviso al 50% con la mia famiglia che ha permesso tutto. Ti dicevo che io amo le sfide però, se accanto hai una persona che non Ti permette di accettare le sfide o che Ti pone degli ostacoli, chiaramente, non le puoi vivere queste sfide. Quindi, oltre che un grande amore, ho un grandissimo rispetto per quello che mia moglie ha fatto. Lei, quando siamo andati in Russia, ha abitato per 2 anni da sola a Mosca con mio figlio. Io ero a Nuova Moskovsky, li raggiungevo nel fine settimana. Lei non si era mai mossa prima dall’Italia…era stata figlia unica, sempre abbastanza coccolata e si è trovata di fronte ad una sfida paragonabile a quella che io ho avuto da un punto di vista lavorativo ed è riuscita a vincerla alla grande. E lo stesso, negli ultimi 13 anni, abbiamo vissuto insieme tutta la settimana solo 3 anni quando eravamo in Inghilterra. Gli altri 10 anni siamo stati sempre, durante la settimana, in 2 città differenti. O in Russia, lei a Mosca ed io a Nuova Moskovsky oppure, quand’ero in Francia, lei è rimasta a Roma, io facevo avanti e indietro. Adesso sono a Ginevra, lei a Roma. Io torno il fine settimana. Non avessi avuto una moglie che condivideva questo tipo di scelta, questo avrebbe potuto influenzare la solidità del rapporto ed invece sento che oggi il rapporto è solido… come, e piu’ di… quando è cominciato ben 31 anni fa perchè ci siamo messi insieme che eravamo 2 ragazzini. Lei 14 anni, io 18-19. Siamo sposati adesso da 20 anni e lo stesso devo dire con mio figlio. Vedo talvolta che alcuni genitori si preoccupano davanti a cambiamenti che i figli devono fare. “Ah…deve cambiare scuola…chissà che Gli succede!” Forse, avendole vissute personalmente ed avendo visto che, in fondo, questo mi ha rafforzato il carattere e mi ha aiutato molto nella vita, ho sempre vissuto in maniera piu’ “rilassata” il fatto che mio figlio dovesse affrontare dei cambiamenti. Lui ha fatto 2 anni di scuola a Mosca, ha fatto – fino alla terza Media – la scuola in italiano, poi è passato in una scuola in inglese. Si è appena diplomato in una scuola internazionale ed è bilingue. Ma tutto questo l’abbiamo vissuto con estrema serenità e quindi…se devo dire “Grazie” sicuramente…Grazie a mia moglie che mi ha aiutato a vivere questa esperienza e mi ritengo fortunato che mio figlio non ne abbia risentito ma..al contrario penso che ne abbia tratto giovamento.

Biagio, anche nelle Tue attività extra lavorative, Tu hai sempre dimostrato la stoffa del leader. Parlo della Tua esperienza da scout di cui parlavi poco fa. Non c’è stato anno in cui Tu non sia stato capo gruppo. Poi parlo anche del fatto che, ad esempio, Tu…ad un certo punto Ti appassioni al gioco “Othello”, che è a metà strada tra gli scacchi e la dama e…insomma diventi Presidente della Federazione Gioco “Othello”. Ecco. So anche, ad esempio e questa è una particolarità molto carina… che Tu sei un’appassionato di John Fitzgerald Kennedy e ne sei uno dei collezionisti europei di cimeli piu’ importanti. Ma…il fatto di riuscire sempre a primeggiare in tutto…nel lavoro, nella vita, negli hobbies viene fuori chiaramente da una serenità che Tu hai. Ma questa serenità è un dono, diciamo, del Signore…anche prendendo così a prestito la Tua matrice cattolica? Fa parte del Tuo tessuto genetico oppure Ti deriva, come penso io, anche da un’atmosfera di pace e di tranquilllità e di stimolo che hai vissuto, prima nella Tua famiglia d’origine e poi sei riuscito anche a ricreare nella famiglia attuale?

