Ritratto di Giuseppe Mignemi, moderno Don Chisciotte siciliano

 

Dallo sbarco degli alleati in Sicilia, all’affaire San Berillo, all’autoproclamazione quale “reggente provvisorio” di parte della Sicilia

Faccio mio il detto di Mark Twain laddove avverte che, a forza di “sentire”, abbia perso l’abitudine a “pensare”, a farci un’idea nostra, originale…frutto di personale elaborazione.

Può succedere, pertanto, che ascoltiamo le vicende di un tale e senza conoscere né Lui né la Sua storia abbracciamo, senza spirito critico, tutto quello che un certo tipo di stampa ci propina, presentandoLo e facendoLo diventare, Suo malgrado, personaggio da operetta senza alcuna possibilità di replica. ‘Sta cosa non mi piace proprio…

Ma veniamo ai fatti!

La notizia è di quelle che, volente o nolente, attirano curiosità. E’ arrivata in Cassazione la causa intentata da un catanese contro lo Stato reo di aver impedito la legittima separazione in due della Sicilia. Dopo i tre gradi di giudizio, il novello “reggente provvisorio” di un nuovo stato – nato proprio da suddetta scissione – perde la causa perchè si è presentato in giudizio senza il supporto di un avvocato difensore che avrebbe dovuto tutelare i Suoi interessi.

Insomma, in mancanza di un avvocato, si ravvede un vizio di forma che inficia l’intero iter del giudizio. Lo impone la legge perchè, i moti dell’anima (o una mancanza di partecipazione emotiva, ribaltiamo la questione…noi!), potrebbero inficiare una corretta difesa dei propri diritti o, forse, perchè – nel caso in specie – il nostro “eroe” non ha trovato alcun giurista disponibile a difendere e portare avanti le Sue istanze. Lo dico perchè già successo. Insomma, Priebke ha trovato chi lo difendesse, Lui non è riuscito? Lo affermo convinta dopo aver letto chi fosse il firmatario di detta istanza. Si tratta dell’Ingegnere Giuseppe Mignemi. Un nome che alle nuove generazioni, probabilmente, non dirà niente ma a chi ha la mia età o qualche lustro in piu’ non può non richiamare alla memoria un primissimo episodio in cui il nome dell’ingegnere suddetto, persona eccentrica ma di specchiata moralità, salì – come si suole dire – agli onori della cronaca.

Vengo e mi spiego.

Era il 1965 e Mignemi trascinò in un lungo procedimento penale l’allora sindaco di Catania, Luigi La Ferlita. Condannato in primo grado a 4 anni per il reato di “peculato per distrazione”, l’uomo politico venne assolto – poi – in Appello con formula piena “perchè il fatto non sussiste” ma anche se completamente riabilitato – ci racconta la cronaca – morì ugualmente di crepacuore per lo stress. Ma qual era il succo del contendere?

Allora…

Cuore della vicenda lo sventramento del quartiere di San Berillo, definita dallo stesso Mignemi “la piu’ grande operazione speculativo-finanziaria mai realizzata a Catania”. Il suddetto, con in tasca una prestigiosa laurea al Politecnico di Milano e a capo di una commissione di collaudo nominata dal Comune, si rese conto del danno economico che si stava perpetrando ai danni della collettività catanese e preferì non tacere ma, al contrario, fare nomi e cognomi a voce alta.

Utilizzando le vie giudiziarie, come si diceva, ma anche informando l’opinione pubblica attraverso le pagine di un giornale di Sua proprietà e ciò per non correre il rischio, nell’Italia dei misteri, che il tutto venisse insabbiato. Come fu o come non fu, Mignemi venne isolato e delegittimato. Era un uomo solo contro il potere politico e si sa…A tal proposito, lo stesso Mignemi di fronte all’indifferenza di Catania ebbe a sottolineare la stranezza di una città cui non importa sostenere chi tuteli i propri interessi ed anzi lo tacci di protagonismo o di chissà quali riserve mentali. Insomma, vengono in mente le parole del Principe Fabrizio Salina quando guarda ed analizza disilluso la condizione isolana destinata a rimanere immobile e passiva. Per fatalismo…per diffidenza…o per entrambe, chissà!

