A Tu per Tu con Puccio Corona, giornalista e conduttore televisivo

Puccio Corona
Il giornalista Puccio Corona

Fare il giornalista? Credo fosse scritto nel mio destino…appena nato, per coprirmi dal freddo, fui avvolto in un foglio di quotidiano!”

L’appuntamento concordato è per le ore 11.00 di una calda domenica di novembre. Lo chiamo, arrivata a Riposto, per sapere il luogo. “Dov’è, dottore ?” Si giri sulla sua destra e mi vedrà!!! Eureka…è comodamente seduto sul muretto che costeggia lo splendido lungomare di Torre Archirafi, proprio di fronte al Palatenda che ospiterà da quel giorno, e per una intera settimana, “Saporedazzurro” di cui è curatore. Sta leggendo il giornale. Ha un sorriso aperto e cordiale. Non è una novità per me. Quando l’ho conosciuto qualche giorno prima alla conferenza stampa indetta dalla Provincia (su soffiata del “solito”, amabile, gentile…..Lo Porto, ricordaTe ?), mi ha confermato subito la Sua assoluta disponibilità a farsi intervistare. Niente domande concordate, niente linee guida. Fiducia assoluta!

Restiamo un po’ fuori a chiacchierare mentre uno spettacolare sole quasi estivo tradisce il desiderio, mio certamente, di fare un bel bagno fuori stagione Il tempo passa. Da lì a breve sarà il moderatore di un convegno. Conviene, consiglia, trovare un posto al chiuso e procedere con la ns conversazione registrata. Ci sistemiamo nel luogo che pare (ma è solo una pia illusione!) piu’ idoneo all’interno del Palatenda non sapendo che, da lì a poco durante l’intervista, una squadra intera di operai si daranno da fare per togliere la copertura in plastica della moquette. RicordaTe il sibilo del gesso spuntato sulla lavagna ? Solo una dolcissima melodia! Corona non si deconcentra e non si scompone come se esistessimo solo noi e quello che ci stiamo raccontando! Comunque, dicevo, premo rec e….

Dott.Corona, grazie per aver accettato il nostro invito…

R.Prego. Grazie a Voi di avermi invitato…

Allora, vediamo se le notizie in mio possesso sono corrette…leggo su Internet che Lei è, naturalmente, nato a Catania però non ho ritrovato la data di nascita. Questo cos’è un Suo vezzo o semplicemente un caso ?

R. Noo! Assolutamente un caso. Non ho problemi a dire la mia data di nascita. Evidentemente…e poi non l’ho fatto io il…non so cos’ha trovato in Internet!

Ho trovato di tutto tranne la data di nascita proprio…

R.Vabbè… quello è un segreto! (e tale rimarrà alla faccia della mia stupida curiosità!!)

E’ un segreto, appunto! Senta, tra le notizie che La riguardano, in piu’ pagine, ho letto che Lei è nato nel centro di Catania. E’ una notizia ripresa piu’ volte. Questo, secondo Lei, cosa aggiunge al Suo essere catanese ?

R. No…aggiunge poco al fatto di essere catanese. Aggiunge poco. E’ soltanto un vezzo, questo sì…di essere catanese doc. Del centro di Catania… Via Umberto, Via Ventimiglia…cioè la Catania storica!

Sempre tra le Sue note, leggo che Lei è primo di tre fratelli, figlio del grande Corona capocronista de “La Sicilia”. Ecco mi chiedo. Il fatto di diventare giornalista era un fatto scritto nel Suo DNA oppure, diciamo, che è stata una scelta di comodo ?