R. Ci sono delle precisazioni da fare. Dell’”Othello” sono stato uno dei fondatori della Federazione. Non sono stato Presidente. Per molti anni Segretario. Sicuramente uno dei fondatori. Solo una precisazione. Tu dici “primeggiare”. In effetti non si tratta di primeggiare. Non penso assolutamente di essere il primo in nessuna delle cose che ho fatto. Penso di farle con tanta passione e di trarne giovamento ma in tutti gli ambienti che conosco, conosco persone che sono piu’ in gamba o piu’ bravi di me…nell’Othello conosco tantissimi che giocano meglio di me e sicuramente, nell’ambito dei collezionisti di cimeli riguardanti Kennedy, ci sono collezionisti che hanno collezioni piu’ grandi della mia e così al lavoro ci sono persone che hanno fatto piu’ carriera o sono sicuramente piu’ in gamba di me… quindi non è mai una gara ad essere il primo. E’ un cercare di divertirsi e di fare del mio meglio nelle cose che faccio. Quindi…di cercare non di fare meglio degli altri ma di trarre il meglio da me stesso nelle cose che faccio. Sicuramente ha aiutato molto la serenità familiare. Ho perso mio padre un paio d’anni fa e lo ricordo con un affetto sempre immutato. Uno dei motivi per cui, tra l’altro, vengo con estremo piacere ogni estate è per andarLo a trovare al cimitero, qui a Catania. Sicuramente mia mamma, che è stata casalinga e ci ha aiutato nei vari spostamenti che abbiamo fatto nei famosi 13…11 città…11 classi…13 anni, è stato un elemento fondamentale e, quindi, sicuramente la famiglia di partenza mi ha aiutato moltissimo. Dall’altra penso che non sia merito mio ma il carattere ognuno se lo ritrova. Il Signore Ti da dei talenti, delle caratteristiche, sta a Te utilizzarli al meglio. Mi reputo in questo fortunato… nell’aver avuto un carattere fortemente ottimista, ne parlavamo prima. Io cerco sempre di vedere il lato positivo di ogni cosa perchè davvero ci credo… Ogni esperienza che Tu fai ha dei lati positivi o negativi. Tutto. Non esiste niente che sia al 100% positivo o negativo. Se Tu lo vedi con spirito “ottimista” apprezzi il lato positivo che c’è in ogni esperienza e Ti fa passare un po’ in secondo piano l’aspetto negativo. Se sei un tipo pessimista fai il contrario, vedi sempre il bicchiere mezzo pieno e non sei mai contento di quello che hai. Io ringrazio sempre il Signore per quello che ho avuto. Penso di aver avuto finora una vita interessante in cui mi sono divertito… sono contentissimo di mio figlio che, per me, è la persona – come Ti dicevo – piu’ importante della mia vita. Sono contentissimo…adesso Lui farà 18 anni e come regalo faremo un viaggio assieme negli Stati Uniti. Ne parlavo con un collega a Ginevra, l’altro giorno, e mi diceva “Caspita! Tuo figlio diciottenne viene ancora con Te? Ha piacere a fare un viaggio assieme?” E questa è una cosa che mi riempie di gioia. Il fatto che mio figlio abbia piacere di passare 2 settimane con me e vivere l’avventura di un viaggio attraverso varie città americane insieme, è una prova per me del buon legame, del buon rapporto che abbiamo creato e queste cose per me, onestamente, nella vita sono molto piu’ importanti del livello che Tu raggiungi al lavoro, dello stipendio che Tu raggiungi perchè, alla fine, il lavoro passa. Ad un certo punto Tu andrai in pensione, quello che hai fatto è relativo. Invece i rapporti familiari rimangono. Nuovamente uno dei motivi per cui vengo qui ogni estate in Sicilia, oltre perchè amo questa terra, per me è un modo per mantenere i rapporti con le radici, con la famiglia, con i cugini, con gli zii, con gli amici d’infanzia e alla fine è questo quello che rimane nella vita piu’ dei soldi, piu’ del lavoro, piu’ della posizione.

Biagio Privitera
Biagio Privitera gioca ad Othello

Biagio, veramente, siamo in conclusione. Solo in una battuta. Tu sei un siciliano, cittadino del mondo quindi hai una visione veramente, come dicevo, piu’ internazionale delle cose ma, secondo Te…la società in cui viviamo oggi è una società in evoluzione o è una società che utilizza il passo del gambero e, quindi, torna indietro?

R.Ti rispondo sempre con una visione legata all’ottimismo. La situazione attuale permette di vedere le cose in positivo e in negativo perchè ci sono i segnali per poterle vedere in entrambi i modi. Essendo una persona ottimista spero, e voglio sperare, che le persone di buona volontà possano contribuire a rendere questo mondo migliore rispetto a com’è. E Ti chiudo con la battuta di Baden Powell, che è il fondatore degli scout…“Quello che ognuno di noi deve cercare di fare nel percorso che fa sulla Terra è, alla fine, cercare di lasciare il mondo migliore di come l’ha trovato” e questo è quello che io cerco di fare e che spero tutti noi cercheremo di fare.

Benissimo. Ringraziamo Biagio Privitera. Alla prossima.

Abbiamo chiacchierato a lungo, io e Biagio. Io con la mia solita curiosità a briglie sciolte…Lui con la Sua generosità a raccontare e raccontarsi. Spegnendo il registratore mi accorgo di aver “sforato” sui tempi dell’intervista. Mi condanno e nello stesso mi assolvo. Quando piu’ mi ricapiterà di intervistare un personaggio come Biagio Privitera! Sinceramente pentita, dico tra me e me “Giuro! La prossima volta…starò nei tempi”….SI… come no!

Alla prossima!

Silvia Ventimiglia – Luglio 2009

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