Ma torniamo all’affaire San Berillo. La vicenda prende le mosse molto tempo prima dell’entrata in scena di Mignemi.

E’ il 1956 ed il sindaco La Ferlita, insieme a tutta la Giunta, firma la concessione dell’opera di sventramento alla società Istica. Si parla di un milione ed ottocentomila metri cubi di cemento da riversare su un’area di 240 mila metri quadrati…non quisquilie, eh? Si trattava di un’operazione epocale che avrebbe cambiato per sempre l’aspetto della città che, dopo, si sarebbe presentata con un nuovo assetto perchè c’era la necessità di trasferire una buona fetta di abitanti, quelli di San Berillo, dal Loro quartiere alla periferia di Catania. Quartiere scelto fu il nascente San Leone.

Ed arriviamo al 1965 quando il Mignemi evidenzia che detta concessione rappresenta per la città una perdita di circa 30 miliardi di lire. Una cifra che, ancora oggi, fa tremare i polsi. Che fa allora Mignemi? Sta zitto? No…prima invia una relazione al sindaco, poi tre rapporti sempre piu’ dettagliati alla Procura e, quindi, con una mole di documentazione sempre piu’ pingue, dalla semplice informativa passa alla denuncia vera e propria. Quello che evidenzia è un complesso caso di corruzione, peculato e truffa per 40 miliardi di lire. Convinto che denunciare la cosa all’opinione pubblica avrebbe accelerato l’iter di blocco dei lavori, l’Ingegnere si ritrova davanti alla consapevolezza che le Sue denunce non hanno sortito alcun effetto e che, nonostante la condanna in primo grado, i responsabili di quanto denunciato vengano riabilitati, con grandi onori e tanto di scuse, in Appello.

Per completezza d’informazione, bisogna ricordare che – anche nel 1971 e sempre per presunte irregolarità nelle concessioni rilasciate dal Comune – il Mignemi fu accusato di “calunnia” nei confronti di Nino Drago, sindaco e padre padrone della Democrazia Cristiana catanese ed in conseguenza di ciò dovette scontare ben 36 giorni di carcere riuscendo a farsi difendere dall’Avv.Enzo Trantino, l’unico che accettò la Sua difesa forse accomunato caratterialmente allo spirito idealista del Mignemi. La vicenda, com’era prevedibile, sfociò in un nulla di fatto…insomma, la denuncia non aveva basi solide per poter seguire un proprio iter.

Forse è per questa sfiducia nella classe forense, spesso allineata, che Mignemi, nell’ultimo caso che lo vede protagonista, ha pensato bene di poterne fare a meno? Chissà. Noi propendiamo per questa ipotesi.

Di quello scandalo fa cenno anche lo scrittore Piero Isgrò ne “L’orologio di celluloide” ricorda come, in un clima contrassegnato dalla corruzione e dal clientelismo, venne travolto un onesto anche se eccentrico ingegnere. Parla di Mignemi, naturalmente per un’accusa ridicola che cadde miseramente in sede di giudizio. Durante la prigionia, ricorda Isgrò, il Mignemi ebbe modo di scrivere un memoriale ma in mancanza di supporto di altro tipo, usò la carta igienica in dotazione alla cella. Al momento di uscire, dopo 36 giorni, l’addetto di stanza alle carceri Lo redarguì scandalizzato per il fatto di portare fuori dalle patrie galere la carta igienica. “La risposta – cita testualmente Isgrò – fu all’altezza del personaggio E’ di tipo speciale. Intendo regalarla agli amici che hanno avuto paura di difendermi”.

