A Tu per Tu con Salvo Zappalà, imprenditore turistico-alberghiero

L’imprenditoria? Uno stile di vita…

La mia giornata comincia molto presto, prima del solito. Con una strana inquietudine mi sono addormentata e con una strana agitazione saluto una giornata lavorativa ancora lontana dal cominciare. Saranno le 4.30. Ho paura di non arrivare per tempo all’appuntamento fissato, per le 9.00, con Salvo Zappalà “temuto” imprenditore nel settore turistico-alberghiero. Paura di non essere all’altezza, di risultare inopportuna ed invasiva… qualcuno dice che, a volte, sono “pericolosa” nel porgere le domande…Paura di conoscere un lato sgradevole del carattere del mio interlocutore…ha fama di essere un tipo “duro”. Paura, insomma! Comunque, ormai è fatta. Sarà Lui il primo ospite di questa nuova avventura che mi vedrà impegnata a tracciare ritratti di cosiddetti…Numeri Uno.

Ho appeso al chiodo il microfono, tranne che per qualche intervista, ormai da un anno abbondante. Cercavo nuovi stimoli. Li ho trovati. L’idea è quella di intervistare personaggi che, magari, la maggior parte di noi conosce solo di fama ma del cui background sappiamo poco o nulla. Solo nomi a cui ho la presunzione di voler dare una connotazione piu’ intima.

Sarà questa forma di presunzione che mi mette agitazione. Chi lo sa?!..o solo la paura di non trovare casa Zappalà ed essere costretta a pietose telefonate del tipo “…oddio mi sono persa!” Paura infondata. Esco da casa con uno spaventoso anticipo. Destinazione Timpa di Acireale. Individuata con facilità casa Zappalà, mi avvio a fare tranquillamente colazione al Bellavista. Aspetto che si faccia l’orario concordato e…..suono. “Suona e Ti sarà aperto”…così recitava l’email con la quale avevamo preso accordi e così è stato. Varcato il cancello, tutte la mia agitazione si perde nello splendore del panorama mozzafiato che la posizione della casa offre. Siamo a strapiombo sulla Timpa di Acireale. In cielo volteggiano due falchi. La natura è lussureggiante e selvaggia. Davvero un colpo d’occhio questo spaccato di macchia mediterranea! Il padrone di casa mi viene incontro con un sorriso bonario e cordiale. Abbigliamento estivo d’ordinanza per ogni buon manager che si rispetti: camicia di lino bianca e pantoloni ecru.Noto che non porta orologio. Ci trovo qualcosa di familiare.

La mia agitazione sparisce. Cerco, anzi, di assorbire quella del mio interlocutore. Capisco che, per un uomo d’azione, raccontarsi puo’ essere stressante. Eppure non ho dovuto convincerlo molto a ricevermi. Mi riprende una sottile agitazione…”vuoi vedere che pensa che io sia brava!!”…me ne convinco ed ostento una sicurezza che, generalmente, non è nelle mie corde.

Una buonissima granita di mandorle siciliane, gustata all’ombra di un imponente minucucco (l’italianissimo bagolaro), crea una sorta di feeling che agevolerà, ne sono sicura, la nostra chiacchierata.

Posiziono il microfono sul supporto, premo “rec” e…si parte!

Nostro primo graditissimo ospite Salvo Zappalà Presidente della holding DIMSI operante nel settore turistico-alberghiero e, pertanto, protagonista indiscusso dell’economia turistica siciliana.

Dott.Zappalà la Sua vicenda professionale nasce nel lontano ’77. Bene, considerando che Lei è classe ’59, facendo due rapidi calcoli…si evince che Lei ha cominciato giovanissimo ad occuparsi di turismo.

R. Si. A diciassette anni.

E da allora ?

