Sono diventato attore per scappare dalla monotonia della quotidianità!!

A colloquio con Nino Frassica che, nel corso di un’intervista realizzata in automobile, lungo il tragitto dall’aeroporto in albergo, racconta la Sua lunga e brillante carriera artistica.

A volte mi chiedono come nascano le mie interviste, come avvenga la scelta dei personaggi da intervistare. Per caso. Solo per caso. Può capitare, ad esempio, di parlare del più e del meno con l’amico di sempre Sergio Zagami, “anima” di Telethon nella nostra città, e venire a sapere casualmente che di lì a poco Nino Frassica verrà a Catania per girare un cortometraggio proprio in vista di Telethon, iniziativa atta ad arricchire il già nutrito programma della maratona benefica che, come ogni anno, si svolgerà nel mese di dicembre. Un’occasione da non perdere. Supplico Sergio di farmi da tramite. Le speranze sono poche. Molto poche. Il personaggio in questione non ama le luci della ribalta…strano, considerando il mestiere prescelto! Sergio la fa un po’, troppo lunga ma…alla fine…come la goccia che corrode la roccia…la mia insistenza viene premiata e mi reco in aeroporto a prelevare il mio protagonista per portarLo in albergo. L’intervista durerà giusto il tempo del tragitto. Mi accompagna Maurizio, compagno di tante avventure professionali.

Preso posto in macchina, posizionato alla meglio il microfono, premo rec e…questo ne è il resoconto!  Innanzitutto, Nino, grazie di aver accettato il nostro invito.

R.  Prego…prego…prego!

Sarà questa una delle pochissime volte che riconoscerò nel signore seduto in macchina il comico esilarante e svampito la cui verve è ormai consacrata a livello nazionale.

Ora, Nino, com’è nelle corde delle mie interviste, prima di farmi raccontare da Lei quali siano i Suoi progetti come attore, proverò a farmi un po’ gli affari Suoi…come uomo. Lei è messinese doc.

Saprò dopo…da una successiva intervista rilasciata ad una rivista di gossip… di avere sbagliato. Frassica è nato, esattamente, a Galati Marina

classe 1950. Che tipo di bambino era? Quali sogni coltivava?

R. Mah! Io non mi ricordo niente. Io mi ricordo già subito da grande…dai 16 anni in poi. Da 0 a 16 anni non mi ricordo niente. Dai 16 già avevo il prurito per lo spettacolo, per quello che poteva essere…una cosa di diverso, l’evasione. Mi interessava l’evasione dalla monotonia della giornata di…studente, di paesano, di figlio di famiglia ecc…Volevo scappare. Ma non è che ci fosse qualcuno che mi ostacolava, no…non c’era nessuno contro. Però ero già annoiato… per cui avevo bisogno di cambiare, rinnovare, inventare, sperimentare!

-Io avevo immaginato un Nino Frassica bambino sul molo del porto di Messina a guardare al di là dello Stretto che coltivava la speranza di fare il salto e di realizzare i propri sogni… perchè si dice che “ Chi nesci arrinesci”( traduzione, aggiungo io, per gli amici non siciliani “Per riuscire nella vita, bisogna andar via”)….Lei è d’accordo con questo concetto?

R. Mah! Io penso che siamo tutti diversi nel senso che non c’è una regola…di niente. L’unica regola che c’è è che non c’è una regola. Per cui siamo tutti diversi…uno diverso dall’altro. Ma, non solo siamo diversi dagli altri ma, a volte, noi stessi cambiamo nell’arco della nostra stessa esistenza

– Nino, senta… Lei che legami conserva con la Sua terra? Lei vive, ormai stabilmente, a Roma… non è così?

R. Mah! Io vivo a Roma ed appena posso la Sicilia è il mio posto di rilassamento, di riposo, dove chiudo veramente i rapporti con il lavoro e mi riposo completamente. Perchè sennò… tra il lavoro..tra la preparazione del lavoro e…prima del lavoro ecc….lavoro sempre! Invece, venendo qua, mi riposo.

Ecco, quindi la Sicilia anche come luogo dell’anima, no? Dove si ritempra, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente?

R. No. Piu’ fisicamente se devo dire la verità perchè con l’anima ci convivo 24 ore su 24. Per cui…ho sempre i momenti di confronto con me stesso. Però, qua, è proprio il corpo che ha anche bisogno di riposo e lo trova..

– Ecco Nino, leggo tra le Sue note biografiche che Lei è diplomato nel tempio del teatro italiano…quel Piccolo di Milano da dove, in genere, escono fuori attori drammatici. Com’è che Lei, ad un certo punto, si è ritrovato a ricoprire questo ruolo di attore, non tanto comico, quanto brillante?