R. Allora. Se devo fare un discorso scaramantico…devo raccontare che mia madre dice sempre che, quando io sono nato, siccome ci fu un allarme per le Sue condizioni di salute perchè ebbe un’emorragia durante il parto ecc…badarono piu’ a Lei, ovviamente, che a me che ero appena nato ed allora, siccome c’era ovviamente freddo…per riscaldarmi mi avvolsero nella carta di un quotidiano…

Quindi un destino…

R.In una pagina di quotidiano…quindi se la dobbiamo mettere sul piano della scaramanzia, dello scaramantico…Se, invece, vogliamo metterla sul piano del DNA sicuramente…avendo avuto il genitore scrittore, giornalista ecc…è chiaro che – essendo cresciuto in quell’ambiente – sei indirizzato quasi inconsciamente verso… verso la stessa professione. Ho cominciato, ancora dovevo prendere la Maturità classica. Cominciavo a bazzicare le redazioni dei giornali…Mio padre non voleva assolutamente perchè voleva che, prima, mi laureassi, studiassi ecc…e mia madre, di nascosto, si raccomandò a Luigi Prestinenza per farmi cominciare perchè io insistevo continuamente perchè volevo fare assolutamente il giornalista e Lei, di nascosto a mio padre, mi raccomandò proprio a Luigi Prestinenza e cominciai a fare ‘ste partitelle di basket…la domenica ecc…

Puccio Corona
Puccio Corona, giornalista e conduttore televisivo

Ed infatti, Lei nasce diciamo come “cronista della domenica” seguendo gli sport minori…

Come cronista sportivo…si, si!

Mi chiedevo. Ma Lei lo sport lo ha soltanto seguito da un punto di vista giornalistico o…l’ha praticato ?

R. Nooo! L’ho praticato. Tantissimi sport ho praticato. Io sono stato campione regionale juniores di nuoto, ho fatto tennis, ho fatto sci, ho fatto atletica leggera, pallanuoto…di tutto!

Poi Lei ad un certo punto frequenta…segue il Suo corso di studi e frequenta la Facoltà di Scienze politiche. Era quello il periodo della contestazione studentesca ? Io, torno a dire, non so la Sua…il Suo anno di nascita..

R. Si,si… era quello!

Ecco…quindi…anche Scienze politiche è la Facoltà catanese…diciamo…luogo simbolo per Catania della contestazione…

R.Si,si…io, devo dire, frequentavo pochissimo l’Università. Lo devo confessare. Tra l’altro, per questo, scelsi Scienze politiche perchè mi consentiva di continuare a fare il giornalista e di studiare chiaramente, no ? Quindi io frequentavo poco la Facoltà…però è chiaro che anche io sono stato, per tanti versi, coinvolto in quel periodo così importante…

Ecco. Cosa contestava Puccio Corona ?

R. Ma io contestavo questa cappa che c’era, questa indifferenza, questa apatia che c’era anche in quel periodo e, quindi, da lì nacque quello spirito di ribellione che, poi, portò ai fatti del ’68 che, sicuramente, hanno costituito una grande svolta sociale nel nostro Paese.

Ma Lei pensa che noi siamo alla vigilia di un nuovo ’68… in questa Italia che Vespa definisce “un’Italia diversa” tanto è vero che il Suo libro ultimo s’intitola “Viaggio in un’Italia diversa”…

R. Si. Se devo essere sincero… lo spero! Lo spero perchè vedo questo Paese troppo rassegnato e questo mi fa paura. La rassegnazione mi fa molta paura. L’indifferenza mi fa molta paura. Il fatto che…noto in Italia una certa mancanza di spirito di reazione, di spirito reattivo, che mi preoccupa tanto.

Che, poi, diciamo è una caratteristica soprattutto del popolo siciliano ahinoi…

R. Appunto! Si…non ne parliamo. E, quindi, spero che dal mondo giovanile parta una scossa per la società italiana.

Certo! Senta, tornando alla Sua carriera da giornalista. Lei diventa giornalista professionista giovanissimo. A 24 anni. Poi, diciamo, diversifica i Suoi interessi e diventa anche cronista di “nera” che, ahinoi, è un terreno fertile per chi decide di fare questo mestiere qua, in Sicilia…

R. Si,si,si…vero, vero. Io..ecco…sono contento di una cosa. Nella mia lunga carriera, io veramente ho fatto tutto quello che si può fare facendo giornalismo. Tutto il ventaglio di esperienze, se mi cita qualunque settore, qualunque tipo di mezzo tecnico utilizzato, dalle dirette ai servizi, ai…ho fatto l’inviato di guerra, ho fatto lo sportivo…veramente di tutto! Quindi, questo mi ha dato un bagaglio di esperienze preziosissimo. Ed io…mi sono sempre rifiutato di fare carriera perchè, poi, purtroppo la carriera significa non fare piu’ il giornalista sul campo. No ? Diventa un lavoro da corridoi, diventa un lavoro di strategie che non…

Di compromessi…

R….che non fanno parte di me stesso. Io, nella mia vita, ho voluto fare il giornalista e su questo sono stato molto coerente rifiutando di far carriera.

Ecco, nella Sua voglia di fare il giornalista, cosa ha giocato di piu’ ? La voglia di sapere, di spiegare la realtà o anche una forma di narcisismo perchè in fondo…

R. No, no assolutamente no! La curiosità! La curiosità fa parte…ha un ruolo forte nel mio carattere.. E la curiosità mi ha portato a fare il giornalismo…Narcicista proprio no! Perchè se c’è, ecco, un altro piccolo vanto che ho…non essermi mai illuso nemmeno nei momenti di maggiore notorietà…non mi sono mai montato la testa. Ai tempi d’oro di “Linea blu”…veramente non potevo camminare per strada! Mi sono reso conto di avere una popolarità di cui non sospettavo assolutamente l’esistenza ma…anche…in questi momenti, ho sempre pensato che la televisione è qualcosa di effimero. E’ qualcosa che oggi c’è…Ti da la popolarità oggi e Te la toglie domani. Immediatamente. Appena non appari piu’. Quindi, non mi sono mai illuso…minimamente! E mi sono trovato bene. Molti colleghi sono finiti in clinica psichiatrica per questo!

Puccio Corona
Puccio Corona in veste di inviato del TG UNO

Dottore, ripercorrendo le tappe della Sua carriera, Lei nel 1976 viene assunto alla redazione catanese della Rai. Ritorna ad occuparsi di sport per le testate del Tg1 e Tg2. Credo che siano gli anni in cui, ad un certo punto, i corrispondenti esterni di “90° minuto”, la popolare trasmissione sportiva, diciamo, hanno l’opportunità di andare in diretta e così esplodono fenomeni come Sposini da Perugia e Corona da Catania.

R. Non solo. Ricordo i ragazzi di Paolo Valenti, da Tonino Canino a Luigi Necco a Napoli, colleghi che sono diventati veramente dei grandi personaggi molto popolari. Si, quelle furono le mie esperienze di collegamenti in diretta. Ecco, appunto..a proposito del ventaglio di esperienze…quelle furono il primo impatto con le dirette. Io mi ricordo che mi preparavo minuziosamente, non volevo fare brutte figure…mi ricordo le emozioni, le paure…gli aneddoti strani, singolari che mi sono capitati nel corso di questi anni…

Uno ce lo vuole raccontare, dott.Corona ?

R. Si, volentieri. Partita del Catania, Serie A…Diluvio universale verso la fine della partita. Io, di corsa…avevo il collegamento dopo tre quarti d’ora…dalla sede Rai di Catania. Quindi, prendo la macchina…mi precipito alla sede Rai. Le strade come fiumi…tanto per cambiare a Catania! Si ferma la macchina. Mi pianta per strada. Io ho attraversato questi fiumi per raggiungere la sede, la sede della Rai…e mi hanno asciugato i vestiti affannosamente fino a quando ci siamo resi conto che non ce la facevamo ed ho fatto il collegamento vestito soltanto nella parte superiore, dalla testa alla vita, diciamo. La parte inferiore…invece…insomma, ho fatto un collegamento in diretta in…mutande. Tanto l’inquadratura arrivava alla vita…

Dott.Corona, poi, nel 1983 c’è stato il grande salto a Roma nella redazione del TG1. Ma questo Suo viaggio Catania/Roma è un viaggio…un biglietto di sola andata o un biglietto di andata con ritorno “open” ?

R. Ah..no, non credo! Di sola andata. No, ormai, sono appunto a Roma da 22 anni, 23 anni. Non credo che capiterà di dover tornare…

Quindi è un “siciliano senza ritorno” per dirla alla Candido Cannavò ?

R. Da giornalista! Ma, da uomo, torno continuamente. Io ho mamma, ho un fratello a Catania. Sono sempre qui!

Ecco, Lei da siciliano a Roma Puccio..conserva, quindi, quel forte senso di appartenenza che caratterizza tutti i siciliani che stanno fuori ?

R. Si, assolutamente si! Questo è un vanto. E’ una cosa che dico continuamente in tutte le occasioni, in tutte le ospitate cosiddette, nelle varie trasmissioni televisive. Il fatto di essere catanese è un vanto assoluto! Infatti tutti sanno che io sono catanese. Non è un segreto, eh?

Gli operai, dimenticandosi assolutamente di noi e delle nostre iniziali indicazioni, cominciano a fare un frastuono pazzesco ma Corona pare che non se ne accorga e continua imperterrito a rispondere alle mie domande…

Puccio, tornando al Suo essere siciliano, no ? Spesso e volentieri, nelle mie interviste, si parla del concetto di “sicilitudo”, di sicilitudine per dirla alla Sciascia. Ecco…qual è l’aspetto della Sua sicilianità che Lei esporta con maggiore orgoglio fuori ? E per il quale viene anche apprezzato ?

R. Mah! Intanto, la dignità secondo me. La dignità che, peraltro, a Suo tempo mi fece dimettere da una trasmissione che io avevo pure inventato che era “Linea blu”…proprio perchè l’orgoglio e la dignità dei siciliani superarono qualunque altro tipo di sentimento. E, poi, il fatto che certe sensibilità verso l’ambiente, la natura…secondo me fanno parte del mio essere siciliano…Il gusto…insomma io ho mantenuto tutti quelli… quegli elementi che fanno parte della sicilia…sicilitudine.

Ecco, noi siciliani, siamo pieni di contraddizioni, forse anche questo è il fascino dell’essere siciliano, no ? Ma, secondo Lei, sono piu’ virtù o piu’ vizi ?

R. No..poi alla fine sono piu’ virtù. Io direi che, se in Sicilia, ci fosse una classe dirigente vera, cosa che difficilmente si è riscontrata negli ultimi 40 anni…i siciliani si trasformerebbero. Se ci fosse una guida sicura da quel punto di vista, no ? Che, poi, fornisse gli elementi…elementari per potersi esprimere al meglio…io sono assolutamente convinto che la Sicilia decollerebbe, diventerebbe…si trasformerebbe veramente in maniera straordinaria.

Dott.Corona, Lei dal 1989 al 1994, ha condotto “UnoMattina”. Devo dire che sono state le edizioni che io ho seguito con maggiore impegno, con maggiore interesse. Lei divideva la conduzione con Livia Azzariti. Tutt’e due assolutamente simbolo di signorilità e di una televisione non urlata ma pacata. Una televisione di contenuti..

R. Si,si…si, è vero!

Puccio Corona
Puccio Corona qui con Piero Angela

Lei non ama la televisione urlata ?

R. No, assolutamente. Poi io sono così, poi, tra l’altro anche come carattere. Non sono…sono un tranquillo.

Poi..posso confermare che, nonostante Lei sia Puccio Corona…non se l’è tirata assolutamente…

R. No, appunto. Il discorso che facevamo poco fa… L’ho sempre considerata una parentesi il fatto della popolarità. Niente di piu’! E quindi..no..mi ricordo che quelli erano tempi di grandi battaglie ad “UnoMattina”. Intanto io gli ho voluto dare…allora si poteva fare…onestamente oggi è molto piu’ difficile. Ma allora “UnoMattina” era una trasmissione rigorosamente separata al 50% tra telegiornale, Tg1, e rete 1 Rai Uno che aveva come terminale Livia Azzariti mentre…Quindi significava…Adesso la percentuale è stravolta. Adesso è il 20% è il telegiornale, l’80% Rai Uno. Quindi non ci sono…si è perso questo spirito, questa…come dire…costante giornalistica che aveva…questo peso giornalistico che aveva la trasmissione. Allora c’era questo peso…ed io ricordo che facemmo, proprio da un punto di vista giornalistico, delle cose veramente notevoli

Poi Lei è ritornato alla conduzione di “UnoMattina” con Monica Leofreddi anche…Nel frattempo, poi, sono nati “Linea blu” e…trasmissioni in cui viene fuori questo amore assoluto, a 360° per il mare. Anche la Sua presenza qui a Riposto è testimonianza di questo. Ma Le chiedo, l’amore per il mare era un amore scontato, veramente scritto nel DNA, per uno che è nato in un’isola come la nostra ?

R. Si. Era scontato e nascosto, soprattutto. No ? Perchè, è chiaro, il mare… tutti noi siciliani amiamo il mare però in maniera così…generica, insomma. Invece, poi, la trasmissione mi ha rivelato che questo amore era proprio passione sviscerata. E, quindi, io – dopo un paio d’anni di “Linea blu” sono stato subito messo sotto accusa, rimproverato di fare troppa Sicilia in “Linea blu”. Però..in realtà poi, gli stessi autori…quando pensavamo alla scaletta, alle prossime puntate, “Cosa facciamo ? Dove andiamo?” ecc…, poi, gira e rigira non ero io che dicevo “Andiamo in Sicilia”. Erano Loro che dicevano “Andiamo in Sicilia”.

Benissimo dott.Corona…. La ringrazio veramente per la Sua disponibilità.

R. Grazie. Grazie a Voi!

Riposti i miei “attrezzi” da lavoro in borsa, Lo saluto e subito viene circondato da tante persone che Gli chiedono delucidazioni sul da farsi. Esco da quella bolgia e riguadagno il calore del bel sole sempre piu’ alto in cielo. Salgo in macchina. Dopo qualche centinaio di metri incontro un’amica che abita in zona. “Ma Ti fanno lavorare anche di domenica ?” “…ma di cosa parla!” , penso tra me e me. Poi rifletto…tecnicamente è corretto…sto lavorando, è vero!… ma solo tecnicamente. Mi avvio a casa contenta….che bel modo di lavorare è questo! Mi viene in mente l”allegra canzone di Jovanotti che cita “Mamma, guarda come mi diverto….Sono un ragazzo fortunato perchè mi hanno regalato un sogno. Sono fortunato perchè non c’è niente che ho bisogno e quando viene sera……”. Continuo a cantarla a squarciagola mentre, con il finestrino aperto, percorro il centro storico di Viagrande….sguardi interdetti e divertiti mi accompagnano. In alcuni leggo “Ecco perchè vive sola….è fuori di testa!”. Ricambio i saluti mentre ripenso alle parole di Luigi (Pirandello, naturalmente!) “Così è se Vi pare…”. Alla prossima!

 Silvia Ventimiglia – 28 Novembre 2008

 P.S. Da allora sono passati 6 anni e Puccio Corona è venuto a mancare, esattamente l’ultimo giorno del 2013, all’età di 71 anni. Forse, questa intervista, è l’ultima testimonianza che abbiamo… di un grande professionista e di una persona perbene. Addio, dottore Corona!

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