R. Da allora ? (Sorride… sul filo dei ricordi) C’ è una storia incredibile. A 17 anni, stavo per diplomarmi per poi partire. Avevo già deciso quale sarebbe stato il mio futuro. Piuttosto che restare in Sicilia o emigrare al Nord, in Germania e farsi trattare male….avevo pensato di andare al Sud. Il mio paese preferito era la Rhodesia. Dici “Perchè la Rhodesia, l’attuale Zimbawe ?” Perchè allora c’era l’apartheid e, quindi, i miei ideali mi portavano lì a vedere di fare il salvatore (Penso… un nome, un destino) della patria. Però, poi, arrivò una telefonata. Dovevo raccogliere il denaro per partire ed andai a lavorare. Di pomeriggio lavoravo in un’agenzia di viaggi ed ebbi il primo incontro fortunato con il turismo. Andavo in aeroporto, andavo ad accogliere i turisti, li portavo in albergo. E da lì, poi, il percorso non si è mai piu’ interrotto. Il Presidente di quella società, allora, mi bloccò…”Ma dove vai ? Rimani con noi perchè sicuramente…..”. Insomma ci aveva evidentemente visto…..Mi ha incoraggiato a rimanere. Mi ha aumentato…mi ha raddoppiato lo stipendio e, da lì, è iniziata questa avventura nel turismo.

Pertanto non sacro fuoco del…turismo ma fortunata casualità!

R. Mah…credo fosse già scritta questa casualità! Nel senso che già pensavo di partire e quindi…Da lì, infatti, feci il mio primo viaggio a 18 anni, da solo. Arrivai fino in Svezia in autostop. Questo è il mio modo di intendere il turismo. Era già ovvio che mi sarei occupato di turismo anche nell’attività professionale. E così è stato!

( Mentre parla, pur mantenendo alto il livello d’attenzione, non posso fare a meno di guardarmi attorno. Una casa davvero bella… vissuta. Che racconta di chi ci abita. Uno splendido giardino curato. E’ la buca scavata da uno dei cani, pero’, che lo rende ancora piu’ bello…)

Nella Sua costante scalata professionale Lei non ha trascurato l’aspetto, per così dire, teorico. Ha completato, strada facendo, la Sua formazione con una Laurea in Scienze aziendali…

R. Si. L’ho conseguita 5 anni fa al Politecnico di Lugano.

….una specializzazione in Management ed Organizzazione e continua a seguire un’infinità di corsi di aggiornamento, tutti ad altissimo livello…

R. E’ chiaro. Partecipo, ad esempio, periodicamente a corsi di formazione alla Bocconi. E’ indispensabile per poter reggere il confronto con un clima così competitivo. Forse, all’inizio, fui fortunato perchè nella mia prima esperienza professionale ebbi modo di lavorare in un Consorzio. BadaTe. Venticinque agenzie viaggio si erano consorziate per sviluppare il turismo in Sicilia ed avevano scelto un manager fiorentino ed un manager tedesco. Entrai in un clima estremamente motivante e lì ebbi il mio imprinting sull’attività. Questa agenzia, questo consorzio, era organizzata con tutti i “quadri”… dall’ufficio marketing all’ufficio Risorse umane….Questa esperienza, che è durata cinque anni, mi ha formato e da questa formazione, da questa base, ho poi proseguito creando la mia organizzazione.

Riassumendo, dottore, la Sua attività professionale puo’ essere sintetizzata in 3 fasi: la prima è servita per individuare le dinamiche che regolano i flussi turistici attraverso il tour operator ed è nata….DIMENSIONE SICILIA; il secondo decennio Le è servito per ricercare e focalizzare soluzioni manageriali per meglio gestire le strutture ricettive ed ha visto la luce…SICILIAN HOTEL RESORT (SHR); il terzo, quello che sta vivendo, la vede impegnato a creare strutture che meglio rispondano alle esigenze del turista moderno. Ecco, dal Suo osservatorio privilegiato e forte di un’ esperienza trentennale, com’è cambiato il turista ? Cosa chiede e cosa cerca il viaggiatore moderno ?