R. Ma no…in realtà è stata un’altra delle tappe. Il periodo così della palestra quando dovevo scoprire cosa dovevo fare.

Riprende a suonare il telefonino e Lui, da gran maestro del mestiere, non si scompone…ci scherza su e poi…lo stacca definitivamente e continua…

R. ‘sto rumore è lo stomaco. E’ lo stomaco. Ho mangiato una cosa piccante e mi fa questo strano rumore. Non è una soneria telefonica.

No!… quando mai!

R. Stavo dicendo che io, in realtà, nelle mie varie sperimentazioni, nel capire che cosa volevo fare, che cosa sapevo pure fare, ho fatto tappa alla scuola del Piccolo. E’ stato il periodo anche in cui mi cimentavo nel dilettantismo e facevo teatro a Messina. Pensi, ho fatto pure spettacoli per bambini, presentatore di piazza…presentatore di defilèe, dj, organizzatore di spettacoli. Cercavo di fare tutto per capire cosa volevo fare…intanto appartenevano tutte al genere “spettacolo”… però dovevo capire che cosa sapevo fare meglio. Poi c’è stato il boom del cabaret. E’ arrivato finalmente il cabaret, quello con la C, non quello con la K. Era un genere…un cambiamento dell’avanspettacolo che, piano piano, diventava piu’ impegnato… ma era anche un altro genere teatrale ed allora, quello era interessante. Mi sono accorto che, scopiazzando riuscivo a beccare dei testi, a scriverli pure e, quindi, mi sono interessato al cabaret ed ho scoperto che l’aspetto comico del nostro lavoro…il momento comico, mi veniva meglio di quello drammatico. Allora, siccome si capiva che per riuscire in questo lavoro, e siamo tanti…miliardi, conviene puntare sulle cose che uno fa meglio, naturalmente… Quindi…sì…continuavo a fare pure recital, a recitare però capivo che ero uno dei mille. Invece, nell’altro genere, quello del varietà…del cabaret…mi sentivo un po’ particolare, un po’ diverso e, quindi, ho insistito su quella strada anche se, parallelamente, facevo il teatro e penso che lo facessi anche non male.

Poi, nell’85, l’incontro che – insomma – dà anche la svolta alla Sua carriera…l’incontro con Arbore! E’ leggenda metropolitana che Lei abbia lasciato un messaggio nella segreteria telefonica di Arbore proponendosi per “Quelli della notte”?

R. Noooo! No…non era per “Quelli della notte”. Era prima. Il messaggio telefonico è del ’79. Quando io lessi sul “Radiocorriere Tv” che Andy Luotto aveva fatto ‘sta cosa qua…L’aveva chiamato… Lui era a caccia di talenti, faceva il talent scout, scopriva personaggi e non solo nei teatrini. Lo fa tuttora ed allora ho detto “Quasi, quasi faccio la stessa cosa” Ed allora Gli ho lasciato un messaggio… piu’ messaggi, cercando di non essere assillante, però. Lasciavo ‘sti messaggi ed in ogni messaggio cercavo di essere sintetico cercando, però. di far scappare ‘na risata. Mettevo teatralità in quei messaggi, insomma. Ed hanno fatto presa perchè Arbore mi racconta che se li sentiva, li faceva sentire agli amici, rideva e…’ste cose qua! Diceva “Questo qua…Ma chi è questo? Deve essere uno fuori…uno forte” E mi ha chiamato. Ma, nel ’79, però, Lui non stava facendo niente. Nell’82 è tornato alla radio con Boncompagni e Mario Marenco senza Giorgio Bracardi perchè, in quel periodo, non andavano d’accordo e mi ha inserito nel gruppo ed ho fatto ’82…’83…’84. Si, ho fatto la radio, in quegli anni. Si chiamava “Radio anghe noi!”e facevo delle rubrichette…però già si vedeva che ero sintonizzato con Loro. Il mio umorismo era abbastanza simile al Suo e, per di più, scrivevo testi miei. E’ stato conseguenziale che, tornato in televisione, Arbore mi chiamò a far parte della Sua squadra.

– Ecco, dopo “Quelli della notte”, arriva “Indietro tutta” e Lei viene consacrato come comico e personaggio televisivo grazie proprio a questa Sua vena comica che si basa, soprattutto, sull’eloquio surreale. Come nasce il Suo personaggio? Da cosa attinge? Da se stesso o dagli altri?

