Franca Viola…una di noi!
Definita la più grande rivoluzionaria della storia siciliana, simbolo dell’emancipazione della donna, non solo rifiutò il matrimonio riparatore ma riuscì a far modificare l’obsoleto codice “Rocco” di Procedura penale . Di recente insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
“Elena, se Ti dico Franca Viola…chi Ti viene in mente?” E’ ormai un gioco tra noi noi due, così vicine per l’affetto che abbiamo scoperto di avere l’una per l’altra così distanti per età, da quando ho cominciato a toccare con mano il fatto che le nuove generazioni, e Lei lo è a pieno titolo essendo classe 1985, sono troppe volte digiune di avvenimenti e personaggi che spesso vengono relegati alle pagine di storia, mal digerite e, quindi, per nulla metabolizzate tanto da non lasciarne traccia in quelli che vengono definiti “cassettini della memoria” pronti a restituire un appiglio al solo suono di un termine. Niente di niente!
Alla mia domanda, un ironico panico serpeggia e la mia giovane amica si predispone, rassegnata e partecipe in ugual misura all’ascolto. Una cosa che fa piu’ volentieri oggi che è madre. Questa cosa, mi piace e mi inorgoglisce. Io che madre non sono, ho trovato a chi trasferire un po’ di quello che so su personaggi come Franca Viola, artefici di rivoluzioni pacifiche e silenziose i cui atti hanno avuto una ricaduta significativa nella vita di tutti noi. Anche se non ne conosciamo gli atti, le gesta che ne fanno protagonisti della nostra vita. Eppure è importante, come tributo alla memoria, ricordare e ringraziare facendo buon uso di quello che ci hanno lasciato. E Franca, dicevo, a noi donne siciliane ha regalato la possibilità di autodeterminarci. Ci ha donato il gusto della libertà. Oggi viviamo questi doni come se fossero nati con noi e non fossero frutto, invece, di lotte e conquiste di persone come Franca Viola. Per Lei. Per noi e…ditemi se è poco.
“Accidenti, non puoi non sapere quanto sia stata importante per noi ‘sta donna?” Elena sorride, in bilico tra la voglia di scappare da questa saccente rompiscatole che sono diventata, e l’affetto sincero che prova per me ricambiato al cubo e sdoppiato. Trasferito da Lei a Rebecca, la Sua splendida bambina di quasi un anno, che solo con il Suo sorriso abita tutto lo spazio circostante.
“Ascoltami, va…potrai raccontarlo a Rebecca. Anche Lei è “figlia di Franca”. Esattamente come Te e me!”.
E qui comincia il racconto di questa ragazza alcamese che, nel 1965, sfidò convenzioni…usi e costumi…rifiutando le nozze riparatorie con chi l’aveva sequestrata contro la Sua volontà, l’aveva violentata e, in nome di una consuetudine barbara, L’aveva chiesta in nozze.
Erano poche, allora, le libertà concesse alle ragazze. Non a tutte era data la possibilità di studiare, non tutte potevano vivere con spensieratezza la loro giovinezza. Soprattutto al Sud e, particolarmente, in Sicilia. Insomma, era un’Italia, quella della metà degli anni Sessanta, che viaggiava a due velocità…chiaramente era da noi che andava molto a rilento. Ieri come oggi, diTe? Forse. Questa non libertà si sublimava nel caso in cui una ragazza perdesse la verginità. Non importava se per propria volontà o essendo oggetto di violenza. Voleva continuare a vivere una vita dignitosa senza essere additata come svergognata? Doveva accettare di sposare chi era l’autore dell’atto, amato o non amato. Era un escamotage usato spesso da uomini che, ritenendo noioso corteggiare una donna e rispettarne i tempi, la rapivano e la sverginavano per poi proporsi come mariti per riparare l’offesa arrecata. E così doveva andare a Franca Viola. Secondo gli usi comuni, la mentalità corrente, secondo il Suo aguzzino ma… non secondo Lei. E vinse Lei. Brava Franca!!!!! Simbolo della crescita civile dell’Italia del dopoguerra e dell’emancipazione della donna, non urlata ma indossata come un vestito fatto su misura.
Elena mi sembra interessata ai fatti, non le bastano le mie considerazioni. Vuol sapere esattamente come sono andate le cose e, molto soddisfatta, mi presto ad accontentarLa.