R. Il viaggiatore moderno, quello piu’ evoluto, è sicuramente il tedesco. I tedeschi sono i viaggiatori che hanno piu’ esperienza e questo modo di viaggiare è cambiato certamente. Negli anni ’70 si viaggiava per lo stereotipo sole-mare. La Sicilia era una meta privilegiata. Arrivavano i charter. I tanti operatori portavano migliaia di turisti a trascorrere la classica settimana, qui, al mare. Poi, oggi, l’evoluzione è tale che il viaggiatore vuole vedere la Sicilia secondo altre sfaccettature. Quindi, la cultura sicuramente. La natura. Sono questi i motivi per cui la gente può scegliere la Sicilia. Poi ci sono altre difficoltà ma…magari ne parleremo dopo.

Dottore, Lei risulta attivo in tante Associazioni di categoria…ricordo che Lei è stato, tra l’altro, componente della Giunta nazionale di Federturismo, Presidente della Sezione Turismo dell’Associazione Industriali di Catania, Vice Presidente di Confindustria Catania e…rilancio…oggi è Presidente del Consorzio degli Albergatori acesi ed anche Presidente del Consorzio Imprese ricettive e turistiche siciliane…

R. Dimentica l’esperienza piu’ importante. Presidente di Federturismo regionale Sicilia. Questa l’esperienza piu’ importante.

Ecco. L’aver operato all’interno di questi organismi Le ha permesso di entrare in contatto e di confrontarsi con la realtà di altri imprenditori del Suo stesso settore. Che idea si è fatto ? Perchè il turismo siciliano non riesce a fare il tanto auspicato salto di qualità ? Sono piu’ gli ostacoli che incontrano o sono di piu’ gli errori che commettono gli imprenditori siciliani ?

R. Beh…è ovvio! Mi sono avvicinato al sistema confindustriale perchè ritengo che è lì che si operano le scelte piu’ importanti per governare e migliorare il nostro turismo. A questo, ho dedicato cinque anni della mia attività professionale, molto intensa ed ho raggiunto tanti risultati. Sono stato, addirittura, membro del direttivo di ASTOI, l’Associazione dei tour operator italiani dove dentro ci sono Valtur, Club Med, Alpitour…insomma i grossi nomi del turismo italiano. Sono stato in AICA, l’Associazione italiana delle catene alberghiere. Anche lì con i grossi nomi della hotelleria internazionale. Ed è stato importante per capire le dinamiche che regolano, poi, la legiferazione sulla materia. E, poi, lì si ha un osservatorio privilegiato su quello che è la nostra società.

Piu’ errori od ostacoli ?

R. Non parlerei di errori piuttosto di ostacoli perchè l’imprenditore siciliano opera in una condizione di difficoltà che noi tutti conosciamo. Quindi, fa il triplo della fatica di un imprenditore che opera in Germania, in Inghilterra o anche nel Nord Italia. Quindi, non si tratta di errori ma di ostacoli perchè il turismo siciliano… l’imprenditore siciliano vive enormi difficoltà. Innanzitutto deve superare la logica dell’individualismo che ci porta a considerare antagonista l’albergatore…appresso porta piuttosto che la destinazione turistica magari distante centinaia, migliaia di chilometri. Questa è la logica, purtroppo. E da quella posizione ho potuto vedere come noi ci facciamo tanto male. Noi non siamo capaci di agire in una logica di sistema. E da lì che è partita la mia partecipazione al sistema confindustriale. Ho cercato di mettere insieme gli imprenditori. In parte ci sono riuscito. Abbiamo creato, ad esempio, la Federturismo siciliana che è la sezione del Turismo di Confindustria. C’era già in altre regioni italiane. In Sicilia no. Sono stato io il fondatore di questa sezione, il primo Presidente Abbiamo operato perchè si facesse la legge. Si recepisse, soprattutto, quel famoso art.5 della legge nazionale “quadro” che introduce i sistemi turistici locali. Una legge del 2000… recepita solo 7 anni dopo. Questa legge consente, favorisce la creazione di sistemi. Mettere insieme gli imprenditori per una discussione pubblico-privato. La legge è stata approvata. In questo, ho il merito. Io in prima persona, con l’ex Presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Costanzo. Insieme siamo riusciti ad ottenere questa importantissima legge. Poi, chiaramente, abbiamo fatto troppi passi avanti…il sistema non era pronto a recepire una legge del genere e, quindi, ci siamo dovuti fermare. Dobbiamo aspettare che maturino i tempi del cambiamento. Noi siciliani, nel nostro DNA, abbiamo questa resistenza atavica al cambiamento.