R. Ma, io non lo so…credo che il mio genere sia quello. Fondamentale è lo scherzo, il prendere in giro senza regole…la goliardia cioè il gusto, fine a se stesso, di divertirsi, di sfottere, di non prendere niente sul serio che molti del Sud hanno, abbiamo. Però io ne ho fatto uno studio. E’ tutto istintivo…è chiaro però, io poi dopo, cerco di teatralizzare quello che faccio. Capisco che dico una baggianata però poi vado a fare un discorso quasi scientifico su come e perchè ‘sta cosa fa ridere e creo il filone. Per cui, se comincio a fare un “nanetto”, ad esempio, ne posso fare 200…creo dei piccoli format ma di quelli “usa e getta”, per intenderci.

– Nino, una carriera lunga e brillante la Sua…interprete tra l’altro di fortunate fiction televisive come “Butta la luna” e “Don Matteo” dove è riuscito, veramente, ad imporre e far crescere…serie dopo serie…il simpatico personaggio del Maresciallo Cecchini. Poi tante le partecipazioni ad importanti trasmissioni televisive come “Fantastico”, “Markette”…dove mette in campo un umorismo dissacrante e leggero, mai volgare. Questo…bisogna darGliene atto! Cosa ritiene sia diventata la televisione oggi che…invece, è molto urlata e molto volgare?

R. Da quando c’è l’AUDITEL è nata una grande confusione perchè contano i numeri indipendentemente dal gradimento per cui, se io urlando…faccio fermare piu’ gente davanti alla televisione… vinco io su altro che magari sta facendo un discorso serio. Sembro piu’ importante perchè faccio piu’ numeri di quello che, invece, dice cose serie.

Quindi, c’è una strana confusione…tutta colpa dell’AUDITEL!

Però Lei riesce assolutamente a far passare una comicità non volgare!

Si…certo, ma quella è un’altra cosa. La volgarità, quand’è fine a se stessa, mi fa proprio tristezza perchè è un mezzuccio per ottenere la risata ed allora non m’interessa. Non mi soddisfa. Cioè mi piace arrivare con l’ingegno piu’ che con la volgarità.

Ecco, siccome Lei non si fa mancare nulla…abbiamo parlato di partecipazioni a trasmissioni, di partecipazioni ad importanti fiction..Lei non si è fatto mancare neppure, diciamo, la pubblicità ed ha portato il Suo sano umorismo anche in campo pubblicitario trasformando il messaggio commerciale in una vera e propria situation comedy. Mi riferisco ad esempio alla pubblicità della Wind ma anche a quella della nostra sicilianissima Granigel (Bingo!!!! Riesco a far entrare nella discussione il mio amico fraterno Gaetano Finocchiaro, patron della Dolfin e rappresentante di una imprenditoria siciliana, giovane ed illuminata) che ha il sapore, come cita la pubblicità, della granita fatta dalla mamma. Ecco, parlando di sapori ed odori legati all’infanzia, come ad esempio la granita della mamma, cos’è che su di Lei ha maggiore potere evocativo?

R. Ma, in realtà, la pubblicità è…lo sfruttamento della popolarità. Lavori un giorno e guadagni quanto 100 giorni perchè c’è dietro tutto un discorso commerciale. La pubblicità, in realtà, non è che la scegliamo noi! Beh! Ti capita e, quasi sempre, diciamo sì per comodità. Basta che non si tratti di…attaccadentiere o di carta igienica. Poi, per il resto, tutte le pubblicità sono buone. Poi a me è capitato, piu’ di una volta, di pubblicizzare prodotti siciliani per cui si legava, non solo alla mia popolarità, ma anche al fatto che, bene o male, essendo siciliano… sono testimonial vero di una garanzia, di un prodotto nostro.

– Di recente, Lei stato partecipe del film che adesso è candidato agli Oscar…”Baaria” di Peppuccio Tornatore. Che esperienza è stata quella di essere diretto da un già Premio Oscar?

R. Diciamo che un po’ fa paura nonostante Lui abbia sempre il sorriso sulla bocca… è di una severità e di una pignoleria senza uguali. Oggi, ad esempio, potrebbe chiamarmi per rifare una scena del film che è già al cinema… Un tipo così non l’avevo mai incontrato! Sono un Suo grande ammiratore ma per “Baaria”…ancora non sono obiettivo, lo devo rivedere…c’erano 1000 cose per cui non ero veramente obiettivo. Lo giudicherò quando lo vedrò altre due volte. Però, tutti gli altri film mi sono sempre piaciuti…Lui ha una mano magnifica, è un grande confezionatore, un regista eccelso. Però, onesto? Fa soggezione ad un attore perchè…fa paura. Perchè…se sbagli, mette tutto in discussione…per cui sono stato un bravo soldatino. Cioè Lui è contento di me…anzi, L’ha detto piu’ volte…Lui è contento di me per cui è andata bene però…devo dire la verità…un poco mi sono preoccupato. Mentre con gli altri registi, bene o male, aspettano…”Dai, facciamo così!”..ci mettiamo d’accordo…concordiamo. Con Tornatore no. E’ diverso. Il film è tutto nella Sua mente, era tutto nella Sua mente, per cui Lui aveva le idee chiare. Sapeva quello che voleva, sapeva tutto Lui… per cui non aveva bisogno di noi attori. Noi eravamo dei pupi e Lui ci manovrava. Però, per la Sua eleganza di uomo, ha sempre chiesto se avevamo una nostra idea relativamente ad una specifica scena però, alla fine, faceva sempre quello che diceva Lui. Insomma, gerarchia anche per me…Abbiamo quasi tutti fatto quello che ci chiedeva. Nino, siamo quasi in conclusione di questa bella chiacchierata…

