A Tu per Tu con Gilberto Idonea

E’ Lui, grande attore catanese, l’unico vero erede dell’animo popolare

Mia madre, nipote del grande Antonino Russo Giusti, autore tra l’altro de “L’eredità dello zio buonanima” e di “Gatta ci cova”… che aveva conosciuto personaggi del calibro di Rosina Anselmi e di Angelo Musco…una che se ne intendeva insomma…mi diceva che, secondo Lei, Gilberto Idonea era il vero erede di quell’animo popolare di cui il teatro siciliano, piu’ che quello partenopeo, è l’espressione massima.

Quando Gilberto Idonea arriva all’appuntamento, sono in pausa sigaretta sul balcone. Lo vedo scendere dalla macchina. Il passo sicuro, il gesto teatrale con cui si posiziona il cappello di feltro a falde larghe, il modo di parlare al telefonino…tutto fa di Lui il classico istrione di cui canta il grande Aznavour. E’ protagonista assoluto della scena anche quando non si trova… sul palcoscenico.

E’ tardi. “Tante cose da sbrigare, minuti contati” mi dice. Ci accomodiamo e…premo rec.

– Gilberto Idonea, fiore all’occhiello del teatro siciliano ma anche popolare attore televisivo e cinematografico….intanto, grazie di aver accettato il mio invito.

R. Ma…grazie a Lei, Silvia!

– Come saprà, il mio intento è sempre quello di scavare un po’ nel profondo dei miei interlocutori, portandone alla luce, diciamo, degli aspetti meno noti.

Lei nasce nel ’46 a Catania ed inizia la Sua formazione artistica nel CUT (Centro Universitario Teatrale). E’ lì che è nato il sacro fuoco dell’arte ?

R. Mah…guardi! Avevo cominciato in realtà con i Salesiani. Quindi, il mio sacro fuoco era cominciato a sei anni quando Don D’Amico mi disse che dovevo fare il solito spettacolo che si faceva ai Salesiani e…il CUT mi è servito per accrescere la mia formazione con un bravissimo maestro, Salvino Aiello, che in questa città che ha poca memoria non viene mai ricordato. Fu allora cacciato via per un fatto politico. Nascevano i primi movimenti politici ed io, benchè condividessi la scelta politica dei movimenti che c’erano in quel periodo, solo per un fatto di amicizia, di affetto, ma anche di stima artistica, lasciai il CUT assieme a Salvino Aiello perchè mi sembrava ingiusto, già me ne accorgevo allora, che…non si poteva scegliere chi dovesse dirigere una scuola teatrale solo perchè avesse o meno un gusto o un colore politico diverso. Questa cosa…che oggi sembrerebbe una frase fatta…l’ho dimostrata quando, due anni, fa sono andato a passeggiare davanti al Manhattan Opera House a New York con un cartello da “uomo sandwich” in cui andavo a rendere giustizia a Musco che, nel 1926, trovò chiuso il teatro, dove già da alcuni giorni portavano in scena i Suoi spettacoli, perchè accusato di essere fascista. E nel libro delle Sue memorie, Musco lascia una pagina in bianco. Il titolo del libro è “Cerca che trovi”. Sono le memorie di Musco e…ad un certo punto c’è un capitolo che manca. Sono delle pagine in bianco e l’editore Gli disse “Musco, ma che sunu ‘ste pagine in bianco?”. Dice “Queste pagine le scriverò il giorno che mi sarò vendicato di questa offesa che mi hanno fatto!” Naturalmente, poi Musco morì e queste pagine sono rimaste in bianco. Ed io, esattamente nel 70° della scomparsa di Musco, dopo averLo commemorato a Catania nel “One Man Show” al Teatro Bellini, poi andai a commemorare il giorno della Sua morte alla Saint John University e, tre giorni dopo, sono andato a fare l’”uomo sandwich” con un cartello in cui dicevo…da un lato era scritto in inglese dall’altro in italiano…”In questo teatro, il 9 ottobre del 1926, ad un attore catanese, Angelo Musco, fu impedito di recitare perchè accusato di essere fascista!”. In questa nazione democratica sono stati praticamente svileggiati due attori. Uno perchè accusato di essere comunista, Charlie Chaplin (Il grande Charlot…uno dei piu’ grandi artisti del XX secolo)…Gli s’impedì poi…

– …impedì?

R…di recitare negli Stati Uniti ed un altro, il catanese Angelo Musco ed il cartello proseguiva dicendo “Per me non può esistere l’artista di destra, di sinistra. L’artista è l’artista che ha un solo colore. Il colore dell’arte!”. Questa cosa, senza saperlo, nel 1963 la feci in solidarietà a Salvino Aiello. Salvino Aiello aveva delle idee di destra e fu buttato fuori dal teatro…dal CUT…dov’era uno dei migliori insegnanti.

– Si…

R. Ed io, a prescindere dal colore, capivo che non si poteva scegliere dal colore politico.

– Ecco. Questo Suo atteggiamento di coerenza ha contraddistinto anche tutta la Sua attività teatrale ma, di questo, parleremo subito dopo. Io volevo…così…proseguire nelle Sue tappe professionali.

R. Si!

– Lei, nel ’76, è chiamato a ricoprire il ruolo di Presidente e Direttore Artistico di una Compagnia Stabile…”Il teatro delle Arti”. Ecco, come si trovò ad approcciare il teatro, oltre che come attore, anche nel ruolo di Presidente e Direttore Artistico?

R. Mah…vorrei dirLe perchè mi scelsero per ricoprire quel ruolo. Erano tutti i vecchi attori della disciolta “Brigata d’Arte” e mi scelsero, se posso dire, perchè …io facevo il “suggeritore”… perchè sapevo leggere. Perchè Loro recitavano a soggetto. Quindi, quando avevano bisogno di mettere su una commedia, un suggeritore che sapesse leggere era già importante.

– E certo!

R. E, quindi, ero il beniamino perchè avevo questa prerogativa che Loro non avevano e, poi man mano, un giorno uno dei vecchi attori che faceva il protagonista in questa compagnia, dove io “suggerivo”, si sentì male e dovevano fare lo spettacolo….”Come si fa? Come si fa? Come si fa?”. Ora, naturalmente, si pensa che il “suggeritore”, avendo suggerito, sa…e in realtà è vero…conosce, insomma, le parti di tutti.

– Quindi, questa esperienza, ha aggiunto qualcosa no?

R. Per cui mi dissero…dice “Lo puoi fare Tu!”. Per farla breve, quella sera, debuttai in “Fiat Voluntas Dei”, nel ruolo di Padre Attanasio, Io ragazzino, avevo 20 anni…e. coccolato da tutti Loro, arrivai alla fine dello spettacolo. Mi dissero “Sai che sei bravo? Potresti pure recitare!” mi dissero i vecchi. E quello, diciamo, fu il primo battesimo con questi vecchi, bravissimi, attori…a portarmi a quella che poi è diventata la mia professione. Ma, nel momento che mi diedero il ruolo di Presidente me lo diedero perchè sapevo, sapevano, che riuscivo a parlare, a chiacchierare, a chiedere aiuto ai politici, ai Comuni, alle Province…insomma, cose che non ho piu’ fatto perchè anche là ho scoperto che c’è…non c’è la meritocrazia ma c’è l’amicizia e, quindi, non si puo’ stare tutta la vita a dire, insomma, “A mia che mi rate?”.

– Certo. Lei ha sempre tenuto, come dicevo poco fa, questo atteggiamento coerente che, sicuramente, Le ha reso la vita difficile.

R. Molto difficile!

– Lei, comunque, è noto ai piu’ per aver esportato il grande teatro siciliano, quello insomma che è stato il cavallo di battaglia di Angelo Musco, come Lei diceva poco fa, in ogni angolo di mondo. Ecc…

R. L’ho fatto perchè volevo capire. Cioè…nella mia vita quello che mi ha spinto è stata…

…la curiosità!

R…la mia curiosità, si! Volevo capire come Angelo Musco, Giovanni Grasso potevano fare teatro in giro per il mondo senza il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, senza l’Assessorato regionale ai Beni Culturali. Cioè come facevano…

– …solo con il talento?

R….non lo so…anche…Boh! Allora un giorno, grazie ad una pubblicità che feci… a quel tempo ero il product manager all’Olivetti a Milano….un mio amico mi chiamò “Devi fare una pubblicità”. Io tornavo tutti i fine settimana e mi fece fare una pubblicità. La pubblicità era quella di “Mastru Austinu a viristuvu Vostra niputi a stamatinu? Cara cummari, l’ossa co sali va ta mangiari. I cosi beddi sa na taliare!” Io dissi di si senza “se” e senza “ma”…l’ho fatto perchè nell’amicizia ‘ste cose si fanno e, poi, questa pubblicità, da un’emittente televisiva, fu censurata, fu buttata al rogo fosse stato come l’ “Ultimo tango a Parigi”.

– Si!

R. Il proprietario della Jolly Componibili, un giorno, pressato da una televisione siracusana, non sapendo cosa dare, prese questo “girato” – che invece da un’importantissima televisione catanese era stato messo al rogo,dicendo che era volgare – e glielo diede. I siracusani mandarono ‘sto spot. Un giorno… si presentava un nuovo prodotto dell’Olivetti e, essendo io il product manager, andai a Siracusa. Quando arrivai a Siracusa con tutti i dirigenti dell’Olivetti, per le strade non potevo camminare. Tutti si giravano “Guarda cu c’è… Mastru Austinu!…. Guarda cu c’è… Mastru Austinu!” Ero da “Ianuzzo alla Darsena”, questo ristorante dov’eravamo con tutto il gotha dell’Olivetti di allora, si avvicinò Ianuzzo…mi disse “Scusi, ma Lei è Mastru Austinu ? Io dissi “No, guardi, è mio fratello, quello che fa l’attore. Io Gli somiglio”. Telefonammo alla Jolly e l’indomani, che era sabato e quindi io stavo a riposo a Catania, ce ne andammo a passeggiare a Viale Teracati per verificare questo fatto. Tutta la gente…un bagno di folla! In quel momento, il signor Cutispoti della Jolly mandò un fax a tutte le televisioni dicendo “O Vi piace o non Vi piace…da oggi la pubblicità che doveTe mandare…la Jolly allora faceva tanta pubblicità…è questa!” E così la mandarono tutte e mi cambiò la vita. Quindi dacchè la compagnia faceva 10 spettacoli all’anno…l’anno appresso ne fece 180. Incassammo un sacco di soldi. Una cooperativa non può spartire gli utili ed allora, non sapendo che fare…con l’aiuto della mia commercialista…andammo a fare una spedizione negli Stati Uniti…di teatro…per spendere quei soldi perchè, nel regolamento della cooperativa, questo poteva essere fatto e da lì mi cambiò la vita perchè un giornalista scrisse, poi, un articolo in prima pagina…

– …bellissimo, tra l’altro! Anzi io vorrei leggere esattamente cosa ha detto di Lei Furio Colombo…non solo i siciliani…o comunque gli emigranti…venivano ad ascoltarLa ma anche gli americani…

R….questo è il passo piu’ bello!

– …pur non capendo le parole, paragonando Lei ad Eduardo che non aveva bisogno assolutamente di essere compreso. Così come quando si va ad ascoltare la lirica, per intenderci.

R. Certo, certo!

-E questo è proprio il processo di identificazione che crea la bravura di Gilberto Idonea e, comunque, crea anche la magia del teatro. Dicevamo, grande attore di teatro ma anche personaggio popolare ed attore di fiction…quindi attore televisivo ma anche attore cinematografico. Maestro, una cosa che ho notato…in genere Lei riveste i ruoli sempre…

R. Sempre il mafioso ? Questo vuole dire ?

– Il mafioso ma anche personaggi un po’ odiosi…Mi viene in mente…l’Avvocato Centorbi in “Malena” in cui Lei si comporta malissimo con la Bellucci oppure mi torna in mente il malefico Avvocato Rittone nella “Piovra 10” dove, tra le altre cose, Lei era coprotagonista. Ecco…ma questo perchè, maestro ? Perchè, insomma, c’è un po’…c’è un po’ della “carogna” in Lei ? O cosa?

R. No, no…il fatto è un altro. Innanzitutto le fiction al cinema creano dei tipi. Delle facce, insomma e… le facce ce le da il Padre Eterno e, quindi…la mia faccia, voglio dire, crea questo…questo tipo di personaggio…

– Ma Lei com’è in fondo ? Un buono ?

R. Ma si! Io sono…anzi, in questi giorni, la compagnia con la quale sto facendo “U sapiti com’è!”, che erano tutti preoccupati, adesso dicono “Ma questo è un pezzo di babasunazzu vero!”. Si. Normalmente lo sono. Certo c’è in giro la voce che sono un po’ cattivo. La realtà qual è, in definitiva ? Chi ha fatto delle scelte nella vita, pagando sempre…è sempre “sul chi vive”. “Sul chi va là?”. Per cui sono sempre armato. Non sono sempre…

– Senza filtri!

R. Non sono mai disarmato e, quindi, questo…certo…rende un po’ il carattere piu’ difficile ma, in realtà poi…

– E’ un burbero buono, in definitiva!

R. Sono un burbero benefico!

Ma, ritornando alla fisiognomica, di cui parlavamo poco fa, e ritornando sempre ad un’affermazione bellissima di Furio Colombo che ha espresso, veramente, dei bei concetti su di Lei…Furio Colombo ha scritto che Lei ha…riveste il ruolo del “Capocomico” così come avveniva un tempo. Il giornalista sottolinea, inoltre, che Lei ha la pacatezza fredda degli intellettuali siciliani che trattano le parole come fossero dei numeri perchè tutto deve, alla fine, quadrare. Lei si riconosce in questa definizione ?

R. Si. E’ vera! E’ vera perchè, in realtà, quando un siciliano parte…. e poi ne ho costruito il finale del mio spettacolo “One man show” che è dedicato ai siciliani…cioè noi siciliani fuori siamo visti con lo stereotipo …o siamo dei terroni o siamo…mafiosi!

– Esiste allora sto stereotipo ?

R…..mafiosi. Si! E, quindi, quando nel finale del mio spettacolo…se vuole glielo recito. E’ brevissimo!

– Ma sì, con piacere!

R. Allora, quando finisce il mio spettacolo, che io dedico agli emigrati che sono andati in giro, dopo aver detto una poesia, sto per andar via e con la valigia di cartone dico “Lo so. Essendo siciliano per Voi posso essere solo un terrone, per altri solo un mafioso. Per altri ancora sono un “maccarroni” come Vi sieTe divertiti a chiamare mio padre quando venne a lavorare negli Stati Uniti e per altri ancora, invece, sono un “Tano”, “Gringo”, un “Patasusias”…”Patasusias”, “Peri lordi”…”Piedi sporchi” come Vi sieTe divertiti a prendere in giro mio nonno quando venne a lavorare qui in Argentina. Però doveTe sapere che io vengo da un Paese che, dove quando lo scienziato Archimede Vi passeggiava ed il poeta Sofocle Vi scriveva e recitava le Sue tragedie e Demostene Vi dava delle lezioni di oratoria e Gorgia Vi sosteneva che “Nulla esiste e se qualcosa esistesse, noi non potremmo conoscerla e se pure potessimo conoscerla, noi non potremmo comunicarla”….Voi, tutti Voi, non eravaTe ancora nati. Mentre noi siciliani eravamo già grandi! E come Vi direbbe nella mia lingua, la mia gente, “Vuautri eruVu solu nuddu ammiscatu cun nnenti!”.

– Bellissimo! Maestro, però, tornando sempre al tema della sicilianità…Lei è stato anche protagonista di un’altra bellissima opera che è stata messa in scena al Bellini ed era “La finestra”, un lavoro scritto da due giornalisti, Felice Cavallaro e Filippo D’Arpa. Un lavoro che parla… si… di mafia ma senza per questo chiudere la porta alla speranza no? La Sua finestra, da siciliano, com’è? Aperta o chiusa rispetto a questi preconcetti che si hanno dei siciliani ?

R. Mah, guardi. Il lavoro di Cavallaro e D’Arpa da un’immagine, un quadro veramente spietato di questa…terra che, nella commistione mafia-affari-politica va danneggiando, rovinando i siciliani perchè, chiaramente, poi quando salta fuori il tappo, viene fuori, insomma, tutta questa melma. E certo per noi che, invece, viviamo in emigrazione…io ormai da 15 anni vivo fuori…ogni qualvolta che mi presento…devo per i primi minuti abbattere la diffidenza, i luoghi comuni, i preconcetti che esistono verso di noi e, poi, devo spostare il tavolo da gioco dal protagonismo della mafia, della malavita…a quella che è la cultura che, invece, è il nostro grande patrimonio. E Furio Colombo diceva questo…i calcoli numerici erano quelli perchè, in tutti i miei incontri, vado principalmente parlando della nostra terra da quando, nel 1920, grazie ad un muratore catanese, Angelo Musco, la Sicilia diventa protagonista in Italia e nel mondo con il teatro ed un certo novelliere, Luigi Pirandello, arriva al Premio Nobel…un altro giornalista, Nino Martoglio, arriva a scrivere le Sue opere teatrali. Ma tutto grazie ad un trait d’union con questo grande attore, Angelo Musco, e a Giovanni Grasso. Quindi siamo diventati protagonisti per la cultura..

– Però, Maestro, siamo spettatori per altre cose…-

R. E’ vero…manca, forse, l’indignazione nella gente.

– Siamo un po’ rinunciatari…

R. Ormai c’è questa rinunzia e, quindi, ci si lascia trascinare da questa china che arriva e…e non lo so! Forse per chi sta fuori…è piu’ facile vedere quello che c’è. Chi è dentro non lo avverte e, forse, questo è la grande sofferenza per chi vive fuori come me. Vedere che non c’è quest’orgoglio, questo riappropriarsi di un orgoglio…no. Purtroppo!…e dire che siamo stati sempre protagonisti anche nei movimenti politici. La Sicilia è stato laboratorio…

– Proprio vero…

R…negli anni ’50 con il “Milazzismo” (Si riferisce a quel movimento, di breve durata per la verità, scaturito dall’elezione nel 1958 di Silvio Milazzo, DC, a Presidente della Regione Siciliana con i voti della Destra e della Sinistra a discapito del candidato ufficiale della Democrazia Cristiana). Prima ancora con Don Sturzo (Fondatore, nel 1919, del Partito Popolare Italiano) …Quindi è stato laboratorio. Oggi è laboratorio di altre cose, forse!

Comunque, maestro, noi siamo veramente quasi in conclusione di chiacchierata. Vorrei ricordare e vorrei farLe una domanda al riguardo…Lei attualmente sta riscuotendo grande successo allo Stabile con l’opera “U sapiti com’è!” della palermitana Francesca Sabato Agnetta. Il tema è quello della diversabilità. Il teatro, quindi, non è solo luogo di divertimento ma diventa luogo per affrontare no?…anche tematiche sociali.

R. Ma guardi anche in questo…

– Cola è Lei ?

R…anche in questo Musco è stato protagonista perchè lo portò Musco e, mentre negli anni ’20, vivere un handicappato a casa era una vergogna…lo si teneva nascosto….addirittura i genitori pensavano di avere il sangue marcio, che l’avessero fatto Loro…per qualche Loro difetto…invece Musco portò questo personaggio in scena per dire “Non c’è vergogna! Non è un problema!” ma, da questo Cola che diventa…

– …eroe!

R…un profeta. Un eroe. Un candido. Tutto quello che viene fuori…è uno specchio limpido. Ognuno si affaccia in Lui e vede la realtà. Perchè Lui dice tutto quello che c’è e forse… Lo amo questo personaggio perchè io, forse, nella mia vita sono stato così. Ho sempre detto quello che ho pensato di tutti. Certo mi è costato anche fare l’emigrante però…tutto sommato….

– Quindi si ritrova l’animo “fanciullino” di Cola, per intenderci?

R. Si. Me lo ritrovo e…perchè mi piace essere così. Cioè qualcuno mi dice “Ma Tu perchè non vai a vedere qualche nostro spettacolo?” Io non vado perchè, fra il dover mentire ed il dire quello che penso dello spettacolo e…preferisco non andarci perchè sennò dovrei magari fare quello che, ormai, non si usa piu’…dire la verità!

  • Maestro, siamo veramente in conclusione. Una domanda con una risposta secca…ma Lei, parlando di teatro…( senza dimenticare certe fiction importanti che Lei ha fatto, tipo “Il Commissario Montalbano”, “Gente di Mare 1 e 2” e quant’altro…anche “Incantesimo”)..Lei di chi si ritiene l’erede artistico ?

R. Mah! Io non sono erede di nessuno! Io sono erede semplicemente dell’animo popolare, del teatro che era fatto per la gente e, in quel momento, penso di aver trovato l’eredità. L’eredità di essere amato e amare il pubblico.

– Grazie, Maestro e lunga vita al teatro!

R. Ma mi passi troppu curta! Finiu accussi prestu ?

– Ma come “così presto?”Abbiamo sforato alla grandissima, Maestro!

R. Ciao! Vabbè… spero di ritrovarVi ancora un’altra volta!

Lo speriamo anche noi…

Nel salutarLo ripenso alla Sua ultima risposta. Ha confermato quello che era il pensiero di mia madre. Si, anche Lui, si considera erede del teatro popolare… del teatro fatto per la gente. Un vero “One man show” aggiungo io!

Silvia Ventimiglia – Settembre 2009

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