“Ascolta! La vicenda si svolge ad Alcamo, nel trapanese…l’anno è il 1965, dicevo. La bella diciottenne Franca è costretta a subire la corte insistente ed indesiderata di un piccolo boss del paese, Filippo Melodia imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi. Aiutato da due complici, un giorno, il suddetto rapisce Franca mentre è in compagnia del fratellino, subito dopo rilasciato, e La conduce in una casupola poco fuori il paese. Non riuscendo a vincere le resistenze della giovane, determinata a non cedergli di sua volontà, dopo qualche giorno dal rapimento La violenta. Certo che una volta riportata a casa, Franca avrebbe acconsentito a sposarLo. Anche perchè il padre della ragazza, durante il rapimento, aveva finto di acconsentire alle nozze riparatorie mentre con l’aiuto dei Carabinieri riusciva a liberare la figlia. Franca non pensa neppure per un minuto di sposare il Melodia nonostante la violenza subita, decisa ad affrontare le chiacchiere di paese e la condanna sociale.. Così avrebbe fatto chiunque altra. Non Franca, però, che andrebbe definita la piu’ grande rivoluzionaria della storia siciliana. Lei rifiuta il cosiddetto matrimonio riparatore e riesce a trascinare il Suo aggressore in Tribunale laddove, a riparazione del danno procurato, verrà condannato a 10 anni di carcere. La pena fu, persino, aumentata in Appello. Certo, la scelta di Franca Le procurò non pochi grattacapi e venne additata come una ragazza dai facili costumi, com’era prevedibile. Però, come fu o come non fu, mise in moto un movimento d’opinione che portò il legislatore a non considerare piu’ un attenuante il matrimonio riparatore. Fino ad allora, il codice penale vigente, il cosiddetto codice Rocco di periodo fascista, all’art.544 ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche in caso che la ragazza fosse stata minorenne, qualora fosse stata seguita da un matrimonio atto a ridare onore a Lei ed alla Sua famiglia. Certo dovettero passare altri 16 anni prima che l’articolo venisse abrogato dall’articolo 1 della legge 442, datata 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un matrimonio successivo ma tutto partì dalla diciottenne alcamese.
Insomma, da quel momento un matrimonio seguente ad una violenza carnale non avrebbe estinto il reato. Franca, supportata dai familiari…è bene ricordarlo e spendere parole di ammirazione per genitori che si trovarono a vivere una situazione davvero incresciosa… vinse la Sua battaglia e ,nel 1968, sposò il compaesano Giuseppe Ruisi, con il quale era fidanzata dall’età di 14 anni. Due figli furono il suggello di un matrimonio basato su valori veri quali la libertà. Dimmi se è poco…”.
Elena mi guarda attonita. Figlia dei Suoi tempi non riesce ad immaginare come questo potesse essere il modo di vivere la Sicilia di qualche decennio addietro. Rinvigorita dal Suo genuino interesse continuo e mi appresto a concludere. “Franca, dopo un breve soggiorno a Monreale, nell’immediatezza dei fatti, tornò ad abitare ad Alcamo dove tuttora vive e dove, nel frattempo, è diventata nonna. E dove spero, prima o poi, di intervistarLa. Il Suo aggressore, Melodia, uscito dal carcere nel 1976 fu ucciso da ignoti, nei pressi di Modena, a colpi di lupara”.
Per concludere, ricordo a me stessa e a Elena che la vicenda fu raccontata nel film “La moglie piu’ bella” interpretato, per la regia di Damiano Damiani, da un’esordiente Ornella Muti.
Fine del racconto. Guardo Elena ed ho l’impressione che stia seguendo un suo pensiero. Sembra riaversi. Stringe Rebecca a sé….”Ti raccomando, è così che si deve fare! Devi seguire solo quello che Ti dice il cuore a dispetto di tutto e di tutti, capito?”. Rebecca sorride. Pare che abbia capito…E se ancora non l’ha capito, sono certa che Elena si farà carico di spiegarglielo.
Sorrido…missione compiuta!
Silvia Ventimiglia – Gennaio 2014
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Caro lettore, in occasione delle ultime celebrazioni per la Festa della Donna, la nostra Franca Viola è stata ricevuta dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ed insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Era ora, chi meglio di Lei!
Dimenticavo, il giorno – tanto auspicato – di poterLa intervistare…si avvicina. “Prossimamente su questi schermi!”