Vedo già, in lontananza, la sagoma del Grand Hotel Baia Verde…fine delle discussione.

– Le ultime 2 domande. Lei è della stessa scuola di pensiero di Tornatore che, per amare la Sicilia bisogna viverci lontano?

R. Ma questa è presa pure da “Il gattopardo”. Mah…diciamo che, per certi mestieri è, realmente, così. Certi mestieri è impossibile farli qui da noi pertanto occorre andarsene. Adesso, però, qualcosa è un po’ cambiato…Io poco fa, all’aeroporto, ho incontrato Salvo La Rosa con Litterio…c’era poi un altro cabarettista…

…Spata!

…si, Spata!…che praticamente fanno i professionisti. Cioè Loro fanno di mestiere questo, restando in Sicilia per cui c’è un genere…Qualcosa è cambiato perchè prima non si immaginava mai che uno faceva l’attore, restando nella propria città. Poi, ad esempio, Catania è testimone di questo perchè, per esempio, ottimi attori come Pattavina, Musumeci ed altri dello Stabile, e molti altri professionisti catanesi, hanno fatto il mestiere dell’attore restando a Catania. Si, poi ci sono le tournèe…si va fuori, hanno avuto poi momenti così romani…di cinema…però, principalmente, sono rimasti a Catania ed hanno lavorato a Catania. Quindi, si può anche fare…lavorare…per poi non parlare di altre attività. Se uno fa il commerciante ma perchè? Non lo può fare in Sicilia? Si, lo può fare. Lui…Tornatore, quando… forse… parla di andare via, parla di questo, di…alcune cose che non possiamo permetterci qua e dobbiamo partire ma…sarebbe pure bello, restando in Sicilia.

– Ecco, ultimissima domanda Nino. In questi giorni Lei si trova a Catania per un progetto legato a Telethon. Ci vuole raccontare brevissimamente di cosa si tratta?

R. Mah! Io, in realtà, non conosco nemmeno la sceneggiatura. Io conosco il principio…so cosa vado a fare non nei dettagli perchè… trattandosi di Telethon…trattandosi del regista Alfio D’Agata, che è un giovane catanese che tra l’altro è pure mio amico… trattandosi di beneficienza…trattandosi di Telethon…non potevo dire no. Quindi, intanto a “scatola chiusa” ho detto si..tra, qualche ora, si apre ‘sta scatola e cercherò di fare al meglio quello che mi propongono.

– Benissimo, Nino. Noi La ringraziamo. Vorrei soltanto un saluto ai miei lettori alla Sua maniera.

R. Un saluto che parte da qua e che arrivi addosso a tutti i…gli…le…la…lettori e lettrici!

Silvia Ventimiglia – Ottobre 201o

Bravo Maurizio, per l’occasione autista muto, che è riuscito a far durare esattamente 20′ il percorso che, stranamente… nonostante sia sabato sera ed in orario di punta… è incredibilmente sgombro. Scendiamo. Frassica è meno ingessato, piu’ rilassato…meno infastidito. Nel salutarmi mi chiede “Quanto Le devo per questa seduta di psicanalisi?” Sorride sornione! Sarà un complimento o esattamente il contrario? Boh! Intanto, è andata! Tutta la tensione che ha accompagnato la preparazione dell’intervista svanisce. Torniamo a casa. Preparo un’ottima cena…almeno nelle mie intenzioni! Stranamente, alla vista di cio’ che ho preparato…è il mio accompagnatore a farsi assalire dall’ansia. Beh…lasciamo perdere. Alla prossima!

A margine. Il cortometraggio, sceneggiato dal mio amico Sergio Zagami e in cui Frassica ha ricoperto il ruolo del medico di famiglia, s’intitola “Mi chiamo Paoluccello” ed è stato registrato, a Catania, tra il Convitto Cutelli e l’Ospedale Garibaldi e racconta del coraggio di una madre che non si arrende davanti alla malattia del figlio e che alla fine riuscirà a sconfiggere la paura della morte.

Vi raccomando! Non mancaTe di sostenere Telethon….alla prossima!

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