Quando andrà in onda quest’intervista probabilmente ne avremo saputo di piu’. Ma cosa sta succedendo, in questo momento, in Confindustria Catania ? Perchè Confindustria Catania è critica nei confronti del Presidente regionale, Ivan Lo Bello, considerato troppo “monotematico”? In senso ?

( Sorride. Capisco di aver toccato un tasto che Gli sta a cuore)

R. Mi porta su un argomento….Sappia che io sono dimissionario. Mi sono dimesso dalla carica di Presidente regionale… non c’era ancora Lo Bello come Presidente, eh? Ricordo che mi disse “Salvo aspetta. Non Ti dimettere” ed io, invece, dopo una nottata molto tormentata…decisi di dimettermi.

Possiamo saperne i motivi ?

R.Delle mie dimissioni ? Certo. Si. I motivi sono molto importanti. Era la resistenza da parte della mia stessa squadra. Squadra che mi aveva sostenuto. Che mi aveva fatto diventare Presidente di Federturismo regionale…Questa resistenza al cambiamento….Mentre io ero andato a Bruxelles a farmi 3 giorni di seminario per capire, per comprendere meglio come funzionava Agenda 2000/2006 in vista dell’altra programmazione 2007/2013… Ero andato, mi ero informato. Avevo capito tutto del perchè questi famosi fondi europei anziché fare la nostra ricchezza a volte hanno, addirittura, creato guai… Insomma. Sono andato lì. Sono ritornato, fresco di informazioni. Ho cominciato a contattare i politici, i burocrati ed ho capito, lì in quel momento, che avevo toccato un tasto troppo importante. E proprio dal mio interno, da Confindustria, sono arrivati i primi richiami.

Quando, da capo del Turismo, mi pongo il problema di cosa accadrà nella prossima programmazione 2007/2013…bene… l’argomento era tabu’. Non se ne poteva parlare. Non era il caso di parlarne in quel momento. Menomale che i primi bandi dovevano partire nel gennaio del 2007! Oggi siamo nel settembre del 2008 e non è partito un solo bando. Ci sono 8 miliardi di euro, che sarebbero i vecchi 16.000 miliardi di lire, cui dobbiamo aggiungere il coofinaziamento regionale e quello nazionale…beh… rischiamo di arrivare a 30.000 miliardi. Parlare in lire dà la giusta consistenza di cosa parliamo. Di questa programmazione… la politica non ne sa niente.

I nostri politici erano completamente all’oscuro. Proprio in quel momento clou, in cui dovevamo sederci con chi doveva portare avanti questa programmazione, programmazione di 60.000 miliardi che avrebbe potuto creare un modello di sviluppo, una svolta per il nostro turismo…bene… quel punto è arrivata la tirata della giacca…delle orecchie. Per favore “Non rompere troppo”!

Una battuta. Ma secondo Lei di cosa parliamo ? Di paura del nuovo o di cosa ?

R.E’ una questione nostra, atavica.. quella di non….rompere le scatole al prossimo…di…

…farci gli affari nostri!

R.Perfetto….di farci gli affari nostri! Gli affari relativi a questi 60.000 miliardi di lire pare fossero solo appannaggio di qualche burocrate (ancora aspetto mi fissino il tanto auspicato appuntamento). Se aggiungiamo che i nostri politici spesso ignoravano l’argomento e lo ignorano ancora oggi, tant’è vero che, a distanza di 2 anni, non è partito neppure un bando….Questa la ragione per cui mi sono dimesso. Poi ho pensato che…forse la regione non è matura ed io sono troppo avanti ed allora…è meglio che, a questo punto, io faccia un passo indietro.

Dott.Zappalà permetta anche a me di fare un passo indietro. Alla Sua famiglia d’origine. La Sua non era una famiglia di imprenditori. Lei, per così dire, è imprenditore di prima generazione. Mi dica…all’inizio cio’ è stato un ostacolo o un pungolo ?

R. Sicuramente è un pungolo. Al contrario, invece, alla seconda e terza generazione, le famiglie di imprenditori esauriscono la loro vena e, purtroppo, ne ho visti tanti di questi casi. Mentre l’imprenditore di prima generazione deve ancora esaurire questa energia che ha dentro. Poi spero di non fare gli errori che hanno fatto tanti imprenditori siciliani e di portare avanti questo nostro modello aziendale anche con la prossima generazione.

Se pensa ai Suoi inizi e a cio’ che è riuscito a realizzare, a chi sente di dover e voler dire grazie oltre che a se stesso ?

R.Sicuramente…non posso non pensare, come prima persona a Maria, mia moglie. Ha un’energia straordinaria che impiega equamente sia nella gestione amministrativa dell’azienda sia nelle relazioni con gli amici. Nonostante il gravoso impegno che comporta l’attività amministrativa e tutto cio’ che ruota attorno ad oltre 250 dipendenti, impiegati in otto imprese, riesce a mantenere nel privato, sia con la famiglia che con gli amici, un’intensa attività di relazioni. Di questo non posso che ringraziarLa di cuore. Poi, penso a mio padre, ai miei genitori che mi hanno sostenuto in questa attività e che mi hanno, poi, dato i valori fondamentali per poter fare impresa.

Quali valori ?

R.I valori fondamentali sono…a volte si ha pudore a dirli…i valori di un imprenditore sono sicuramente… la necessità, la voglia di creare, di fare. Nel mio caso, credo sia una sorta di ansia di riscatto per questa terra che merita tanto ed invece è tenuta ad un ritmo lento perchè così vuole la logica dei poteri. E si puo’ fare, si puo’ fare tanto. Cioè si parte dalla necessità di portare avanti, di essere al pari di altre regioni europee mentre noi siamo qui in una situazione che tutti conosciamo.

Seguendo il Suo percorso professionale, cosa pensa di aver guadagnato, e non dico in termini economici, e cosa pensa di aver perso ?

R.Guadagnato non lo so. (Sorridiamo insieme mentre guardo la splendida casa che mi accoglie)

Per l’impegno che ho messo non credo di aver guadagnato tanto. Credo di aver guadagnato tanto umanamente, come dire. Se un imprenditore guarda all’aspetto materiale credo farà poca strada. Se un imprenditore ha valori, crede in quello che fa, in quello che vuole comunicare credo che possa…insomma uno ci guadagna tanto. Credo di aver guadagnato tanto conoscendo meglio me stesso, mi sono confrontato con migliaia di persone, persone importanti, persone umili, a tutti i livelli. E questo mi ha dato una grande lezione. Ecco. Questo è l’aspetto piu’ bello di fare l’imprenditore. Anzi suggerisco, in un momento di scarsità di lavoro…non si trova assolutamente lavoro…consiglio ai giovani, a loro che sono costretti ancora ad emigrare…iniziate…ora Internet offre tante opportunità…dateVi da fare e costruite una Vostra azienda. Questa è la cosa migliore che si possa fare in un momento in cui l’economia va male e, purtroppo, andrà male ancora per quale anno. Tutti gli indicatori fanno pensare che la produzione si sposterà verso Sud. Verso Oriente. Quindi, o noi cambiamo regime e ci dedichiamo alla ricerca, ai servizi, al turismo oppure non credo avremo molte chances. La produzione si sposta. Si sta spostando velocemente verso altre regioni piu’ povere dove il costo del lavoro “invita” i capitali.

Famiglia Zappalà
Julian, Luisa e Maria Zappalà

Passando da Zappalà imprenditore a Zappalà uomo. Lei è uomo dai grandi entusiasmi o dalle profonde tristezze ?

R.Noo….sicuramente dai grandi entusiasmi. Mi entusiasmo. Però, prima di mettere in atto i miei entusiasmi, aspetto qualche settimana, qualche mese. Metto i miei entusiasmi su un binario a ritmo lento in maniera che possa verificare, nel frattempo, se sono entusiasmi che portano a qualcosa o semplici infatuazioni. Capita di innamorarsi di tante idee, di tante cose quindi…è chiaro…l’imprenditore deve rimanere con i piedi per terra altrimenti si combinano guai.

Lei è sposato e padre di 2 figli. Da uomo di successo pensa di essere per Loro una figura ingombrante o un esempio da seguire ?

R.Non lo so. Spesso ho visto padri troppo importanti nel lavoro che hanno creato delle situazioni pesanti in famiglia.

Ci sono tanti imprenditori che avrebbero avuto piacere di avere dei figli che potessero proseguire la Loro attività e che, poi, probabilmente hanno lasciato la leva del comando troppo tardi o non l’hanno mollata proprio. I figli, a quel punto, si sono trovati a dover recuperare un’esperienza che, poi, è difficile recuperare, che so… a 30 anni! Io spero di non fare questi errori. Con i miei figli, il rapporto è diverso penso…l’imprenditoria è il nostro stile di vita. Loro lo sanno. Vivono le emozioni positive e quelle negative. Sanno del nostro lavoro. In questo modo, credo, di introdurli nell’attività. E’ importante che Loro studino. Che arrivino presto a laurearsi e, poi, subito…ingresso nel mondo del lavoro! Credo di non essere ingombrante. Sicuramente un modello. Ma, forse, modello lo credo io. Dal loro punto di vista , credo che, in certi momenti, quelli in cui si vivono le difficoltà di questo lavoro,magari penseranno “Io questo lavoro non lo farò mai…” Però ci sono anche i momenti di esaltazione per cui, penso, che – tra qualche anno….ancora hanno 18 anni Julian e 21 Luisa. Hanno tempo di maturare, ancora. Di farsi meglio una propria idea. Luisa è iscritta in Giurisprudenza, Julian frequenta il Liceo scientifico. Credo, spero, in questo terzo decennio in cui mi occupo di nuovi modelli abitativi, di costruire i resort per il turismo del prossimo futuro…ecco di introdurli in questo sistema. Mi piacerebbe che il maschio facesse l’architetto e che la ragazza si occupasse degli affari di famiglia. Però…è una mia idea. Vediamo cosa accadrà.

Dottore mi ha ricevuta in questa splendida casa incastonata nella Timpa di Acireale. Cos’è per Lei la casa ? Questa casa. Uno status symbol o il luogo dell’anima ?

R.Noo… E’ il luogo dell’anima, sicuramente. La casa non è poi così importante. Importante è il luogo. Immersi nella natura. E’ un luogo dove ricevere gli amici, stare con Loro, far godere anche gli amici di questa bellezza che offre questo territorio che è Acireale.

…come dire smette i panni del manager e qui vive la Sua dimensione piu’ intima…

R.Ma no…manager lo sono sempre. Come mi trova adesso . Lo sono…anche perchè lavoro molto da casa. Grazie alla tecnologia riesco a stare in casa fino alle 11.00, a smaltire posta. Magari qualche, bagno, qualche tuffo in piscina e, poi, insomma ci sono gli incontri che sono necessari. Ho un management abbastanza competente.

Lei è uno che delega ?

R.Molto. Per me è importantissimo delegare. Guai se non delegassi. Morirei subito. Delegare mi permette di essere…di affrontare i problemi con molta piu’ tranquillità.

Cosa chiede maggiormente ai Suoi collaboratori ?

R.Di esprimersi. La scelta dei miei collaboratori è molto importante e cerco nei miei collaboratori i valori fondamentali. Devono fare una professione per il piacere di farla. Non voglio lavoratori sfigati che stanno male…li allontano immediatamente. Per me il manager dev’essere felice di quello che fa. Se lo fa bene, lo farà bene per sé ed anche per me. Per tutti! Noi abbiamo un’organizzazione, un back office di una ventina di persone che si confrontano quotidianamente. Il lavoro, ormai, di gruppo da noi si è affermato come modello. Ho avuto difficoltà inizialmente. Far lavorare la gente insieme creava tanti problemi. Poi si è affermata questa logica e vedo che i miei collaboratori si incontrano. Le sale riunioni sono sempre affollate. Si vedono. Interagiscono con i clienti, con i nostri consulenti. Insomma mi piace questa organizzazione. In questo momento sono molto soddisfatto e cio’ mi consente di essere libero e di guardare oltre l’orizzonte.

Tra tutti i tempi, qual è quello che coniuga piu’ frequentemente ? Passato, presente o futuro ?

R.Il passato è importante per capire gli errori che si sono fatti e, quindi, per non rifarli. Il presente è il presente. Bisogna viverlo. Il futuro è importante per tracciare la rotta. Il futuro…questo è il mio piu’ grosso e pesante lavoro…vedere oltre. E qui sono solo. Spesso mi ritrovo da solo a prendere delle decisioni pesanti. Per il presente non mi creo problemi. Ho la mia squadra. Per il futuro…a volte le decisioni sono sofferte, richiedono tempo perchè…se si sbaglia si creano grossi guai.

Parlando di futuro, dottore. Una capatina nella querelle che tiene banco da un po’ di tempo è d’obbligo. Ponte si o ponte no ?

R.Ponte sicuramente si! Quelli di sinistra avranno da ridire. Per noi siciliani il ponte si! Il ponte è un’opera importante che dà speranza e dà fiducia. Si mette in giro, in moto, del denaro che, evidentemente, mette in moto l’economia…Finiamola con ‘sta storia dell’impatto ambientale!

Come la mette con l’insularità?

R.L’insularità è importante e la menterremo e non sarà certamente un piccolo imene che ci collega al resto d’Italia….poi il ponte …la sposterei in Calabria la discussione. E’ forse piu’ importante per i calabresi che per noi. Veramente i calabresi sono in una posizione di sottosviluppo che in un paese, in una regione d’Europa, non ci si puo’ permettere. Allora immaginiamo il ponte…non tanto nell’ottica di perdere l’insularità che, comunque, manterremo perchè è nel nostro DNA. Immaginiamolo intanto per aiutare i nostri amici calabresi i quali sono stretti da una parte dall’Aspromonte dall’altra dallo Stretto. Sono isolati. Una regione d’Europa isolata. Non ce lo possiamo permettere!Questa gente, prima o poi, viene a bussare. E’ come gli emigrati che vengono dal Nord d’Africa. Li abbiamo ignorati per tanto tempo ed oggi vengono a bussare alle nostre porte. Noi non possiamo ignorare questi problemi. Noi dobbiamo crearli questi ponti, non levarli. I ponti servono per creare sviluppo, per creare conoscenze, amicizia. Il ponte va fatto! E’ un fatto ideologico. Poi che costi poco che costi tanto sono fesserie. Ne sprechiamo tanti soldi! Se avessimo messo al bando l’Alitalia già 10 anni fa avremmo potuto costruire 10 ponti. Ed allora finiamola. I soldi vanno spesi per le infrastrutture non per alimentare l’immobilismo. L’assistenzialismo…

Famiglia Zappalà
Luisa, Julian, Salvo e Maria Zappalà

Mi conduce per mano ad un’altra domanda. C’è disattenzione, secondo Lei, verso la “Questione meridionale” o non esiste proprio ?

R.Non esiste. Esiste solo la nostra incapacità a far valere i nostri diritti. I politici nostri sono lo specchio di quello che è la società e non riescono alla fine ad affrontare adeguatamente il problema. Qui deve crescere la società. Siamo 4 milioni di elettori. L’80% vota ancora per… Santino, il 20% ha una sua opinione e vota per opinione. L’80% ci inchioda a questo immobilismo e percio’, con questo 80%, esprimiamo l’80% di politici che la pensano in un certo modo. Secondo me…il problema è nostro. Alle altre regioni d’Italia non importa nulla della questione meridionale. Non esiste. E’ un’invenzione giornalistica. Qui il problema è che i nostri politici dovrebbero avere la capacità di risolvere, di affrontare i temi e di fare rispettare i patti. Un po’ quello che sta incarnando il nostro Presidente Lombardo da sotto, forse… questo pseudo, falso problema dell’Autonomia. Lombardo non sta facendo altro che far valere i nostri diritti. Finalmente c’è qualcuno che si siede là e dice “discutiamo, patteggiamo, troviamo una soluzione”. E’ questo che bisogna fare. Mentre prima i politici erano completamente asserviti al sistema. Anche perchè, esprimendo una classe politica debole… evidentemente essa si accontenta di poco e con poco si mette a bada.