Questo il personaggio Mignemi che si vede spesso in giro per Catania e sempre con una carpetta sotto braccio, piena ne sono certa, di dossier e progetti piu’ o meno visionari ma sempre pronto a battagliare. L’ultima volta l’ho intravisto alla presentazione dell’ultimo libro sulla scomparsa di Ettore Majorana…lo sguardo era attento e partecipe. Sguardo intelligente e malizioso di chi sa piu’ di quello che dica. Cifra, da sempre mi dicono, dell’Ingegnere Mignemi. Se la vita non Gli avesse insegnato, a proprie spese, che forse è meglio non parlare sempre e comunque…sono certa che qualche idea rivoluzionaria sulla scomparsa del geniale fisico catanese, il nostro Mignemi ce l’avrebbe ma tant’è…

Ma, tornando al caso da cui ha preso avvio questo mio scritto, vediamo di cosa si tratta e cosa chiedeva l’Ingegnere alla giustizia italiana. Una causa contro lo Stato si diceva per dividere la Sicilia in due entità autonome e distinte e per il riconoscimento di uno Statuto speciale che, per ostruzionismo da parte del governo centrale, non ha potuto mai avere piena applicazione. E ciò da ben 60 anni.

Da sempre strenuo sostenitore della causa separatista, ha chiamato in giudizio l’Ex Presidente della Regione Siciliana, On.Raffaele Lombardo, l’Ex Premier On.Silvio Berlusconi e l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Barak Obama chiedendo la condanna del governo centrale, con conseguente obbligo per l’Italia a comunicare alle Nazioni Unite la sentenza così che la comunità internazionale potesse inviare ispettori per accompagnare la transazione. Lui stesso, per i primi sei mesi, si sarebbe proclamato “reggente provvisorio” della Sicilia orientale per poi traghettarla a regolari elezioni. Il nuovo Stato così proclamato avrebbe avuto vita fuori dalla moneta unica e le tasse sarebbero state riversate nel casse del “Nuovo Stato Sovrano”. Ad integrazione, la base americana di Sigonella sarebbe stata sfrattata e trasformata in aeroporto civile. A conferma della genuinità del Suo dire, ha portato in Tribunale un prefetto ed un magistrato della Corte dei Conti ma il risultato, dicono per un semplice vizio di forma, non ha avuto l’esito sperato ed il Mignemi ha perso la causa.

Oggi, a 90 anni, l’Ingegnere Mignemi continua nelle Sue battaglie visionarie sì… ma piene di entusiasmo e di creatività. Molti Lo ricordano nelle vesti di “uomo sandwich”, mutuate dalla cultura americana, munito di megafono, a spasso per Via Etnea, per cercare di risvegliare da un torpore colpevole i proprio concittadini.

PensaTe che qualche anno addietro, in piena discussione su “Ponte sì…ponte no” ha presentato un progetto tanto all’avanguardia da sembrare visionario , quello di un’autostrada galleggiante l’unica alternativa al classico ponte sospeso che, Lui da ingegnere, ritiene inattuabile per le condizioni geodinamiche di quella manciata di metri chilometri che separano la Sicilia dalla Calabria. l”Autostrada del Mare”, ideale per congiungere la Sicilia con la Calabria. E’ in attesa di conoscere il parere della Regione. DiTe che mai l’avrà? Ne dubitiamo, onestamente.

Piu’ scrivo e piu’ mi viene curiosità di conoscerLo questo Don Chisciotte siciliano e pertanto mi attivo per incontrarLo.

Procuratomi il numero, digito 095……”Pronto, buonasera…scusi l’orario. Sono Silvia Ventimiglia potrei parlare con l’Ingegnere Mignemi?” “Sono io…aspettavo che mi chiamasse…” E Ti pareva…L’ingegnere è o no è uno che guarda “oltre”?

Alla prossima.

Silvia Ventimiglia –  Settembre 2013

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *