A Tu per Tu con Salvatore Vitale, criminologo
Il Maigret…della porta accanto!
Quando ho conosciuto il criminologo Salvatore Vitale, erano giorni in cui era tornato prepotentemente agli onori della cronaca l’efferato delitto della Professoressa Antonella Falcidia. Clamorosi sviluppi, poi rivelatisi solo spettacolari suggestioni, avevano portato all’arresto del marito della vittima, il chirurgo Enzo Morici. Oggi ritornato ai Suoi affetti ed alla Sua professione di medico. Mai e poi mai, data la delicatezza dell’argomento avrei affrontato la questione se – sulla mia strada – non avessi trovato il Dottore Vitale. Fisicità rassicurante, modi pacati e, soprattutto, un’impostazione, si speculativa, ma assolutamente garantista. Ancora oggi, a distanza di qualche anno, non ho ben capito quale sia la Sua posizione sul delitto di cui parliamo. I Suoi modi ed il Suo aplomb, che tradiscono una serenità di giudizio tout court, hanno fatto si che mi fidassi ad occhi chiusi con la certezza che la nostra intervista, lungi dallo spettacolarizzare un fatto cruento, avrebbe avuto i connotati dell’imparzialità. Non sarebbe stata né colpevolista né innocentista. Semplicemente garantista, com’era giusto che fosse. E così è stato! Quella prima intervista, cui ne seguirono tante altre collegiale, cui partecipò anche l’Avv.Carmelo Galati del Collegio di Difesa del Prof.Morici, segnò una svolta ed impresse un marchio di qualità alle mie interviste. E di questo non posso che esserne grata a quello che, ormai familiarmente, chiamo “ il mio amico criminologo”. Da allora, non c’è stata volta che, avendo necessità di parlare di legalità, di bullismo, di racket, di usura e di tanto altro…non ho richiesto, e subito accordata, la Sua presenza! Lui… il “Maigret della porta accanto” non poteva, pertanto, mancare nella carrellata di personaggi, protagonisti di questa mia nuova avventura. Come sempre disponibile, il Dottore Vitale ha accettato immediatamente nonostante il mio colpevole ritardo. Ed allora….
Stereotipo, anche fisicamente, dell’investigatore un po’ alla Maigret per intenderci. Perchè ha il phisique du role ed anche lo sguardo che sprizza intuito che, poi, diciamo è il quid che fa la differenza nel Suo campo d’azione, nostro ospite di oggi è Salvatore Vitale, criminologo.
Bentrovato, dottore Vitale!
R. Grazie a Lei di avermi invitato. Buonasera!
Allora, dottore, prima di entrare nel Suo vissuto e cercare di sapere piu’ possibile di lei…Perchè, secondo Lei, c’è questa curiosità da parte della gente quando si parla di fatti cruenti di cronaca ? Cos’è ? Un modo per esorcizzare la paura, essendo spettatori, o cosa ?
R. Il crimine avvince. Il crimine coinvolge e soprattutto perchè avviene lontano da noi e, quindi, ci interessa sapere ogni minimo particolare di qualcosa che non ci ha toccato da vicino.
Siamo spettatori, insomma!
R. Si. Siamo stati abituati dall’”acquario”, cioè dalla televisione. A questo tipo di spettacolo e, quindi, ci avvince.
Ma questa secondo Lei è una cosa sana o…
R. No! E’ una distorsione sociale!
Come temevo. Stavolta dottore Vitale è toccato a me rubarLe, diciamo, il mestiere e raccogliere piu’ indizi possibile sulla Sua persona. Leggo qui che Lei è nato 56 anni fa a Ragusa. Conferma ?
R. Confermo!
Poi, per motivi familiari, Lei si è spostato prima a Giarre e poi è approdato, finalmente, a Catania dove si è sposato. Lei è sposato, per l’appunto, e padre di 3 figli. Ecco, parlando di Catania e Ragusa, Lei ha potuto sondare i due modi di essere siciliano. C’è differenza tra il cittadino ragusano e quello catanese ?
R. Si! Ormai manco da Ragusa da circa 35 anni. Però, non so che cosa sia successo e come si sia evoluta la società ragusana ma quando l’ho lasciata io era considerata la provincia babba e, quindi, quando ci tornavo a distanza di anni, un paio di volte l’anno, ed andavo in giro con l’autoradio sotto braccio…venivo preso in giro perchè a Catania…
Si delinqueva!
R. C’è stato un periodo in cui le autoradio servivano ad altri anziché al legittimo proprietario. Lì, invece, mi vedevano e mi sorridevano sornioni sul fatto che io andassi in giro con l’autoradio. Non l’ho piu’ tolta.
Ma, dal Suo osservatorio privilegiato, ritiene che la situazione sia sempre la stessa ?
R. Mi auguro di si!
Quindi non ritiene, essendo nato lì, di avere qualcosa del ragusano tipo!
R. Si!
Ce l’ha ?
R. Certo!
Ed in cosa si riconosce ?
R. Soprattutto a tavola. Sono rimasto legato ai piatti tipici!
Dottore Vitale, leggendo le Sue note biografiche…tra le varie professioni pericolose che sognava di fare da piccolo c’era anche quella del pompiere, del vigile del fuoco. Ecco. Perchè non L’ha fatto poi ?
R. Per una serie di eventi. Ovviamente sono desideri dei bambini…i ragazzini oggi, anziché fare il pompiere, sognano di fare, che so, l’astronauta. Ai miei tempi ancora non si era approdati sulla Luna per cui diventava difficile…era il mestiere che racchiudeva un suo mistero. E, quindi, il mistero di domare anche il fuoco. E questo mi avvinceva e, poi, mi piacevano…la divisa, il furgoncino e così via.
Benissimo! Dottore Vitale so che Lei amava montare e smontare giocattoli. Io in questo ci ravvedo qualcosa del criminologo che, poi, sarebbe diventato, no ? Perchè in fondo Lei che cosa fa ? Come dire, scandaglia i fatti e li seziona per poi cercare di ricostruire lo scenario che ha portato ad un fatto delittuoso, no ?
R. Ed è questo! Ha ragione. Lì ha centrato in pieno perchè io ero la disperazione dei miei genitori. Mi piacevano i giocattoli tecnologici ma parliamo di quelli a batteria non con software o altro perchè, a quei tempi, non esistevano…eppure mi piaceva andare a vedere dentro cosa muovesse, che cosa li faceva muovere…perchè si accendevano le lucine…e, quindi, erano già rotti l’indomani di averli ricevuti perchè non li rimontavo piu’! Ha ragione, accidenti… sicuramente è nato tutto lì!
Lei non nasce criminologo. Per una vita ha fatto, comunque, altro. Ad un certo punto si sono create le condizioni favorevoli perchè Lei potesse dare libero sfogo a questa Sua passione e, così, nel 2002, Lei riesce a conseguire un Master di 2° livello a numero chiuso a “La Sapienza” di Roma ed ha avuto addirittura come Maestro il grande criminologo, Francesco Bruno.
R. Di questo ne sono onoratissimo. Ancora oggi, ci sentiamo spesso con il Prof. Ed è una cosa bellissima che mi è successa perchè, essere ammesso all’interno di quei 60 a frequentare il Master, mi ha gratificato molto. Un Master di 1° livello internazionale, eh?
Facendo un passo indietro, Lei – intorno agli anni 70 – so che ha dato vita insieme ad un gruppo di amici ad una radio privata. Ma quello che mi ha incuriosito è leggere che questo Le ha permesso, e vorrei che Lei mi spiegasse cosa significa, di superare e cancellare la sensazione di “micropanico”. Ma in che senso ?
R. Perchè era talmente la…voglia di comunicare, di essere a contatto con la gente che il problema del panico da microfono…è sparito!
Ah..era panico da microfono!
R. Si. Il panico da microfono… eravamo coinvolti. Sommersi di richieste. Lei sa che all’epoca erano di moda le richieste. E quindi.. Pensi, Le racconto un piccolo aneddoto. Noi non avevamo un telefono alla radio. Anzi, gliene racconto due!
EravaTe in uno scantinato?
R. No. Eravamo in una casa di campagna a Macchia. Macchia di Giarre. L’antenna…le trasmissioni cominciavano alle cinque del pomeriggio. L’antenna di sera veniva ritirata ed il pomeriggio sistemata, legata ad un albero di mandarini che era vicino all’autostrada per cui, se ci fosse stata una folata di vento terribile, quell’antenna sarebbe andata a finire…chissà dove!
Quindi una radio “Fai da Te”… come spesso, allora!
R. Poi, invece, pensammo di evitare di andare a pagare milioni di danni ed abbiamo spostato questa antenna sul tetto della casa però, per raggiungerla, bisognava passare all’interno di una porcilaia. Pensi, c’era la gara a chi doveva passare per primo per andare, salire su una scala a pioli e quindi non sporcarsi le mani perchè chi veniva dopo trovava tutti i pioli sporchissimi. Altri tempi…mezzi pochi, pochissimi…ma tanto entusiasmo.
Ma come pensa sia cambiata la radio? Sicuramente è cambiata. Ma in cosa è cambiato il modo di fare la radio ?
R. E’ piu’ professionale. Noi eravamo proprio “terra, terra, terra” eppure credo che siamo stati inseriti in una classifica di “Sorrisi e Canzoni” dell’epoca al 10° posto. Quindi, davamo battaglia a Radio Taormina, davamo battaglia alle radio catanesi…ci difendevamo bene!
Così per chiudere il discorso. Sicuramente la radio di oggi è piu’ professionale, come diceva Lei, però il pubblico interagiva piu’ facilmente….
R, Però la radio si è professionalizzata di piu’ con approfondimenti, con programmi particolari e, quindi, oltre alla musica, c’è anche cultura, cronaca, informazione. Quindi…è cresciuta tanto la radio.
Dottore Vitale, allora, dicevamo che Lei si avvicinato alle Scienze Criminalistiche…si chiamano così giusto ?…in età diciamo…
R. Avanzata!
Diciamo avanzata…lo sta dicendo Lei! Ecco, vogliamo dare un consiglio perchè sono tante le persone appassionate di questa branca e così come Lei, per vari motivi, nella vita hanno fatto altro però… ad un certo punto, si creano delle condizioni per cui si possono, finalmente, seguire i propri sogni. Ecco, diamo un consiglio…se io volessi fare la criminologa…cosa dovrei fare ?
R. Ci sono dei master indetti da Università italiane di un certo livello. Io cito “La Sapienza” perchè è quella dove io ho frequentato il mio master. Lì ce ne sono due. Uno diretto dal Professore Bruno, l’altro dal Professore Mastronardi. Poi ci sono scuole, facoltà di Investigazione a L’Aquila…. Quindi, chi volesse…mi riferisco ai ragazzi che hanno completato il ciclo degli studi delle Superiori, potrebbero intraprendere la Facoltà di Investigazione e, poi, completare con un Master a “La Sapienza” o in qualunque altra Università. Io direi, però, di stare attenti ai corsi di perfezionamento. Non danno un titolo accademico..e poi credo che costino tanto quanto. Quindi, meglio una selezione ritentarla un paio di volte se non si riesce ad accedere la prima volta, ma che sia una Università di un certo livello a dare il titolo. Ovviamente c’è una garanzia degli insegnamenti, dei docenti e di tutto quello che ne puo’ venire fuori.
Ecco. Una volta che si diventa criminologo…Lei, ad esempio, viene chiamato essenzialmente da chi ?
R. O dall’Accusa o dalla Difesa. Oppure, è la stessa Procura che mi chiede una perizia, una consulenza oppure uno studio legale che segue un caso particolare chiede il mio supporto in un lavoro di pool…
E’ un lavoro d’equipe, non c’è dubbio!
R. E’ un lavoro d’equipe si… Il legale, il penalista è un esperto di Diritto penale, ha una Sua esperienza per cui puo’ essere anche un po’ criminologo però ha necessità di avvalersi delle Scienze forensi che sono tutte quelle scienze che vengono applicate all’indagine soprattutto se, in quel caso, vengono attivate le indagini difensive che sono quelle che permettono all’indagato, e quindi al Suo avvocato, di poter accedere ai luoghi, ai documenti per poter fare un sopralluogo parallelo a quello che ha fatto l’Accusa. E chissà che non ci sia stato qualcosa che possa essere sfuggito. E questo può aiutare la persona indagata sottoposta a processo …se non coinvolta…a venirne fuori.
Certo! Ma Lei, Dottore Vitale, da criminologo…onestamente…cosa va a ricercare ? La verità o il colpevole ?
R. La verità!
Sempre!
R. Sempre…al di là di tutto!
Leggo qui che Lei fa anche parte dell’Associazione Antiracket, si occupa anche di problemi relativi alla Sanità nell’ambito del Tribunale dei diritti del malato. Ecco. Cerchiamo di analizzare, punto per punto. Parlando di Tribunale del malato, ad esempio, il criminologo viene richiesto quando ? Quando è stato fatto un errore ad esempio ?
R. Quando ci si trova di fronte a fatti di ipotetica malasanità. Mettiamoci l’”ipotetico”… sempre! Usiamo il condizionale perchè, fin quando non si è giunti fino all’ultimo grado di giudizio, nessuno è colpevole. Su questo non transigo!
E per la Sua esperienza, Dottore Vitale, onestamente si è in presenza di casi piu’ di mala o di buona sanità?
R. Io farei emergere la buona sanità. Onestamente…la malasanità fa eco solo perchè ci colpisce, perchè è un argomento che ci riguarda troppo da vicino. Perchè quando stiamo male vogliamo essere curati bene ma ci sono tanti professionisti che lavorano in maniera seria e, quindi, è bene che ci siano per la nostra salvaguardia. Non serve assolutamente a nessuno fare terrorismo psicologico. La colpa di questo è spesso dei media, diciamo. Ed invece per quanto riguarda l’Associazione Antiracket. Lei faccio parte del pool degli esperti dell’Associazione Antiracket …l’ASAE…Associazione etnea antiracket ed antiusura diretta dalla brava e buona Gabriella Guerini.
Questa lotta al racket, al giorno d’oggi, è un cavallo che cavalcano tanti anche per questioni d’immagine o realmente il fenomeno estorsivo ha proporzioni talmente spaventose che, anzi, se ne parla fin troppo poco ?
R. Il fenomeno estorsivo c’è e lo si tocca con mano. Il fatto che siano nate Associazioni ha dato l’opportunità a chi era solo, prima, di sentirsi cautelato e, quindi, di poter denunciare e questo è positivo perchè le denunce aumentano. Il lavoro non manca e soprattutto chi è vittima del racket estortivo ha l’opportunità di poter ricevere l’aiuto dello Stato attraverso l’Associazione. Da solo non ce la potrebbe fare. Non ce la farebbe. Invece, con tanta gente attorno, si sente cautelato e tanti sono gli obiettivi raggiunti. Da tutte le Associazioni. Nessuna in particolare.
So, anche, che Lei…non facendosi mancare nulla…si occupa anche di organizzare dei Corsi alla legalità nell’ambito delle scuole di Catania e della provincia. Ecco. Qual è l’approccio ad esempio dei bambini rispetto ad un termine come “legalità”? Li vede, da questo punto di vista, sensibili ? O sono sempre piu’ sensibili i genitori ?
