I principali siti preistorici in Sicilia
I più antichi rinvenimenti preistorici siciliani si trovano principalmente nel territorio della provincia di Agrigento, sulla costiera meridionale dell’isola. Si tratta di complessi arcaici su schegge e ciottoli del paleolitico inferiore che perdurano fino all’interstadio temperato all’interno della glaciazione di Mindel (seconda glaciazione in Europa), mentre durante il Riss (la terza glaciazione in Europa) compaiono anche dei manufatti di forma massiccia.
Il neolitico siciliano è molto documentato e copioso; i siti delle isole Lipari, Filicudi e Panarea, hanno restituito una delle più articolate stratigrafie per questo periodo in tutto il mediterraneo. Altri siti neolitici di notevole interesse si trovano a Stentinello, ove è documentato uno dei più antichi villaggi neolitici.
Ecco una breve descrizione delle aree di principale interesse:
Grotte dell’Addaura, cavità naturali sul monte Pellegrino presso Palermo, note per le incisioni parietali preistoriche raffiguranti probabilmente scene rituali o di iniziazione.
Costituiscono una delle più realistiche espressioni d’arte rupestre del paleolitico superiore, nello stile della provincia franco-cantabrica. Alla base del deposito di riempimento della grotta è presente uno strato con fauna a pachidermi privo di industria; sovrapposto si trova un livello con industria litica del paleolitico superiore.
Isole Eolie o Lipari, arcipelago del mar Tirreno, a nord della Sicilia, dove sono presenti stazioni di importanza fondamentale per la conoscenza della preistoria italiana.
Di particolare interesse quella del Castello, a Lipari, in cui: in un deposito di 9 m di spessore, è contenuta una delle più complete stratigrafie del bacino del Mediterraneo, che va dai resti del neolitico medio, nei libelli più profondi, agli avanzi dell’neolitico ai resti dell’età del Bronzo e dell’età del Ferro e infine, nei livelli superficiali, alle testimonianze della civiltà greca e romana.
Molto interessanti anche le vestigia preistoriche venute in luce a Filicudi, a Panarea e a Salina, con resti di fondi di capanne e di necropoli, soprattutto dell’età del Bronzo.
Levanzo, isola delle Egadi, dove sulle pareti della grotta di Cala del Genovese, nella cala omonima, sono state accertate importanti testimonianze dell’arte preistorica in due cicli di figurazioni: il più antico, riferibile al paleolitico superiore, è costituito da figure incise rappresentanti bovidi, cervidi ed equidi, delineati con vivo senso naturalistico, e da un gruppo di figure umane dipinte, interpretate come danzatori. Alcune pitture schematiche sono più recenti.
Scavi condotti nella grotta hanno restituito un livello più antico con industria gravettiana e, sovrapposto, uno più recente riferibile al neolitico.
Grotta Niscemi, grotta situata sul fianco occidentale del monte Pellegrino, presso Palermo: sulle pareti sono state rinvenute figurazioni incise di animali del paleolitico superiore; al medesimo periodo appartengono manufatti litici rinvenuti nel deposito interno della cavità.
Necropoli di Pantalica, a nord-ovest di Siracusa. Vi si aprono migliaia di tombe che appartengono a cinque grandi necropoli, riferibili in parte all’età del Bronzo recente, in parte al Bronzo finale e in parte infine all’età del Ferro
Pantelleria, isola del Mediterraneo centrale, dove tipiche testimonianze preistoriche dell’isola, abitata fin dal neolitico, sono i sesi, costruzioni in pietra a secco di tipo megalitico, affini a quelle presenti in Sardegna, in Corsica e nelle isole Baleari.
San Vito Lo Capo, centro della provincia di Trapani, nei cui pressi sorgono grotte rupestri (grotta Racchio, grotta di Cala Mancina), con incisioni del paleolitico superiore.
Stentinello, sito in provincia di Siracusa che ha dato il nome a un aspetto del neolitico inferiore e medio della Calabria e della Sicilia. L’economia risulta basata sull’agricoltura e il commercio dell’ossidiana; gli insediamenti presentano strutture rettangolari all’aperto, il vasellame porta decorazioni cardiali, talvolta riempite di pasta bianca; la litotecnica è su grandi lame di selce o di ossidiana ritoccate e su basalto levigato.