L’autonomia, secondo Lei, passa anche attraverso temi come la fiscalità di vantaggio ?

R.Fiscalità di vantaggio ed autonomia sono due cose che vanno separate. L’autonomia è un’ideologia. Tanto per mettere sotto un’unica bandiera le persone che, magari, non hanno ben chiaro quali siano i comuni obiettivi. Quindi…è giusto che ci sia una bandiera sotto cui ritrovarci. Vede, qui, al mio pennone qua ho messo la bandiera siciliana. Quindi dobbiamo riconoscerci siciliani. Per me l’autonomia è solo appartenenza ad una regione e siamo fieri di appartenere a questa regione. Se Lombardo vuole fare la sua bandiera, faccia pure. Ci va bene…mi piace, anzi. L’importante è che Lombardo sappia trattare…come, comunque, sta dimostrando di saper fare. Spero ci riesca.

Per cui è giusto che Lui porti avanti questo simbolo che è il ponte. Il ponte altro non è che un simbolismo. Dobbiamo averlo per il gusto di averlo perchè… non scordiamoci qual è la nostra storia. Qui nel 1860 è arrivato uno Stato straniero che ci ha occupato e che ci ha lasciato nell’oscurantismo fino a quando Mussolini non si pose la famosa “questione meridionale”. Bene. Dal 1860 e fino a prima della guerra nel 1930, nessuno si era posto il problema di questo Sud ed oggi noi vogliamo essere rimborsati di questo. E’ un riscatto quello che noi vogliamo. Di tutto quello che abbiamo subito. Noi avevamo uno Stato, con Ferdinando II, che si poneva ideali ambiziosissimi. Già vedeva la Sicilia come “ponte” tra l’Oriente e l’Africa. Questi erano i grandi temi di allora. Ebbene, lo Stato sabauda ha interrotto questo meccanismo virtuoso. Ce lo dobbiamo dimenticare questo ? Non si puo’ discutere…Ponte si!

Dottore, Il tempo a nostra disposizione è quasi concluso. La ringrazio e a presto.

R.Io ringrazio Lei per questa bellissima oppurtunità.

 Spengo il microfono. Sono passati circa 40 minuti dall’inizio dell’intervista, almeno 1 ora e mezza da quando sono lì ed un’altra buona mezz’ora ci servirà per scambiarci delle impressioni su quanto è stato detto. Prima dei saluti mi mostra lo stagno dove galleggiano splendide ninfee “…vedi , Silvia, questo stagno, questi fiori sono quasi il paradigma della Sicilia. Ci vorrebbe poco perchè la nostra bella terra uscisse da ataviche melme. Un po’ come succede ai miei fiori di loto che, pur affondando le radici nel fango, sono incredibilmente belli”.

Colpita, ripenso alla profondità di quest’ultima frase e…non riesco a trovare la strada per uscire. Chiamo “…mi sono persa! Da dove si esce?…..” E Ti pareva!!!

Silvia Ventimiglia – settembre 2008

P.S. Da questa intervista sono passati 6 anni ed il rapporto con Salvo e tutta la famiglia Zappalà si è cementato trasformandosi in una solida amicizia. Da un punto di vista professionale, una scommessa vinta da Maria e Salvo è senz’altro quella degli Ibis Hotels di Acireale e Palermo,  ed il tour Sicilian Secrets che vede Julian, neo laureato, impegnato in prima linea. A tutti Loro a breve si unirà, apportando il proprio contributo d’idee, Luisa che sta per concludere il Suo percorso di studi in Giurisprudenza con specializzazione in Diritto internazionale, in questo simile al padre che da ragazzo voleva andare in Rodhesia….a fare il “salvatore” della Patria.

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