R. I ragazzi sono sensibili. E molto! Pensi che, l’anno scorso, il progetto l’ho iniziato presentando il Leviatano, il mostro di Hobbes…quello fatto da tanti uomini. Ed i ragazzini si sono sentiti avvinti da questa cosa e quando io dicevo “GuardaTe. Non Vi chiederò come si chiama, chi è Hobbes. Non Vi chiederò come si chiama il “gigante”. (Ricordo a me stessa che il “Leviatano” è una delle opere piu’ conosciute di Thomas Hobbes. In essa viene trattato il problema della legittimità e della forma dello Stato rappresentato come un gigante costituito da singoli individui. Il gigante, secondo Hobbes, è depositario sia del potere temporale che di quello spirituale ed essi non vanno mai separati). Però vedeTe che tutti questi uomini, messi insieme, hanno dato il potere allo Stato. Lo Stato significa regole e le regole vanno rispettate”. Ed ho visto che i ragazzi erano coinvolti, anzi quando poi ho chiesto di raccontare Loro se avevano avuto delle esperienze per esempio di bullismo…non si sono fatti pregare. Quindi, hanno parlato davanti ai Loro compagni e davanti, se c’erano, i Loro “carnefici”. Il messaggio che è stato dato qual è ? E’ quello di dire, di parlare con i genitori, con gli insegnanti e di lasciare dei bigliettini se proprio non ce la fanno a parlare di quello che hanno subito, se l’hanno subito, all’interno del registro. Facendo queste segnalazioni abbiamo dato due messaggi: uno a chi è prepotente che, da quel momento in poi, non la farà franca; due che il gruppo, quelli che ricevono le prepotenze, sono un gruppo. Sono tanti e, quindi, è meglio cambiare mestiere.
Perfetto. Quindi, Lei nota che, nel mondo giovanile, c’è la voglia e la volontà di comunicare. No?
R. Certo! C’è la voglia…
Siamo noi adulti che, tante volte, non ascoltiamo..
R….non ascoltiamo i nostri bambini. I nostri ragazzi. Li piazziamo davanti alla televisione o al computer e stiamo tranquilli. Anche lì si nascondono delle insidie.
Certo! Ecco di questo volevo farLa parlare…ecco ci sono delle insidie che arrivano in casa, diciamo, da fuori attraverso Internet, attraverso la televisione, attraverso i telefonini…
R. Io ho raccolto dei dati. Su 3000 ragazzini di Scuola elementare e media…. parliamo di Quarte e Quinte classi Elementari, Prime e Seconde Medie abbiamo una media del 90% che usa il telefonino ed il telefonino diventa uno strumento pericoloso se non utilizzato per comunicare. Perchè dico questo ? Perchè i ragazzini che vanno alla ricerca di sonerie ad esempio, di giochi su Internet…a volte viene richiesta la registrazione. Loro, candidamente, mettono nome, cognome, numero di telefono, indirizzo. Questi dati vengono, poi, raccolti in una banca, servono per lo spam, servono per la pubblicità, servono anche a chi ha intenzione di molestare i ragazzini…non c’è alcun filtro!
E’ come lasciare aperta la porta di casa.
R. Internet lasciamoglielo usare… li aiuta nelle ricerche, dà una risposta immediata ma mettiamo in atto un discreto controllo su quello che stanno facendo. Non invadendo la Loro privacy.
..perchè…spettiamola di parlare di disagio giovanile. Secondo me, è piu’ crisi della società adulta onestamente.
R. Certamente!
Perfetto! Dottore Vitale, veramente…siamo in chiusura. Io sono affascinata dalla figura del criminologo. Allora, onesto…il criminologo non ha perso forse un po’ del Suo fascino…di un Maigret ad esempio? Oggi, Voi criminologi, piu’ che sull’intuito, mi permetta, Vi basaTe molto su strumenti tecnici che…la tecnologia, per l’appunto, Vi mette a disposizione.
R. E’ vero! Anche!
Ed allora l’intuito del criminologo…
R. Sa cosa dice il mio Prof.? “Analizza tutte le ipotesi…falsificale…e non innamorarTi di nessuna di esse”. Quindi, fino alla fine, bisogna vederle tutte, guardarle tutte e, poi, giungere finalmente ad una conclusione. Ma metta anche che c’è il profilo che viene stilato, il “criminal profile”, di un personaggio…è molto d’aiuto rispetto alla tecnologia che dà dei risultati eccezionali.
Comunque si parte dall’intuito…cito un altro grande…Nero Wolf… Ecco. Si parte dall’intuito di un Nero Wolf per poi aiutandosi, nella ricerca della verità, con gli strumenti messi a disposizione dalla scienza, giusto?
R.Giustissimo!
Ultimissima domanda, in conclusione. Non possiamo scendere nel dettaglio di fatti di cronaca, dei quali ci siamo già occupati…che comunque sono tutti in itinere. Si parla ancora del delitto Falcidia, si parla dell’omicidio Raciti. Rispetto a quando abbiamo cominciato a parlarne…ci sono stati sviluppi?
R. E’ ancora tutto galleggiante!
Ma, per la Sua esperienza…perchè si delinque oggi come oggi ? E’ diverso rispetto al passato ? C’è anche, in alcuni, il gusto nel commettere un fatto criminoso ?
R. Il serial killer lo fa per appagare una propria voglia. Quindi, uccidere Gli da una gioia, Gli da piacere…forse troppo! Non c’è piu’ il senso della misura! C’è un aumento dei cosiddetti motivi abietti. No ? Motivi stupidi.
Quattro ragazzi, l’altro giorno, hanno dato fuoco ad un barbone, ad un senzatetto, solo per il piacere di farlo senza rendersi conto…
…per puro divertimento…lo hanno detto! Si!
R. per puro divertimento…non rendendosi conto che stavano togliendo la vita ad un essere umano e che Gliel’hanno tolta nella maniera piu’ feroce che potesse esserci. Non che sia giustificabile togliere la vita…
…certo!
R. Però..scegliere di darGli fuoco è qualcosa che mi porterebbe a pensare di buttare via la chiave!
Dottore Vitale, siamo quasi alla vigilia di Natale. Perchè Natale è la settimana prossima.
R. Si!
Allora…come passa il Natale un criminologo ?
R. In casa!
In casa…con la famiglia!
R. Con gli affetti. Spero di passarlo con mio figlio perchè uno dei miei tre ragazzi è a Londra e manca da sei mesi…per cui spero che rientri.
Mi faccia sognare…almeno con il sigaro ed un bicchiere di cognac…me lo consente questo ?
R. Il cognac forse si…ma il sigaro no!…la pipa!
La pipa…esatto!
Benissimo. Dottore Vitale La ringrazio veramente…di cuore!
R. Grazie a Lei perchè qua…mi sento a casa mia per cui…grazie sempre!
Appena fuori dallo studio di registrazione, il Dottore Vitale accende la Sua inseparabile pipa. Ci salutiamo con familiarità. Lo guardo mentre va via, avvolto in una nuvola di fumo, con passo deciso. La mia mente non puo’ non andare indietro nel tempo a quando, ragazzina, restavo incollata alla televisione a seguire le elucubrazioni mentali di Nero Wolf e del Tenente Sheridan. Il Dottore Vitale è quel tipo di investigatore…capace…attento… appassionato…speculativo ed affascinante… il cui scopo principe è, ne sono certa, la ricerca della verità. Solo di quella!
Alla prossima!
Silvia Ventimiglia – dicembre 2009
P.S. Da allora, e in riferimento ai delitti di cui si è parlato…l’omicidio della Professoressa Falcidia, assolto il marito, resta – a tutt’oggi – un caso irrisolto. Per l’omicidio dell’agente Raciti, condannati gli assassini…Micale e Speziale. Per quanto riguarda, il clima di violenza di cui si parlava allora…non possiamo che registrare un aumento esponenziale dei crimini. Soprattutto di donne.